TBRONX-OIL-V.M. 85 ASTENERSI PERDITEMPO W LU PILU (6 lettori)

PILU

STATE SERENI
perchè non aprono una filiale direttamente nella casa bianca ? almeno lavorano meglio ...

(ANSA) - WASHINGTON, 6 ott - Nell Kashkari, ex Goldman Sachs, sarà il supervisore del piano da 700 miliardi di dollari messo a punto da Paulson. Kashkari è stato nominato assistant secretary del Tesoro per la stabilità finanziaria.(ANSA).

azzo non mi venite a dire che è solo lui l'uomo adatto a risolvere i problemi .... il buon gusto ormai non c'è l'hanno più ... e poi non mi venite a dire speriamo che la situazione non precipiti ... ma che l'inferno se li inghiottisse tutti ...:wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall:
 

Metatarso

Forumer storico
perchè non aprono una filiale direttamente nella casa bianca ? almeno lavorano meglio ...

(ANSA) - WASHINGTON, 6 ott - Nell Kashkari, ex Goldman Sachs, sarà il supervisore del piano da 700 miliardi di dollari messo a punto da Paulson. Kashkari è stato nominato assistant secretary del Tesoro per la stabilità finanziaria.(ANSA).

azzo non mi venite a dire che è solo lui l'uomo adatto a risolvere i problemi .... il buon gusto ormai non c'è l'hanno più ... e poi non mi venite a dire speriamo che la situazione non precipiti ... ma che l'inferno se li inghiottisse tutti ...:wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall:
no, dai, è solo una combinazione... :lol:
Paulson ha detto "giurin giuretta, che diventi una polpetta se non sono assolutamente imparziale" :angel:
 

Metatarso

Forumer storico
Qualche giorno fa parlavamo delle pressioni inflattive provenienti dall'asia, stagflazione ecc ecc.
Ovviamente a bocce ferme.
Ma le bocce non si fermano mai, e la Cina sta schiattando, e le pressioni inflattive globali ora diminuiscono grandemente.



http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2008/10/cina-crisi-finanziaria.shtml

La crisi vista dalla Cina: «Gli americani ci hanno rovinato»
SHANGHAI – "Maledetti americani", impreca l'uomo del borsino. "Sì, maledetti americani, ci hanno proprio rovinato", gli fa eco un altro a fianco a lui. Xu e Zhang fumano nervosamente davanti all'ingresso di una casa di brokeraggio, mentre sparano sentenze al veleno su Wall Street, la politica e l'alta finanza Usa.
I due uomini sulla cinquantina, alla stregua di decine di migliaia di investitori cinesi con il debole per l'azzardo di Borsa, non hanno dubbi: se oggi sono più poveri e inguaiati, è tutta colpa dei loro dirimpettai sulla sponda opposta del Pacifico. È da là che, negli ultimi dodici mesi, è iniziato a soffiare sempre più forte quel vento di sfiducia che ha finito per travolgere il listino di Shanghai, facendolo piombare dai massimi storici a livelli che nessuno, oltre la Grande Muraglia, avrebbe mai più pensato di rivedere. "Gli americani ci hanno rovinato", ripete Zhang sfilando dai pantaloni le tasche vuote. "Un anno fa, avevo circa 180mila yuan sul mio conto azionario. Oggi, me ne restano a malapena 20mila", aggiunge l'uomo del borsino con un amaro sorriso di sconforto.
La storia dirà se il crollo della Borsa Rossa, il listino che nel biennio 2006-2007 aveva messo a segno le migliori performance mondiali, è stata davvero tutta colpa degli americani. O se i cinesi non ci abbiano messo molto del loro. "È una questione che non mi riguarda", dice un giovane impiegato di banca. "Chi ha investito i propri quattrini in Borsa sapeva benissimo che poteva perdere tutto. Era già successo, e neanche tanto tempo prima".

