Solo politica

  • Creatore Discussione Creatore Discussione Stic@zzi
  • Data di Inizio Data di Inizio
praticamente comprare un'auto elettrica sarà come fare un mutuo sulla prima casa...
costo di 10/15k superiore ai modelli benzina/diesel;
costo finanziamento che ora si aggira su un taeg del 10%;
ciliegina sulla torta se ti servono pezzi di ricambio costano 50% in più rispetto le auto diesel/benzina..


per carità magari ora è così perchè ci son pochi modelli e quindi i costi fissi sui pezzi incidono molto, ma nel dubbio col ***** che prenderò l'auto elettrica...
e nessuno sarà in grado di ripararla la si prende e si butta via..
 
Siamo in mano a degli incapaci ? Oppure sono abili profittatori ?


Stamattina abbiamo raccontato l’incredibile dietrofront della California,
Stato federale da sempre pioniere delle politiche green e dell’elettrico,
ma che adesso rischia di essere protagonista di un fenomeno addirittura contrario:

la cancellazione totale dell’automotive elettrico,

o comunque il tentativo di imporre un vasto intervento di efficienza per garantirne la circolazione senza inquinare.


È questo quanto rilevato da un rapporto – dal titolo Achieving Zero Emissions with More Mobility and Less Mining
di “accademici ed esperti di politica”, appartenenti al Climate and Community Project,
che hanno delineato almeno tre problematiche che girano attorno alle automobili elettriche.

Eppure, come ben rilevato dal Wall Street Journal,
a presentare come totem questi deficit
è proprio la sinistra progressista,
ovvero la stessa che per decenni ha sposato la teoria dell’auto elettrica
come unica soluzione per azzerare l’inquinamento delle sporche macchine a diesel e benzina.



L’obiettivo dei liberal è un ritorno alle origini.

“Il piccolo sporco segreto dei progressisti è che tutti dovranno accontentarsi di molto meno:
meno auto, case e cortili più piccoli e uno standard di vita notevolmente inferiore”,

specifica Allysia Finley, giornalista del Wsj, che elenca le problematiche indicate nel rapporto:

  • Problema 1.
  • “Le batterie dei veicoli elettrici richiedono carichi di minerali come litio, cobalto e nichel,
  • che devono essere estratti dal terreno come combustibili fossili”.
  • Una quantità che nel 2050, secondo il rapporto, arriverebbe al triplo dell’attuale utilizzo globale,
  • con un conseguente aumento delle estrazioni minerarie.
  • Questo, secondo gli accademici californiani, comporterebbe
  • “danni sociali e ambientali, in molti casi danneggiando irreversibilmente i paesaggi senza il consenso delle comunità colpite”.

  • E quindi niente estrazione.

  • Problema 2.
  • “L’estrazione mineraria rappresenta dal 4% al 7% delle emissioni globali di gas serra.
  • I produttori di automobili hanno dato la priorità alla produzione di pick-up e SUV elettrici perché piacciono ai conducenti,
  • ma richiedono batterie molto più grandi e più minerali“.
  • Ciò andrebbe quindi a richiedere più attività minerarie per produrre più veicoli elettrici, e di conseguenza più anidride carbonica.

  • Ergo, maggiore inquinamento.

  • Problema 3.
  • “La produzione di veicoli elettrici, la costruzione e la manutenzione di strade, autostrade e parcheggi
  • sono processi ad alta intensità energetica ed emissioni con alti livelli di carbonio incorporato”.

  • Ciò comporterà un automatico aumento della domanda di elettricità,
  • mentre “la transizione verso una rete elettrica decarbonizzata è ancora in corso”.
 
Ma il rapporto si sbilancia ulteriormente, e dopo aver fatto fuori la politica dell’automotive elettrico
– portata avanti da Usa e Ue, ma soprattutto dalla Cina –
sviscera anche la soluzione più socialista di tutte:

tasse, tasse e ancora tasse.


In particolare, i governi dovrebbero aumentare o addirittura imporre nuovi prelievi fiscali su camioncini e SUV (ovviamente compresi anche quelli elettrici).

E ancora

costruire più piste ciclabili,

subordinare la circolazione a motore a quella pedonale, composta solo da biciclette e spostamenti a piedi,

per poi arrivare a ridurre le “sovvenzioni finanziarie per i veicoli privati”, come i parcheggi su strada e gratuiti.


Ma il rapporto non si ferma qui:

“Nelle città, i governi possono promuovere opzioni di trasporto
aumentando la disponibilità e la sicurezza di piste ciclabili, marciapiedi e strade senza auto;

sovvenzionare le biciclette ed e-bike;

agevolare i programmi di car-sharing come alternativa alla proprietà individuale dell’auto;

e fornire a basso o nessun costo opzioni per il bike sharing.


Le autorità di transito e Amtrak dovrebbero essere incoraggiati e/o legiferati
per eseguire frequenze più elevate, ferrovia regionale a basso costo per migliorare la mobilità e sostituirla viaggi in auto”.


Un rapporto, però, che si scontra totalmente con le esigenze di un mondo globalizzato,
di un pianeta fortemente interconnesso ed intrecciato economicamente.

