Trading bar 2012 by Windjets friends

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Ciao BYE BYE
anche io ho in carico l'ultima tranche intorno a quel prezzo....Se dovessimo attenerci alle ipotesi tracciate in questi giorni
dovremmo essere in prossimità del massimo di questo mensile e da qua potrebbe, nella migliore delle ipotesi, solo consolidare.
Quindi se io dovessi proprio disfarmene mollerei qui intanto che il future batte un doppio massimo rispetto a ieri.
Spero di essere stato utile.
Ciao

Come non detto, massimo di ieri appena superato
 
Ciao BYE BYE
anche io ho in carico l'ultima tranche intorno a quel prezzo....Se dovessimo attenerci alle ipotesi tracciate in questi giorni
dovremmo essere in prossimità del massimo di questo mensile e da qua potrebbe, nella migliore delle ipotesi, solo consolidare.
Quindi se io dovessi proprio disfarmene mollerei qui intanto che il future batte un doppio massimo rispetto a ieri.
Spero di essere stato utile.
Ciao

Certo grazie. Ogni parere è utile.

BYE BYE
 
Buongiorno a tutti. Vorrei chiedere un consiglio sul gas: vorrei disfarmi dell'ultima tranche acquistata di lev in carico a 0,079. A quanto cerchereste di vendere ?

BYE BYE

ciao bye,
io ho alleggerito a 0,0728 per 1/10 di posizione.
-5% sul buy (0,077)
-27% sul pmc :eek::eek::wall:

si accumulano minus :(

credo di rientrare col doppio in area 2,6 di futures... forse qualche tik sotto... ancora non so...
 
limite dell'impossibile 2,795...
non dovrebbe quindi rompere 2,8 su quest'onda riazista...

seguiamo :)


ciao Matley,
che storia sto gaz...:sad: mi ha già ciulato due volte negli anni, ma io niente, sempre sul luogo del delitto devo tornare. Giuro che se ne esco meno malconcio di come sono, non voglio più sentirne parlare.

qualcuno mi da indicazioni sulla Maria? si è fatta sette candele rosse di fila, oggi bene...che ci si possa fare un giro? :help:

:ciao:
 
ciao Matley,
che storia sto gaz...:sad: mi ha già ciulato due volte negli anni, ma io niente, sempre sul luogo del delitto devo tornare. Giuro che se ne esco meno malconcio di come sono, non voglio più sentirne parlare.

qualcuno mi da indicazioni sulla Maria? si è fatta sette candele rosse di fila, oggi bene...che ci si possa fare un giro? :help:

:ciao:
ciao barone,
oggi il forum era ko...

abbassato l'entry point sul gas. Domani provo in area 2,49

quella zozza di maria è viscida... scappa via... 0,756 - 0,732 - 0,698 sono i miei ingressi.

dax completa la 3 in area 6547/6550? :-?
poi la 4 e la 5 dovrebbe star sopra i 6600?
free che dici? :D:D

la 1 di 3 ha fatto ca 400pts
la 3 di 3 ne farà 550-600
da 5650 farebbe ca 6100
…forse 6000 non bastano?:cool:

28,4 sh dax ISIN FR0010869495 è da provare
 
Italia più povera di 20 anni faindagine Bankitalia segnala un calo del reddito medio reale dal 1191 al 20120. Aumentano i poveri tra il 2008 e il 2010 e la ricchezza si concentra di poco



L’ultima indagine della Banca d’Italia, che ha monitorato i bilanci delle famiglie italiane del 2010, offre spunti interessanti, per capire non soltanto le dimensioni della crisi economica in Italia, ma anche per confrontarla con quella degli anni precedenti e comprenderne l’evoluzione.
E il primo dato è agghiacciante: il reddito medio lordo, in termini reali, risulta nel 2010 inferiore a quello del 1991 del 2,4%. In sostanza, oggi mediamente una famiglia guadagna in Italia meno di venti anni fa, se teniamo presente il tasso d’inflazione. Tuttavia, si chiarisce nella stessa indagine che nello stesso lasso di tempo è diminuito il numero dei componenti medio delle famiglie, mentre esso è risultato in aumento tra il 2008 e il 2010, passando da 2,5 a 2,53.

