Thread Ufficiale Unificato delle Discussioni Politiche Generali (3 lettori)

favorevole a Monti?

  • si

    Votes: 6 27,3%
  • no

    Votes: 14 63,6%
  • indifferente

    Votes: 2 9,1%

  • Total voters
    22

@lr

Banned
al momento il paese è in mano al duo bossi-berlusconi ... avete visto in che condizioni sono entrambi. traetene le vostre conclusioni.....
 

ConteRosso

mod sanguinario
Si è legata mani e piedi a Silvio
secondo me ha fatto un errore tragico, doveva toglierli la fiducia
ed andare a votare , avrebbe avuto una migliore visibilità
così invece potrebbe pagare in termini di voti
c'è da segnalare che il PD è diventato il primo partito italiano
il sorpasso sulle intenzioni di voto di Emg
 

tontolina

Forumer storico
IL PATTO DELLA PROSTATA - GILBERTO ONETO, TEORICO DELLA SECESSIONE, SPIEGA PERCHÉ BOSSI INGOIA OGNI POLPETTA AVVELENATA RIFILATA DAL BANANA: “TRA LORO C’è UN PATTO FIRMATO DAL NOTAIO, PER CUI LA LEGA NON SI RIBELLERÀ MAI” - BERLUSCONI AVREBBE SCUCITO GLI SCHEI NECESSARI PER I DEBITI DEL CARROCCIO E PER CANCELLARE LE QUERELE CHE PENDEVANO SU “LA PADANIA” - “BOSSI VORREBBE PASSARE LA MANO A MARONI MA ‘LA BANDA DEL BUCO’ (LA MOGLIE, REGUZZONI, ROSI MAURO) GLIELO IMPEDISCE”…


