Educational e FAQ Trading, finanza e psicologia: elementi di base

sempre dall'articolo di Rubalteli
OTTIMISMO e RENDIMENTI

Gli investitori a volte mostrano un'eccessiva fiducia nelle proprie abilità (optimistic bias); in molte attività le persone si giudicano più brave della media anche quando ciò non è vero. Ad esempio la maggioranza degli automobilisti ritiene di essere un guidatore migliore della media.

Uno studio di Fenton O'Creevy, Nicholson, Soane e William (1998) mostra che nei mercati finanziari l'eccessiva fiducia nelle proprie capacità porta ad ottenere risultati più scarsi. Infatti chi ha un più elevato livello di fiducia in sé stesso ottiene profitti inferiori. Lo studio di questi ricercatori mostra anche che gli investitori più sicuri di sé tendono a modificare di frequente il loro portafoglio, forse spinti dalla loro impressione di essere più capaci degli altri. Coerentemente con questi risultati anche Barber e Odean (2000) attribuiscono la tendenza degli investitori a modificare i loro portafogli all'eccessiva sicurezza in sé stessi. Inoltre chi modifica più spesso il proprio portafoglio tende ad avere dei ritorni inferiori dal momento che ogni transazione comporta anche dei costi.
Questi investitori ottengono in media un ritorno lordo simile a quello di chi mantiene sostanzialmente inalterato il proprio portafoglio tuttavia il loro guadagno netto è significativamente inferiore avendo costi più elevati da scontare.
Olsen (2000) ritiene che l'eccessiva sicurezza nelle proprie capacità sia una strategia di ragionamento che si è sviluppata per ragioni evolutive e di adattamento alla vita quotidiana. In primo luogo secondo questo autore ci sarebbe un'asimmetria tra emozioni positive e negative per cui la sicurezza in sé associata alla soppressione di emozioni negative permetterebbe di affrontare anche situazioni ambientali molto critiche mantenendo un buon livello di motivazione. In secondo luogo le persone non sarebbero in grado di percepire le covariazioni tra diverse variabili; perciò l'accumularsi di differenti informazioni alternative tra loro viene giudicato come un serie di prove differenti tutte favorevoli ad un certo dato e non come una serie di evidenze interscambiabili.

Strategie confermative nella valutazione dell'andamento futuro degli investimenti
Le persone a volte agiscono cercando di confermare le loro ipotesi sull'andamento futuro delle borse. In realtà sarebbe molto meglio andare alla ricerca di informazioni che possono falsificare le ipotesi iniziali. Infatti solo in assenza di informazioni contrarie rispetto alle proprie opinioni si può ragionevolmente sostenere di avere ragione. Un esperimento condotto da Forsythe, Nelson, Neumann e Wright (1992) che ha utilizzato dei mercati sperimentali ha suggerito che gli investitori che utilizzano una strategia non confermativa ottengono i profitti migliori. Inoltre questi investitori
hanno una minore tendenza al falso consenso, cioè a ritenere che la maggioranza delle persone abbia le loro stesse opinioni.
Va detto che le strategie di tipo confermativo potrebbero essere meno utilizzate dagli investitori professionali poiché la loro expertise potrebbe averli condotti a comprendere l'inadeguatezza di questo tipo di ragionamento.

