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Forumer storico
Oggi mi è capitato di leggere questo:
Così De Benedetti fa pagare Sorgenia alle banche
Il valore dell'azienda verso l'azzeramento: 5 anni fa era di 3,9
miliardi. A coprire il buco ci pensano le banche
Marcello Zacché - Mer, 04/06/2014 - 17:26
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È il sogno di ogni imprenditore: mettere in piedi con 100 euro una
piccola società. Farla crescere e tessere buone relazioni con le
banche e con i media.
Così da invitare a partecipare anche un altro socio al quale
vendere una quota della società. La quale, nel frattempo, non vale
più 100, ma molto di più: lo dicono le banche; lo dice la stampa.
Così il nuovo socio entra, ma il suo 49% di minoranza non lo paga
50 euro, bensì 13 volte di più: 650. Mentre le banche arrivano a
prestare alla società altri euro, fino a 2mila. Ma il sogno non
finisce qui.
Continua, perché nella vita può capitare di sbagliare. C'è anche il
caso che la società, gestita dallo stesso imprenditore, finisca
sull'orlo del fallimento. Eppure anche in questo caso
all'imprenditore non succede granché: dopo essersi ripreso una
buona parte dei suoi 100 euro attraverso i dividendi, con i primi
utili della società, ora non tira fuori più nemmeno un ghello e
lascia che siano le banche a prendersi la sua creatura, che ormai
vale zero. E queste, pur di non farla fallire e perdere una
fortuna, garantiscono al nostro sia la manleva da eventuali
pendenze giudiziarie legate alla malagestione, sia la possibilità
di avere indietro un po' di soldi qualora in futuro la società
dovesse essere risanata e rivenduta con profitto.
Se sostituite «euro» con «milioni di euro» e vi guardate la storia
di Sorgenia, la società elettrica controllata al 53% dal gruppo
Cir, scoprirete che a grandi linee il sogno proibito di ogni
imprenditore si sta avverando fino in fondo per la famiglia De
Benedetti. Domani, all'approvazione del bilancio 2013 di Cir, il
valore di Sorgenia dovrebbe essere azzerato quando appena 5 anni fa
era stimato di 3,9 miliardi. Ma il conto non lo pagheranno i De
Benedetti.
È una storia pazzesca questa di Sorgenia. E lo è anche il suo
imminente epilogo. Ma guai a pensare che finisca così, con
l'accordo delle banche. Questo di Sorgenia appare più come uno
spartiacque tra il passato e il futuro della famiglia di Carlo De
Benedetti, formalmente fuori da Cir dopo aver donato le sue quote
ai figli. Non è possibile che non restino strascichi. Si pensi che
nelle riunioni per Sorgenia, con Rodolfo De Benedetti presidente
Cir, da 8 mesi si scomodano con regolarità i top banker del Paese:
Fabrizio Viola, Federico Ghizzoni, Gaetano Micciché, Pierfrancesco
Saviotti, Victor Massiah. Non le seconde linee, gli operativi del
caso, come avviene di solito. Ma gli amministratori delegati in
prima persona. «Era dal crac Ferruzzi - dice uno di loro - che non
accadeva qualcosa di simile». E pur di fronte a tale drammatica
evidenza di crisi ed urgenza, De Benedetti jr non è mai stato
distensivo. La linea della casa è stata chiara fin da subito: Cir
non mette altri soldi. Nemmeno quei 150 milioni che i top banker
del Paese in persona avevano chiesto più come prova di
ragionevolezza che per apporto di finanza straordinaria.
Per questo c'è da vedere come si metteranno le cose in futuro tra
il gruppo Cir, l'establishment bancario nazionale e la politica,
che con quest'ultimo sta, proprio in questa fase storica, prendendo
nuove misure. I De Benedetti hanno dalla loro l'arma mediatica del
gruppo Espresso-La Repubblica. Che però da un lato è indebolita dai
guai Sorgenia del suo editore; e dall'altro sarà più fragile nella
misura in cui l'editoria, nei prossimi anni, dovesse avere bisogno
proprio di quell'establishment.
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Lo sapete chi alla fine dovrà pagare indirettamente il conto Sorgenia?
Provate ad indovinare.
Non certamente (neanche in minima parte) C. De Benedetti,
lo specialista dello "spezzatino".
il meraviglioso CAPITALISMO COMUNISTA all'italiana
l'imprenditore riceve soldi dallo Stato
se fa utili sono suoi
se fallisce paga lo Stato
geniale