Elisabetta Reguitti per "il Fatto quotidiano"
GILBERTO ONETO Tanto per intenderci, Gilberto Oneto è uno che quando detta il suo indirizzo mail non pronuncia il suffisso "it". Al massimo lo sostituisce con itterizia. Si è iscritto alla Lega di Bossi nel 1986 e ha rinnovato la tessera fino al 2006. Architetto, giornalista è studioso dell'autonomismo delle regioni padano-alpine. Nel 1996 viene nominato responsabile dell'identità culturale nel "Governo della Padania".
Per anni - prima di entrare in polemica con la dirigenza leghista - ha tenuto rubriche settimanali di storia identitaria sul quotidiano La Padania e su Radio Padania Libera. Per Libero ha praticamente riscritto la storia del Risorgimento in salsa leghista. Amico e collaboratore di Gianfranco Miglio, Oneto conosce la Lega da dentro.
All'Infedele di Lerner lei ha confermato che tra Lega Nord e Berlusconi esiste un patto firmato da un notaio in virtù del quale i dirigenti del Carroccio non potranno mai ribellarsi al Cavaliere.
Un fatto risaputo da tutti nel partito e scritto anche in diversi libri (il primo fu Leonardo Facco nel suo ''Umberto Magno'', ndr). Quel patto esiste. Un accordo tra due persone (Bossi e Berlusconi ndr.), che quindi non ha la valenza legale ma poco importa. Quel pezzo di carta per Bossi è un patto d'onore che verrà rispettato fino alla morte.
BOSSI BERLUSCONI Quanto è costato l'accordo?
A Berlusconi, sembrerebbe, i soldi per saldare i debiti della Lega e per cancellare centinaia di querele che pendevano sul quotidiano di via Bellerio (che al tempo titolava: "Berlusconi, sei un mafioso? Rispondi", mettendo in prima pagina le foto di Riina, Brusca, Bagarella, Berlusconi e Dell'Utri ndr.). A Bossi costa accettare e farsi andare bene le scelte più immonde.
Come quando nel '98 alla Camera dei deputati la Lega Nord votò contro la richiesta di arresto di Cesare Previti, uomo di fiducia di Berlusconi?
In qualche modo fu l'anno della svolta per la Lega che smise i panni di movimento per indossare la cravatta d'ordinanza di un partito che di "sì" in "sì" ha addirittura accettato la guerra in Libia, contravvenendo persino all'articolo 11 della Costituzione. Argomento questo che peraltro mi sembra abbia avuto poco peso anche per lo stesso presidente della Repubblica, che sulla vicenda non ha mosso un dito. Ma tornando alla missione in Libia che senso ha andare a Pontida proclamando che ora bisogna ritirarsi? La dichiarazione di guerra non l'ha fatta certo Harry Potter e i leghisti di Roma dove se ne stavano? Ora si sono inventati la trovata della guerra a tempo...
Bossi e Maroni Del raduno di domenica cosa rimane?
Un Bossi che cerca di fare il punto su una situazione difficile in cui si è cacciato da solo. Per la prima volta in 20 anni il popolo ha interrotto il discorso del Capo - mai accaduto prima - urlando se-ces-sione. Poi quel tentativo, quasi vano, di ufficializzare il passaggio di testimone a Roberto Maroni.
Perché quasi vano?
Perché faranno di tutto per non permetterglielo.
Chi?
Quelli della "banda del buco" che generalmente i giornali definiscono come quelli del "cerchio magico" fatto dalla moglie (assente a Pontida ndr) all' interno del quale stanno, come dei figuranti, i vari Francesco Belsito (tesoriere della Lega), Marco Reguzzoni, Federico Bricolo e Rosi Mauro. Bossi di tanto in tanto cerca di sfuggire a quella presa mortale perché si è reso conto che è arrivato il momento delle consegne. Sono convinto che proprio nel discorso di Pontida, quando ha parlato dei 15 anni di politica, abbia cercato di farlo capire anche a Berlusconi.
Rosi Mauro,47 anni,con Renzo Bossi,21 anni,e Umberto Bossi,68 anni Quindi cosa accadrà?
Bossi pensa che Roberto Maroni sia l'uomo giusto, anche se non sarà mai un leader semplicemente perché non ne ha le caratteristiche. In fondo Maroni è uno che preferisce stare tranquillo, ma è l'unico che può evitare lo sfacelo della Lega. Un'altra ipotesi è che a Maroni venga almeno concesso di fare da traghettatore verso i diversi appuntamenti congressuali dove si scanneranno gli uni con gli altri. Alla fine vincerà il migliore magari proprio riuscendo a fare fuori i vari "leccachiappe e cadregari".
Cesare Previti - Copyright Pizzi E poi?
Poi sarà ora che anche gli altri partiti si sveglino, compresa la sinistra. Il futuro è nelle Leghe quelle che, però, a Roma non ci vanno. Parlo di identità autonome siano esse liberali, ma anche cattoliche. Mi chiedo: che fine hanno fatto le proposte autonomiste di Cacciari e Chiamparino che sembrano rientrati nella dimensione monolitica di un partito unico. A lei sembra che in Catalogna stiano forse male? Io penso che l'autonomia farebbe bene a tutti. E guardi che in fondo i militanti della Lega sono arrabbiati perché chi è andato a Roma si è dimenticato quello che sta scritto nello statuto della Lega.
Marco-Reguzzoni Cioè?
L'indipendenza della Padania.
FEDERICO BRICOLO Secessione?
No, quello è uno strumento e non il fine. Io parlo di autodeterminazione che, come diceva Gianfranco Miglio, significa libera scelta di stare con chi si vuole e con chi ci vuole. Quello è l'unico vero obiettivo. Poi però mi chiedo come sia possibile definirsi indipendentisti e contemporaneamente fare il ministro "di Polizia" dello Stato italiano.
 

@lr

Banned
prontamente accorpato ... ehehe ...


bè tontolina, la tesi di Oneto comincio a ritenerla verità. Non credo che ci possa essere altra spiegazione. C'è uno strappa sempre più evidente tra "vertici" (e che vertici... pensa solo a bossi e calderoli ) e base....

o si sono votati al suicidio o c'è un qualche contratto.

esco dal thread perché l'accorpamento mi dà l'orticaria.
 

tontolina

Forumer storico
Vale più Bisignani che tutto l'elettorato italiota

se non ricordo male
la Santadechè si presentò alle elezioni con un suo partito:"LA DESTRA",
perchè non le piaceva la fusione per incorporazione di Alleanza Nazionale in Forza Italia

gli elettori la bocciarono e non fu eletta... cioè non ottenne neppure il necessario per diventare deputata...

e che fa BISIGNANI della P4?