Due diverse percezioni della crisi.
Il terremoto finanziario che sta sconvolgendo il capitalismo mondiale vede la Cina spaccata in due. Da un lato, c'è l'enorme parco buoi (una cinquantina di milioni di persone) che piange, si pente e maledice pensando ai quei 1.700 miliardi di dollari andati in fumo nel giro di un anno. Dall'altro, c'è la stragrande maggioranza dei cinesi, per la quale la crisi finanziaria globale è un affare lontano e remoto. Qualcosa che non li riguarda, ordinarie notizie di sventure altrui da ascoltare distrattamente al telegiornale della sera.
Ma per quanto tempo ancora la crisi dei mutui subprime sarà un mal di testa solo per i cinesi del borsino? Probabilmente, non per molto.
È vero, l'esposizione delle banche del Dragone verso la disastrata finanza Usa è molto contenuta, come hanno tenuto a sottolineare più volte in questi giorni le autorità monetarie di Pechino. Ed è altrettanto vero che, sebbene la Cina sia dopo il Giappone la maggiore finanziatrice del debito americano (il paese detiene 520 miliardi di dollari di Treasury Bond, mentre Tokio ne ha in portafoglio quasi 600), l'unica cosa che oggi potrebbe mettere in ginocchio il gigante asiatico è una dichiarazione di default degli Stati Uniti. Ma questo, nonostante Washington sia alle prese con la peggiore crisi degli ultimi 80 anni, allo stato dei fatti è ancora un rischio improbabile.

Rischio fuga di capitali: la stagione delle Ipo miliardarie è finita
Ciò premesso, la coda del ciclone partito da Wall Street nell'estate 2007, e poi via via cresciuto d'intensità sino ad assumere dimensioni devastanti, sembra destinata a colpire molto presto anche sul mondo della finanza cinese.
"L'eccesso di liquidità globale che negli Stati Uniti ha generato una montagna di sofferenze bancarie, di prodotti finanziari a rischio e di investimenti sbagliati alla fine è arrivata anche in Cina – spiega Manu Bhaskaran, economista di Centennial Group Singapore – Negli ultimi anni, infatti, le aspettative di rivalutazione dello yuan hanno catalizzato una parte consistente di questa liquidità nel paese, creando una bolla speculativa sia in Borsa che nel settore immobiliare. Ora è evidente che un ritiro massiccio di questi capitali potrebbe avere effetti destabilizzanti sul sistema finanziario cinese".
Un sistema finanziario che, nell'ultimo biennio, sfruttando abilmente l'arma del renminbi forte e l'insaziabile appetito degli investitori internazionali per tutto quanto fosse marchiato made in China, ha cavalcato alla grande il momento propizio scaricando sui mercati internazionali una quantità di carta senza precedenti. Dalla primavera 2006 a oggi, Pechino ha lanciato quasi duecento Offerte Pubbliche di Vendita societarie per un controvalore complessivo di circa 100 miliardi di dollari. Ma ora, con questi chiari di luna, la grande stagione delle Ipo è finita.

La crisi finanziaria contagerà l'economia reale
Quel che è peggio, e che ancora sfugge ai cinesi della strada, è che il botto della finanza americana avrà ripercussioni negative anche sull'economia reale del Dragone. È solo una questione di tempo, assicurano gli esperti, sempre più indaffarati a rivedere al ribasso le stime di crescita del prodotto interno lordo cinese. "La congiuntura sta rallentando più rapidamente del previsto", avverte Dong Tao, economista di Credit Suisse. I segnali della frenata sono molteplici: il calo delle vendite di auto, la contrazione dei consumi energetici, la gelata delle transazioni immobiliari, la flessione dei prezzi interni dell'acciaio.

Ma il pericolo maggiore viene dal principale motore dell'economia cinese, cioè dal commercio estero. "Finora le esportazioni hanno tenuto testa alla recessione mondiale, ma già tra qualche mese la crisi finanziaria americana e la rivalutazione dello yuan, soprattutto quella nei confronti dell'euro, si faranno sentire", sostiene l'economista indipendente, Andy Xie.
Nonostante gli sforzi prodotti dal Governo negli ultimi anni, le esportazioni contribuiscono ancora per un terzo alla formazione del prodotto interno lordo del Dragone. L'attesa frenata del made in China, dunque, avrà certamente un impatto depressivo sull'intera economia. "Quando l'economia di un paese dipende in misura rilevante dal commercio estero, e non può contare su un mercato domestico sufficientemente dinamico per compensare il rallentamento dell'export, è normale che il rischio per la crescita economica sia maggiore che altrove", osserva Stephen Roach, presidente di Morgan Stanley Asia.


