Tempo a Milano - Cap. 1

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Borsa Tokyo rimbalza, corre il settore ferroviario

Dopo le perdite delle scorse sedute la Borsa di Tokyo ha chiuso oggi in forte rialzo. Il Nikkei ha guadagnato l'1,5% a 19.312,79 punti ed il Topix l'1,7% a 1.554,17 punti.Secondo quanto riporta il quotidiano "Nikkei" il colosso postale-finanziario Japan Post incrementerà la sua esposizione in asset più rischiosi, come le azioni. GPIF, il fondo pensioni pubblico del Giappone, ha inoltre incaricato tre gestori di aiutarlo ad investire nel mercato azionario e in asset esteri.


Estratto da Borsainside
 
Istat, deficit/PIL al 3% nel 2014, pressione fiscale al 43,5%

Il rapporto deficit/Pil dell'Italia è stato nel quarto trimestre del 2014 pari al 2,3%, in aumento dell'1,1% rispetto a quello del corrispondente periodo del 2013. Lo ha comunicato oggi l'Istat.Complessivamente nel 2014 si è registrato un rapporto tra indebitamento netto e Pil pari al 3,0%, con un peggioramento di 0,1 punti percentuali rispetto all'anno precedente.
Nel quarto trimestre 2014 il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un'incidenza sul Pil del 2,4%, inferiore di 1,2 punti percentuali rispetto a quella del terzo trimestre del 2013.
Il saldo corrente è stato anch'esso positivo, con un'incidenza sul Pil dello 0,5% (1,2% nel quarto trimestre del 2013).
Nel quarto trimestre 2014, le uscite totali sono aumentate, in termini tendenziali, del 2,6%; la loro incidenza rispetto al PIL è stata del 57,6% (56,1% nel corrispondente trimestre dell'anno precedente). Le uscite correnti sono aumentate del 2,3% e quelle in conto capitale del 6,6%.
Nel quarto trimestre del 2014 le entrate totali sono aumentate, in termini tendenziali, dello 0,8%; la loro incidenza sul PIL (55,3%) è salita di 0,8 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2013. La pressione fiscale è stata pari al 50,3%, superiore di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Nel complesso del 2014, le uscite totali sono aumentate dello 0,8% rispetto all'anno precedente e il corrispondente rapporto rispetto al Pil è stato pari a 51,1% (50,9% nel 2013); le entrate totali sono aumentate dello 0,6%, con un'incidenza sul Pil del 48,1% (+0,1 punti percentuali rispetto al 2013). La pressione fiscale è risultata pari nel 2014 al 43,5%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto all'anno precedente.


Redazione Borsainside
 
USA, richieste sussidi disoccupazione in calo a 268.000 unità

Il Dipartimento del Lavoro ha comunicato oggi che la scorsa settimana le nuove richieste di sussidi alla disoccupazione (Jobless Claims) sono calate negli USA di 20.000 unità a 268.000 unità. Gli economisti avevano previsto 285.000 unità.
Il dato della settimana precedente è stato rivisto da 282.000 a 288.000 unità.
La media mobile delle ultime quattro settimane, che viene considerata più attendibile perchè meno volatile, è scesa di 14.750 unità a 285.500 unità.
Il numero delle richieste continuative è sceso nella settimana terminata lo scorso 21 marzo a 2,325 milioni unità. Si tratta del più basso livello dal dicembre del 2000. Gli esperti avevano atteso un aumento a 2,424 milioni unità.


Redazione Borsainside
 
USA, deficit commerciale in forte calo a febbraio

Il Dipartimento del Commercio ha comunicato oggi che il deficit della bilancia commerciale degli USA è sceso a febbraio del 17% a $35,4 miliardi. Si tratta del più basso livello dall'ottobre del 2009. Gli economisti avevano atteso -$42 miliardi.Il forte calo del deficit commerciale degli USA è stato dovuto ai minori prezzi del petrolio.
Il dato di gennaio è stato rivisto, da -$41,8 miliardi a -$42,7 miliardi.
Le esportazioni degli USA sono scese a febbraio dell'1,6% a $186,2 miliardi ovvero ai minimi dall'ottobre del 2012. A pesare è stata la forza del dollaro.
Le importazioni degli USA sono del 4,4% a $221,7 miliardi. Si tratta del più basllo livello da quasi tre anni.


