Macroeconomia Usa-Europa strategie di investimento

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 Altre decise misure della BCE

Giovedì, la Banca centrale europea ha ulteriormente allentato
la propria politica monetaria per contrastare i crescenti rischi
di una tendenza inflazionistica troppo bassa. A differenza di
dicembre, questa volta l'entità del nuovo pacchetto di misure
ha superato le attese. È stato deciso quanto segue: il tasso di
rifinanziamento principale è stato ridotto dallo 0.05% allo
0.00% e il tasso sui depositi per le banche è stato ridotto da
-0.3% a -0.04%. Il programma di acquisti di obbligazioni viene
aumentato mensilmente di EUR 20 miliardi a EUR 80 miliardi.
Ora si possono acquistare anche obbligazioni societarie di
aziende non bancarie con buona solvibilità. E saranno possibili
nuove operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine.
Qui le banche possono farsi prestare denaro per 4 anni dalla
BCE e da un determinato volume ricevono addirittura un tasso
negativo, quasi come compensazione per la negativa remunerazioni
dei depositi. Ciò attenua la pressione a trasferire il tasso
negativo ai clienti. Attualmente, la BCE non vede alcuna necessità
di ulteriori riduzioni dei tassi, ma rimane propensa ad adottare
ulteriori misure.
Il prossimo giovedì, la BNS terrà la sua riunione trimestrale. Alla
fine dell'anno scorso, la pressione sul franco non è aumentata
in seguito all'ulteriore allentamento della BCE e la BNS non è
stata costretta ad adottare ulteriori misure. Attualmente
l'EUR/CHF rimane vicino al livello di 1.10, anche dopo la decisione
della BCE. E con -0.75% il tasso negativo della BNS è già
molto basso. Di conseguenza non vediamo per la BNS alcuna
urgente necessità d'intervento. Questa settimana il membro
del Direttorio, Andréa Maechler, ha tuttavia sottolineato che i
rischi sono aumentati da dicembre. Nelle ultime settimane,
l'aumento dei depositi a vista delle banche presso la BNS segnala
interventi sul mercato delle divise. Ciononostante, un
adeguamento del regime dei tassi negativi non è del tutto da
escludere. Ultimamente si è discusso molto su una riduzione
degli elevati limiti d'esenzione per il tasso negativo. Con questa
misura, la BNS potrebbe evitare la diminuzione a -1.0%, ma
allo stesso tempo aumentare l'effettivo addebito del tasso negativo
e quindi, all'occorrenza, rendere meno interessanti gli
investimenti in CHF.
Come previsto, le nuove previsioni della BCE per crescita e inflazione
sono state riviste al ribasso. Dopo la correzione dei
sondaggi sulla fiducia delle imprese la scorsa settimana, i recenti
dati congiunturali per l'Eurozona sono stati però più soddisfacenti.
I fatturati della vendita al dettaglio hanno confermato
che il consumo privato al cambio dell'anno è rimasto un
affidabile pilastro della crescita per l'EZ. La prossima settimana
sono previsti i dati della produzione industriale per gennaio.
Questa settimana, i dati nazionali della Germania hanno mostrato
una forte ripresa, dopo un debole T4 2015.
Negli USA, anche la dinamica industriale alla fine dell'anno
scorso è stata debole. Il rapporto sul mercato del lavoro di
nuovo robusto di venerdì scorso e la stabilizzazione dell'indice
dei responsabili degli acquisti per l'industria manifatturiera
(ISM) hanno tuttavia nuovamente ridotto le previsioni di recessione
per l'economia USA. Le aspettative inflazionistiche sempre
basse e l'aumento dei premi di rischio sul mercato dei capitali
sono però attualmente sfavorevoli a una continuazione
della normalizzazione dei tassi avviata a dicembre. Durante la
sua riunione della prossima settimana la Fed non dovrebbe arrischiare
alcun secondo aumento dei tassi. Prima della decisione
sui tassi della Fed di mercoledì sono previsti ancora dati
sui fatturati delle vendite al dettaglio, sulla produzione industriale
e sui prezzi al consumo. Il calo del prezzo del petrolio ha
ancora un effetto fortemente frenante sul tasso d'inflazione,
che per febbraio è previsto di nuovo in ribasso all'1.0% circa Il
tasso dell'inflazione di base negli USA è invece già superiore al
2.0%. Il vicepresidente della Fed, Stanley Fisher, vede pertanto
il raggiungimento dell'obiettivo d'inflazione non più così distante
– a patto che il prezzo del petrolio si stabilizzi e che la
congiuntura USA rimanga a buoni livelli. Pertanto, la prossima
settimana la Fed dovrebbe lasciare aperte ancora tutte le opzioni
per le successive riunioni.
 
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 Altre decise misure della BCE

Giovedì, la Banca centrale europea ha ulteriormente allentato
la propria politica monetaria per contrastare i crescenti rischi
di una tendenza inflazionistica troppo bassa. A differenza di
dicembre, questa volta l'entità del nuovo pacchetto di misure
ha superato le attese. È stato deciso quanto segue: il tasso di
rifinanziamento principale è stato ridotto dallo 0.05% allo
0.00% e il tasso sui depositi per le banche è stato ridotto da
-0.3% a -0.04%. Il programma di acquisti di obbligazioni viene
aumentato mensilmente di EUR 20 miliardi a EUR 80 miliardi.
Ora si possono acquistare anche obbligazioni societarie di
aziende non bancarie con buona solvibilità. E saranno possibili
nuove operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine.
Qui le banche possono farsi prestare denaro per 4 anni dalla
BCE e da un determinato volume ricevono addirittura un tasso
negativo, quasi come compensazione per la negativa remunerazioni
dei depositi. Ciò attenua la pressione a trasferire il tasso
negativo ai clienti. Attualmente, la BCE non vede alcuna necessità
di ulteriori riduzioni dei tassi, ma rimane propensa ad adottare
ulteriori misure.
Il prossimo giovedì, la BNS terrà la sua riunione trimestrale. Alla
fine dell'anno scorso, la pressione sul franco non è aumentata
in seguito all'ulteriore allentamento della BCE e la BNS non è
stata costretta ad adottare ulteriori misure. Attualmente
l'EUR/CHF rimane vicino al livello di 1.10, anche dopo la decisione
della BCE. E con -0.75% il tasso negativo della BNS è già
molto basso. Di conseguenza non vediamo per la BNS alcuna
urgente necessità d'intervento. Questa settimana il membro
del Direttorio, Andréa Maechler, ha tuttavia sottolineato che i
rischi sono aumentati da dicembre. Nelle ultime settimane,
l'aumento dei depositi a vista delle banche presso la BNS segnala
interventi sul mercato delle divise. Ciononostante, un
adeguamento del regime dei tassi negativi non è del tutto da
escludere. Ultimamente si è discusso molto su una riduzione
degli elevati limiti d'esenzione per il tasso negativo. Con questa
misura, la BNS potrebbe evitare la diminuzione a -1.0%, ma
allo stesso tempo aumentare l'effettivo addebito del tasso negativo
e quindi, all'occorrenza, rendere meno interessanti gli
investimenti in CHF.
Come previsto, le nuove previsioni della BCE per crescita e inflazione
sono state riviste al ribasso. Dopo la correzione dei
sondaggi sulla fiducia delle imprese la scorsa settimana, i recenti
dati congiunturali per l'Eurozona sono stati però più soddisfacenti.
I fatturati della vendita al dettaglio hanno confermato
che il consumo privato al cambio dell'anno è rimasto un
affidabile pilastro della crescita per l'EZ. La prossima settimana
sono previsti i dati della produzione industriale per gennaio.
Questa settimana, i dati nazionali della Germania hanno mostrato
una forte ripresa, dopo un debole T4 2015.
Negli USA, anche la dinamica industriale alla fine dell'anno
scorso è stata debole. Il rapporto sul mercato del lavoro di
nuovo robusto di venerdì scorso e la stabilizzazione dell'indice
dei responsabili degli acquisti per l'industria manifatturiera
(ISM) hanno tuttavia nuovamente ridotto le previsioni di recessione
per l'economia USA. Le aspettative inflazionistiche sempre
basse e l'aumento dei premi di rischio sul mercato dei capitali
sono però attualmente sfavorevoli a una continuazione
della normalizzazione dei tassi avviata a dicembre. Durante la
sua riunione della prossima settimana la Fed non dovrebbe arrischiare
alcun secondo aumento dei tassi. Prima della decisione
sui tassi della Fed di mercoledì sono previsti ancora dati
sui fatturati delle vendite al dettaglio, sulla produzione industriale
e sui prezzi al consumo. Il calo del prezzo del petrolio ha
ancora un effetto fortemente frenante sul tasso d'inflazione,
che per febbraio è previsto di nuovo in ribasso all'1.0% circa Il
tasso dell'inflazione di base negli USA è invece già superiore al
2.0%. Il vicepresidente della Fed, Stanley Fisher, vede pertanto
il raggiungimento dell'obiettivo d'inflazione non più così distante
– a patto che il prezzo del petrolio si stabilizzi e che la
congiuntura USA rimanga a buoni livelli. Pertanto, la prossima
settimana la Fed dovrebbe lasciare aperte ancora tutte le opzioni
per le successive riunioni.



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Le Banche centrali sottolineano i rischi per la crescita globale

