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Fascisti pure quelli del gimbe vero?!?!…. :d:


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Ringrazio e mai smetterò di ringraziarlo "il migliore", che ci ha portati così lontano.......lontano.......lontano
Ringrazio il oppure la ministra dell'interno, per il valido supporto alle forze di polizia
Ringrazio il oppure la ministra della giustizia, per l'incontrasta lotta contro la delinquenza
..................
Ringrazio Dio che ce li togliamo dalle palle il prossimo mese.



In questo articolo si usano espressioni esplicite.

Chi lo legge lo fa a suo rischio e pericolo e poi non venga a rompere le palle nei commenti.

Del resto, si parla dei trapper, quella sottospecie di miseria subumana già involuta dai rapper,
robaccia che, per dirla con uno che se ne intende, Keith Richards,

“ha l’unico merito di avere svelato quanta gente sorda c’è al mondo. Così tante parole, così poco da dire”.

Stanno alla musica come certi commentatori stanno al giornalismo, sono il più rancido e mortificante segno di questi tempi diarrotici.



Il peggio della subcultura americana
Questi trapper hanno l’aspetto emaciato, fetente, i denti marci per le droghette, acconciature da imbecilli,
le faccette da cazzo, nomignoli da fumettari: Elia 17, Jeffrey Baby, Traffik.

Non combinano niente, non fanno nessuna musica, neanche pessima, l’unica attività è lo spaccio e l’aggressione.

Una coltellata qua, uno scippo là, un regolamento di conti, una devastazione.

Con le rispettive “crew”, o gang, sempre il peggio della subcultura americana ci pigliamo.

Spesso sono half breed, che è uno slang usato dai black, e che qui usa chiamarsi
italiani di nuova generazione con problemi di integrazione.

Invece non è vero, si sono integrati benissimo nella fogna dilagante.

Hanno 17, 20 anni e già una sfilza di precedenti, denunce, processi.


Allora perché stanno fuori?

Perché sono piccoli imprenditori del crimine e fruiscono di certa ideologia militante di sinistra,
il trapper, l’adattato disadattato, il disagio, l’inclusione, “comprendere non punire”.

Ma che vuoi comprendere.

Che vuoi comprendere se invece che in galera, ruminano su Tiktok e su Instagram a vantarsi della loro malavita spicciola.

In Brianza, due di questi falliti hanno appena aggredito un nigeriano rubandogli la bici e minacciandolo:
“Ti ammazziamo perché sei un negro”.


Dal Pd e i suoi derivati, manco un fiato.

E si capisce come mai.


Prendiamo Milano
, dove questa moccioseria incanaglita la fa da padrone da via Padova al Ponte Lambro, dalla Loggia dei Mercanti a San Siro:

hanno avuto vent’anni per bloccarli,

le amministrazioni per lo più di sinistra si son voltate dall’altra parte
,

nel tacito accordo infimo che risale da sud a nord:

io istituzione vi lascio guinzaglio lungo e voi fate la propaganda che serve.



Non è un mistero per nessuno, c’è gente che ci ha costruito su la propria fortuna elettorale
e la conferma è che la sinistra su questa criminalità spicciola sì, ma balorda, non parla,
tanto meno in campagna elettorale.

Per la verità, non lo fa più neanche la destra:

se sei trapper e hai “le problematiche” nessuno ti tocca, se no è razzismo.

Invece se c’è un caso in cui andrebbe recuperata la tolleranza zero, la lezione di Rudy Giuliani, è questo.
 
Sono sifilitici ma pericolosi.

Non vanno affrontati a cuor leggero, ma neanche temuti più di tanto.

Chi scrive, per dire, è sempre felice di avere un confronto costruttivo con questi e i loro simili,
anche se lui da solo e loro in branco, gli piace dopo un po’ vederli impallidire anche se half breed
(l’ultima volta mi è successo tre giorni fa):
ma chi scrive, notoriamente, non è un soggetto da prendere ad esempio.

Il punto, comunque, è che nei luoghi ad alta densità di questa feccia è meglio non ritrovarsi da soli:
se si è in tre o quattro, non verrano mai a rompere i coglioni, sanno di non potercela fare.

Sono vigliacchi, aggrediscono i miti, i solitari, le donne, gli immigrati che lavorano.


E davvero non si capisce la loro impunità persistente,
al netto della pornoconnivenza piddina e di sinistra:

vigliacco se lo squilibrato tipo, di Repubblica, che corre dietro all’infanzia di Giorgia Meloni,

trova da ridire se due di questi marci rapinano un nigeriano al grido “ti ammazziamo negro di merda”.

