C’era da aspettarselo,
ma sorprende in queste ore la misura dello sciacallaggio climatista,
sulla drammatica alluvione e le numerose esondazioni che hanno colpito l’Emilia Romagna.
Dalla politica e dal mondo social e mediatico
si è già levato il verdetto dei sacerdoti del pensiero unico,
con tanto di scomunica automatica per chi non si allinea:
crisi climatica, colpa dell’uomo.
E lo sciacallaggio è spesso doppio,
accompagnato da quello di chi scarica sui cambiamenti climatici le responsabilità politiche degli amministratori.
Incuria del territorio e mancanza di manutenzione, riguardano più o meno tutte le nostre regioni.
Certo è che, se si fosse trattato di regioni governate dal centrodestra, la sentenza di colpevolezza sarebbe già stata emessa.
Ma non c’è dubbio che il cambiamento climatico fornisce un comodo alibi alla politica.
Invece di studiare e accertare prima di arrivare alle conclusioni,
si scaricano le colpe in automatico a valle, sullo stile di vita dei cittadini,
assolvendo d’ufficio chi avrebbe dovuto prevenire,
proteggere, prendersi cura di un territorio.
Il meccanismo è ormai completamente sovrapponibile a quello vissuto durante la pandemia.
È ufficiale: siamo passati dall’emergenza Covid all’emergenza climatica.
Metodi identici.
Spaventare il pubblico per piegare la sua resistenza ai nuovi comandamenti,
questi sì, calati dall’alto, dalla religione climatista,
che si traducono in minori libertà personali
e più controllo da parte del potere politico.
Durante la pandemia qualsiasi scusa era buona per terrorizzare il pubblico
al fine di ottenere la sua obbedienza: la famosa curva dei contagi, quella degli ospedalizzati,
i morti “di” che invece erano morti “con” Covid,
poi i capri espiatori, le sempre nuove varianti, eccetera.
Lo stesso meccanismo si ripete con il clima:
qualsiasi evento meteo
viene presentato come la dimostrazione non solo del cambiamento climatico in atto
(ormai siamo oltre), ma di una sua estremizzazione,
fino a trasformare ogni singolo evento nell’annuncio dell’apocalisse imminente.
Ieri era “se non ti vaccini muori e fai morire”,
oggi “se non rinunci al Suv e al barbecue moriamo tutti”. E
chi si permette anche solo di dubitare,
ieri veniva etichettato come no-vax,
oggi come negazionista,
ma il metodo per chiudere il discorso è lo stesso:
discredito e demonizzazione.