Chi chiede agli “espertoni” californiani come trasportare il grano ucraino verso i Paesi africani, per esempio?

Oppure il nostro made in Italy in tutti gli Stati del mondo?

Magari la soluzione sarà sempre la stessa: bicicletta e movimento pedonale.


Insomma, l’ennesima supercazzola a sfondo green.
 
Probabilmente troverò pochi lavoratori su questo sito,
ma mi rivolgo ai pensionati che votano piddi.

Vi state facendo prendere per il kulo dai radical chic di falsa sinistra.

Da coloro che predicano la democrazia e poi passano le vacanze in hotels a 5 - 6 - 7 stelle,
con conti all'estero in paradisi fiscali e servitori in guanti bianchi.


A Roma centro e Parioli vince il Pd

Elezioni regionali, i "signori comunisti" vengono dal centro di Milano
 
Siamo in mano a degli incapaci ? Oppure sono abili profittatori ?

La seconda.

A proposito, perché non glielo suggerite voi base al Sig. Presidente del Consiglio di puntare sull'idrogeno invece di promuovere trivelle e gasdotti?

Bruciare idrogeno al posto degli idrocarburi è relativamente semplice, non richiederebbe una rivoluzione tecnologica e produrrebbe come scorie della combustione vapore acqueo.
Per produrlo basterebbero delle isole artificiali che, con l'energia ricavata dal solare, dall'eolico e dal moto ondoso, attraverso l'elettrolisi dell'acqua di mare sarebbero delle oasi di produzione di idrogeno, ossigeno e sodio che probabilmente sarà il sostituto del litio nelle nuove batterie.
Che si vuole di più? Immissione di ossigeno in atmosfera, consumo di acqua marina per contribuire a mitigare l'innalzamento dei mari, produzione di vapore come scarto della locomozione che immesso in atmosfera contrasterebbe l'effetto serra e mitigherebbe la siccità.

Ps.
I californiani lasciali perdere che sempre yankee sono e in più si fanno troppe canne.
 
Soliti complottisti terrapiattisti.



Elenco dei paesi che hanno ritirato i propri ambasciatori dalla Turchia 24 ore prima del terremoto.


✓ Canada


✓ Stati Uniti


✓ Gran Bretagna


✓ Germania


✓ Belgio


✓ Italia


✓ Olanda


✓ Francia


Strano, eh…
 
1676479220463.png
 
Sono completamente ignorante in materia.

Emissioni (quasi) zero

Quando l’idrogeno è utilizzato per alimentare un sistema fuel cell
si ha sostanzialmente un powertrain elettrico, al 100% a zero emissioni.

Così non è quando si brucia idrogeno all’intero di una camera di scoppio.

In quel caso non ci sono idrocarburi incombusti o CO e CO2,
ma alcuni ossidi d’azoto vengono immessi comunque nell’atmosfera.


L’azoto compone l’atmosfera per il 78% e nella fase di combustione si ossida producendo proprio NOx.

Si tratta in ogni caso di quantità estremamente più basse rispetto a quanto emesso dalla combustione di gasolio e benzina.

Principalmente perché un motore che brucia idrogeno ha una miscela carburante aria molto più secca (tanta aria, poco carburante).

Inoltre, utilizzando le tecnologie esistenti proprio nella cattura di NOx, le quantità emesse potrebbero essere davvero contenute.



Dal punto di vista meccanico si devono prevedere poi alcune accortezze affinché i sistemi funzionino.

Un motore a benzina con iniezione indiretta, per esempio, se alimentato a idrogeno
ha un rendimento di molto inferiore a quello di un propulsore analogo che brucia benzina.


Le cose migliorano se si adottano l’iniezione diretta e la sovralimentazione a geometria variabile.
Così facendo si può anche arrivare a motori a idrogeno che sviluppano una potenza superiore a quegli stessi motori alimentati a benzina:
basta incrementare la percentuale di idrogeno nella camera di combustione.


Ma così facendo si innalzano anche le emissioni di NOx.
 
Al momento attuale c’è da considerare il fatto che i motori a idrogeno a combustione interna
sono essenzialmente motori a benzina con qualche modifica.

Ci sono programmi di ricerca, come quello avviato dall’Università di Graz con Bosch,
che dimostrano che motori ad hoc, progettati in origine per funzionare con l’idrogeno, possono avvicinarsi alle zero emissioni.


In particolare, c’è un 2.0 turbo iniezione che vede coinvolta anche la britannica Ricardo,
che sta dando ottimi risultati abbinato a mezzi pesanti.

Proprio per camion e furgoni potrebbero nascere le applicazioni più interessanti (oltre che per aerei o navi).

I motivi sono noti.
  • Velocità di rifornimento
  • Grandi autonomie

Da ricordare infine che l’idrogeno per motori termici può essere stoccato nelle stesse bombole a 700 atmosfere utilizzate come serbatoi su sistemi fuel cell.

Questo significa che si potrebbero sfruttare economie di scala per componenti comuni alle due tecnologie.


Insomma, gli studi sull'idrogeno vanno avanti in diverse forme,
anche se da una parte dell'industria non manca un certo scetticismo sulle possibili prospettive.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto