TBRONX-OIL-V.M. 85 ASTENERSI PERDITEMPO W LU PILU (2 lettori)

quicksilver

Forumer storico
Oddio devo aver scritto qualcosa di grave...:sad::wall:

Veramente non so cos'è.


beh dato che di solito si dice che la curiosità è donna, è gia un ottima cosa che tu non sia stata troppo curiosa da non sapere cos'è dopo 5 anni che se ne parla
ma trattandosi di trading è anche molto grave che tu non sia stata cosi curiosa da sbirciare in giro per il forum andando piu in là di questo 3d e scoprirlo... vergognati! :-o
 

dan24

Forumer storico
beh dato che di solito si dice che la curiosità è donna, è gia un ottima cosa che tu non sia stata troppo curiosa da non sapere cos'è dopo 5 anni che se ne parla
ma trattandosi di trading è anche molto grave che tu non sia stata cosi curiosa da sbirciare in giro per il forum andando piu in là di questo 3d e scoprirlo... vergognati! :-o


lasciamela stare :cool:
 

shabib

Forumer storico
(Dopo l'aggiornamento del forum... e finchè Argema non risolve il problema... lo posto qui)


La via europea per uscire dal marasma
Alfonso Tuor

«Spes ultima dea», ossia la speranza è l’ultima àncora cui aggrapparsi. Questo detto latino è particolarmente appropriato alla situazione attuale dei mercati finanziari. Infatti, mentre procede a velocità spedita il tracollo del settore bancario dei paesi occidentali, molti sperano che il maxipiano americano che il Congresso dovrebbe nuovamente tentare di approvare si riveli la panacea in grado di curare tutti i mali.
Non sarà così, poiché ormai è troppo tardi. Il varo di questo enorme fondo da 700 miliardi di dollari chiamato ad acquistare la «spazzatura» (i cosiddetti titoli illiquidi) prodotti da Wall Street potrà al massimo dare un sospiro di sollievo temporaneo. E di ciò appaiono perfettamente consapevoli gli Stati europei, che, seppure in modo disordinato, hanno scelto la via, sicuramente più adeguata alla gravità della crisi, della nazionalizzione delle banche sull’orlo della bancarotta, come è stato già fatto nei casi della belgo-olandese Fortis, della franco-belga Dexia e in modo indiretto della tedesca Hypo Real Estate. E’ quanto del resto ha confermato ieri il governo francese, che per bocca del primo ministro François Fillon ha dichiarato che «lo Stato non farà fallire nemmeno una banca». In questa direzione va anche la mossa senza precedenti del governo irlandese, che ha deciso di dare una garanzia statale su tutti i depositi e su una parte dei debiti di sei grandi banche irlandesi. La copertura riguarda oltre 400 miliardi di euro di passività, più del doppio del Pil dell’isola. Questa decisione è stata accolta con grande preoccupazione dagli altri paesi (soprattutto dalla Gran Bretagna) che temono un grande deflusso di capitali dalle banche inglesi, la cui attività non è coperta da una garanzia statale, verso quelle irlandesi.
Ma cerchiamo di motivare con ordine la tesi che oramai i giochi sono fatti, che il maxipiano giunge troppo tardi e che ora l’obiettivo deve essere evitare il peggio. L’epicentro della crisi (e non bisogna stancarsi di ripeterlo) è la chiusura del mercato interbancario e di quello monetario, che in tempi normali forniscono la linfa che permette al sistema bancario di funzionare. La chiusura di questi mercati non è provocata solo dagli investitori, che non si fidano più di prestare soldi alle banche, ma dalle banche stesse, che non si prestano più soldi tra loro e che anzi custodiscono gelosamente il bene di questi tempi più prezioso, ossia la liquidità. A conferma di questa tesi basta citare il fatto che la Banca centrale europea è diventata il luogo dove le banche depositano la scarsa liquidità che ancora detengono. Solo lunedì scorso gli istituti di credito hanno depositato presso la Bce 44,4 miliardi di euro, nonostante Francoforte remuneri questi fondi al 3,25%, ossia ad un punto percentuale inferiore al tasso guida europeo e a tassi inferiori di alcuni punti percentuali a quelli che questi istituti potrebbero ottenere se prestassero questi capitali ad altre banche.
La chiusura del mercato interbancario e del mercato monetario non ha provocato ancora il tracollo dell’intero sistema, poiché le Banche Centrali si sono sostituite al mercato con continue iniezioni di capitali. Come è stato scritto, le Banche centrali da prestatori di ultima istanza sono diventati prestatori di prima istanza, irrorando i mercati di una mole di capitali tale da mettere a dura prova i loro stessi bilanci.
Dunque la crisi finanziaria si supera solo se si riaprono i mercati interbancario e monetario. In quest’ottica il maxipiano giunge fuori tempo massimo e appare inadeguato. A conforto di questa tesi basta un esempio. Considerata l’inaffidabilità dei bilanci delle banche e dei giudizi delle società di rating e tenuto conto del grado di sfiducia nei confronti del sistema bancario, non vi è alcuna ragione plausibile per cui un investitore razionale debba correre il rischio di prestare i suoi soldi ad un istituto solo perché il fondo spazzatura di Paulson ha comprato alcune decine di miliardi di titoli illiquidi che la banca deteneva. Lo stesso investitore potrebbe invece essere indotto a prestare i propri capitali ad una banca nazionalizzata o coperta da una garanzia statale (sull’esempio dell’Irlanda), poiché potrebbe ritenere che questo investimento non sia molto più rischioso della sottoscrizione di un’obbligazione emessa dallo Stato. Appare dunque più appropriata la via seguita in questi giorni dalle autorità francesi, belghe, olandesi, tedesche e britanniche per evitare la bancarotta di istituti di credito primari.
Intrigante è la proposta formulata dalla Commissione Europea di cambiare le regole contabili, permettendo alle banche di contabilizzare (non al prezzo di mercato) i titoli tossici che detengono. A prima vista questa proposta non farebbe che aumentare la sfiducia nei bilanci bancari, che già oggi non godono di alcuna credibilità. Ma ad un’analisi più approfondita quest’idea, se accompagnata dalla garanzia degli Stati europei di non permettere il fallimento di alcuna banca, darebbe agli istituti di credito del Vecchio Continente il tempo di ripulire i bilanci e di non essere immediatamente costretti a nuovi aumenti di capitale. Insomma, una «furbata» che potrebbe evitare il rapido precipitare della crisi.
Anche in questo caso non bisogna però cullarsi sulle illusioni. Bisogna agire in fretta, sperando che la garanzia statale permetta di ricreare quella fiducia degli investitori indispensabile per riaprire il mercato interbancario e quello monetario. Altrimenti, considerate l’ampiezza delle cifre in gioco, anche gli Stati potrebbero non farcela. Certamente non ce la farebbero gli Stati Uniti che dipendono dai capitali stranieri. Il vincolo estero, come ha sottolineato ieri l’economista giapponese Kenichi Ohmae, impedisce a Washington di ampliare a dismisura il proprio debito pubblico, se non contratterà con Cina, Giappone e paesi arabi una colossale linea di credito internazionale. Infatti, se è permessa una digressione, non si deve essere tratti in inganno dall’attuale forza relativa del dollaro nei confronti dell’euro. Essa non è un segno di fiducia nei confronti degli Stati Uniti, ma un ulteriore e forte campanello d’allarme. Il dollaro si sta rafforzando, poiché tutti stanno cercando di comprarlo per tappare i buchi provocati dai titoli denominati in dollari. Anche la Banca centrale europea e la nostra Banca Nazionale offrono alle banche liquidità in dollari (e non in euro o in franchi). La crisi sta determinando la distruzione di attivi denominati in dollari e quindi una contrazione dei dollari in circolazione. Il rafforzamento della valuta americana (simile a quello occorso allo yen giapponese negli anni Novanta) è figlio della crisi finanziaria e non della presunta forza dell’economia americana.
Questo enorme dispendio di risorse per salvare un sistema finanziario, che sta affondando a causa delle sue follie, è indispensabile per evitare che insieme alle banche crolli anche l’economia reale, che sta già rapidamente avvitandosi su se stessa. Il vero obiettivo è evitare una nuova Grande Depressione, ossia una calamità simile a quella che negli anni Trenta creò le premesse politiche della Seconda Guerra Mondiale.

