FTSE Mib Futures solointraday - Cap. 3

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sulla notizia della chiusura da parte della ue della procedura di deficit eccessivo per l'Italia ,la cui bozza è stata presentata ,lunedi' si potrebbe rimbalzare forte.
Mercoledi il voto finale
 
da ansa sulle banche italiane..

Le banche tornano in utile ma si riduce il credito a imprese e famiglie



MILANO - Le banche tornano in utile, ma le vacche grasse del credito alle imprese sono destinate a rimanere un ricordo del passato. Lo sostiene in uno studio Prometeia che, insieme ad un utile di 2,4 miliardi di euro a fine 2013, destinato a salire fino a 21 miliardi due anni dopo, vede un calo delle erogazioni, legato all'aumento delle partite deteriorate e delle conseguenti rettifiche a bilancio. In pratica, "al netto della componente sofferenze - spiega il vicepresidente di Prometeia Giuseppe Lusignani - il credito alle famiglie e alle imprese si ridurrà anche nel 2013 (-1,9%) e tornerà a crescere solo nei due anni successivi (+2% nel 2015)". In ogni caso, malgrado la parziale ripresa "le banche non saranno più nelle condizioni di finanziare completamente il fabbisogno di credito delle imprese, che si dovranno così rivolgere al mercato dei capitali e anche a quello del debito".

Uno scenario che, comunque, stando a una ricerca condotta su un campione di 1.600 Pmi italiane dall'istituto Gugliemo Tagliacarne per conto dello studio Lexjus Sinacta, non spaventa più di tanto le imprese. Il 58,3% delle Pmi intervistate dall'istituto, infatti, non ha riscontrato problemi nell'ultimo anno ad affrontare gli impegni finanziari presi e quasi il 70% è riuscito a mantenere stabile la base occupazionale. Un ottimismo che cela una certa rassegnazione, dato che solo il 20,5% delle aziende è pronto a investire nel 2013 e il 22% ha ridotto il ricorso al credito bancario, mentre addirittura il 30/33%
ha ottenuto solo un sì parziale oppure un no secco dalle banche alle proprie richieste di finanziamento.
Le banche, del resto, secondo Prometeia, si trovano a dover fare i conti con le partite deteriorate, che sono salite dal 5,1% dei crediti lordi del 2008 al 13,3% del 2012, mentre il costo del rischio (rapporto tra rettifiche e impieghi vivi è raddoppiato dai 40 punti di prima della crisi agli 80 punti del 2010 ed è destinato a toccare i 120 punti a fine 2013 e ridiscendere a 83 punti solo nel 2015.

Questo implica un fabbisogno di 19 miliardi di euro di rettifiche stimate per il 2013 e di 48 miliardi nel prossimo triennio (2013-2015). In caso di "scenario avverso", con il Pil 2015 in calo dell'1,4% anzichè in crescita dell'1,2% come previsto, secondo le simulazioni di Prometeia, le rettifiche potrebbero salire a 58 miliardi di euro, mentre l'utile scenderebbe da 21 a 5 miliardi. (Ansa)
 
DATI MACRO DI LUNEDI 27 MAGGIO

Ora Val. Impatto Evento Attuale Previsto Precedente
Lunedì, Maggio 27
Tutto il Giorno Festa Stati Uniti - Giornata della Memoria
Tutto il Giorno Festa Gran Bretagna - Festa
01:50 JPY Verbali riunione politica monetaria
09:30 EUR Fiducia Attività Olandesi -5,60
10:00 NOK Tasso Disoccupazione Norvegese 3,50% 3,50%
10:30 HKD Bilancia Commerciale Hong Kong -46,4B -49,2B
15:00 EUR Asta BTF Francesi 12-Mesi 0,031%
15:00 EUR Asta BTF Francesi 3-Mesi 0,003%
15:00 EUR Asta BTF Francesi 6-Mesi 0,012%
15:00 MXN Bilancia commerciale Messico 0,600B 1,714B
 
INDICE FTSEMIB
SUPPORTI E RESISTENZE

Punti di Pivot 25.05.2013 00:03 GMT
Nome S3 S2 S1 Punti di Pivot R1 R2 R3
Classico 16.796,34 16.824,67 16.881,34 16.909,67 16.966,34 16.994,67 17.051,34