Redazione Borsainside
 
USA: Gli ordinativi all'industria tornano a sorpresa a salire

Il Dipartimento del Commercio ha comunicato oggi che gli ordinativi all'industria (Factory Orders) sono aumentati negli USA a febbraio dello 0,2%. Si è trattato del primo aumento da sette mesi. Gli economisti avevano previsto un calo dello 0,5%.Il dato di gennaio è stato rivisto al ribasso, da -0,2% a -0,7%.
Escluso il settore dei trasporti gli ordinativi all'industria sono aumentati a febbraio dello 0,8%.


Redazione Borsainside
 
Forex: La corsa del dollaro non è ancora finita?

Abbiamo commentato in diverse occasioni l’attuale ossessione del mercato nel tentare di evincere significati nascosti da ogni parola dei politici. La parola del momento è “pazienza”. Dato che negli ultimi anni l’economia degli Stati Uniti sta recuperando terreno più rapidamente rispetto al resto dei Paesi occidentali, l’entità e le tempistiche di un aumento dei tassi d'interesse negli USA restano uno degli argomenti più discussi dagli investitori. Di conseguenza la Federal Reserve si trova in una situazione delicata: la banca centrale statunitense sta cercando di bilanciare i tentativi di una comunicazione aperta con il mercato assieme al desiderio degli investitori di cogliere al volo qualsiasi allusione (sia essa intenzionale o inavvertita) in grado di offrire indizi volti a risolvere l’enigma.
Pertanto siamo arrivati alla riunione della Fed con la parola “pazienza” attentamente vagliata da parte di tutto l’universo. È facile guardare con disinvoltura a una cosa simile, ma, anche se l’abbandono della parola pazienza non ci offre neanche lontanamente tutte le informazioni che vorrebbero i commentatori di mercato rispetto alle prospettive macroeconomiche degli Stati Uniti, fattori del genere possono avere un certo peso in termini di movimenti di mercato a breve termine. Nell’estate 2013 la parola “tapering” scatenò una forte ondata di vendite sui mercati dei titoli di Stato USA. Questa volta sembra che gli investitori abbiano deciso di concentrarsi sui mercati valutari, in parte per via delle mosse recenti di politica monetaria della Banca Centrale Europea, assieme ai 21 Paesi che hanno diminuito i loro tassi di interesse negli ultimi mesi.
I movimenti valutari recenti sono stati piuttosto estremi. Negli ultimi sei mesi il dollaro si è apprezzato non solo rispetto alle divise dei Paesi emergenti, ma anche a quelle degli altri Paesi principali. Da inizio settembre 2014, il real brasiliano è sceso di quasi il 30% rispetto al dollaro statunitense, l’euro ha perso quasi il 17% e lo yen giapponese il 12%. Le oscillazioni del mese scorso sono state particolarmente accentuate, come illustrato dall’euro passato di recente da 1,14 a 1,06 rispetto al dollaro nel giro di pochi giorni (dal 20 febbraio al 12 marzo 2015).
Quanto potrà continuare a rafforzarsi ancora il biglietto verde? Prevedere con accuratezza le fluttuazioni spot delle valute è un compito impossibile. E rispetto ad attività che prevedono un carry positivo (ad es., se la valuta di destinazione sta offrendo un rendimento positivo), i pronostici su un futuro percorso del dollaro sono ancora più carichi di incertezze. Ma quando consideriamo l’importante divergenza fondamentale che ha determinato il recente comportamento dei mercati valutari, sembra plausibile che il dollaro possa registrare un ulteriore balzo in avanti, soprattutto rispetto all’euro e allo yen.
Gli ultimi anni di misure straordinarie ci hanno condotto ad un punto di divergenza fortemente inusuale nella politica monetaria globale. Non si tratta solo di tempistiche, con la Fed in anticipo di alcuni mesi, come già successo in passato, ma piuttosto della direzione e degli imperativi della politica. La storia ci insegna che quando i Paesi avviano politiche asimmetriche, le conseguenze possono essere notevoli e sorprendenti a livello di portata. Dato che gli Stati Uniti sono praticamente l’unico Paese che sta mettendo in atto un inasprimento della politica, mentre buona parte del resto del mondo sta adottando politiche distensive, ci troviamo di fronte ad un contesto che favorisce grosse oscillazioni dei cambi esteri mentre gli investitori riposizionano le loro “ancore di valore”.
Abbiamo già assistito ad una sostanziosa oscillazione del dollaro. Ma in contrasto con la nozione secondo la quale il prezzo più elevato di oggi “anticipa” meramente rendimenti futuri che, razionalmente, prevale in altri mercati degli asset, tali ingenti oscillazioni potrebbero generare ulteriore vigore in quanto gli investitori cercano di ristabilire un’ancora psicologica per il valore della valuta, con i precedenti punti di riferimento messi in discussione e scartati.
A inizio 2015, la parità euro-dollaro appariva ancora molto lontana, con un floor di cambio di circa 1,20 apparentemente giustificato dal rapporto standard tra tassi di interesse a breve termine. A metà marzo è stata toccata una minima decennale di 1,06. E all’improvviso dobbiamo riportare i nostri dati e le nostre menti ancora un po’ più indietro nel tempo per rivalutare cosa sia plausibile. Date le forti disparità che dovrebbero permanere nelle linee di politica, un dollaro più forte/euro più debole dovrebbe probabilmente essere ciò che a questo punto ci aspettiamo. Con questo in mente, ci sembra il caso di prendere in prestito una frase di Ronald Reagan dei primi anni ottanta e dichiarare: “E non avete ancora visto niente!”


