FTSE Mib Futures solointraday - Cap. 1

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bon

alleggeriti i fib lasciando solo quelli venduti a 20890 sul rollover di settembre, ricoperte le fiat intraday in leggerissima perdita e fatto trading sul fut dax in gain. riposizionato sul levgas

la posizione pertanto è
-4 fib 20890
-16 call 20000 dic 392,5
+8 call 20500 dic 104
3.000 xbear a 45,26
100.000 levgas a 0.31075
1000 dbxtraspoore a 15,99

ri....epilogo
 
Ultima modifica:
domani ricoprirò le call vendute e lascerò correre i fib con le 8 call 20500 comprate che mi porteranno un gain certo a scadenza che sarà minimo da 20890 in su e un massimo senza limiti. vedremo se riuscirò a resistere alla tentazione degli smanettamenti
mi sta piacendo il trading sul fut dax su cui cercherò di riprendere dimestichezza dopo qualche anno che non lo seguo

se gli usa non trovano la forza di superare 1190 snpcash di slancio e con volumi per me continueranno a fare solo rimbalzelli da shortare
 
domani ricoprirò le call vendute e lascerò correre i fib con le 8 call 20500 comprate che mi porteranno un gain certo a scadenza che sarà minimo da 20890 in su e un massimo senza limiti. vedremo se riuscirò a resistere alla tentazione degli smanettamenti
mi sta piacendo il trading sul fut dax su cui cercherò di riprendere dimestichezza dopo qualche anno che non lo seguo

se gli usa non trovano la forza di superare 1190 snpcash di slancio e con volumi per me continueranno a fare solo rimbalzelli da shortare
questo a meno che non si decidano a farci il regalo di chiudere sotto 1173 spx indice, allorquando andrebbe sotto la sma55 e avverrebbe il fatidico cross della ema8/ema32 daily
e non sarebbe una cosa da poco
1291137270stockchartspoore.png
 
imbattibile...! :-o

lasci anche correre gli ultimi 4 shortati da sopra 20.000 ..? :eek:


porc...ho letto che lasci ancora gli xbear....ma pensi che scendiamo ancora...?....!
se scende ancora compro call più basse così aumento il gain minimo sui fib venduti a 20890 così da portarli a scadenza
se scende ancora secondo me è si. ma dipenderà se vorranno fare una scadenza sopra 1170 o sotto. se sopra si rimanderà la discesa al 2011

p.s. lo hai visto il valore max storico dell'xbear??? :lol::lol:
 
visto il movimento usa, se rimane su questi livelli e non supera 1190, domani short pesante in apertura
l'unico rischio è che si accartoccino su loro stessi per il close

la situazione è sempre più delicata: CI SONO TROPPE TENSIONI SUI BONDS E I TITOLI DI STATO DI TUTTO IL MONDO

a dopo la cena per il close
 
da "il sole 24 ore"

L'istinto svia le scelte del risparmiatore. Ecco i trucchetti per aggirare gli abbagli della mente

di Vittorio CarliniCronologia articolo30 novembre 2010
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Il cervello può giocare brutti scherzi, anche quando lo applichiamo alla finanza. I sostenitori della teoria dell'homo oeconomicus lo vorrebbero razionale, capace di massimizzare informazioni e investimenti. La realtà, come ribadito oggi in un convegno sulla finanza comportamentale organizzato dalla Consob a Piazza Affari, è ben diversa.

«Attraverso la risonanza magnetica funzionale - spiega il professore Matteo Motterlini, dell'università Vita-Salute del San Raffaele di Milano - è stato dimostrato che, durante l'acquisto di un'azione o di un bond, la parte di cervello attivata non è quella pre-frontale» che ci distingue come esseri umani evoluti. «Bensì, quella limbica, che cioè "condividiamo" con i mammiferi e rettili. Nella scelta di un titolo, per esempio, viene interessato il centro della ricompensa - ricco di dopamina - che normalmente si attiva nelle attività legate al sesso, alle droghe o alle patologie del gioco d'azzardo». Insomma, l'impulso decisionale non è di pertinenza della parte del cervello più "razionale", evoluta. Tutt'altro: viene coinvolta la zona più "istintiva", ancestrale.