Reddito annuo delle famiglie

In particolare, il reddito medio netto annuo è stato nel 2010 per una famiglia di 32.714 euro, pari a 2.726 euro al mese. La ricchezza media netta per famiglia, ossia la somma dei valori di attività reali e finanziarie detenute, al netto delle passività, è stata pari a 163.875 euro. Questa è risultata essere leggermente più concentrata, rispetto a due anni prima, quando il 10% delle famiglie deteneva il 44,3% della ricchezza complessiva, dato che passa al 45,9% nel 2010 e che comunque non mostra livelli anomali, specie se rapportato agli indici delle altre economie in Europa e in tutto l’Occidente.
Cresce, invece, di un punto percentuale il numero dei poveri, pari al 14,4%. Tra gli stranieri, la percentuale è altissima, al 40%. Questa cifra è data dal numero di quegli individui, che hanno un reddito annuo inferiore alla metà della mediana, pertanto, convenzionalmente, nel 2010 risultava povero chi possedeva un reddito inferiore a 1.400 euro mensili. Su questo punto, va fatto un ragionamento, perché le cifre non sempre fotografano in sé la situazione reale del Paese. Il dato di riferimento è, infatti, nazionale. Tuttavia, sappiamo che il costo della vita varia di realtà in realtà, da città a periferia, da regione in regione, tra nord e sud. Considerare povero un individuo con reddito inferiore a 1.400 mensili potrebbe essere un dato veritiero in molte realtà urbane del centro-nord dell’Italia, ma potrebbe avere scarso significato in molte realtà meridionali.

Ricchezza nord – Ricchezza sud

E’ questo il motivo per cui, ad esempio, al sud risulta mediamente povera una famiglia su quattro, contro una su venti del nord. Pur ammettendo che esiste certamente un problema povertà nel Meridione, esso non sarebbe, tuttavia, di queste dimensioni, se si considerassero dati più localizzati, aderenti alle caratteristiche economiche almeno della regione in cui si vive. Questa precisazione si rende necessaria per un’economia così duale come l’Italia.
Tornando alla ricchezza, sul lato delle passività, troviamo che esse sono costituite in larga misura proprio dai mutui immobiliari e riguardano soprattutto la fascia di famiglie con reddito medio-alto, tipicamente con capo-famiglia di età inferiore ai 55 anni e con lavoro autonomo. La percentuale delle famiglie indebitate è del 27,7%. Quelle indebitate per acquisto o ristrutturazione di immobili sono l’11,4% dei nuclei familiari.

Investimento casa

E che la casa sia l’investimento per eccellenza per gli italiani lo dimostra anche il numero piuttosto alto delle famiglie che vivono in immobili di proprietà, pari al 68,4%, mentre solo il 21% vive in affitto, il 7,4% a titolo gratuito (ad es., la casa dei genitori), il 2,8% in usufrutto e lo 0,3% a riscatto. Questi dati dimostrano che negli ultimi 30 anni è costantemente diminuito il numero delle famiglie in affitto, mentre è cresciuto quello di chi vive in case di proprietà. Riguardo al triennio 2008-2010, si è osservato un leggero calo di quanti vivono in affitto, in case di proprietà o a riscatto, pari allo 0,3% ciascuno, mentre è cresciuta dello 0,9% la percentuale delle famiglie che vivono in usufrutto o a titolo gratuito.
Altro dato che suggerisce anche una diversificazione della crescita è quello che riguarda al modo in cui sono aumentati i redditi reali tra il 1991 e il 2010. Per i lavoratori dipendenti, il loro reddito “equivalente” è cresciuto solo del 3,3%, mentre per i lavoratori autonomi del 15,7% e per i pensionati e altri in condizioni non lavorative dell’11,5%. Questi dati tengono conto del numero dei componenti delle famiglie.