Fibonacci 16.824,67 16.857,14 16.877,20 16.909,67 16.942,14 16.962,20 16.994,67
Camarilla 16.914,63 16.922,42 16.930,21 16.909,67 16.945,79 16.953,58 16.961,38
Woodies 16.810,50 16.831,75 16.895,50 16.916,75 16.980,50 17.001,75 17.065,50
DeMark's - - 16.895,50 16.916,75 16.980,50 - -
 
Riccardo Sorrentino per "Il Sole 24 Ore.com"
A Basilea, qualcuno aveva capito. La Banca dei regolamenti internazionali, come spesso fa, aveva appena ricordato i rischi delle politiche ultraespansive. Uno di essi riguarda i mercati: «Lo stimolo monetario - ha spiegato a Londra il 16 maggio il direttore generale Jaime Caruana - può riversarsi sulle quotazioni finanziarie (asset prices) e sull'indebitamento delle imprese (leverage) prima di influenzare i prezzi di beni e servizi».
L'effetto, si può aggiungere, è quasi immediato; mentre gli squilibri finanziari possono accumularsi e manifestarsi anche oltre i due anni presi come riferimento dalle banche centrali: si pensi alla crisi immobiliare del 2007.
http://www.dagospia.com/mediagallery/dago_fotogallery-83802/463739.htm
Un secondo rischio riguarda la globalizzazione: quel che viene deciso a Washington può avere effetti altrove, e viceversa. Forse non direttamente a Tokyo, o a Francoforte (come alcune ricerche, quelle promosse dal Nber di Washington per esempio, mostrano); ma a Pechino, a San Paolo, in altri Paesi emergenti; i quali a loro volta possono però reagire con ripercussioni che tornano indietro «come un boomerang», spesso attraverso i mercati finanziari. «In un mondo altamente globalizzato - ha detto il direttore della Bri - tenere in ordine la propria casa sicuramente non basta».
Le parole di Caruana permettono di capire cosa stia accadendo. Se c'è un momento - ma ce ne sono molti - in cui i mercati finanziari non riflettono l'economia reale e seguono un ciclo proprio, questo è uno di quelli. Non c'è nesso, per esempio, tra la sorpresa positiva dell'indice Ifo di ieri e il ribasso della Borsa di Francoforte...
http://www.dagospia.com/mediagallery/dago_fotogallery-83802/390536.htm
È la politica monetaria - "le" politiche monetarie - a gonfiare o sgonfiare le quotazioni, e questo è un rischio che i banchieri centrali conoscono, si assumono, e nei limiti del possibile calcolano. I prezzi riflettono allora innanzitutto le aspettative degli investitori, non necessariamente corrette, sull'andamento di quello che è un intervento pubblico sull'economia; e solo in seconda battuta registrano le attese sui suoi previsti o sperati effetti.
Il rialzo del 85% che la Borsa di Tokyo ha registrato dal 13 novembre, e il successivo ribasso (dal massimo dell'altro ieri al minimo di ieri) del 12,3% dicono molto poco su cosa farà l'economia giapponese, che oggi dipende così tanto da quella cinese e quindi dalla nuova strategia di Pechino a favore della domanda interna. E la volatilità che è sembrata propagarsi da Tokyo all'Europa (lambendo solo gli Usa) dice poco sull'economia globale.
È solo il segno di quanto sia stata eccessiva la reazione della Borsa alla politica economica di Abe, di come le scommesse degli investitori fossero diventate "a senso unico" - prevedevano solo il rialzo - trasformando così anche un piccolo inatteso ribasso, scattato su un pretesto giunto dall'estero, in una valanga.
http://www.dagospia.com/mediagallery/dago_fotogallery-83802/388773.htm
È un problema: per la Nippon Genko e il suo governatore Haruhiko Kuroda, ma anche per la Fed e Ben Bernanke che prima o poi - forse l'anno prossimo - dovranno ridurre gli acquisti di bond senza dar l'idea di iniziare una stretta. È un problema inoltre un po' per tutti i banchieri centrali: avevano giustamente messo in secondo piano il tema dell'inflazione finanziaria, che ora rischia però di riemergere bruscamente.
 

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