E' venuto anche a voi lo stesso dubbio che è venuto a me?
Ovvero: in un bilancio
individuale redatto con principi contabili italiani, si possono realizzare porcherie inenarrabili.
Ad esempio: una società X sta per chiudere l'esercizio con una perdita di 800 euro: costi > ricavi.
A dicembre, X costituisce una società Y con un capitale sociale di 1.000 euro.
Un attimo dopo, X vende a Y un suo asset che vale 1 euro a 1000 euro.
X realizza una plusvalenza di 999 euro. Dal nulla.
X chiude l'esercizio con un risultato positivo di 199 euro.
Questa distorsione viene eliminata nel
Bilancio Consolidato, che aggrega tutte le entità che fanno parte di un Gruppo, evidenziando solo le transazioni avvenute con controparti esterne (si parla di "eliminazione delle transazioni infragruppo").
Nell'esempio in esame, la transazione verrebbe eliminata nel consolidamento, evidenziando che il Gruppo X ha chiuso l'esercizio con una perdita di 800 euro (com'è giusto che sia).
Le società quotate sono tenute alla pubblicazione del bilancio individuale e del bilancio consolidato, che io sappia.
Quindi: SEIF pubblica solo il bilancio civilistico al 31.12.2022 perché
1) è diventata un Gruppo solo a fine anno, per cui l'obbligo (che evidenzierà un patrimonio netto negativo, eliminando la transazione particolare di "spin-off" di Loft) di predisporre un bilancio consolidato parte nel 2023?
2) l'obbligo non si applica in ogni caso per le mini-società quotate nel segmento
Euronext?
Che ne dite, amiche ed amici di InvestireOggi?
Cerco se nel sito SEIF c'è un e-mail relativa all'investor relator (non so se le minisocietà Euronext sono tenute ad averlo) e gli chiedo chiarimenti su quando potremo lèggere un bilancio consolidato che certifichi il default del Gruppo SEIF?
Mi sa che queste domande portano un po' sfiga perché ricordo che l'ultima volta che ho scritto ad un Investor Relator, si trattava del Gruppo FonSai. E poi il Gruppo FonSai è tecnicamente fallito (è stato oggetto di salvataggio da parte di Unipol).
O.T. Mi ricordo che già alle superiori, prima dell'Università, avevo deciso che da grande avrei fatto il revisore contabile, perché mi sembrava bello e socialmente utile che esistesse qualcuno che attestava la credibilità dei bilanci, che guidano le scelte degli investitori, dei finanziatori... e anche di chi si rivolge ad una società per proporre la propria candidatura.
Poi, dopo quasi 4 anni di Coopers&Lybrand (ora PriceWaterhouseCoopers), ho cambiato lavoro. Ma la contabilità creativa (o truffaldina) continua a starmi sulle balle