Bisignani: «Mi sono speso per fare sottosegretario la Santanché»

L'interrogatorio del 28 marzo scorso davanti ai pm di Napoli che indagano sulla P4

ROMA - Racconta di sé Luigi Bisignani, presentandosi la prima volta ai pubblici ministeri di Napoli che l'hanno inquisito per il reato di associazione segreta: «La mia storia parte da lontano, ed è una storia di relazioni; mio padre, dirigente della Pirelli, era una persona molto in vista che è morta quando io avevo 16 anni lasciandomi, appunto, molte "relazioni, in primis con Andreotti, con Stammati e con altri».

Fece il giornalista all'agenzia Ansa e in quella veste - dice - conobbe Licio Gelli «che mi dava notizie, tant'è che io diedi la notizia della perquisizione a Castiglion Fibocchi». Era il 1981, e da lì vennero fuori gli elenchi degli affiliati alla Loggia P2, in cui compariva anche il nome di Bisignani: «Ma io non ho mai messo piede in una loggia massonica, e non sapevo di essere iscritto alla P2».



Poi si dedicò all'organizzazione dei Mondiali di calcio in Italia del 1990, e «dopo il distacco mi annoiai di fare il giornalista e andai a fare il direttore generale della sede di Roma del Gruppo Ferruzzi». Comincia un'altra carriera, arrivata fino ad oggi: la carriera di un grande tessitore agevolato dalle conoscenze con persone che nel frattempo hanno assunto un ruolo primario nella vita politica ed economica del Paese: «Ho conosciuto Berlusconi tanti e tanti anni fa, quando non era neppure cavaliere del Lavoro». E forse per questo Bisignani è stato in grado, negli ultimi anni, di muoversi dietro le quinte della coalizione politica di centro-destra. Come nel caso dell'attuale sottosegretario per l'attuazione del programma, Daniela Santanchè.


L'aiuto alla Santanchè
«Si trovò in un momento di difficoltà quando il segretario di Alleanza nazionale era Gianfranco Fini, che la esautorò da tutti gli incarichi del partito», spiega Bisignani, che le diede dei consigli: «Suggerii alla Santanchè di approdare alle file de La Destra, dove avrebbe avuto un ruolo di primo piano e una maggiore visibilità. Di seguito il mio consiglio si rivelò sbagliato, poiché La Destra andò molto male alle elezioni del 2008, anche perché Berlusconi non permise, diversamente da quanto io avevo previsto, l'apparentamento elettorale». Più che previsioni, erano promesse ricevute: «Preciso che Berlusconi, con cui avevo parlato, mi aveva promesso che questo apparentamento elettorale ci sarebbe stato, perché in tal modo avrebbe prosciugato ulteriormente il bacino elettorale in cui attingeva Fini. Io, forte di questo incontro che avevo avuto con Berlusconi, avevo consigliato la Santanchè in tal senso».
Seguì una netta rottura politica tra la donna e il presidente del Consiglio, che scatenò «una violenta campagna elettorale che vide contrapposti i due». La Santanchè rimase fuori dal Parlamento, e l'amico Bisignani le andò in soccorso: «Mi spesi per farla riavvicinare al Pdl e poi per farle avere un incarico di governo. Ne parlai sia con Verdini che con Letta e Berlusconi. Costoro mi dissero che per loro non c'erano problemi, però c'era il veto di Fini. A questo punto io mi impegnai per convincere i finiani a togliere questo veto. Presi i contatti con La Russa, Ronchi e soprattutto con Bocchino, che infine fu decisivo nel senso che durante un pranzo a Montecitorio, presente lo stato maggiore del Pdl, sicuramente fra gli altri Fini e Berlusconi, i coordinatori e i capigruppo parlamentari, Bocchino annunciò che era stato tolto il veto alla Santanchè da Fini, che a sua volta annuì. Il racconto di questo incontro mi è stato fatto da un po' tutti i protagonisti».
Successivamente si sono consumate altre rotture, e oggi la Santanchè i finiani sono nuovamente su fronti opposti.