Il vecchio modello di sviluppo export oriented deve cambiare
Al di là degli effetti negativi che il grande crollo di Wall Street produrrà nei mesi a venire sulla finanza cinese, la lezione principale per il Dragone è proprio questa: le sorti dell'economia di una superpotenza non possono essere legate a doppio filo al ciclo economico internazionale. "Questa crisi deve spingere la Cina a cambiare il proprio modello di sviluppo", dicono ora in coro gli esperti, suggerendo a Pechino la ricetta per affrontare il nuovo corso: rivalutare lo yuan e varare riforme fiscali per stimolare i consumi interni.
La tanto biasimata invasione del made in China nel mondo volge dunque al termine? È prematuro per dirlo. Per ora, Pechino ne gode i benefici: 1.800 miliardi di dollari di riserve valutarie accumulate in meno di cinque anni. Ma, al tempo stesso, fa tutti gli scongiuri del caso. Quasi un terzo di quel tesoretto, infatti, è andato a finanziare il paese più indebitato del pianeta: non sia mai che ai "maledetti americani" salti in mente di combinare qualche altro brutto scherzo.
 

Metatarso

Forumer storico
ne parlavamo già nel 2001, qualunque cosa sia quando le cose si mettono veramente male riesce sempre a salvare mezza situazione
in europa invece scendiamo sempre sino al fondo aspettando che i merikani s'inventino qualcosa
c'è posta per te...
dal PPT...



http://www.treas.gov/press/releases/hp1177.htm
October 6, 2008
Statement by the President’s Working Group on Financial Markets

Washington, DC-- The President's Working Group on Financial Markets issued the following statement today:

Conditions in U.S. and global financial markets remain extremely strained. The President's Working Group on Financial Markets (PWG) is working with market participants and regulators globally to address the current challenges and restore confidence and stability to financial markets around the world.

With the passage of the Emergency Economic Stabilization Act of 2008 (EESA), Congress has granted important new authorities to the Treasury, Federal Reserve, and the FDIC. These new authorities will be employed in conjunction with existing authorities to restore market confidence by strengthening the balance sheets of financial intermediaries and improving overall market functioning.

The diversity of institutions and markets under stress, and the magnitude and complexity of the adjustment underway, requires that the tools available to policymakers, regulators and supervisors be used in forceful and coordinated ways across regulatory and supervisory agencies in the United States and throughout the world. This will involve moving with substantial force on a number of fronts. These broad initiatives are outlined below.
ecc
ecc
 

PILU

STATE SERENI
buon di, chissà ad ottobre dove staranno ...

(ANSA) - WASHINGTON, 7 OTT - Il debito pubblico americano ha sfondato il tetto dei 10.000 miliardi di dollari in settembre. E' quanto si evince dal rapporto 'mensile sul debito' diffuso dal Tesoro americano sul proprio sito internet. Al 30 settembre il debito pubblico americano si è attestato a 10.025 miliardi contro i 9.646 miliardi di agosto. (ANSA).

quasi 400 mld in un mese ... non c'è male .. si può fare di meglio ... mo gli mando tremonti ... ih ih
 

dan24

Forumer storico
io Odio i merkati americani ed odio me stessoooo...sono mesi che ste mer-de si sparano i movimenti di notte sui future o nelle ultime candele per salvare il deretano....aperture in gap ...loro scendono noi dietro e poi chiudono bene...fankullooo

per non parlare delel valute...euro/yen si è sparato 5 figure dai min di ieri sera..aud tornato pure sopra i 0,73 :wall::wall::wall::wall:

mercati del menga :sad:
 

dan24

Forumer storico
poi mi è piaciuta la Merkel...: ognuno si attacchi a sta ceppa e pensi a se stesso...bell'unione europea.....
 

dan24

Forumer storico
se dovessi puntare un euro su chi ricomincerà a svalutare pesantemente..lo punterei di nuovo sui Japan ed il loro merdosissimo Yen...la Boj sicuramente ieri è già intervenuta ...seguro
 

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