Tempo a Milano - Cap. 1 (3 lettori)

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Grifo104

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Giappone, l'economia esce dalla recessione, +2,2% nel quarto trimestre

L'economia del Giappone è uscita dalla recessione recessione. L'Ufficio di Gabinetto ha comunicato oggi che in base alle sue stime preliminari il PIL è cresciuto ne quarto trimestre del 2014 del 2,2%. Gli economisti avevano previsto una crescita del 3,7%.Nel secondo trimestre e nel terzo trimestre il PIL del Giappone aveva registrato una contrazione, rispettivamente del 6,7% e del 2,3%. Gli economisti parlano di "recessione tecnica" quando l'attività economica di un Paese si contrae per due trimestri consecutivi.
Su base sequenziale il PIL del Giappone è cresciuto lo scorso trimestre dello 0,6%. Gli esperti avevano previsto una crescita dello 0,9%. Il dato del terzo trimestre è stato rivisto al ribasso, da -0,5% a -0,6%.
L'economia nipponica è stata sostenuta negli ultimi tre mesi del 2014 dalle esportazioni e dalle spese del settore pubblico. Il consumo privato è cresciuto su base sequenziale dello 0,3%. Le spese in conto capitale sono aumentate dello 0,1%.


Redazione Borsainside
 

Grifo104

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Cina: Gli investimenti diretti esteri volano a gennaio

Il Ministero del Commercio cinese ha reso noto che gli investimenti diretti esteri nel Paese sono aumentati a gennaio del 29,4% a $13,9 miliardi. Si è trattato del più forte aumento da quasi quattro anni. Tuttavia il balzo è stato dovuto, in buona parte, dalla distorsione stagionale indotta dalle festività del Capodanno Lunare che lo scorso anno erano iniziate il 31 gennaio mentre quest'anno partiranno il 19 febbraio.
Rispetto a dicembre gli investimenti diretti esteri della Cina sono aumentati a gennaio del 4,5%.


Redazione Borsainside
 

Grifo104

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Eurozona, surplus commerciale record a dicembre

La bilancia commerciale della zona euro ha registrato a dicembre un surplus di €24,3 miliardi, in forte aumento rispetto ai €13,6 miliardi dello stesso mese del 2013. Si tratta di un nuovo livello record. Gli economisti avevano previsto €20,5 miliardi.
Il dato di novembre è stato rivisto leggermente al rialzo, da €20 a €21,2 miliardi.
Le esportazioni dell'Eurozona sono aumentate a dicembre, rispetto al mese precedente, del 2,4%. Le importazioni sono scese dell'1,1%.
Durante l'intero 2014 il surplus commerciale dell'Eurozona ha ammontato a €194,8 miliardi, dai €152,3 miliardi del 2013.


Redazione Borsainside
 

Grifo104

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Crisi, 2014 annus horribilis per le aziende, oltre 15 mila fallimenti

La crisi ha pesato fortemente sulle aziende italiane nel 2014. Secondo i dati elaborati da Cerved i fallimenti aziendali hanno toccato lo scorso anno un nuovo record negativo, avendo impatti occupazionali rilevanti.Nel quarto trimestre del 2014 sono state dichiarate fallite 4.479 aziende. Cerved osserva che si tratta di un massimo assoluto per un singolo trimestre dall’inizio della serie storica nel 2001. Il dato ha portato il totale dei fallimenti del 2014 ben oltre quota 15 mila, cui corrisponde un incremento del 10,7% rispetto al record negativo toccato nel 2013.
L’aumento su base annua dei fallimenti ha riguardato tutte le aree della Penisola, con undici regioni su venti che hanno fatto registrare un record storico negativo dal 2001. Dal punto di vista settoriale, le procedure hanno continuato ad aumentare nel terziario e nelle costruzioni, mentre nell’industria i fallimenti si sono attestati sui livelli dello scorso anno, grazie alla dinamica positiva osservata negli ultimi tre mesi dell’anno.
I posti di lavoro persi nelle oltre 15 mila aziende fallite nel 2014 si è attestato a 175 mila, in leggero calo rispetto all’anno precedente (176 mila). Cerved indica che dall'inizio della crisi, nel 2008, nelle 83 mila aziende che hanno aperto una procedura tra il 2008 e il 2014 erano impiegati quasi un milione di addetti.


