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Come previsto, questa settimana la Fed, per quanto riguarda la sua decisione sui tassi, non ha eseguito alcuna variazione. Anche la sua valutazione della situazione è rimasta quasi invariata. Ha preso atto del calo del tasso d'inflazione degli ultimi mesi, ma ancora non prevede tuttavia alcuna necessità di modificare complessivamente le sue aspettative inflazionistiche. Quanto ai suoi piani per ridurre il bilancio, nella dichiarazione la Fed ha tuttavia effettuato una modifica importante: a differenza di quanto dichiarato ultimamente «quest'anno», adesso la Fed intende iniziare la riduzione del bilancio «relativamente presto». Pertanto, la probabilità è elevata che durante la sua prossima riunione a settembre la Fed faccia seguire un annuncio, forse per l'inizio della riduzione del bilancio da ottobre e in cambio tornerà ad aumentare i tassi solamente a dicembre. I recenti dati congiunturali USA mostravano complessivamente un quadro accettabile. Mentre la vendita di case a un elevato livello è stata leggermente più debole del previsto, la fiducia dei consumatori è riuscita ad aumentare nettamente. E gli ordini per i beni di capitale per il secondo trimestre sono stati rivisti leggermente al rialzo. La prossima settimana sono previsti poi, dopo i sondaggi tra le imprese regionali ultimamente disomogenei, gli indici dei responsabili degli acquisti (ISM) e il rapporto sul mercato del lavoro. Per quest'ultimo sono al centro dell'attenzione soprattutto i dati salariali ultimamente risultati ancora moderati. Nell'EZ, i dati congiunturali sono sempre più positivi rispetto a quelli negli USA. Per esempio, l'importante indice tedesco Ifo sulla fiducia delle imprese a luglio è ancora salito a un nuovo livello massimo. Poiché negli ultimi mesi, oltre ai sondaggi sulla fiducia nell'EZ anche i significativi dati congiunturali si sono mostrati solidi, per la prima stima del PIL dell'EZ per il secondo trimestre martedì prossimo è prevista di nuovo una forte dinamica. L'accelerazione della congiuntura nell'Eurozona, l'inizio della discussione nella BCE sulla normalizzazione della politica monetaria e non da ultimo i commenti più prudenti da parte dei banchieri centrali USA mantengono finora il supporto per l'euro. Rispetto all'USD, anche questa settimana questo è riuscito ad aumentare di nuovo, a 1.17 circa. Il forte movimento rialzista dovrebbe però preoccupare sempre di più la BCE. Un'ulteriore netta rivalutazione potrebbe rimandare di nuovo le tempistiche per la normalizzazione della politica monetaria, anche perché l'inflazione è di nuovo sempre moderata. In questo contesto l'EUR/CHF è riuscito ad aumentare in modo altrettanto forte, fino a superare il livello di 1.13, il valore più elevato dall'eliminazione della soglia minima del tasso di cambio. Sui mercati azionari, nel frattempo la stagione delle comunicazioni ha un andamento sempre prevalentemente positivo . Questo vale soprattutto per gli USA. Anche in Europa le aziende continuano a superare in gran parte le previsioni sugli utili. Questa settimana, il rafforzamento dell'euro e soprattutto il sospetto di cartello per le grandi case automobilistiche tedesche hanno però portato a perdite soprattutto per il DAX