01/10/2008 22:57


...ANCHE GLI STATI POTREBBERO NON FARCELA :wall::wall::wall::titanic:


:up: grazie davvero anche perche' STRACONDIVIDO sopratutto :

Il dollaro si sta rafforzando, poiché tutti stanno cercando di comprarlo per tappare i buchi provocati dai titoli denominati in dollari. Anche la Banca centrale europea e la nostra Banca Nazionale offrono alle banche liquidità in dollari (e non in euro o in franchi). La crisi sta determinando la distruzione di attivi denominati in dollari e quindi una contrazione dei dollari in circolazione. Il rafforzamento della valuta americana (simile a quello occorso allo yen giapponese negli anni Novanta) è figlio della crisi finanziaria e non della presunta forza dell’economia americana.
Questo enorme dispendio di risorse per salvare un sistema finanziario, che sta affondando a causa delle sue follie, è indispensabile per evitare che insieme alle banche crolli anche l’economia reale, che sta già rapidamente avvitandosi su se stessa. Il vero obiettivo è evitare una nuova Grande Depressione, ossia una calamità simile a quella che negli anni Trenta creò le premesse politiche della Seconda Guerra Mondiale.
:D
 

maria

Forumer storico
beh dato che di solito si dice che la curiosità è donna, è gia un ottima cosa che tu non sia stata troppo curiosa da non sapere cos'è dopo 5 anni che se ne parla
ma trattandosi di trading è anche molto grave che tu non sia stata cosi curiosa da sbirciare in giro per il forum andando piu in là di questo 3d e scoprirlo... vergognati! :-o


Bah, ma guarda tu... :lol::(
La mia testa non regge mica...:rolleyes:
A parte gli scherzi leggo poco i 3d ...chiamiamoli tecnici. Leggo volentieri siti/libri che parlano di psicologia. Giusto oggi, dopo l'uscita di Dan dalla posizione, pensavo di rispolverarli!
 

gipa69

collegio dei patafisici
Gipa scusa, due parole di spiegazione? io non l'ho mica capito sto schemino :titanic:

allora è la statistica che prende in considerazione ogni qualvolta il Vix ha fatto un nuovo record al rialzo in chiusura come è successo l'altro giorno.
la statistica parte escudendo i primi dieci giorni di misurazione dell'indicatore in quanto in quel periodo si fecero ovviamente diversi nuovi massimi e si considera come si è comportato il mercato dopo un tot di giorni da quello spike e come si è comportato il mercato nelle stesso time frame in tutte le altre situazioni di mercato.

Come si può notare la misurazione comprende 10 nuovi record del Vix in chiusura e su tutti i time frame (da i giorno fino a t+100 giorni) la performance successiva dello spx è stata nettamente superiore alla performance normale dell'indice.
 

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