Redazione Borsainside
 

Grifo104

Forumer storico
Quali implicazioni hanno i tassi negativi?

Recentemente abbiamo messo in luce alcuni problemi con cui i mercati devono fare i conti quando i tassi diventano così negativi. Ovviamente non si tratta più di un dibattito solo teorico, dato che ha implicazioni reali per gli investimenti.
Perché gli investitori accettano tassi inferiori allo zero quando potrebbero detenere liquidità? Per riassumere usando il franco svizzero come esempio, ha senso per un risparmiatore, da un punto di vista puramente economico, non depositare una banconota in franchi svizzeri su un conto bancario che offre un rendimento negativo, dato che gli verrebbe restituita con un valore inferiore, a causa dei tassi negativi. Tuttavia, il risparmiatore assume dei rischi se detiene denaro in moneta fisica, che non beneficia dei vantaggi di sicurezza legati all’uso di un conto bancario (ossia, si paga per una cassetta di sicurezza elettronica).
L’uso del buon vecchio lucchetto chiuso a chiave non è così comodo come un conto corrente, ma diventa più ragionevole man mano che i tassi di deposito scendono sempre più in territorio negativo. Questa domanda di moneta fisica in opposizione a quella elettronica non è limitata ai conti di liquidità. In teoria, quando la struttura per scadenza dei tassi d’interesse scende al di sotto dello zero, gli investitori obbligazionari dovrebbero vendere i titoli in loro possesso e optare per la detenzione di “contanti in una scatola”.
Ma quanto è efficiente questa scelta? Il problema più grosso di usare la carta moneta come strumento di risparmio è che il vantaggio di liquidità imbattibile proprio della sua natura è anche l’aspetto che la rende vulnerabile a incendi e furti. Nell’ottica di un singolo individuo, l’uso di una cassetta di sicurezza antincendio presso una banca o in un posto sicuro fuori casa è il punto di partenza migliore. La soluzione ottimale, però, si basa sulle economie di scala. È facile arrivarci? Un investitore ragiona in termini di diversificazione. Di conseguenza, bisognerebbe distribuire i soldi fra più cassette di sicurezza dislocate in un’ampia varietà di luoghi molto sicuri. Già meglio, ma attualmente non così pratico. Però potrebbe esserci una strada per raggiungere gli obiettivi appena descritti in modo relativamente efficace ed economico.
In un ambiente di tassi d’interesse negativi, probabilmente ci saranno abbastanza investitori che vogliono possedere contanti al portatore, perché una banca o un istituto sviluppi una rete di cassette di sicurezza super-sicure. Ciò significa che sarebbe garantito un alto grado di sicurezza e diversificazione per la collocazione fisica dei contanti. Per rendere il denaro facilmente accessibile da parte degli investitori, si potrebbero emettere certificati di deposito in forma fisica o preferibilmente elettronica. In questo modo, ogni investitore potrebbe trasferire facilmente il proprio denaro, recandosi presso la sede più vicina per depositare o prelevare contanti, o alla banca più vicina se una banca accetta di depositare o prelevare fisicamente il denaro per suo conto.
In sostanza, questa formula diventerebbe un conto bancario in cui il denaro non viene prestato, ma ha un costo di detenzione presso il depositario. In teoria, portando il ragionamento all’estremo, sarebbe anche possibile creare mercati di emissioni derivate negoziate in borsa, legate alla liquidità detenuta presso un depositario, per consentire a individui e grandi istituti di gestire la liquidità come uno strumento di risparmio senza un rendimento negativo. Si potrebbe creare un settore del risparmio nuovo ed efficiente in un ambiente di rendimenti negativi, limitando così il ribasso al di sotto dello “zero bound” per i tassi d’interesse a breve e a lungo termine. Un effetto collaterale sarebbe la necessità di detenere tutti questi risparmi in contante reale, con il conseguente incremento della domanda di banconote fisiche. Se il denaro viene tenuto in custodia e non prestato, l’offerta di moneta nell’economia per le normali transazioni si ridurrà.
Questa situazione comincia ad apparire deflazionistica, vanificando lo scopo della politica di tassi sottozero perseguita. Fintanto che esiste il contante in forma fisica al portatore, è difficile avere tassi d’interesse fortemente negativi in un’economia in cui il debito pubblico e la liquidità sono obbligazioni della stessa entità, in quanto sono realmente fungibili. Nell’ipotesi peggiore, la politica monetaria dei tassi sottozero potrebbe innescare una spirale deflazionistica. Forse la sola politica rimasta per creare inflazione è un QE reale e non prudente.