 Scarno calendario dei dati prima e dopo Pasqua

Le preoccupazioni congiunturali sui mercati finanziari sono attualmente meno acute rispetto a gennaio e febbraio. I timori di recessione negli Stati Uniti si sono dimostrati esagerati, proprio come le preoccupazioni per un atterraggio brusco dell'economia mondiale. I mercati azionari si sono stabilizzati, ma continuano a essere sotto il livello dell'inizio dell'anno. Solo negli Stati Uniti le azioni hanno quasi di nuovo compensato le perdite di quest'anno. I dubbi sull'economia mondiale rimangono grandi. Infatti, nei paesi emergenti non c'è alcun segnale di una ripresa. L'indebolimento in Cina continua e in Brasile e in Russia le speranze in un ritmo ribassista nettamente meno forte sono scomparse. Ciò penalizza le esportazioni delle nazioni industrializzate ed è un importante motivo per cui ultimamente la fiducia delle imprese europee è diminuita. La serie di Banche centrali, che questa settimana ha effettuato la valutazione della situazione, sottolinea perciò all'unanimità i rischi che derivano dal debole andamento dell'economia mondiale. La Banca nazionale svizzera, per esempio, ha abbassato per questo motivo la sua previsione di crescita per quest'anno dall'1.5% all'1.0%-1.5%. Il contesto per gli esportatori rimane sempre difficile, anche a causa del franco sempre sopravvalutato. I dati delle esportazioni della prossima settimana dovrebbero confermarlo di nuovo. . la BoJ non ha deciso alcun nuovo intervento. Ha fatto capire però, che questi interventi dovrebbero seguire durante la prossima riunione del Consiglio in aprile. La Banca centrale statunitense, a sua volta, ha lasciato come previsto il Federal Funds Rate allo 0.25%-0.50%. La stima della Fed sull'economia statunitense è rimasta sempre moderatamente positiva. Janet Yellen ha tuttavia sottolineato maggiormente rispetto alle dichiarazioni precedenti i rischi derivanti dalla debolezza dell'economia mondiale. Nel 2016, la Banca centrale prevede solo due aumenti dei tassi invece dei quattro aumenti, come previsto ancora a dicembre, e si è quindi avvicinata alle aspettative del mercato. Sui mercati a termine è sempre scontato solo un aumento dei tassi; attualmente il consenso per questo prevede settembre. Ultimamente, la dinamica mensile dell'inflazione di base è di nuovo aumentata nettamente, ma secondo Yellen non è sicuro che questo movimento duri. Il forte aumento dei prezzi per alcune categorie di beni sarebbe da attribuire a fattori temporanei. Inoltre, l'effetto frenante del forte dollaro non sarebbe ancora terminato. Ciononostante, negli ultimi 12 mesi il tasso annuo dell'inflazione di base è aumentato per i prezzi al consumo dal'1.7% al 2.3% e per il PCE Deflator dall'1.3% all'1.7%. Assieme al mercato del lavoro sempre robusto, questo lascia intatte le possibilità di un aumento dei tassi. A nostro parere, una continuazione della normalizzazione dei tassi nel corso dell'anno è quindi diventata di nuovo più probabile. Diversi fattori rendono tuttavia sempre improbabile un rapido irrigidimento della politica monetaria: l'economia mondiale poco dinamica, il forte dollaro e le basse aspettative inflazionistiche. Anche le imminenti elezioni presidenziale potrebbero svolgere un ruolo. L'ultima settimana si è saputo che un membro del FOMC ha effettuato donazioni per la campagna elettorale a favore di Hillary Clinton. Non sarebbe tuttavia la prima volta che la Banca centrale USA in un anno elettorale aumenta i tassi una o più volte. Dal 1980 questo è avvenuto quattro volte, l'ultima volta nel 2004
 
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fragile ripresa per gli investimenti nei paesi emergenti

Nel T1, gli indici azionari dei paesi emergenti hanno fatto parte dei vincitori sui mercati finanziari. Dopo un debole inizio d'anno sono riusciti a recuperare nettamente nel corso del trimestre. L'indice MSCI dei paesi emergenti è quasi il 20% sopra il livello minimo di gennaio e mostra finora una performance annua di poco positiva. Per contro, nel contesto movimentato gli indici con pesi massimi difensivi, come lo SMI, si sono difesi molto meno bene. Dopo il primo trimestre dell'anno, il mercato azionario svizzero registra ancora un calo del 10% circa. La ripresa del prezzo del petrolio aiuta molti paesi emergenti Il minimo per le azioni dei paesi emergenti a gennaio è stato contemporaneamente anche il minimo del prezzo del petrolio. Un barile di petrolio del tipo Brent costava a metà gennaio temporaneamente meno di USD 28. Ciò aveva scosso i mercati azionari a livello globale. Infatti negli Stati Uniti si prevedevano fortissime perdite e anche fallimenti nell'industria petrolifera, che eventualmente potrebbero colpire anche le banche creditrici. Molti indici azionari nei paesi emergenti hanno risentito del forte impegno nel settore dell'energia. L'indice azionario russo, per esempio, è composto per il 60% da imprese dell'energia. I prezzi del petrolio nel frattempo di nuovo in aumento hanno quindi generato una fortissima ripresa dei corsi azionari, con il mercato russo tra i maggiori vincitori . I paesi emergenti, che non traggono profitto dall'aumento dei prezzi del petrolio, come per esempio la Cina, sono molto indietro rispetto allo sviluppo del mercato.
Di recente, anche il mercato azionario in Brasile si è nettamente ripreso. Dapprima supportato dal prezzo del petrolio, poi entusiasmato dal possibile cambio di governo, se si arriverà alla destituzione della Presidente Dilma Rousseff. In genere, l'incertezza politica è poco favorevole a creare fiducia sul mercato azionario. Nel caso del Brasile, tuttavia, la prospettiva di un cambio di direzione politica spinge al rialzo i mercati. Un possibile nuovo governo guidato dall'attuale Vicepresidente Michel Temer fa sperare in una stabilizzazione dell'indebitamento, in riduzioni dei costi per il settore privato per il sistema sociale e maggiori impulsi per l'economia privata. Una netta ripresa si è vista di recente anche per le valute. Da un lato, l'aumento dei prezzi delle materie prime migliora le prospettive di crescita, dall'altro lato la prudente politica dei tassi della Banca centrale statunitense contribuisce all'attrattiva relativa delle valute meglio remunerate dei paesi emergenti. Rispetto all'USD, le valute, quali il BRL o il RUB, sono nettamente aumentate nel corso dell'anno, molto di più per esempio dell'EUR o del CHF. Tuttavia, le fortissime perdite dell'anno precedente non sono state ancora affatto compensate .
Rimanere posizionati in modo neutrale A causa della situazione dell'offerta, per il momento il prezzo del petrolio non dovrebbe uscire nettamente dalla fascia di negoziazione tra USD 35 e 40. Inoltre, la Banca centrale statunitense ha prospettato una normalizzazione dei tassi solo moderata; a fronte di un persistente aumento dei prezzi e dei salari non potrebbe comunque evitare almeno un aumento dei tassi nel corso dell'anno. Per contro, l'indebolimento della crescita in Cina non dovrebbe quasi accentuarsi. A nostro parere, nel complesso rimane opportuno quindi un posizionamento neutrale nelle azioni dei paesi emergenti, nonostante la recente forte ripresa della fiducia. A seguito dell'aumento dei rischi dei paesi emergenti raccomandiamo un'ampia diversificazione tra regioni e settori.
 
