Italia, frontiera a rischio della nuova Guerra Fredda
Berlusconi, Putin e Gheddafi. Terrorismo, manipolazione dei media, sfruttamento delle crisi finanziarie, rapporti di forza per piegare Stati o grandi aziende ai propri voleri. In Italia restano le grandi aziende del socialismo di stato come Eni, Enel, Poste e Finmeccanica. Bocconi prelibati che fanno gola all'estero.
di Marcello Foa, Alessandro Sallusti
Pubblicato il 27 novembre 2010 | Ora 16:37
Fonte: Il Giornale
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – E dire che avevano previsto tutto due colonnelli cinesi, nella seconda metà degli anni Novanta, in un saggio ignorato dai grandi media, ma profetico. S’intitolava Guerra senza limiti e delineava uno scenario sorprendente, secondo cui nell’era della globalizzazione i veri conflitti non sarebbero stati più meramente militari, ma asimmetrici. Ovvero che il terrorismo, la strumentalizzazione dei media, la gestione della comunicazione e lo sfruttamento delle crisi finanziarie sarebbero stati decisivi per stabilire i rapporti di forza e piegare Stati o grandi aziende ai propri voleri. Saggio magistrale, portato in Italia dal generale Fabio Mini, e oggi illuminante per capire, anzi, per intuire che cosa stia avvenendo davvero in questo Paese e perché il ministro degli Esteri Franco Frattini denunci «vicende delicate che rappresentano il sintomo di strategie dirette a colpire l’immagine dell’Italia».
L’Italia è sotto attacco, eppure nessuno le ha dichiarato guerra. E mai lo farà. Nessuna sorpresa. Così va il mondo. Anzi, il nuovo mondo; quello che la maggior parte dei commentatori non sa o non vuole leggere. Oggi sappiamo che la Rivoluzione arancione a Kiev non fu affatto spontanea e, ad esempio, che gli attacchi speculativi contro la lira del ’92 o contro le economie asiatiche nel ’97 furono pilotati ad arte. Di solito i Paesi in mezzo alla tempesta non capiscono cosa stia accadendo. Sono confusi, storditi, scambiano sovente gli esecutori con i mandanti. E finiscono al tappeto.
Oggi l’offensiva contro l’Italia è mediatica. Come viene condotta? I giornalisti sono complici di un Grande Fratello? No, eppure sono funzionali a disegni di cui loro stessi, sovente, non sono nemmeno consapevoli. Esistono tecniche di comunicazione che permettono di condizionare non un giornale o una tv, ma l’insieme della stampa. Se stabilisci un frame ovvero una «verità» impressa nella coscienza pubblica, il gioco è fatto. Quel frame diventa le lente attraverso cui i mezzi di informazione parlano all’opinione pubblica.
Il frame di oggi è: «Berlusconi impresentabile, l’Italia ha bisogno di un nuovo governo». Tecnico, naturalmente; in apparenza patriottico, in realtà funzionale a interessi che non sono più nazionali, come ai tempi della Guerra Fredda, ma transnazionali. Dirompenti, eppur impalpabili.
La polemica sui rifiuti di Napoli, quella sui crolli di Pompei, persino un’inchiesta giornalistica condotta bene, come quella di Report su Finmeccanica, assumono un’importanza che va oltre l’intrinseca valenza giornalistica, trasformandosi in casse di risonanza.
Cos’ha fatto di male l’Italia? Nulla, in apparenza. Siamo alleati fedeli degli Usa, nella Nato e in Afghanistan. Gli «scandali» di Berlusconi non incidono, certo, sulle relazioni internazionali. Le vere ragioni dell’attacco restano nell’ombra.
A livello strategico abbiamo stretto rapporti privilegiati con Libia, Turchia, Russia, Algeria, che, però, contrastano con gli interessi di alcuni grandi gruppi del settore e con i disegni strategiche di Paesi, pur nostri amici, come Stati Uniti e Gran Bretagna. Senza perifrasi: la libertà di manovra italiana non è gradita.
Così come, a livello politico, non è apprezzato questo centrodestra, che non è politicamente corretto. A causa della volgarità di Bossi e dell’immoralità di Berlusconi? Non proprio; piuttosto perché tendono a difendere le identità locali, a opporsi all’immigrazione incontrollata, allo sradicamento dei valori e delle istituzioni nazionali. Da tempo viviamo un processo di internazionalizzazione, che, pur non sfidando frontalmente la democrazia e la sovranità, di fatto le svuota via via di contenuti. E chi resiste, seppur confusamente, diventa un nemico. Da combattere, da emarginare, da rimuovere.