Dal punto di vista delle famiglie: meno guadagno, più spesa

Ma le famiglie come considerano la propria condizione reddituale? Nel 2010, il 29,8% reputava il proprio reddito insufficiente a coprire le spese; il 10,5% lo considerava più che sufficiente, mentre un largo 59,7% segnalava una situazione intermedia.
Lancia l’allarme l’Adoc, che sottolinea come i dati di Bankitalia dimostrino che le famiglie italiane percepiscono un reddito medio del 40% (39,6%) inferiore alla media europea. E la cosa è più grave, secondo l’associazione, perché in Italia il costo della vita è più alto che altrove e sottrae l’83% del reddito, contro l’appena 43% della Germania, il 58% della Francia e il 68% della media europea.
In pratica, da noi si guadagna di meno e si spende di più e questo determina in prospettiva una caduta della capacità di risparmio.
 
giorno a tutti,

La Fed stimolerà la crescita per tutto il 2012 e molto oltre

La Fed annuncia tassi stabili fino al 2014 per stimolare la crescita economica. In passato, però, i miglioramenti nel mercato del lavoro sono sempre coincisi con un atteggiamento monetario restrittivo.

Lo scorso agosto la Banca Centrale statunitense aveva sostanzialmente assicurato tassi ufficiali invariati (nel range 0%-0,25%) fino a metà 2013, il FOMC dell’altro ieri ha addirittura prolungato questa policy ultraaccomodante di ben 18 mesi, fino a tutto il 2014.
Non solo, perché la Fed non ha nemmeno escluso ulteriori azioni, se necessarie, quali un nuovo programma di quantitative easing, con ulteriori acquisti di bond dopo i 2.300 miliardi di USD già in portafoglio dopo il QE1 e Qe2.
Infine, è stata dichiarata una specifica accezione di inflation targeting, ovvero un obiettivo di crescita annua dei prezzi del 2%, inteso però non come limite massimo, ma come livello tendenziale nel lungo periodo, superabile se l’altro obiettivo, quello dell’occupazione, trovasse impedimenti contingenti.
Verdetto quindi oltremodo positivo per Wall Street, basato una chiara visibilità sui tassi monetari attesi nei prossimi anni (prossimi a zero) e, al tempo stesso, sulle aspettative inflazionistiche (intorno al 2%), e quindi anche, implicitamente, la dinamica prevedibile dei tassi a medio-lungo termine.
La Fed quindi si ripropone in modo ben diverso rispetto alla nostra BCE, che invece ha come prioritario l’obiettivo di stabilità dei prezzi, anche se, a ben vedere, pur se formalmente sempre ancorata al suo monomandato, persegue obiettivi “secondari” di stabilità e rafforzamento congiunturale con modalità alternative (mi riferisco al LTRO a tre anni, che peraltro verrà replicato a febbraio).
La Fed è forse più trasparente, ma non per questo esente da critiche: inondare il sistema di liquidità gratis è l’unica via? Che succederà se la ripresa del mercato del lavoro, e con essa dell’intero apparato economico, si consoliderà nei prossimi mesi? Dovrà “ritrattare” le promesse di oggi ed intervenire sui tassi, come ha sempre fatto negli anni addietro (cfr. grafico sotto)?
Se del caso, vorrà dire che la decisione dell’ultimo FOMC sarebbe stata un po’ esagerata, quasi dettata da un certo “panico” da parte della massima autorità monetaria USA, cui, francamente, non ci si riesce mai ad abituarsi!
Storicamente la politica della Fed è diventata restrittiva ogniqualvolta si è verificato un miglioramento del mercato del lavoro, sarà così anche stavolta?
 
Stato
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