A cura di Richard Woolnough, M&G Optimal Income
 

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Saipem chiude anche il 2014 in rosso, pesano svalutazioni

Saipem (IT0000068525) ha annunciato oggi di aver chiuso il 2014 in rosso di €230 milioni, dai -€159 milioni dell'anno precedente. A pesare è stata la riduzione di €410 milioni del capitale investito netto, "dovuta alla revisione della vita utile e alla svalutazione di alcune cash-generating unit alla luce del deterioramento dei prezzi del petrolio".Su base adjusted Saipem ha registrato un utile di €180 milioni. L'Ebit si è attestato a €55 milioni (€465 milioni su base adjusted). I ricavi sono cresciuti dell'8,7% a €12,87, grazie a un importante contributo dell'E&C Offshore.
L'indebitamento finanziario netto si è ridotto a €4,42 miliardi, dai €4,76 miliardi al 31 dicembre del 2013, "grazie al miglioramento del capitale circolante e alla risoluzione di alcune negoziazioni in corso sui pending revenues". Si è trattato della prima riduzione dell'indebitamento dal 2011.
I nuovi ordini sono cesciuti a €17,97 miliardi, dai €10 miliardi del 2013. Il portafoglio ordini al 31 dicembre 2014 ammontava a circa €22,15 miliardi (€11,16 miliardi nell’Engineering & Construction Offshore, €6,7 miliardi nell’Engineering & Construction Onshore, €4,28 miliardi nel Drilling), di cui €9,04 miliardi da realizzarsi nel 2015.
Saipem ha espresso prudenza sul 2015 a causa delle incertezze legate all'andamento del prezzo del petrolio e all'evoluzione del progetto South Stream.
La società di ingegneristica petrolifera prevede per il 2015 ricavi tra €12 e €13 miliardi, un Ebit tra €500 e €700 milioni, un utile netto compreso tra i €200 e i €300 milioni e un debito sotto €4 miliardi,escludendo il potenziale impatto della fluttuazione dei tassi di cambio.
A causa dell'incerta situazione di mercato il Consiglio di Amministrazione ha deliberato di proporre all’Assemblea Ordinaria, di mantenere la policy di pay-out finora adottata non prevedendo pertanto alcun dividendo sulle azioni ordinarie per l’esercizio 2014.


Redazione Borsainside
 

Grifo104

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Banche: S&P, riforma popolari positiva per settore, ma no impatto su rating


(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 16 feb - Il decreto di riforma della banche "popolari" approvata dal governo Renzi "potrebbe favorire un maggiore e piu' rapido consolidamento del settore" bancario che in Italia e' fortemente frammentato. Tuttavia non vi sara' alcun impatto di breve periodo sui rating delle banche interessate dal provvedimento. E' quanto scrivono gli analisti di S&P in un rapporto pubblicato questa sera e dedicato all'analisi delle possibili conseguenze del decreto. "S&P - si legge nel rapporto - considera il decreto come positivo per il sistema bancario italiano dato che la piccola dimensionalita' di alcune banche rende difficile per loro assorbire gli effetti di un ambiente operativo e di condizioni economiche persistentemente deboli". Inoltre, prosegue il comunicato, "riteniamo che l'implementazione del decreto potrebbe, nel tempo, aiutare a migliorare gli standard di corporate governance di alcune banche italiane". Ammettiamo, continua il rapporto, che di per se' la creazione di entita' piu' grandi tramite la fusione di istituti di piccole e medie dimensioni non risulta necessariamente in un migliore profilo di credito. Tuttavia "riteniamo che i loro profili finanziari e di business potrebbero beneficiare da combinazioni appropriate e razionalizzazioni delle reti e dalla conseguente maggiore capacita' delle entita' che nasceranno di raccogliere capitali sui mercati".


Cop
(RADIOCOR) 16-02-15
 
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