CONTABILITA' MENTALE (mental account; Thaler, 1991; Shefrin e Thaler, 1992).
La contabilità mentale riguarda il modo in cui le persone si rappresentano le loro azioni in termini di guadagno e di perdita. In alcuni casi le persone possono utilizzare un solo conto mentale generale che comprende tutte le operazioni compiute in un certo periodo. In questo caso si parla di conti mentali integrati che rappresentano la differenza tra ciò che l'individuo ha guadagnato e perso. In altre situazioni le persone utilizzano conti mentali separati rappresentandosi per esempio i guadagni e le perdite in due conti mentali differenti. In questo caso l'individuo valuterà le strategie per ridurre le
perdite in modo indipendente da quelle per incrementare i guadagni.
Secondo Thaler (1999) la prospettiva di chiudere un conto in perdita e di dover dichiarare il mancato guadagno è vissuta in modo "doloroso" dagli investitori e per questo motivo essi tendono a non vendere titoli che stanno perdendo valore. Ciò potrebbe, per esempio, spiegare perché le persone tendono a vendere troppo presto i titoli in rialzo e a tenere troppo a lungo i titoli in ribasso (Shefrin e Statman, 1985).
Benartzi e Thaler (2001) hanno studiato la relazione tra il modo in cui gli investitori decidono di allocare i risparmi in un portafoglio di investimento e la loro tendenza ad utilizzare una contabilità mentale di tipo separato per le diverse opzioni possibili per la creazione del portafoglio. Ai partecipanti al loro esperimento venivano proposte diverse opzioni tra cui decidere come allocare i risparmi da investire. Si osservò che quando sono disponibili due fondi di cui il primo investito in
azioni ed il secondo investito in bond le persone investono metà del loro patrimonio nel primo fondo e metà nel secondo. Tuttavia se ai due fondi iniziali si aggiunge un terzo fondo investito in azioni si osserva che le persone dividono equamente i loro investimenti tra i tre fondi costruendo così un portafoglio costituito per due terzi da azioni e per un terzo da bond. Si può supporre che gli investitori valutano le tre opzioni separatamente e non come parti di uno stesso portafoglio. Tuttavia
se con due soli fondi disponibili si investe metà del patrimonio sul fondo azionario e l'altra metà del patrimonio in obbligazioni allora anche nelle altre situazioni si dovrebbe ottenere un portafoglio costituito al cinquanta per cento da azioni ed al cinquanta per cento da bond indipendentemente dal numero di opzioni che costituiscono il portafoglio dell'investitore. Questi risultai si configurano come un evidenza della scarsa capacità degli investitori individuali ad interpretare il concetto di diversificazione del portafoglio.
 
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Grazie Ginopelo!
personalmene ritengo meriti un approfondimento alla prossima riunione del nostro forum

sono felice che questo argomento possa interessare :V certo addirittura approfondirlo ad una riunione beh questo non saprei, forse è un pò troppo di nicchia :)
oltretutto io non sono neanche un esperto, nel senso che all'università scelsi un altro indirizzo (psicologia clinica e di comunità) ma psicologia generale e del pensiero e kahnemann mi erano rimasti impressi (si parla dell'altro millennio, ancora non aveva vinto il nobel e io manco lo sapevo prima di scrivere questo thread :)) dal biennio comune
a complicare ancor di + le cose è il fatto che ho imparato l'arte e l'ho messa da parte, cioè non ho proseguito nell'ambito "stretto" della psicologia..
 
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RISCHIO/RENDIMENTO
Olsen (1997a) ha dimostrato che la percezione del rischio in campo finanziario può essere ricondotta a quattro attributi: la possibilità di ottenere una perdita ingente; la possibilità di ottenere un rendimento inferiore agli obbiettivi iniziali; l'abilità di gestire le perdite; il livello di consapevolezza finanziaria dell'investitore. Olsen ha anche affermato che le differenze tra individui relative alla percezione del rischio degli investimenti sembrano dipendere in particolar modo da quanto le persone si sentono capaci di gestire le eventuali perdite.

Ci sono diversi dati che sottolineano come la valutazione del rischio di un investimento non sia effettuata dagli individui in modo oggettivo. In molti casi nemmeno gli esperti tengono in reale considerazione gli indici finanziari di rischio delle diverse attività finanziarie. Anche gli analisti
sono influenzati dal grado di familiarità con l'informazione: infatti considerano meno rischiosi i titoli scambiati negli asset finanziari più familiari rispetto a titoli appartenenti agli asset meno familiari (Ganzach, 1999). Inoltre nella maggioranza dei casi gli investitori hanno la tendenza ad investire gran parte del proprio patrimonio nel mercato finanziario del proprio paese piuttosto che sui mercati dei paesi esteri (home country bias; Kilka e Martin, 2000; per una rassegna si veda Uppal, 1992).