Tanto più se in gioco ci sono anche interessi economici. Sebbene il nostro tessuto industriale sia composto soprattutto da piccole e medie imprese, permangono grandi partecipate di Stato come Eni, Enel, le Poste e la stessa Finmeccanica. Bocconi prelibati che fanno gola all’estero, ma che questo governo vuole mantenere italiani; contrariamente al passato. Prodi e Ciampi e Amato e D’Alema erano molto sensibili agli interessi dell’establishment politico-finanziario e dunque a privatizzazioni, in realtà non proprio trasparenti e non sempre nell’interesse nazionale. Eliminando Berlusconi e Bossi, la festa può ricominciare.
Gli indizi sono evidenti. C’è da stupirsi che l’Italia sotto attacco?
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Attacco all'Italia - di Alessandro Sallusti
Inchiesta Finmeccanica, vicenda Wikileaks, strumentalizzazione dei casi Napoli e Pompei: Berlusconi e Frattini mettono in guardia da chi vuole il suicidio del Paese.
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – C'è qualcuno che sta giocando con tro l’Italia, den tro e fuori i confi ni nazionali. È questo l'allarme lanciato ieri nel Con siglio dei ministri dal pre mier Silvio Berlusconi e dal ministro degli Esteri Franco Frattini. La parola d’or dine sarebbe: destabilizza re, in chiave antiberlusco niana ma forse non soltan to. Non a caso il governo in t erviene nel giorno che par te l’inchiesta giudiziaria sulla galassia di Finmecca nica, il colosso italiano del l’aerospaziale, una delle poche aziende nostrane che compete alla pari con i leader mondiali del suo set tore, quello della difesa e dell’alta tecnologia (21 mi liardi di euro di ordinativi in corso, 2 miliardi di inve stimenti nella sola ricerca ogni anno). Nessuno met te in dubbio il diritto dove re della magistratura di ac certare eventuali reati. Quello che preoccupa è la gestione giudiziaria, me diatica e politica della vi cenda, le fughe di notizie e le ipotesi investigative spacciate per verità. Mette re a rischio una parte del Pil italiano per poi magari scoprire tra un anno che si è di fronte a una vicenda di malaffare di ordinaria am ministrazione, con prota gonisti il faccendiere di tur no e qualche funzionario infedele, sarebbe una fol lia. Preoccupazione non campata in aria, visti i tem pi della giustizia italiana e alcuni clamorosi preceden ti. Non dimentichiamoci che la credibilità e l’effi cienza della nostra Prote zione civile solo qualche mese fa sono state distrut te, prima in tv e sui giornali che in Procura, da un’in chiesta della quale ancora oggi non si è capita la consi stenza.
A chi gioverebbe una Finmeccanica screditata? A tanti e in tutto il mondo. Parliamo di affari da capo giro che aziende estere non vedono l’ora di sottrar ci. E trattandosi di alta tec nologia militare, parliamo di delicati equilibri politici tra i grandi Paesi del mon do e loro satelliti. Ma Fratti ni è andato oltre, mettendo insieme a Finmeccanica la spazzatura di Napoli, Pom pei, le annunciate fughe di notizie sulla corrisponden za riservata tra Paesi alleati (caso Wikileaks) e altro an cora. Cose che apparente mente non c’entrano una con l’altra.Ma non è così.A chi giova, per esempio, ven der e al mondo come lo sfa scio dei Beni culturali italia ni il crollo a Pompei di un manufatto di cemento ar mato costruito nel secolo scorso? A chi giova trasmet tere per due ore sulla Rai (Santoro) un pentito (Cian cimino) giudicato inatten dibile dai magistrati stessi che pontifica senza con traddittorio su fantomatici patti tra Stato e mafia? A chi giova che uno dei nostri principali scrittori, Savia no, straparli sulla stessa tv di un collegamento organi co tra la ’ndrangheta e il principale partito del Nord, la Lega? A chi giova far credere all’estero che mezza Italia è sotto cumuli di rifiuti quando il proble ma è notoriamente circoscritto a una piccola parte di una sola città, Napoli? E a chi fa gioco amplificare le dichiarazione del capo dei magistrati italiani, Luca Palmara, che la nostra giu stizia è messa peggio che in Ruanda?
Tutte queste bugie tra sformate in verità ovvia mente non giovano all’Ita lia. E fanno l’interesse di chi nel mondo vuole sot trarci turisti, imprenditori, investitori,indebolire l’affi dabilità dei nostri titoli di Stato. Non credo sia assur do sostenere che l’antiber lusconismo italiano si stia saldando con poteri fuori confine. Non sarà un dise gno organico ma certa mente è in corso un tentati vo di suicidio nazionale premeditato.
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