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Focus: i candidati alla borsa aspettano il momento giusto ll valore degli ingressi in borsa globali

nei primi 3 mesi del 2016 è stato così basso come ultimamente durante la crisi finanziaria globale . Era solo un terzo circa rispetto al primo trimestre 2015. Al centro dell'attenzione è soprattutto anche il numero degli ingressi in borsa annullati o rimandati rispetto a quelli avvenuti. È stato annullato il 13% dei debutti, rispetto al 4% e al 5% nei primi tre mesi del 2014 e del 2015. I contraccolpi sui mercati sono stati uno dei motivi più importanti per la scarsa attività. Nei primi due mesi, l'indice di volatilità statunitense, chiamato anche indice della paura, era stato sopra la sua soglia di «stress» di 20. L'umore sul mercato azionario dell'Eurozona era addirittura ancora più teso. I candidati alla borsa mettono alla prova il mercato Rispetto agli ingressi in borsa, le transazioni nel settore delle fusioni e delle acquisizioni sono rimaste movimentate. Nel primo trimestre 2016, il rispettivo valore era paragonabile ai primi tre mesi del 2006 e del 2007. Queste sono state favorite dalle Banche centrali, che mantengono bassi i costi di finanziamento con una politica monetaria allentata. Le elevate valutazioni hanno reso attraenti le transazioni anche per i venditori. Nel 2016, il volume complessivo, senza le megatransazioni di Pfizer / Allergan e Halliburton / Baker Hughes, dovrebbe essere inferiore rispetto al 2015. L'obiezione degli organi di regolamentazione ha fatto fallire la prima e ha reso improbabile la seconda. Alcune nuove quotazioni sono state annullate in seguito a un'acquisizione. Infatti, i proprietari della catena di negozi all'ingrosso nordamericana per animali domestici, Petco Holdings, hanno preferito una vendita di oltre USD 4 miliardi a una società di private equity piuttosto che un ingresso in borsa. Rispetto a gennaio e febbraio i mercati si sono calmati un po' e potrebbero quindi creare le condizioni per una ripresa delle transazioni IPO. Alcuni apripista mettono ora alla prova la fiducia degli investitori. Il produttore svizzero di valvole VAT e Bats, il gestore di borsa statunitense, intendono avviare le loro quotazioni alla fine della prossima settimana. Le aperture al pubblico di queste grandi e redditizie aziende saranno un indice per vedere se seguiranno altri debutti. Ma la situazione sul mercato dovrebbe rimanere tesa, nonostante i positivi dati congiunturali, i bassi tassi e una ripresa del prezzo del petrolio. Partecipazione con prudenza alle nuove quotazioni Storicamente, con la strategia di investire negli ingressi in borsa si è ottenuto un buon rendimento. Dal 2002, la performance delle nuove quotazioni azionarie europee è stata tre volte superiore al rendimento nel mercato complessivo. L'investimento in un nuovo ingresso in borsa non è però affatto una garanzia di utili. Infatti, l'andamento del prezzo di WISeKey, nei primi giorni dopo il debutto in borsa il 31 marzo 2016 è stato finora deludente. Anche se nel complesso la strategia IPO per gli investitori funziona, ci sono state anche fasi in cui l'indice del mercato ha mostrato una migliore performance rispetto ai debuttanti della borsa.Proprio nel turbolento primo trimestre 2016 e durante la crisi del debito dell'Eurozona, i nuovi ingressi in borsa hanno mostrato una peggiore performance. Infatti, per un positivo inizio i nuovi ingressi in borsa preferiscono una bassa volatilità del mercato e investitori rilassati.