A cura di Steven Andrew, gestore del fondo M&G Income Allocation
 
Crisi: Potere di acquisto fermo nel 2014, cala il risparmio

Il potere di acquisto delle famiglie consumatrici, tenuto conto dell'inflazione, è rimasto nel 2014 invariato. Lo ha comunicato oggi l'Istat.
Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in valori correnti è invece aumentato dello 0,2%.
Nel 2014 la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari all'8,6%, registrando un calo di 0,3 punti percentuali rispetto all'anno precedente.
I dati del quarto trimestre

Nel solo quarto trimestre il potere di acquisto delle famiglie consumatrici è calato, tenuto conto dell'inflazione, dello 0,5%, mentre è aumentato dello 0,8% rispetto al quarto trimestre del 2013.
Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in valori correnti è diminuito dello 0,4% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,8% rispetto al corrispondente periodo del 2013.
Nel quarto trimestre del 2014 la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari all'8,6%, in diminuzione di 0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2013.


Redazione Borsainside
 
COFFEE- Chiusura - 02/04/2015 - entrato LONG (sul TS di Medio-Lungo periodo)


Il COFFEE – X4-TS è entrato LONG sul contratto KCK15 – May ’15 , Flat & Reverse leggibili sul grafico


 
Ultima modifica:
Istat, deficit/PIL al 3% nel 2014, pressione fiscale al 43,5%

Il rapporto deficit/Pil dell'Italia è stato nel quarto trimestre del 2014 pari al 2,3%, in aumento dell'1,1% rispetto a quello del corrispondente periodo del 2013. Lo ha comunicato oggi l'Istat.Complessivamente nel 2014 si è registrato un rapporto tra indebitamento netto e Pil pari al 3,0%, con un peggioramento di 0,1 punti percentuali rispetto all'anno precedente.
Nel quarto trimestre 2014 il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un'incidenza sul Pil del 2,4%, inferiore di 1,2 punti percentuali rispetto a quella del terzo trimestre del 2013.
Il saldo corrente è stato anch'esso positivo, con un'incidenza sul Pil dello 0,5% (1,2% nel quarto trimestre del 2013).
Nel quarto trimestre 2014, le uscite totali sono aumentate, in termini tendenziali, del 2,6%; la loro incidenza rispetto al PIL è stata del 57,6% (56,1% nel corrispondente trimestre dell'anno precedente). Le uscite correnti sono aumentate del 2,3% e quelle in conto capitale del 6,6%.
Nel quarto trimestre del 2014 le entrate totali sono aumentate, in termini tendenziali, dello 0,8%; la loro incidenza sul PIL (55,3%) è salita di 0,8 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2013. La pressione fiscale è stata pari al 50,3%, superiore di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Nel complesso del 2014, le uscite totali sono aumentate dello 0,8% rispetto all'anno precedente e il corrispondente rapporto rispetto al Pil è stato pari a 51,1% (50,9% nel 2013); le entrate totali sono aumentate dello 0,6%, con un'incidenza sul Pil del 48,1% (+0,1 punti percentuali rispetto al 2013). La pressione fiscale è risultata pari nel 2014 al 43,5%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto all'anno precedente.


Redazione Borsainside


Con una pressione fiscale del 50% non si va da nessuna parte.
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

Users who are viewing this thread

Back
Alto