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"Ora è legittimo l'uso della forza"
ROMA - "Siamo addolorati. Ma crediamo che a questo punto le probabilità di un intervento armato siano ormai obiettivamente molto alte''. E poi ancora: "Abbiamo giocato tutte le nostre carte. Oggi è legittimo l'uso della forza". La guerra incombe e il premier Berlusconi spiega al Parlamento la scelta di campo dell'Italia ("nel solco della Costituzione e presa di concerto con il Capo dello Stato"), già svelata a dire il vero dalla lettera di ringraziamenti di Bush e dall'elenco di Powell.
Lo fa davanti alla Camera e in diretta tv, dopo aver riunito un vertice notturno della Cdl e partecipato in mattinata al Consiglio supremo di Difesa presieduto da Ciampi. Un passaggio obbligato, complicatissimo che cade per giunta a poche ore dall'ennesimo grido di pace del Pontefice.
A Montecitorio Berlusconi prende la parola un po' più tardi del previsto, alle 11,45. Alle tredici, ripete al Senato la linea del governo, quella di una piena adesione agli Usa in vista dello scoppio delle ostilità, e l'appogio di un "disarmo forzoso" in Iraq. Lasciando Palazzo Madama, colora il concetto: ''Credo che davvero abbiamo fatto un capolavoro diplomatico e politico perché abbiamo ancora la maggioranza del paese che dà il consenso al governo e abbiamo mantenuto la nostra tradizionale alleanza con gli Usa".
Nell'ufficialità del discorso, identico, pronunciato ai parlamentari e durato all'incirca trenta minuti, c'è il "profondo rammarico" per il fatto che si sia giunti all’estrema opzione di un attacco militare, e perché tale iniziativa non ha l’avallo dell’Onu. Ma anche una sincera solidarietà e un reale sostegno (per quando condizionato) all’alleato americano nel momento in cui questi ha deciso di agire unilateralmente contro Saddam Hussein. Il tutto senza dimenticare di censurare lo scarso senso di responsabilità istituzionale che starebbe dimostrando l’opposizione in questa difficile circostanza
Una posizione che in sostanza comprende la scelta statunitense di iniziare una guerra contro l’Iraq, ma che limita la concessione delle basi americane in Italia al puro supporto logistico. In pratica: non potranno decollare dal nostro paesi velivoli destinati a bombardare direttamente gli obiettivi iracheni.
Il Presidente del Consiglio ha argomentato le scelte che l’esecutivo chiede al Parlamento di poter fare, con dovizia di dettagli. Ed ha cominciato rivendicando la legittimità, in termini di diritto internazionale, della decisione presa dagli Stati Uniti. Ha infatti ricordato le sedici risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che già intimavano all’Iraq di disarmare. Ed ha poi stigmatizzato il fatto che alcuni paesi occidentali abbiano impedito alle stesse Nazioni Unite di votare la fatidica risoluzione di pochi giorni fa che avrebbe dato un ulteriore suggello all’opzione bellica.
E in questo senso ha dichiarato esplicitamente che ''la Francia ha sbagliato annunciando che avrebbe messo il veto ad una ulteriore risoluzione''. Ma ha poi rammentato che la stessa Francia, come pure l’altrettanto dissidente Germania, non lesineranno il loro spazio aereo e l’uso delle basi nel momento in cui l’America entrerà in azione.
D’altro canto il premier ha ribadito che “è esclusa ed è da escludere anche per il futuro la partecipazione attiva dell’Italia alla guerra contro l’Iraq”. Sottolineando che questa scelta “non belligerante” (appena ratificata dal Consiglio Supremo di Difesa) fu preannunciata a Gorge Bush sin dal primo dei tanti colloqui che Berlusconi ha avuto con lui dall’inizio della crisi.
Non per questo l’Italia smette di considerasi un partner leale degli Usa. ''Non si può chiedere al Governo - ha dichiarato a questo proposito il premier - raccogliendo calorosi applausi da parte della sua maggioranza - di mettere in discussione l'Alleanza Atlantica''.
Ma al di là dell’esposizione delle scelte che il governo intende fare, Berlusconi non ha risparmiato critiche al centrosinistra. Ha infatti sottolineato che il governo “ha esaminato con attenzione gli aspetti giuridici della vicenda irachena per evitare che l'opposizione li usi come una cosa strumentale''. Ed ha poi rilevato che “l'opposizione si sta comportando in maniera demagogica e senza senso dello Stato sulla questione irachena”.
''Sarebbe una farsa tragica - ha poi aggiunto veemente Berlusconi - se l' Italia adottasse scelte contrarie all' interesse internazionale e a quello dell' Europa e contro quei valori intangibili che ci uniscono agli alleati al di là della Manica e oltreoceano''.
Il tutto ha poi prodotto, alla fine del discorso, un minuto di applausi in piedi, una vera e propria standing ovation, da parte di tutta la maggioranza. Dall'opposizione invece si gridava ''pace, pace'', e si battevano le mani sui banchi. Ma del resto più volte nel corso del suo intervento il premier era stato interrotto da grida e proteste di parlamentari d’opposizione, che venivano costantemente stigmatizzate dal Presidente dell'Assemblea Pier Ferdinando Casini. Quella stessa assemblea che nel pomeriggio, dopo un dibattito che si preannuncia vibrante e contrastato, dovrà votare sulle due mozioni contrapposte che la Casa delle libertà da un lato e l’intera opposizione dall’altro (Ulivo e Rifondazione) hanno appena presentato.
(19 MARZO 2003, ORE 12:30, aggiornato alle 15:40)