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Focus: la BCE sovvenziona la debole concessione di crediti

Alla riunione della BCE che si terrà la prossima settimana non sono collegate grandi aspettative. Il mese scorso, i banchieri centrali avevano già deciso un ulteriore ampio pacchetto di misure, i cui singoli strumenti saranno impiegati solo a poco a poco. L'aumento degli acquisti mensili di obbligazioni da EUR 60 miliardi a EUR 80 miliardi è stato avviato dall'inizio di aprile. L'acquisto recentemente annunciato di obbligazioni societarie inizierà però solo verso la fine del corrente trimestre. E anche la nuova serie di operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine (TLTRO II) per le banche inizia solo a giugno. Con il programma TLTRO II, la BCE sposta l'attenzione della sua politica monetaria di nuovo maggiormente verso il miglioramento del contesto dei crediti. Grazie alle operazioni di rifinanziamento a lungo termine mette ora a disposizione delle banche gratuitamente liquidità per un periodo di quattro anni. Queste sono già condizioni di rifinanziamento insuperabili. Se le banche in questo periodo concedono più crediti alle aziende, la BCE accredita loro inoltre il tasso negativo attualmente di -0.4%. La Banca centrale sovvenziona in questo modo la concessione di crediti delle banche. Dalla metà del 2014 gli interessi creditizi per le aziende sono notevolmente diminuiti, grazie a numerose misure della BCE. Ciò vale soprattutto per i grandi paesi periferici. Nel frattempo, la differenza dei tassi per nuovi crediti alle aziende in Germania e in Italia è addirittura completamente eliminata . Tuttavia, la politica dei tassi bassi della BCE non è affatto l'unico motivo per il miglioramento del contesto dei crediti. Un'influenza importante hanno avuto anche l'avvio dell'Unione bancaria europea alla fine del 2014 e soprattutto il consolidamento della ripresa congiunturale. In Spagna, l'economia registra di nuovo una forte crescita e i rischi di credito diminuiscono. Mentre, in Italia attualmente si lavora ancora disperatamente a una definitiva soluzione di salvataggio per banche in sofferenza, che secondo la regolamentazione europea inasprita dall'inizio dell'anno deve limitare nettamente il rischio per i contribuenti italiani. E il livello dei crediti in sofferenza è sempre elevato. Ma anche in Italia nel frattempo le banche mostrano una prevenzione dei rischi di credito molto maggiore e ultimamente la congiuntura si è avviata su un moderato percorso di ripresa. Pertanto, negli ultimi trimestri le banche hanno di nuovo allentato un po' le disposizioni per la concessione di crediti e hanno in parte trasferito alle aziende i costi di rifinanziamento estremamente favorevoli. I lavori di sistemazione dei vecchi oneri non sono però ancora completati e la spinta normativa non fa prevedere alcun forte aumento del credito risp. del bilancio delle banche. Di conseguenza, gli ultimi sondaggi tra le banche da parte della BCE mostrano che le banche vogliono utilizzare i più favorevoli costi di rifinanziamento per abbassare le condizioni di credito. La politica creditizia generalmente prudente non deve tuttavia essere per questo modificata. Inoltre, solo una minoranza delle banche intende utilizzare la liquidità TLTRO direttamente per un sensibile aumento della concessione di crediti. La prossima settimana saranno pubblicati a questo riguardo i nuovi risultati del sondaggio. Tuttavia, oltre alla prudente politica di bilancio delle banche soprattutto la debole domanda frena la dinamica del credito. La congiuntura globale rimane labile e le capacità in molti settori nettamente sottoutilizzate. Pertanto, la necessità d'investimento delle aziende è limitata. Di recente, il livello delle concessioni di nuovi crediti è addirittura nuovamente sceso. Anche lenuove misure della BCE non possono generare qui alcuna spinta. A questo scopo sono necessarie aspettative congiunturali molto migliori e stabili, che attualmente scarseggiano.
 
Buongiorno, sono un nuovo iscritto, volevo farvi una domanda qualcuno di voi per caso a avuto rapporti finanziari con LUIGI METROPOLI di Solofra provincia di Avellino ???? chiedo ciò perché promette finanziamenti a privati ed aziende tramite piattaforme finanziarie con guadagni favolosi in 30 giorni lavorativi e dice che nel suo campo è uno dei migliori e de ben conosciuto sia in Italia che all'estero.
Chiedo cortesemente di avere notizie se c'è ne sono in merito.
 
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 Ripresa nell'Eurozona sempre sulla buona strada

