Industria: Mediobanca, nel 2015 vendite -1,3%, rallenta spinta estera ma margini su
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 11 ago - Meno vendite, anche perche' e' in frenata il treno dell'export, ma con un ben augurante aumento dei margini. In un quadro complessivamente debole e lontano dai livelli pre-crisi soprattutto per la redditivita', l'indagine annuale sui 'Dati cumulativi' di 2060 societa' italiane realizzata dall'Ufficio Studi di Mediobanca porta qualche segnale di ottimismo, giustificato anche dalla varieta' delle performance dei vari settori. Lo studio, che esamina le sole attivita' realizzate in Italia (incluso quindi l'export, ma non l'estero-su-estero), l'industria e i servizi italiani nel 2015 hanno segnato un calo delle vendite dell'1,3%, con una decelerazione della crescita all'export (+0,5% dopo +3,1% nel 2014) e una flessione del mercato interno del -2,2%, in attenuazione dal -3,7% dell'anno precedente. Dopo il 2011, che aveva visto un aumento complessivo delle vendite dell'8,5%, con un brillante +18,2% all'estero e un ragguardevole +4,7% domestico, il trend si conferma dunque debole, con un mercato interno asfittico e mentre si affievolisce il traino dell'estero, che resta pero' determinante soprattutto per la manifattura. Comunque, il 2015 non e' stato un anno sottotono per tutti: le aziende private (vendite +0,9%) sono andate decisamente meglio delle pubbliche (-8,9%), affossate dal petrolio (-20,2%) e dal settore energia elettrica e gas (-2,4%), ma anche con +3,8% per le local utilities non elettriche. Spicca, per contro, la manifattura (+3,4%), soprattutto di grandi dimensioni (+6% ma grazie all'effetto Fca, senza c'e' un calo del 2,7%). Tiene il terziario (+1,3%) grazie alla grande distribuzione (non solo alimentare) e ai trasporti. E' un vero boom nelle costruzioni per i grandi contractor di opere pubbliche (+6,7%) grazie ai contratti esteri. Dal picco pre-crisi, nel 2008, il fatturato delle aziende e' complessivamente in calo del 4,2%. In crescita solo i gruppi maggiori (+5,7% ma sempre per l'effetto Fca) e soprattutto le medie imprese (+6,9%) e made in Italy (+1%), che assieme compongono il vero 'zoccolo duro' della manifattura italiana. Tra i vari settori la maglia nera va all'editoria (-38,5% il fatturato dal 2008) assieme ai prodotti per l'edilizia (-37%). Nel 2015 - segnala inoltre l'indagine dell'Ufficio Studi di Mediobanca - la spinta dell'estero e' stata forte sulla manifattura, con un aumento dei ricavi del 4,5% e ha portato benefici diffusi per le medie imprese (+2,3%), le medio-grandi (+4,9%) e le big (+7,2%). Segno meno, invece, per le aziende pubbliche (-13,5%), nonostante il trading energetico (EEG: +4,5%). Di tutto rilievo le performance delle costruzioni (+25%) grazie ai cantieri esteri dei grandi player del settore. Nel 2015-14 il fatturato domestico arretra del 6,4% per le aziende pubbliche e dell'1,1% per le private. La manifattura segna +2,2% e la Gdo +2,6%. Si piegano al segno meno sul mercato nazionale anche le costruzioni (-9,4%), che tanto brillano all'estero. Allargando l'orizzonte al periodo 2015-2008, a livello di settori sono i grandi gruppi di costruzione a guadagnare la maglia rosa per vendite complessive, con un aumento del 39%. Seguono il settore pelli e cuoio (+37%), tutto l'alimentare (bevande +19,6%, conserviero +15,4% e dolciario +13,2%), le local utilities (+22,9%) e i trasporti (+15,6%). L'automotive si avvantaggia ancora una volta dell'effetto Fca con +12%). Sul fronte opposto, oltre a editoria e prodotti per l'edilizia, ci sono l'impiantistica (-32%), il petrolio (-28%) e tlc (-24%). L'export conferma il suo ruolo chiave nelle vendite anche sul 2015-2008, con un aumento complessivo del 19%, che arriva al 34% per i gruppi pubblici ed e' del 15,8% per i privati. Le medie imprese si distinguono con +25,6% contro il 20% delle grandi e il made in Italy registra un cospicuo +12%. Anche sui margini il quadro autorizza un accenno di ottimismo rispetto al 2014. L'aumento complessivo del Mon nel 2015 e' dell'8,3%, quale risultato tra il -17% delle aziende pubbliche e il +17,7% delle private. La manifattura arriva a +15,7% e il made in Italy a +4,2%. Se pero' su allunga lo sguardo all'indietro, i livelli pre-crisi restano un miraggio: rispetto al massimo segnato nel 2007, la flessione e' del 32% per le 2060 imprese, con -43% per le pubbliche e -28% per le private. Segno decisamente negativo anche per la manifattura (-19%). Ma anche in questo quadro ci sono due eccezioni: le medie imprese con +4,6% e il Made in Italy con +2,8%, che si confermano i due alfieri della crescita.
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(RADIOCOR) 11-08-16