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da http://www.portel.it/news/news2.asp?news_id=8415
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Il pericolo americano, secondo Soru
Giovedì 18 Settembre 2003
In un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, Renato Soru, fondatore di Tiscali, lancia l'allarme: c'è il rischio che la Rete diventi un altro possibile mezzo di colonizzazione culturale, politica e industriale da parte degli Stati Uniti. Così come, in passato, il cinema e la televisione hanno imposto in tutto il mondo i modelli americani, anche Internet potrebbe alimentare, con maggior forza, questa tendenza.
L'Europa ha già perso la battaglia per il software e rischia adesso di perdere anche quella per i servizi Internet. Non basta, a parere di Soru, il fatto che l'Europa sia riuscita a difendersi bene nel particolare settore dei cellulari. Per il futuro, il pericolo è che si stabilisca, anche nel settore dei servizi Internet, il predominio assoluto della tecnologia e dell'industria americana.
Già adesso le aste sono dominate da eBay, i libri da Amazon, le ricerche da Google e le directories da Yahoo e il turismo da Espedia. Un esempio: una persona che sta a Milano cerca un albergo di Torino con Google che sta in America. E mentre cerca l'albergo, Google gli dice anche dove andare in vacanza, dove comprare i biglietti e tutta una serie di informazioni che generalmente corrispondono a servizi offerti da aziende USA.
Il problema non è che gli americani sono più bravi. Il vantaggio è che loro possono partire da un mercato domestico di oltre trecento milioni di persone e, con questa forza iniziale, è più facile invadere i mercati esteri. In Europa, invece, le aziende partono da bacini d'utenza nettamente più piccoli e, di conseguenza, non hanno la forza per valicare i confini.
In definitiva, secondo Soru, esiste un vero problema di difesa della sovranità europea. E cita, come esempio positivo, il progetto Galileo per i sistemi satellitari GPS. Non si tratta, precisa Soru, di innalzare nuovi muri in un territorio come Internet che, per sua natura, rifiuta qualsiasi tipo di barriera. Si tratta di non accettare passivamente la legge del più forte e di cercare di vincere almeno qualche partita, se si vuole rimanere protagonisti del cambiamento. Si tratta di garantire uno sbocco commerciale reciproco anche ai prodotti europei in territorio americano.
Soru non ritiene che questa posizione sia una nuova versione di protezionismo o un'altra occasione di guerra commerciale fra Stati Uniti ed Europa. Ritiene che quest'ultima dovrebbe essere più attiva per dare più occasioni di sviluppo all'industria europea dei servizi.
In definitiva, Soru ripropone il vecchio problema: Internet è il veicolo dell'imperialismo culturale americano? Però varrebbe la pena di chiedersi come si colloca, in questo quadro, il fatto che proprio Tiscali, poche settimane fa, abbia fatto un accordo con Microsoft, l'impresa simbolo dell'imperialismo americano del software, per lanciare in Europa un importante servizio di musica online.
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Saluti da High Tech
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Il pericolo americano, secondo Soru
Giovedì 18 Settembre 2003
In un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, Renato Soru, fondatore di Tiscali, lancia l'allarme: c'è il rischio che la Rete diventi un altro possibile mezzo di colonizzazione culturale, politica e industriale da parte degli Stati Uniti. Così come, in passato, il cinema e la televisione hanno imposto in tutto il mondo i modelli americani, anche Internet potrebbe alimentare, con maggior forza, questa tendenza.
L'Europa ha già perso la battaglia per il software e rischia adesso di perdere anche quella per i servizi Internet. Non basta, a parere di Soru, il fatto che l'Europa sia riuscita a difendersi bene nel particolare settore dei cellulari. Per il futuro, il pericolo è che si stabilisca, anche nel settore dei servizi Internet, il predominio assoluto della tecnologia e dell'industria americana.
Già adesso le aste sono dominate da eBay, i libri da Amazon, le ricerche da Google e le directories da Yahoo e il turismo da Espedia. Un esempio: una persona che sta a Milano cerca un albergo di Torino con Google che sta in America. E mentre cerca l'albergo, Google gli dice anche dove andare in vacanza, dove comprare i biglietti e tutta una serie di informazioni che generalmente corrispondono a servizi offerti da aziende USA.
Il problema non è che gli americani sono più bravi. Il vantaggio è che loro possono partire da un mercato domestico di oltre trecento milioni di persone e, con questa forza iniziale, è più facile invadere i mercati esteri. In Europa, invece, le aziende partono da bacini d'utenza nettamente più piccoli e, di conseguenza, non hanno la forza per valicare i confini.
In definitiva, secondo Soru, esiste un vero problema di difesa della sovranità europea. E cita, come esempio positivo, il progetto Galileo per i sistemi satellitari GPS. Non si tratta, precisa Soru, di innalzare nuovi muri in un territorio come Internet che, per sua natura, rifiuta qualsiasi tipo di barriera. Si tratta di non accettare passivamente la legge del più forte e di cercare di vincere almeno qualche partita, se si vuole rimanere protagonisti del cambiamento. Si tratta di garantire uno sbocco commerciale reciproco anche ai prodotti europei in territorio americano.
Soru non ritiene che questa posizione sia una nuova versione di protezionismo o un'altra occasione di guerra commerciale fra Stati Uniti ed Europa. Ritiene che quest'ultima dovrebbe essere più attiva per dare più occasioni di sviluppo all'industria europea dei servizi.
In definitiva, Soru ripropone il vecchio problema: Internet è il veicolo dell'imperialismo culturale americano? Però varrebbe la pena di chiedersi come si colloca, in questo quadro, il fatto che proprio Tiscali, poche settimane fa, abbia fatto un accordo con Microsoft, l'impresa simbolo dell'imperialismo americano del software, per lanciare in Europa un importante servizio di musica online.
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Saluti da High Tech