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Trenta centimetri di neve fresca al passo, a quota 2758 metri,
e 50 centimetri sul ghiacciaio, ai 3450 metri del Livrio con una temperatura di - 6 gradi.

Così si presenta Passo Stelvio e la sua skiarea oggi, giornata clou,
perché contrassegnata dall’apertura del mitico Passo
solcato, ogni stagione, da migliaia di motociclisti, ciclisti e appassionati dello sci estivo.

La nevicata di ieri non ha scompaginato i piani, infatti, ed Anas ha confermato
alle 13 di oggi l’apertura della strada che compie i suoi 200 anni.
 
Si,ma si da il caso che la richiesta di maggior competitività ' facendo leva sul costo del lavoro veniva richiesta dal mondo delle piccole e medie imprese a cominciare dalla fine degli anni 80. E nn bastava mai, infatti da lì a poco iniziammo a delocalizzare le produzioni nei paesi extra u e
E per primo parti il settore abbigliamento dove nn era richiesto un alta qualificazione del lavoro o cmq facilmente sostituibile visto che l'occupazione era a base femminile.
Ma fatemi il piacere.
Nn sarà un mistero che un governo nn è altro che la rappresentanza di lobbies.

IO c'ero e da allora sono ancora incazzata di quella guerra innescata al ribasso.
 
Ahahahahahahahah grandi manovre.

In molti oggi nel Pd di Schlein immaginano la sconfitta, come nel passato,
pensando alle dichiarazioni di big moderati, riformisti e liberali
come Lorenzo Guerini, Pina Picierno e Giorgio Gori (e tanti altri)

che hanno dichiarato che non voteranno i due referendum chiave per l'eliminazione del Jobs Act renziano.

Uno scenario al contrario questa volta, visto che si tratta di referendum abrogativi,
ma che già scatena il dibattito interno e sottotraccia nel principale partito di opposizione.

E' del tutto evidente che il quorum l'8 e il 9 giugno non verrà raggiunto,
ma un'affluenza alle urne sotto il 30%, possibile anche se non probabile,
scatenerebbe un terremoto nel Pd
.
 
Il fatto è che forse la Schlein,
resasi conto della quasi impossibilità anche solo di avvicinarsi al quorum
(ha detto che lei un successo sarebbe quello di portare 12 milioni di persone al voto,
stranamente appena sotto alla quota che tutti i sondaggi danno sulla probabile affluenza alle urne),

mette le mani avanti, adducendo ad alibi del fallimento il silenzio mediatico sui quesiti.


Il pensiero che aleggia in gran parte della base riformista del partito,
contraria a buona parte dei quesiti referendari,

“tutte queste polemiche create dalla segretaria sui media e sull’astensione,
mi sembrano pretestuose e sono forse il sintomo di un certo nervosismo
di chi sente sulle spalle tutto il carico di un probabile fallimento dei referendum.
Questo perché Giuseppe Conte, che è molto più stratega politico di lei,
si sarebbe da tempo sfilato dai referendum, proprio per lasciare a lei la patata bollente”.


Voci che si rincorrono fuori e dentro al Pd,
ma è chiaro che l’adesione così entusiasta della segretaria ai referendum di Maurizio Landini
(che è ormai cosa risaputa non ha mai avuto un grande feeling con la segretaria del Pd)
vuole essere una prova di forza contro la base riformista del partito
e anche magari contro le velleità di leadership del centro sinistra proprio di Conte.

Ed è alla luce di ciò che, in caso di secca sconfitta dei referendum,
quella che rischia di più sarebbe proprio Elly,
che ormai sia dentro al partito che fuori, sembra avere molti più nemici che amici.

E ciò non sarebbe un buon viatico nemmeno per le prossime regionali, previste ad autunno,
dove dovrà fare i conti in Campania con il riottoso De Luca,
e anche nelle Marche con la decisione di andare con la destra presa da gran parte di “base popolare”
la formazione dell’ex governatore di sinistra della Regione, Gian Maria Spacca.


Ed è proprio per queste ragioni, che molti all’interno della maggioranza
hanno reagito con un mezzo sorriso all'articolo del Corriere della sera, di qualche giorno fa, a firma di Fabrizio Roncone,
sulla ipotesi che il Pd stia già facendo il toto ministri, in vista di una vittoria alle prossime elezioni.

Con questi chiari di luna, all’interno delle opposizioni,
quella di Roncone rischia davvero di avere il valore di una pura e semplice provocazione.

AHAHAHAH
 
Cambio argomento. Chi avrà la meglio ?

Nonostante le affermazioni di Cina e Pakistan sulla supremazia del J-10C sui caccia Rafale,
la vera lezione da trarre dalla breve guerra di quattro giorni tra India e Pakistan
è che investire nella creazione di “Kill Chain”, la catena della distruzione del nemico
è più importante che investire in costosi aerei da combattimento, secondo un esperto militare.


Il Pakistan ha affermato di aver abbattuto cinque caccia indiani, tra cui tre Rafale, nella notte del 6 maggio,
quando l’India ha lanciato attacchi aerei su diversi obiettivi in Pakistan per vendicare l’attacco terroristico di Pahalgam del 22 aprile.


Sebbene non sia stato verificato,
il Pakistan sostiene di aver abbattuto i caccia indiani utilizzando aerei da combattimento cinesi J-10C
e missili aria-aria a lungo raggio PL-15.



 
In realtà l’abbattimento del caccia francese, anche se reale,
non ha nulla a che fare con la superiorità del J10C,
ma invece ha molto a che fare con la migliore organizzazione informativa
e di comunicazione delll’aviazione pachistana rispetto a quella indiana.

In parole povere, una “Kill chain” superiore
potrebbe aver abbattuto un Rafale
e anche un caccia migliore, con un pilota migliore, avrebbe fatto probabilmente la stessa fine.


Questa è la triste conseguenza della guerra aerea moderna.

L’India ha un’aviazione molto più grande.
Ma è un miscuglio di tecnologia occidentale, israeliana e russa,
con molta tecnologia indiana prodotta internamente.
Quindi l’integrazione dei sistemi da parte indiana è molto più difficile
”.
 

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