Val
Torniamo alla LIRA
La maggior parte del prezzo di vendita finale, quasi il 60%,
finisce ai rivenditori sotto forma di profitto del negozio, personale, affitto e imposte sulle vendite.
Le quote successive più consistenti sono il profitto del marchio e i costi dei materiali, ciascuno pari al 12% del prezzo finale,
e i costi di trasporto, pari all’8%.
Nel frattempo, la fabbrica in Bangladesh guadagna poco più dei suoi lavoratori,
con una stima del 4% del prezzo finale che finisce come profitto della fabbrica,
un euro su 29 del costo della maglietta.
Al lavoratore vanno 18 centesimi per maglietta, meno dell’1%.
La situazione è talmente squilibrata che dazi anche del 30% o del 40%
in realtà sarebbero di danno assai limitato per il lavoratore e di poco danno per la fabbrica all’estero.
Al massimo potrebbero un po’ danneggiare il marchio.
Dato che il 60% sono costi di distribuzione vari nazionali, l’effetto sui prezzi sarebbe molto limitato.
finisce ai rivenditori sotto forma di profitto del negozio, personale, affitto e imposte sulle vendite.
Le quote successive più consistenti sono il profitto del marchio e i costi dei materiali, ciascuno pari al 12% del prezzo finale,
e i costi di trasporto, pari all’8%.
Nel frattempo, la fabbrica in Bangladesh guadagna poco più dei suoi lavoratori,
con una stima del 4% del prezzo finale che finisce come profitto della fabbrica,
un euro su 29 del costo della maglietta.
Al lavoratore vanno 18 centesimi per maglietta, meno dell’1%.
La situazione è talmente squilibrata che dazi anche del 30% o del 40%
in realtà sarebbero di danno assai limitato per il lavoratore e di poco danno per la fabbrica all’estero.
Al massimo potrebbero un po’ danneggiare il marchio.
Dato che il 60% sono costi di distribuzione vari nazionali, l’effetto sui prezzi sarebbe molto limitato.