TFR: l'unica via logica è quella del rinvio di sei mesi

giuseppe.d'orta

Forumer storico
Soltanto tre settimane fa, la Covip (l'organo di vigilanza sui fondi pensione) ha terminato di deliberare le disposizioni attuative della riforma della previdenza integrativa. Fra i lavoratori regna moltissima confusione.
Secondo un sondaggio promosso dal settimanale Economy (eseguito selezionando su oltre 1000 contatti un campione rappresentativo di 379 individui, quindi un po' pochini...), l'89% dei lavoratori dipendenti italiani, oggi, saprebbe che entro giugno dovrà decidere la destinazione del suo Tfr. Solo la metà ha già fatto la sua scelta. Di questi, circa tre quarti lo lasceranno in azienda, il 13% lo destinerà ad un fondo negoziale chiuso, il 5% a un fondo aperto, e il restante 10% a un piano individuale pensionistico.
Secondo un sondaggio più approfondito pubblicato ieri da "Il Sole 24 ore" , alla data del 18 Giugno 2007, cioé a meno di due settimane dalla data di scadenza, ancora il 42% degli intervistati dichiara avere poca a nessuna informazione.
Fra le ragioni di coloro che hanno scelto di lasciare il TFR in azienda, il 20% dichiara di averlo fatto perché non ha informazioni chiare.

In un contesto come quello descritto da queste analisi, visto e considerato che non vi è nessuna urgenza di "chiudere la partita" entro il 30 Giugno 2007, la soluzione ragionevole sarebbe di concedere una proroga per il meccanismo del silenzio-assenso.
Questo e quello che suggerirebbe il buon senso, ma non sembra essere quello che ha in mente il Ministro Damiano.
Sempre ieri, infatti, Giovanni Pollastrini, consulente del ministro Cesare Damiano, ha dichiarato, "la scadenza è quella, non abbiamo intenzione di creare altra confusione a soli undici giorni [dal 30 giugno] e confidiamo di raggiungere l'obiettivo".

Francamente, una volta constatato che gli italiani non hanno ancora sufficiente informazione in materia di previdenza complementare, non comprendiamo perché mai ostinarsi con una data che non ha alcun senso. L'informazione fatta dal Governo su questo tema è –a voler essere buoni– insufficiente. Invece di prenderne atto, il Ministro sembra orientato verso una impuntatura incomprensibile.
Da parte nostra, non possiamo che ribadire che tutti i lavoratori che reputano di non avere ancora sufficienti informazioni dovrebbero fare una cosa molto semplice: firmare il modulo per lasciare il TFR in azienda e prendersi poi tutto il tempo necessario per fare in primis un'analisi della propria situazione previdenziale pubblica, poi uno studio indipendente sul funzionamento dei fondi pensione e poi decidere il da farsi.
 
giuseppe.d'orta ha scritto:
firmare il modulo per lasciare il TFR in azienda

fatto. io ho deciso di lasciare il TFR in azienda perchè se avessi aderito al fondo di categoria, non avrei potuto cambiare idea.

assurdo, i soldi son miei e non posso cambiare idea in modo completamente libero se il fondo ha gestito male i soldi ? :clava: :clava:
 
Più o meno, nella mia esperienza, mi trovo con questi numeri.

Circa un dieci percento dei lavoratori ha aderito ad un fondo pensione (aperto o negoziale), il rimanente novanta percento ha optato a lasciare il Tfr in azienda/Inps.
 
Secondo me non andiamo ne bene ne male.

Il "trasferimento forzoso" riguarderebbe solo i nuovi lavoratori...

Poi sono contento per tutti quelli che hanno deciso di lasciare il TFR in azienda, se non altro per non farsi fregare dai fondi di categoria...

Tutta questa faccenda è un' ulteriore conferma che l'attuale governo non sà fare il suo lavoro... peccato che non sò se in Italia ci sia qualcuno che sappia fare stò lavoro di governare un paese...

MAH!

:ciao:
 

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