Salgono di livello: uno ha appena tentato di uccidere un malcapitato trentaquattraenne con una coltellata nella schiena e quello resterà comunque paralizzato.



Certo che quando poi leggi (sul Corriere) una cronaca come la seguente, ti cascano le braccia:

“Sempre Jordan Tinti, a dicembre 2019, si era distinto per aver vandalizzato un’auto dei carabinieri davanti al comando provinciale di Napoli.
Il romano Traffik è si è distinto per molti guai giudiziari, ed esperienze in carcere.
È stato accusato di razzismo da altri rapper per l’uso indiscriminato dell’espressione «negro» nel testo di un brano.
Nel 2021, è stato condannato a tre anni e due mesi in primo grado dal tribunale di Novara
con l’accusa di maltrattamenti verso la sua ex fidanzata (una influencer piemontese), violazione di domicilio e resistenza a pubblico ufficiale.
Il giovane aveva affittato un’auto con conducente per farsi portare nel novarese dalla sua ex, che era in ospedale,
ma era finito in caserma, tra insulti ai militari e un tentativo di entrare in casa della giovane, che al processo aveva riferito di minacce di morte”.

Ma chi cazzo è Traffik? Perché con tutto ‘sto carico gira libero?
 
Mi chiedo se il nostalgico medio italiota si renda conto del fatto che sta per incoronare dux(essa) una della Garbatella.



Il nostalgico medio italiota preferisce la popolana che si fa strada con le sue capacità ai marchesi e ai conti che acquistano posizioni di potere facendo credere di difendere gli interessi del popolo.
 
Il nostalgico medio italiota preferisce la popolana che si fa strada con le sue capacità ai marchesi e ai conti che acquistano posizioni di potere facendo credere di difendere gli interessi del popolo.
Cioèche lo mette in quel posto a tutti... mi sembra di arguire che questa è la tua visione della politica
 
Questo è "il futuro", dove le menti deboli dei "fanatici da social" possono essere manovrate.



Ancora indecisi su chi votare?

Disorientati da inspiegabili alleanze dell’ultimo minuto?

La nuova Intelligenza Artificiale di Meta/Facebook ha la soluzione per voi: votate Pd



Il 5 agosto 2022 Facebook ha aperto al pubblico il suo nuovo sistema di Intelligenza Artificiale (IA) denominato BlenderBot 3.

Tutti possono provarlo all’indirizzo blenderbot.ai.



Per la prima volta un sistema di questo genere non solo risulta in grado di gestire una conversazione credibile,
ma riesce ad evitare il principale problema dei suoi fratelli minori:

quello di essere machisti, misogini e perfino “trumpiani”.

Ma forse lo fa in modo un po’ troppo esagerato, come vedremo.



Per comprendere la nostra meraviglia occorre fare un passo indietro, precisamente al dicembre 2020,
quando Google licenzia inaspettatamente Timnit Gebru, leader del gruppo che all’interno dell’azienda si stava occupando di “etica” nell’Intelligenza Artificiale.


I sistemi di questo tipo sono basati su “reti neuronali”, una sorta di replica in silicio del cervello umano e animale.

Si tratta di simulazioni di neuroni e sinapsi che non vanno “programmate” (come si fa con i computer tradizionali) ma piuttosto istruite.


Il processo è molto simile a quello che venne applicato a HAL 9000 in 2001 Odissea nello Spazio.

Il grande cervello elettronico ideato da Arthur C. Clarke non aveva un programmatore, ma un “istruttore”, il dr. Chandra.


Come vengono istruite dunque queste IA?


In estrema sintesi possiamo dire che viene dato loro in pasto tutta la conoscenza umana possibile,
sotto forma di testi, immagini, pagine di Wikipedia, siti web, discussioni online.

E nel caso di BlenderBot 3 anche le conversazioni precedenti.


È dunque chiaro il motivo per cui questi sistemi si dimostrano poco progressisti:
non è una macchinazione delle perfide menti di Google e compagnia,
ma piuttosto il riflesso del modo di pensare e di comunicare della razza umana.



La soluzione: AI di sinistra

Gli “etici” dell’IA cercano dunque di correre ai ripari, a volte censurando tout court determinate parole (quali “gorilla”)
a volte pesando o selezionando quanto viene fatto apprendere ai sistemi.
 

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