l'ultimo articolo di usemlab , sotto sotto confesso che mentre li leggo la tentazione di toccare ferro o fare corna è fortissima
Costo della vita e tenore di vita
(6/7/04) Nonostante i proclami di vittoria sull'inflazione (intesa nella sua accezione derivata, ossia come aumento dei prezzi), e il trionfo tanto propagandato sul raggiungimento di una presunta stabilità monetaria, una cosa che negli ultimi venti anni non ha mai fatto retromarcia è l'aumento del costo della vita.
Qualcuno ha usato questa analogia: se un paziente ricorre alle cure di un medico per combattere l'aumento della temperatura corporea, non si aspetta semplicemente che il medico impedisca alla febbre di raggiungere i 42 gradi, mantenendola su un livello di 40 gradi. Ciò che richiede è che i valori misurati dal termometro vengano riportati al più presto su quelli normali coerenti con una situazione di salute. Diversamente, ogni volta che il banchiere centrale viene chiamato a combattere l'aumento dei prezzi, il meglio che possa fare è di rallentarne la salita. Egli stesso, d'altra parte, ci mette subito in guardia: riportare il costo della vita a quello di qualche anno prima (ovvero far scendere i prezzi) sarebbe estremamente pericoloso per l'economia. Un'assurdità che abbiamo più volte cercato di spiegare proponendo diversi articoli sui concetti di deflazione e inflazione, nonché con il saggio “Undici miti sulla deflazione” di J. G. Hülsmann.
La vittoria sull'aumento dei prezzi è quindi pura demagogia. Il trionfo sulla stabilità monetaria una pura illusione negata, senza dubbio alcuno, prima dall'inflazione che ha riguardato i prezzi degli asset azionari, e più recentemente da quella che ha interessato i prezzi delle case. Aumenti che fanno molto comodo ai possessori degli attivi in questione e, finchè durano, anche all'economia in generale, ma che inevitabilmente finiscono per causare più danni dei benefici creati in prima istanza.
Al di là di ogni chiacchiera autocelebrativa da parte di chi stampa e gestisce il denaro, e parallelamente all'aumento del costo della vita, un altro fenomeno è invece bene evidente. La costante discesa dei tassi degli ultimi venti anni, più che seguire il presunto successo delle banche centrali nel combattere l'inflazione (sempre intesa come aumento dei prezzi) e nel conquistare la stabilità monetaria, ha seguito un altro percorso ben più chiaro: sostenere la crescita economica tramite la leva del credito e del debito, favorendo cioè un ricorso anormale, sempre più ampio e massiccio, al credito. Ad oggi, per ogni sei dollari freschi di stampa che entrano nel circuito creditizio americano si produce appena un dollaro di ricchezza reale. Non sorprende che, nonostante tutti gli elogi sulla produttività, il reddito reale dell'americano medio sia ancora ai livelli del 1977.
Ventisette anni di indubitabile aumento della produttività, effetto dell'innovazione e del miglioramento dei processi produttivi, eppure il reddito reale medio è rimasto lo stesso, annacquato dalla vera e unica inflazione che non conosce pausa (intesa questa volta nella sua accezione originaria di aumento degli aggregati monetari). I prezzi aumentano, i redditi ci stanno dietro a malapena, il costo della vita di conseguenza aumenta, eppure il tenore di vita segue da tempo la stessa traiettoria di queste altre variabili. Il meccanismo, per quanto strano, a questo punto è facilmente comprensibile: l'aumento del tenore di vita non fa più leva sull'aumento del reddito reale (ovvero sulla diminuzione del costo della vita), come succedeva in passato e come dovrebbe essere in condizioni normali, ma esclusivamente sulla produzione di credito e sul ricorso al debito. Una dinamica a sua volta garantita dall'aumento di prezzo dei collaterali, gli asset finanziari e quelli immobiliari, sui quali continuano a scaricarsi, generando un prodigioso effetto ricchezza, tutti i dollari freschi di stampa. Più che un miracolo, solo il più brillante schema di Ponzi mai ideato nella storia dell'uomo che poggia proprio sulla discesa dei tassi di interesse degli ultimi venti anni.
Non è quindi un caso che Greenspan abbia deciso di compiere dei passi “misurati” per uscire dalla situazione di emergenza nella quale si è venuto a trovare negli ultimi anni. Tutta la sostenibilità dello schema dipende da quel tasso di interesse fissato dall'autorità monetaria, che nel giro di pochissimi anni si è ritrovato schiacciato in prossimità della soglia minima già precedentemente raggiunta dal banchiere giapponese. Mentre da un lato ciò ha permesso di estendere lo schema nel tempo e nello spazio raggiungendo limiti ancora sconosciuti, la situazione di emergenza si è trasformata contemporaneamente in una condizione permanente. Quel tasso il sig. Greenspan non lo riporterà mai più ai livelli normali se non forzato dagli squilibri in essere e in progressivo deterioramento. Gli operatori lo hanno capito e nelle ultime settimane hanno prontamente assecondato quel potere di cui ancora dispone. Tutta la curva dei tassi si è pertanto riposizionata quasi mezzo punto percentuale sotto i livelli raggiunti appena venti giorni fa.
Ai fini di una crescita economica reale e sostenibile il tasso di interesse, qualunque tasso di interesse, dovrebbe essere sempre libero di fluttuare come ogni altra variabile di prezzo. Dovrebbe essere determinato dall'interazione di milioni di decisioni individuali, e non essere invece il frutto della manipolazione di un pianificatore centrale che alla crescita reale (indotta dall'aumento del reddito reale) ha preferito sostituire una crescita drogata e apparente (indotta dall'effetto ricchezza prodotto dalle bolle) che alla fine dei conti impoverisce quasi tutti e arricchisce veramente pochi.
Solo quando gli squilibri arriveranno al punto di massima estensione il mercato si ribellerà al suo abile manipolatore. Il tenore di vita reso possibile dallo schema di Ponzi si riadeguerà allora all'aumento del costo della vita riportandoci bruscamente alla concezione del risparmio come unico mezzo per garantire gli investimenti produttivi, la crescita economica, e anche l'adeguata riserva di valore per gli inevitabili giorni di pioggia. Ma soprattutto ci metterà di fronte a una scelta decisiva: decidere di limitare l'intervento dello stato e delle banche centrali nell'economia oppure lasciare loro il potere assoluto di realizzare l'esperimento socialista a tutto tondo. Forse il mercato non è in grado di provvedere al benessere di ciascuno di noi come un buon padre di famiglia dotato di una magica cornucopia, ma sicuramente, tra le diverse alternative, è in grado di garantire, a beneficio del più ampio numero di persone possibile, le migliori condizioni sia di libertà che di benessere.