Nell’incipit del saggio
The Propaganda Multiplier, lo svizzero Konrad Hummler afferma che
“davanti a qualsiasi genere di informazione non dovremmo mai tralasciare di chiederci:
perché ci giungono queste notizie,
perché in questa forma e in questo momento?
In fin dei conti si tratta sempre di questioni che riguardano il potere”.
Forse, ciò chiarisce perché nessuno dà conto della singolare congiuntura – è questo un esempio tra i tanti –
per la quale i cittadini russi possono leggere i nostri giornali e ascoltare le nostre TV,
mentre noi non abbiamo il diritto di reciprocare, leggere e ascoltare i media russi.
In attesa di venirne informati, ci soccorre
il vocabolario orwelliano,
nel quale si scrive
pace per significare guerra,
democrazia per intendere oligarchia–plutocrazia,
sovranità per esprimere sottomissione,
libertà di giustizio per la sua soppressione.
Hummler aggiunge che un aspetto sostanzialmente ignoto del sistema mediatico riguarda la struttura del suo funzionamento,
in specie la circostanza che
la quasi totalità delle notizie che ci giungono sugli eventi del mondo
è generato da tre sole agenzie internazionali di stampa.
Il loro ruolo è talmente centrale che i fruitori mediatici – TV, giornali e internet –
coprono quasi sempre gli stessi eventi con i medesimi argomenti, lo stesso taglio, il medesimo formato.
Si tratta di agenzie che godono di coperture e sostegni di governi, apparati militari e intelligence,
essendo da questi utilizzate quali piattaforme di diffusione di informazioni pilotate.
Come fa il giornale (o la TV) che leggo (o ascolto) a conoscere ciò che afferma di conoscere su un argomento internazionale?
– si chiede Hummler – e la risposta è banale:
quel giornale o quella TV non sa nulla, si limita a copiare da una delle citate agenzie.
Queste lavorano in modo felpato, dietro le quinte.
La prima ragione di tale
discrezione è beninteso il controllo della notizia,
la seconda risiede nella circostanza che giornali e TV
non hanno interesse a far conoscere ai loro lettori di non essere in grado di raccogliere notizie indipendenti su quanto raccontano.
Le tre agenzie in questione sono:
- Associated Press (AP), che ha oltre 4000 dipendenti sparsi nel mondo.
- AP ha la forma di società cooperativa, ma è di fatto controllata da finanziarie quotate a Wall Street;
- dall’aprile 2017, il suo presidente è Steven Swartz, il quale è anche CEO di Hearst Communications, il colosso Usa dei media.
- AP fornisce informazioni a oltre 12.000 giornali e TV internazionali, raggiungendo ogni giorno oltre metà della popolazione mondiale;
- Agence France-Presse (AFP)[5], partecipata dallo stato francese,
- ha circa 4000 dipendenti e trasmette ogni giorno oltre 3000 reportage a testate mediatiche di tutto il mondo;
- Agenzia Reuters, con sede a Toronto, con migliaia di persone in ogni dove,
- dal luglio 2018 il 55% del suo capitale è proprietà di Blackstone Group, quotata a Wall Street;
- nel 2008 è stata acquisita dalla canadese Thomson Corporation e si è poi fusa nella Thomson-Reuters.
Le corporazioni statunitensi (e con esse gli apparati militari e di sicurezza, lo stato profondo, etc…)
dominano anche il mondo internet, poiché le prime dieci società mediatiche online, tranne una,
sono di proprietà americana e hanno tutte sede negli Usa.
Essendo tale impalcatura alla radice della creazione, soppressione e adulterazione mediatica degli accadimenti nel mondo,
è curioso che siano poche le persone interessate a conoscerne ruolo e meccanismi operativi.