Le precoci lodi per le trattative sulle limitazioni dell'offerta di importanti paesi produttori di petrolio nell'ultimo fine settimana a Doha non erano giustificate. Alla fine l'Arabia Saudita si è opposta, con l'assenza dell'Iran dal vertice, a un congelamento delle quantità di estrazione. Ciononostante, nel corso della settimana il prezzo del petrolio ha ricevuto un'ulteriore spinta. Anche i mercati azionari sono aumentati nonostante le deludenti trattative sul petrolio. Ciò dipende da un lato da un'enorme diminuzione della produzione di petrolio in Kuwait, dovuta a uno sciopero. Inoltre, le notizie di dati sempre più stabili dai paesi emergenti mettono ulteriormente in secondo piano le preoccupazioni congiunturali. In Cina le recenti pubblicazioni dei dati hanno mostrato ancora una situazione più positiva. Con il supporto della politica monetaria più accomodante a marzo la crescita dei prezzi immobiliari ha registrato un'ulteriore diffusa accelerazione. In Brasile, questa settimana è stata avviata una procedura di destituzione nei confronti della presidente Dilma Rousseff. Ciò determina un aumento dell'incertezza, ma allo stesso tempo suscita speranze di un cambio politico nel paese afflitto dalla corruzione. Infine, questa settimana l'Argentina dopo 15 anni è tornata sul mercato internazionale dei capitali. Dopo che il nuovo governo, guidato dal presidente Macri, è riuscito a risolvere le ultime controversie legali con i vecchi creditori, è stata emessa la prima nuova obbligazione in USD dalla bancarotta di stato all'inizio del millennio. Di recente, in Giappone i dati congiunturali sono stati invece meno soddisfacenti. L'economia non si riprende come desiderato dalla politica. La forte rivalutazione dello yen dall'inizio dell'anno influisce negativamente sulla fiducia delle imprese. Pertanto, le possibilità di un altro allentamento della politica monetaria sono aumentate. Dopo che la BoJ solo a fine gennaio ha introdotto un tasso negativo come quinta banca centrale, già per la riunione della prossima settimana sono possibili ulteriori adeguamenti. Nel frattempo, la BNS sembra essere selettivamente attiva sul mercato delle divise. I depositi a vista delle banche presso la BNS – un indicatore per possibili acquisti di divise della Banca nazionale – hanno registrato una tendenza rialzista anche questa settimana. Inoltre, l'aumento dei depositi in euro di altre banche centrali presso la Bundesbank tedesca a febbraio e a marzo fanno supporre interventi della BNS. Come previsto, durante la sua riunione di giovedì di questa settimana la BCE non ha annunciato alcuna altra misura. Gli acquisti di obbligazioni societarie decisi all'inizio di marzo e le nuove operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine inizieranno solo a giugno e dovranno prima produrre il loro effetto. La BCE rimane però incline, se necessario, a intervenire con tutti gli strumenti disponibili. Ultimamente, i dati congiunturali per l'Eurozona sono stati di nuovo più positivi dopo la correzione della fiducia di inizio anno. Anche la prossima settimana, le possibilità di un nuovo miglioramento dell'indice IFO sulla fiducia delle imprese sono buone. Ciò vale anche per il barometro congiunturale svizzero KOF. Inoltre, venerdì prossimo per la prima stima del PIL dell'Eurozona per il primo trimestre si prevede una leggera accelerazione dallo 0.3% allo 0.4%. La moderata ripresa prosegue. Alla fine della prossima settimana, inoltre, saranno pubblicati i dati sui prezzi al consumo per aprile nell'EZ. Il maggiore prezzo del petrolio rispetto al mese precedente non dovrebbe ancora aumentare sensibilmente il tasso annuo complessivo. E l'inflazione di base dovrebbe continuare a oscillare attorno al livello dell'1.0%. Mercoledì prossimo è prevista la decisione sui tassi della Fed statunitense. I recenti dati congiunturali hanno confermato per lo più il prudente atteggiamento della presidente della Fed, Janet Yellen. Sia la dinamica del consumo sia la dinamica industriale sono state più deboli del previsto. Anche i dati sul mercato immobiliare di questa settimana sonostati disomogenei. Nessun segnale, inoltre, di una crescente pressione sui prezzi. I dati sui prezzi al consumo non hanno mostrato alcun segnale di ulteriore accelerazione e alla fine dell'ultima settimana le aspettative inflazionistiche delle famiglie nell'ambito del sondaggio tra i consumatori dell'Uni Michigan sono scese di nuovo al loro minimo storico. Quindi, le previsioni sui tassi della Fed rimangono basse. La prossima settimana non è previsto alcun loro aumento. Sui mercati dei tassi, attualmente anche per il resto dell'anno è previsto al massimo un ulteriore aumento dei tassi. Prima della riunione della Fed saranno ancora pubblicati gli ordini di beni durevoli di marzo. E giovedì seguirà la prima stima per il PIL USA nel 1T16. Sia i negativi dati del commercio estero sia una debole domanda interna segnalano un debole inizio d'anno
 
