Finmeccanica pronta a cedere asset americani
30 luglio 2011
In uno dei periodi più difficili della sua storia recente, con il mercato tradito dalla revisione delle stime 2011, con il titolo ai minimi del 1998 e con le indagini della magistratura sul top management e sul presidente Pier Francesco Guarguaglini, Finmeccanica dà il via libera all'operazione di cessione di alcuni asset della
Drs Technologies, azienda statunitense leader nel settore dei servizi e dei prodotti elettronici integrati per la difesa: per un valore che si dovrebbe attestare attorno ai
700 milioni di euro.
Finmeccanica avvia l'operazione affidando, secondo le indiscrezioni, la vendita della controllata alla banca d'affari
Morgan Stanley, il consulente finanziario che avrà il compito di organizzare un'asta dove tra i potenziali acquirenti ci dovrebbero essere player industriali americani attivi nel settore della difesa. L'operazione, che ha avuto il beneplacito dell'amministratore delegato, Giuseppe Orsi, e del direttore generale Alessandro Pansa, servirà a ridurre il debito del gruppo italiano di circa 600 milioni di euro.
Orsi, che è arrivato alla guida del gruppo Finmeccanica nello scorso mese di aprile dopo il periodo trascorso in Agusta Westland, ieri peraltro in un comunicato ha voluto sottolineare alla comunità finanziaria che «i dati del primo semestre non riflettono il potenziale di crescita di Finmeccanica» e che «io e i miei colleghi siamo fermamente convinti che l'attuale valore del titolo sottovaluti ampiamente il valore del gruppo».
Il manager ha del resto ripreso in mano il dossier della cessione delle attività di Drs Technologies dopo che nell'ultimo mese sarebbero arrivate diverse manifestazioni d'interesse da parte di gruppi industriali americani, in particolare per la divisione Drs sustainment systems. Finmeccanica ha comprato Drs Technologies nel 2008: l'operazione aveva consentito al gruppo italiano di consolidare il proprio ruolo a livello mondiale nell'ambito delle forniture di sistemi integrati per la difesa, inserendosi nel mercato Usa, ma era costata cara: sul tavolo erano stati messi 5,2 miliardi di dollari (3,4 miliardi di euro) compresa l'assunzione di 1,2 miliardi di dollari di indebitamento netto. Ora la strategia, anche alla luce di una razionalizzazione delle attività e della necessità di una riduzione dell'esposizione verso il mondo bancario, prevede la cessione di alcune attività per una cifra che potrebbe attestarsi sui 700 milioni di euro.
Un intervento che non era mai entrato ancora a regime, a causa dell'ultimo giro di nomine nella società controllata dal ministero dell'Economia.
Resta da capire come il mercato, che aspetta ad ottobre il nuovo piano industriale, reagirà al piano di dismissioni. Anche ieri il titolo è stato penalizzato a Piazza Affari con una discesa del 6,9% dopo il crollo di giovedì (-17,3%) ai minimi dal 1998. Del resto, quasi tutti i maggiori broker hanno rivisto al ribasso i loro giudizi: da Intermonte, fino a Equita e Cheuvreux. Sotto accusa ci sono i tagli sulle stime di ordini nel 2011 a 19 miliardi dai 20 miliardi precedentemente previsti con metà della riduzione (per 500 milioni) collegata al deconsolidamento del 45% di Ansaldo Energia, ceduto al fondo First Reserve.
Finmeccanica ha chiuso inoltre il primo semestre con un utile netto di 456 milioni a cui ha contribuito per 443 milioni proprio la plusvalenza netta frutto della cessione del 45% di Ansaldo Energia. Sono andati in ribasso tutti gli altri indicatori: l'ebita adjusted è diminuito del 25% a 440 milioni, mentre i ricavi sono peggiorati del 3% a 8,43 miliardi. Le cause di queste difficoltà? Eventi geopolitici come il caso della Libia, ma anche problematiche strutturali, derivanti da fattori interni connessi all'andamento industriale di alcuni settori di business, come l'aeronautica e i trasporti (relativamente al segmento dei veicoli), con un insoddisfacente processo di acquisizione di ordini.