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Ingegner K, sta vedendo le immagini?

“Non ascoltate quel branco di scemi in tv, non è il cambiamento climatico…
E' che non fanno le manutenzioni da decenni, in tutta la regione e quasi ovunque in Italia.

In Emilia Romagna le macchine idrauliche che tengono sono del 1933,
lo può capire un bambino leggendo: c’è scritto sugli impianti ‘Riva 33’.

E poi ci sono opere degli anni ‘60.

Opere su cui nessuno fa manutenzione.

Motori elettrici che funzionano ma hanno quasi cent’anni.

Non abbiamo fatto nulla di nuovo?
A Ferrara non è accaduto nulla
perché ci sono opere imponenti delle bonifiche del fascismo e degli anni ‘60.


E’ un problema culturale non politico.

Se fai un argine alto 200 metri,
sai che per un certo periodo non verrà superato
ma prima o poi accadrà: è statistica
.

Che tracimi ci sta, ma se crolla è un problema strutturale, tecnico,
non dovuto alle precipitazioni.

Non è colpa solo dei politici, è un problema culturale”.



Perché culturale?


“Perché si preferisce spendere i soldi in cose visibili,
che diano consenso nel nostro modello di società.

Chi è che fa l'inaugurazione di una fognatura,
di un argine e si prende dei meriti?

Lo ha mai visto?

Che consenso porterebbe al politico di turno?”


 
Ma se crolla un argine?

“Sarebbe come accusare il sole perché crolla una casa.

L'argine deve rimanere in piedi.

La domanda è:

chi fa manutenzione? Chi va a pulire?

Chiaramente sono fenomeni enormi che esistono da millenni…”

E’ un problema che in Italia si trascina da decenni:
quando le competenze di manutenzione sono passate dall'Anas agli enti locali
questi non le hanno implementate e non fanno le manutenzioni...


“Non c’è Genio Civile,
il Provveditorato alle Opere pubbliche non fa più niente, se non alcune ristrutturazioni.

I Comuni non hanno strutture tecniche vere.

Sono sessanta, cento anni che non si fa niente.

La gente neanche sa cos’è il Cavo Napoleonico, ripreso negli anni ’60,
che è il canale artificiale della pianura emiliana che collega i fiumi Reno e Po.

Non è straripato il Reno perché hanno aperto il Cavo napoleonico.

Ma chieda a 9 persone su 10 in Emilia Romagna cos’è il Cavo,
non lo sanno ma è la cosa che gli permette di non essere sopraffatti dalla natura".



Come vede il dibattito pubblico o quello che ne resta?

“È tornata fuori gente che dice cose a caso,
che dipende da dove abbiamo costruito le case,
l'adagio secondo il quale gli uomini vanno a costruire nelle zone dove non devono.

Ma dove accade in Emilia-Romagna?

Cesena è stata costruita nella zona di fondazione romana.

Costruzioni abusive?

L'acqua che arriva in Piazza Maggiore a Bologna sarebbe causa di quale abuso?

Dicono cose a caso in tv”.



Ma ci sono piani ovunque..

“E’ l'altro vero problema umano:
siamo in mano a gente che parla, parla, pianifica, parla, pianifica, parla
e non spende una lira di risorse per fare dei lavori.


Altrimenti sono cose naturali.

Ma se l'uomo non fa niente...

L'acqua si ferma con delle dighe, con dei canali, con degli argini,
consolidando strade, non facendo piani.


Non sta succedendo niente di incredibile.

Dovremmo fare dei lavori non chiacchiere:
di piani ne abbiamo finché ne vogliamo
e spendiamo soldi per fare cazzate di ogni tipo.

Faccio un esempio:

il PNRR cosa finanzia di queste opere?

La comunità europea su esigenze di Paesi del Nord Europa
ci impone di costruire cose che in Italia non servono a un cazzo,
tutto tranne rincorrere il dissesto idrogeologico”.
 