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Questa settimana è stata caratterizzata dall'attuale stagione delle comunicazioni per i profitti aziendali nel T1 e dalle riunioni delle banche centrali negli Stati Uniti e in Giappone. Finora, le previsioni sugli utili USA sono state per lo più superate. Rispetto all'anno precedente, gli utili sono tuttavia nettamente in calo (ved. Focus). La Fed, a sua volta, continua a rimandare il prossimo aumento dei tassi e, come generalmente previsto, questa settimana ha lasciato invariati i tassi di riferimento. Anche se i rischi globali non sono più stati evidenziati in modo così forte, non vi è stata alcuna indicazione di un aumento dei tassi durante la prossima riunione del FOMC di giugno. Le aspettative del mercato sono quindi rimaste invariate. Per il corrente anno i mercati a termine continuano a scontare al massimo un aumento dei tassi. È stata invece sorprendente la valutazione della situazione della Bank of Japan (BoJ). In precedenza si prevedeva almeno un modesto incremento delle misure espansive. Tuttavia, la BoJ ha solo rimandato nuovamente la data target per la prevista inflazione del 2% a marzo 2018. Questo ha penalizzato il Nikkei e anche, in misura minore, i mercati azionari globali. A nostro parere, la decisione mostra che i dubbi sull'utilità della politica monetaria ultraespansiva sono aumentati anche all'interno della BoJ. Un ulteriore allentamento nei prossimi mesi rimane tuttavia sempre in programma, non da ultimo perché lo yen di recente si è nettamente rivalutato. Inoltre, l'andamento congiunturale continua a essere lento. La pressione sui prezzi è bassa e dopo il calo del PIL alla fine dell'anno gli indicatori anticipatori non segnalano alcun sensibile miglioramento. Questa settimana, segnali stabili di crescita sono giunti invece dall'Eurozona. Nel T1 il PIL dell'Eurozona è aumentato dello 0.6% rispetto al trimestre precedente, quindi molto di più rispetto alla fine dell'anno (0.3%). Con lo 0.8% la Spagna ha comunicato di nuovo una crescita elevata e anche la Francia ha ottenuto un risultato robusto con lo 0.5%. I dati del PIL per la Germania e l'Italia saranno comunicati solo fra due settimane. Inoltre, anche i livelli degli indicatori anticipatori sono incoraggianti. Gli indici PMI europei continuano a segnalare complessivamente una continuazione della moderata dinamica di crescita, che viene sostenuta dalla domanda interna. La prossima settimana, l'attenzione del mercato è rivolta ai dati congiunturali provenienti dagli Stati Uniti. Dopo la debole crescita del PIL nel T1 (0.5% annualizzato rispetto al trimestre precedente) vi saranno le prime indicazioni in merito all'avvio dell'economia USA nel 2° trimestre. Negli ultimi due mesi, la fiducia delle imprese nell'industria manifatturiera è nettamente migliorata, il che fa sperare in una fine del rallentamento della crescita nell'industria. Dall'altro lato, finora questo non si è quasi riflesso nei dati significativi. Inoltre, i recenti sondaggi regionali sulla fiducia sono stati complessivamente di nuovo più deboli. Per l'indice ISM si prevede quindi un leggero calo. Alla fine della settimana seguirà poi il rapporto sul mercato del lavoro. Negli ultimi due mesi, la componente occupazionale dell'indice ISM per il settore dei servizi è diminuita nettamente da un elevato livello. Il numero delle prime richieste per i sussidi di disoccupazione è stato tuttavia ancora molto basso anche ultimamente. Si prevede quindi di nuovo un solido rapporto sul mercato del lavoro con un aumento di circa 200'000 posti di lavoro. Infine, la prossima settimana seguiranno anche i sondaggi sulla fiducia per la Cina e altri paesi emergenti. Nel Regno di Mezzo, di recente i dati congiunturali hanno mostrato una tendenza rialzista grazie ad ampie misure di stimolo. Per l'indice PMI, dopo l'aumento degli ultimi mesi non prevediamo pertanto alcuna flessione. L'indice PMI brasiliano dovrebbe mostrare a sua volta se la procedura di destituzione contro la presidente Dilma Rousseff determinerà ulteriori incertezze o addirittura effetti positivi. Nel complesso, grazie alla Cina e all'India la fiducia nei grandi paesi emergenti è migliorata leggermente. Ne trae profitto anche l'economia svizzera, proprio come dalla continua espansione nell'Eurozona. Nell'ultimo semestre, le esportazioni svizzere hanno mostrato nel complesso una positiva dinamica trimestrale. Anche l'indice dei responsabili degli acquisti è nettamente migliorato. A marzo, la fiducia delle imprese è stata per la prima volta di nuovo al livello precedente a gennaio 2015, quindi prima dell'eliminazione del corso minimo da parte della Banca nazionale. La prossima settimana durante la pubblicazione per aprile riteniamo tuttavia probabile una correzione dell'indice dei responsabili degli acquisti dopo il forte inizio d'anno.
 
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In aprile, la robusta crescita dell'occupazione sul mercato del lavoro statunitense si è raffreddata. L'aumento dei posti di lavoro (+160'000) è rimasto nettamente inferiore alle aspettative. Con l'indebolimento, le previsioni sui tassi sono ancora diminuite. La probabilità di un aumento dei tassi durante la prossima riunione della Fed a giugno è praticamente nulla secondo i contratti a termine, quella per settembre del 30% circa. Questa stima dovrebbe essere poco influenzata dal verbale del FOMC della prossima settimana sulla valutazione della situazione in aprile e dal previsto leggero aumento dei prezzi al consumo. Attualmente, la congiuntura ha un andamento misto, il che si manifesta per esempio nella produzione industriale, che si sta riprendendo solo lentamente dal rallentamento della crescita. Inoltre, la maggior parte dei membri del FOMC non temono alcuna forte accelerazione dei prezzi, poiché i salari continuano a salire solo moderatamente. Un aumento dei tassi quest'anno rimane pertanto improbabile, anche se la Fed lascia sempre tutte le opzioni aperte. Il rallentamento strutturale della crescita in Cina si riflette nelle esportazioni giapponesi. La flessione del volume di esportazioni verso la Cina e verso altri acquirenti fa scendere la fiducia delle
imprese giapponesi e penalizza la produzione industriale e gli investimenti per impianti e attrezzature. Nel T1, la produzione non è quindi quasi aumentata, come dovrebbero mostrare la prossima settimana i dati del PIL. Dopo il calo della crescita nel trimestre precedente, a causa di un leggero aumento della domanda di consumi non si prevede però quasi alcuna recessione tecnica. Se contrariamente alle attese ciò dovesse verificarsi, la pressione sulla banca centrale dovrebbe aumentare di nuovo e indurla a contrastare la tendenza rialzista dello yen con un ulteriore allentamento della politica monetaria. Attualmente, al centro dell'attenzione del mercato vi sono anche alcuni rischi politici. Fra due mesi circa la Grecia dovrà far fronte a un debito miliardario. Senza l'autorizzazione della prossima tranche del 3° pacchetto di salvataggio dei finanziatori europei ciò dovrebbe diventare problematico. Dopo che il Parlamento greco con l'approvazione delle nuove riforme pensionistiche e fiscali ha soddisfatto un importante requisito, le probabilità che il credito sia versato ancora in tempo sono tuttavia buone. La questione della partecipazione dell'FMI al programma di aiuti, che soprattutto per la Germania è una condizione importante, determina però ancora incertezze. Oltre alle misure di risparmio precauzionali, l'FMI richiede tuttavia anche notevoli riduzioni del debito, il che finora viene respinto dagli europei. In Brasile, a causa dell'attuale procedura di destituzione la Presidente Dilma Rousseff è stata sospesa per 6 mesi dall'incarico. Quest'anno, le speranze in un cambio di governo hanno aiutato il mercato azionario brasiliano a ottenere una performance strepitosa. Di recente, la fiducia delle imprese è però scesa a un nuovo minimo record, poiché l'economia rimane in una grave recessione e per il momento l'incertezza rimane grande, in quanto finora non è in vista alcun successore politico credibile. Anche il prezzo del petrolio più elevato dall'inizio dell'anno ha sostenuto le azioni in Brasile, così come in altri paesi produttori di petrolio. Il potenziale rialzista del prezzo del petrolio ci sembra però limitato
 
