Stai usando un browser molto obsoleto. Puoi incorrere in problemi di visualizzazione di questo e altri siti oltre che in problemi di sicurezza. . Dovresti aggiornarlo oppure usarne uno alternativo, moderno e sicuro.
Lunedì mattina i ministri delle Finanze della Zona euro hanno interrotto i negoziati per un secondo programma di finanziamento della Grecia, rinviando le trattative alla fine di luglio.
Appare chiaro che i creditori privati – contrariamente a quanto chiesto dalla Germania – non si riterranno obbligati a partecipare e lo faranno solamente se ne avranno la volontà. Al contempo al governo di Atene viene chiesto di pazientare e di imporre al paese un nuovo piano di austerità, un piano che la popolazione respinge a priori.
La situazione è complicata e secondo diversi media il primo ministro Papandreou dovrebbe iniziare a pensare al fallimento del paese come alla migliore opzione.
Di fatto, anche se l’Europa continua a prendere tempo la Grecia è fallita da tempo e i dirigenti europei ne sono coscienti. Le trattative sul piano di aiuti sono state per modo di dire “rinviate alla fine di luglio” ma l’unico motivo per cui i paesi membri della Zona euro mantengono la cosiddetta “mano protettrice” sopra il paese è perché non sanno ancora valutare cosa sia meno dannoso per loro: salvare la Grecia o lasciarla affondare?
Quando finalmente lo avranno capito decideranno se avviare o meno il secondo piano di salvataggio. In tutto questo la mancanza di tempo che pesa sul governo di Atene interessa ben poco Bruxelles.