Cosa che non impedisce a Bisignani di mantenere rapporti con tutti. Da un lato l'imprenditrice scesa in politica e oggi fedelissima berlusconiana, dall'altro Italo Bocchino e i finiani finiti all'opposizione: «In questo scenario politico si innesta la mia attività collaborativa, senza fini di lucro, a favore della Santanchè. In pratica feci stringere i rapporti tra lei e la famiglia Angelucci... In seguito questo rapporto si istituzionalizzò con una iniziativa che io stesso le consigliai, e cioè la costituzione di una vera e propria concessionaria di pubblicità denominata Visibilia, che poi è diventata la società che ha raccolto per circa un anno la pubblicità degli Angelucci».

Le richieste di Bocchino
In favore di Bocchino, invece Bisignani intervenne per provare a riattivare i finanziamenti pubblici per il giornale napoletano il Roma: «Bocchino mi riferì che per motivi di chiara vendetta politica la presidenza del Consiglio, per mano del responsabile dell'editoria Elisa Grande, aveva congelato i contributi. Su richiesta di Bocchino mi interessai personalmente della cosa in quanto ben conosco la dottoressa Grande, che mi confermò che il finanziamento era stato bloccato, ma mi spiegò che il suo ufficio non aveva responsabilità, in quanto si trattava di un atto dovuto... Per dimostrarmi che non si trattava di vendetta politica mi disse che analogo trattamento era stato riservato ai giornali di area berlusconiana, quali Libero, perché era collegato con il giornale Il Riformista».
In una telefonata con Bocchino, Bisignani fa riferimento all'«Ente più grosso amico mio», e ai magistrati spiega: «Dico che sono amico dell'Eni perché sono molto legato a Scaroni (amministratore delegato e direttore generale dell'Ente, ndr) e da sempre all'Eni. Ho facilitato la costituzione di rapporti commerciali tra Visibilia, ovvero la Santanchè, e Eni, Enel e Poste». E ancora: «In alcune conversazioni io parlo con Bocchino di voti e di votazioni dal momento che volevo evitare le elezioni anticipate».



«Dicono che sia massone»
Tra le centinaia di testimonianze raccolte dai pm Woodcock e Curcio, ce ne sono alcune che confermano la rete di rapporti intessuta e per certi versi «confessata» dal manager. Come quella del ministro per l'Ambiente Stefania Prestigiacomo, che nel suo interrogatorio sostiene: «Bisignani mi ha contattato nella primavera del 2010 perché era interessato, mi pare tramite la Ilte (la società di cui è socio, ndr) a stampare talune pubblicamenti del ministero dell'Ambiente, ma poi non se n'è fatto nulla...So che Bisignani ha aiutato politicamente la Santanchè, sia quando la stessa era contro Berlusconi sia poi a riconciliarsi con Berlusconi... Ritengo che Bisignani abbia rapporti particolari con Dagospia, dico ciò perché spesso mi diceva di guardare il sito in oggetto».
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E Lorenzo Borgogni, direttore centrale delle relazioni esterne di Finmeccanica: «Bisignani ufficialmente lavora alla Ilte, in ogni caso io so che è molto legato a Letta e Scaroni e che ha "le mani in pasta" in tante cose; a tale proposito posso dire che ha grande influenza sull'Eni.
Alfonso Papa (l'ex magistrato deputato del Pdl, indagato nell'inchiesta napoletana) me l'ha presentato Luigi Bisignani a casa di Daniela Santanchè in occasione di una cena circa due anni fa... Quella sera ho avuto l'impressione che il Bisignani e il Papa fossero molto legati... Negli ambienti romani è noto che il Bisignani sia massone, tuttavia non posso dirlo con certezza dal momento che io non sono massone, né nessuno mai me lo ha chiesto».
Giovanni Bianconi
22 giugno 2011(ultima modifica: 23 giugno 2011)
 

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