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Dopo un moderato primo trimestre, l'economia statunitense sembra accelerare di nuovo. Lo fanno pensare i dati pubblicati alla fine dell'ultima settimana, relativi ai fatturati delle vendite al dettaglio. Il loro forte aumento mensile dell'1.3% in aprile è stato favorito nettamente dall'aumento dei prezzi della benzina. Ma anche le altre spese per i consumi all'inizio del secondo trimestre hanno di nuovo registrato un aumento maggiore. Assieme all'inflazione, anch'essa aumentata, che in aprile ha raggiunto un tasso annuo dell'1.1% (2.1% senza considerare energia e generi alimentari) e ai dati della produzione industriale, anch'essi migliorati, dovrebbero incidere inoltre maggiormente le voci che sono favorevoli a un ulteriore aumento dei tassi di riferimento per giugno. Il recente verbale della Fed ha mostrato che una maggioranza dei membri del FOMC ritiene adeguato un aumento dei tassi a giugno in caso di un'accelerazione della crescita statunitense nel secondo trimestre. Sui mercati a termine, le previsioni hanno conseguentemente registrato un forte rialzo. L'implicita probabilità di un aumento dei tassi a giugno è tuttavia solo del 30% circa e anche noi prevediamo che la Fed durante la prossima riunione non aumenterà ancora i tassi – anche a causa dell'incertezza riguardante il prossimo referendum sulla «Brexit» in Gran Bretagna. Per contro, al di qual dell'Atlantico siamo ancora ben lontani anche solo dalle voci di un irrigidimento della politica monetaria. E questo sebbene l'Eurozona si trovi su un percorso di ripresa moderato, ma sempre intatto. Pertanto, la prossima settimana l'indice provvisorio dei responsabili degli acquisti per l'Unione monetaria non dovrebbe mostrare alcun aumento della dinamica, ma attestarsi sempre sensibilmente sopra la soglia di espansione di 50 punti. Il fattore trainante rimane la Germania: mentre in Francia l'interminabile battaglia per le moderate riforme del mercato del lavoro evidenzia le riforme strutturali, che si fanno sempre attendere, e la congiuntura fatica a ripartire, l'economia tedesca si trova in una condizione solida, alimentata, non come in precedenza da esportazioni dinamiche, ma basata su una forte domanda interna. Tuttavia, questi indicatori congiunturali complessivamente robusti in Europa e negli USA non riescono a mascherare le deludente situazione degli utili delle imprese. Le aziende dell'indice statunitense S&P 500 per esempio hanno dovuto già subire nell'ultimo trimestre 2015 un calo degli utili del -6% circa. E per il T1 i dati dei ricavi sono stati ancora più deludenti: delle 469 aziende, che hanno già fornito i risultati (94% di tutte le aziende riportate nell'indice S&P 500), il calo degli utili aggregato ammonta a -8.4%. Ancora più cupa sembra la situazione nelle borse europee. Per quanto riguarda l'indice Eurostoxx 50, ad esempio, il calo degli utili nel T1 – i risultati di due aziende mancano ancora – è del -17% circa. Affinché sui mercati azionari aumenti sostenibili dei corsi siano giustificati, la tendenza dei profitti aziendali dovrebbe andare nettamente nella direzione opposta. La prossima fase nel poker del debito greco e il referendum sulla «Brexit» nascondono ulteriore potenziale di agitazione per i mercati azionari. Inoltre l'impulso dovuto all'aumento dei prezzi del petrolio sembra limitato. Infatti, in primo luogo la correlazione tra azioni e quotazioni di petrolio durante un calo dei prezzi del petrolio è nettamente più elevata rispetto a quando aumentano e in secondo luogo l'attuale rally del petrolio è dovuto più a una concomitanza di diversi problemi dell'offerta che a variazioni fondamentali
 

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