Ciò detto, è chiaro che l'effetto-istinto può giocare brutti scherzi; può indurci inmille errori nelle nostre strategie di portafoglio. Abbagli che, in periodi di crisi come l'attuale, possono rivelarsi fatali. È comprovata, per esempio, la tendenza degli operatori a mantenere per troppo tempo i titoli in perdita. Perché un simile comportamento? «Tutti noi - spiega Nadia Linciano, della divisione studi economici della Consob - siamo influenzati dalla avversione alle perdite. Si tratta di un atteggiamento insito nel nostro spirito di sopravvivenza: vogliamo allontanare la sofferenza. Nel caso dell'investimento azionario, il "dolore" della minusvalenza. Così, ritardiamo eccessivamente la vendita. All'opposto, se il titolo sale siamo portati ad anticipare il piacere del guadagno e spesso vendiamo troppo presto». Un bel conundrum: come affrontarlo? «Una soluzione - risponde Enrico Rubaltelli, esperto di psicologia degli investimenti dell'Università di Padova - è quella di prevenire il guaio: vanno fissati livelli di stop-loss e take-profit».

Gli abbagli "emotivi", comunque, non si fermano qui. «In questo periodo, dove le Borse vanno su e giù - ricorda Maurizio Milano, responsabile analisi tecnica di Banca Sella -, il piccolo investitore attivo sugli indici tende a deresponsabilizzarsi: si conforma a ciò che fanno gli altri. La scelta operativa però, proprio perché non autonoma, spesso arriva a trend finito. Con il che si contabilizza la perdita». Un effetto "gregge" che si riscontra in altri casi? «Sui singoli titoli il retail, curiosamente, non segue l'istituzionale: i fondi, per esempio, sono in questo periodo long su Fiat ma il risparmiatore, al contario, compra azioni in calo come UniCredit. Il motivo? Hanno un approccio in termini "statici": considerano l'aspetto dello "sconto" del titolo, quasi fosse un bene commerciale, senza valutarne le prospettive». E di nuovo, rischia la minusvalenza.
Ma non è solo questione di conformismo (o meno). Nel costruire la nostra decisione d'investimento, spesso pensiamo di essere oggettivi. Un'illusione: in realtà, siamo condizionati dai limiti della nostra mente. Accade nel fenomeno della familiarità: confortati dalla notorietà di un titolo siamo spinti a comprarlo. «Quasi sicuri del trend al rialzo, però - afferma la Linciano - non ci accorgiamo dell'errore in cui cadiamo: modifichiamo il nostro rapporto rischio-rendimento».

Rendimento che può sfumare anche a causa della cosiddetta recuperabilità. Ciò avviene quando stimiamo verosimile non l'evento più probabile, bensì quello che ricordiamo meglio. Nel definire, per esempio, la probabilità di default di un'azienda può accadere di riportare alla mente solo i casi simili di fallimento. Scordiamo, cioè, le imprese che hanno risanato i conti. «Il fallimento, l'evento negativo - sottolinea Rubaltelli - rimane più impresso nella nostra mente: si allontana con maggiore forza dalla nostra normalità e lo ricordiamo meglio». Risultato? Vendiamo il titolo dell'azienda, che magari supera la crisi, perdendo l'eventuale rally. «In questi casi, la soluzione può essere sfruttare un ampio database».

Da non dimenticare, poi, un'altra tipica fonte di errore: l'ancoraggio. È l'abitudine di fare previsioni in base a una stima iniziale, a un prezzo considerato "giusto". Un'ancora cui la nostra mente si lega e ci impedisce, a fronte di novità, di reagire prontamente. Così accade con i prezzi di carico delle azioni o i valori della volatilità (Vix) su cui può essere tarato il trading. «In quest'ultimo caso - consiglia Milano - se c'è un cambiamento improvviso, il controvalore dell'operatività va ridotto».

Insomma, molti sono gli errori conseguenti al fatto che non siamo così razionali e molte sono le precauzioni da prendersi in attività dove è stato dimostrato l'istinto ha una notevole rilevanza. «Credo che l'approccio della finanza comportamentale sia essenziale», dice Vittorio Conti, presidente vicario della Consob. Aggiungendo che «nell'attività di tutela del cliente-riparmiatore, implicitamente bisogna tenere conto anche dei meccanismi decisionali. Sia quelli di carattere più oggettivo; sia quelli soggettivi per i quali le scienze comportamentali possono, e debbono, dare il loro contributo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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