“E’ l’idea paternalistiche di sinistra che i cittadini non capiscano niente
e gli enti locali non debbano avere risorse vere da spendere,
obbligatoriamente per proteggere il territorio che 'si fa' manutenzione da solo.

Bisogna invece fare manutenzione, opere nuove di ingegneria, non chiacchiere”.


Anche il fatto che per 20 anni non ci sono state piogge incessanti,
e quindi le poche risorse destinate sono state spostate altrove per il consenso,
produce i risultati che vediamo o no?

“Certo, si è dato tutto in mano a società private di diritto pubblico
che non hanno alcun interesse a fare nulla, foriere di sedi, di incarichi, di denaro,
di politici trombati che non fanno nulla e non sono tenute a fare nulla.

Ma guardi il territorio di montagna della provincia di Bologna.


Ci sono cavi elettrici della luce o del telefono che attraversano i boschi,
con gli alberi appoggiati sopra. Siamo messi così.


Negli enti pubblici
c’è gente che non sa la differenza tra un palo della luce e un albero,
piene di sessantottini che parlano di fantasie, di stronzate,
che danno i coefficienti di sicurezza e fanno filosofia
perdendo di vista le frane, le alluvioni, i terremoti.


C’è un ingegneria fatta di chiacchiere”.
 
Dirigente C, lei che pensa di quanto sta accadendo?

“Anche le strade che si sbriciolano, quando piove, non è normale”

Ho sentito in tv qualcuno che facendo vedere le immagini non si poneva la stessa domanda.
Strade distrutte per due giorni di pioggia?


“Lasci stare le parrucchiere che conducono i programmi tv,
con tutto il rispetto per le parrucchiere, oramai la tv ha questa qualità.

Chiedetelo alle cooperative che mettono l’asfalto
e fanno le strade in Emilia Romagna e ai loro amici nei Comuni, non a me”

Ma lì dove c’è stata l’esondazione a Bologna, il torrente Ravone, devono far passare il tram…

“Ma il tram è subacqueo, si sa.

Il Ravone è stato interrato e prima non aveva mai dato problemi,
intrappolato in un canale di cemento perché puzzava,
ora ci si meraviglia che cerchi uno sfogo?”
 
Sono crollati molti argini ma è prevedibile se sai ‘quanto’ pioverà?

“Oggi noi prevediamo, dalle tecnologie che abbiamo, quanta acqua cade,
conosciamo la portata di quel torrente e di quell’altro,
un ingegnere idraulico dovrebbe prevedere e invece… è una sorpresa.

Un piccolo esempio per capire:

se il sindaco di Bologna dice che nel corso del Ravone
hanno trovato un frigorifero, perché la gente butta la roba e il corso si intasa,
la mia domanda è:

perché non sei andato a pulire prima
o non l’ha fatto un altro ente?

Lo scopri adesso che è intasato?

Si fanno ancora le manutenzioni?”



Hanno multato, con 800 euro, un signore che ha coperto una buca lasciata lì per mesi, l’Italia è questo...

“A Bologna 200 euro di multa a uno che faceva la grigliata

e poi la gestione del territorio è questa che vediamo.

Non c’è niente da fare.

Alla gente dai da bere quello che ti pare, basta gestire i media.


I problemi oggi sono se dire cari ragazzi o ragazze con la schwa o senza,
con l’asterisco o meno, il problema di genere per non offendere,
mica il dissesto idrogeologico.

Ora prendetevi quello che avete scelto ma in silenzio per favore.

Spiace solo per chi non ha responsabilità”.
 
Oggi in tv davano la colpa alla mareggiata che ha impedito il deflusso dei fiumi. Mi pare strano fino a Bologna...
 
C’era da aspettarselo,
ma sorprende in queste ore la misura dello sciacallaggio climatista,
sulla drammatica alluvione e le numerose esondazioni che hanno colpito l’Emilia Romagna.

Dalla politica e dal mondo social e mediatico
si è già levato il verdetto dei sacerdoti del pensiero unico,
con tanto di scomunica automatica per chi non si allinea:

crisi climatica, colpa dell’uomo.


E lo sciacallaggio è spesso doppio,
accompagnato da quello di chi scarica sui cambiamenti climatici le responsabilità politiche degli amministratori.

Incuria del territorio e mancanza di manutenzione, riguardano più o meno tutte le nostre regioni.

Certo è che, se si fosse trattato di regioni governate dal centrodestra, la sentenza di colpevolezza sarebbe già stata emessa.


Ma non c’è dubbio che il cambiamento climatico fornisce un comodo alibi alla politica.

Invece di studiare e accertare prima di arrivare alle conclusioni,
si scaricano le colpe in automatico a valle, sullo stile di vita dei cittadini,
assolvendo d’ufficio chi avrebbe dovuto prevenire,
proteggere, prendersi cura di un territorio.



Il meccanismo è ormai completamente sovrapponibile a quello vissuto durante la pandemia.

È ufficiale: siamo passati dall’emergenza Covid all’emergenza climatica.

Metodi identici.

Spaventare il pubblico per piegare la sua resistenza ai nuovi comandamenti,
questi sì, calati dall’alto, dalla religione climatista,
che si traducono in minori libertà personali
e più controllo da parte del potere politico.



Durante la pandemia qualsiasi scusa era buona per terrorizzare il pubblico
al fine di ottenere la sua obbedienza: la famosa curva dei contagi, quella degli ospedalizzati,
i morti “di” che invece erano morti “con” Covid,
poi i capri espiatori, le sempre nuove varianti, eccetera.


Lo stesso meccanismo si ripete con il clima:
qualsiasi evento meteo
viene presentato come la dimostrazione non solo del cambiamento climatico in atto
(ormai siamo oltre), ma di una sua estremizzazione,
fino a trasformare ogni singolo evento nell’annuncio dell’apocalisse imminente.



Ieri era “se non ti vaccini muori e fai morire”,

oggi “se non rinunci al Suv e al barbecue moriamo tutti”.
E

chi si permette anche solo di dubitare,
ieri veniva etichettato come no-vax,
oggi come negazionista,
ma il metodo per chiudere il discorso è lo stesso:

discredito e demonizzazione.
 
Fa caldo? Siccità? Cambiamento climatico.

Fa freddo? Alluvioni? Cambiamento climatico lo stesso.


In generale, il pattern è presto individuato.

Il caldo e la siccità sono coerenti con i modelli che mostrano una tendenza al riscaldamento del pianeta.

Ma quando l’anomalia si presenta sull’altro lato dello spettro
– una primavera particolarmente fredda e piovosa, per esempio –
allora la narrazione va in crisi e si ricorre alla teoria degli “eventi estremi”,
la cui frequenza e intensità sarebbero in aumento.

Anziché esporre studi che dimostrano comunque una tendenza al riscaldamento,
no,
pretendono di attribuire al cambiamento, anzi alla crisi climatica, anche l’evento in controtendenza.

Eh no ragazzi, così è troppo comodo.

Non vale sparare a casaccio, attribuendo genericamente al cambiamento climatico
qualsiasi evento o situazione meteo, dal caldo al freddo, dalla siccità alla tempesta.



Di alluvioni ed esondazioni è costellata la memoria del nostro Paese.

Sulla frequenza dei cosiddetti eventi “estremi” ci sarebbe molto da dire.

C’è chi sostiene che si stanno verificando molto più spesso che in passato a causa del cambiamento climatico.

C’è invece chi sostiene il contrario.


Bisogna riconoscere che la narrazione climatista è pervasiva, direi straripante.


Come si spiegano i silenzi o i “no” troppo timidi alle folli politiche climatiche Ue,
e alle delibere ancora più assurde dei sindaci di sinistra di Milano e Roma,
intenzionati a espropriare i cittadini delle loro auto ?
 

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