La relazione rischio/rendimento è giudicata in modo differente a seconda delle situazioni Ganzach (2000); le persone non considerano sempre l'equazione che ad un maggiore rischio corrisponde un maggiore rendimento. Quando gli individui devono valutare titoli appartenenti ad
asset che conoscono poco allora forniscono dei giudizi relativi al rischio e al rendimento che sono negativamente correlati tra loro; in pratica in queste situazioni le persone si aspettano un rendimento maggiore quando il rischio è minore. L'opposto si verifica quando viene chiesto di valutare
alternative di investimento appartenenti ad asset che l'investitore conosce bene. In questo caso gli investitori si attendono un rendimento maggiore dai titoli che valutano più rischiosi. Questi risultati vanno nella stessa direzione di quelli ottenuti da Shefrin e Statman (1999) i quali hanno sottolineato che i titoli non sono valutati in termini di relazione tra il rischio e il rendimento ma sulla base dell'atteggiamento nei confronti dei titoli stessi. Si prevedono risultati migliori per i titoli che si conoscono meglio e che si considerano generalmente come "buoni titoli". Questi dati sono una conferma dell'ipotesi che le persone prendono le loro decisioni sulla base degli atteggiamenti nei confronti degli stimoli e in particolare sulla base della valutazione affettiva positiva o negativa che associano a questi atteggiamenti (Kahneman, Ritov e Schkade, 1999).
MacGegor, Slovic, Berry e Evensky (1999) hanno tuttavia ottenuto dei risultati che si pongono in contraddizione con quanto trovato da Ganzach (1999). La relazione rischio/rendimento è uno dei fattori che nello studio di MacGregor et. al. influenza maggiormente la decisione di investire anche
se c'è una asimmetria nel modo in cui il rischio e il rendimento influenzano questa decisione. Le persone sembrerebbero più invogliate ad investire in base al rendimento prospettato piuttosto che in base al grado di rischio connaturato ad una certa attività finanziaria. Questo dato è stato spiegato adducendo che la valutazione di stimoli di tipo finanziario sarebbe fortemente influenzata da processi di carattere affettivo.

MacGregor, Slovic, Dreman e Berry (2000), ad esempio, hanno chiesto ad alcuni studenti di un corso di economia di generare le immagini mentali associate a ciascun nome identificante una serie di aziende appartenenti a gruppi di industrie e società quotate in borsa (per esempio industrie
informatiche, industrie farmaceutiche, società di telefonia) e poi valutarle su una scala ancorata agli estremi con le etichette: positivo - negativo. La misurazione della componente affettiva associata a ciascun settore è stata invece indagata attraverso un differenziale semantico le cui dimensioni erano: buono/cattivo, eccitante, pregiato, forte, attivo e rischioso. È stato poi chiesto ai partecipanti il giudizio relativo al rendimento di comparto industriale nell'anno precedente alla ricerca e per l'anno successivo e l'intenzione di acquistare azioni di aziende appartenenti ai diversi gruppi per le quali era stata avviata un'offerta pubblica d'acquisto. I risultati indicano che immagini mentali e componenti affettive sono utili nel giudicare il rendimento passato ma non quello futuro. Una elevata correlazione tra valutazione delle immagini mentali, componenti affettive e decisioni di investimento è stata ottenuta riguardo alla disponibilità ad acquistare azioni di aziende per le quali è stata avviata un'offerta pubblica di acquisto. Tuttavia il risultato di questa ricerca resta valido solo
per situazioni in cui le informazioni a disposizione dell'investitore sono molto poche. In questi casi infatti si può supporre che gli investitori si basino sulle loro valutazioni soggettive non avendo a disposizione informazioni tecniche sufficienti.
MacGregor e colleghi suggeriscono però che anche in condizioni in cui la quantità di informazioni è molto elevata le persone potrebbero affidarsi alle immagini mentali ed alle relative componenti affettive associate ad un certo titolo. Infatti in situazioni in cui sono disponibili molte informazioni le persone tendono ad utilizzare strategie volte a permettere di selezionare un sottoinsieme di informazioni da utilizzare per scegliere su quale attività finanziaria investire. Una di queste strategie potrebbe comportare proprio l'utilizzo delle immagini mentali che sono in grado di offrire un punto di riferimento in base al quale l'investitore può valutare in modo soggettivo quali informazioni sono rilevanti per la sua scelta.

RISCHIO e GENERE
La percezione del rischio legato agli investimenti sembra essere molto diversa se il giudizio è fornito da un investitore di sesso femminile piuttosto che da un investitore di sesso maschile. Diversi studi hanno sottolineato che le donne sembrano essere maggiormente avverse al rischio rispetto agli uomini quando si tratta di investire in borsa. Sunden e Surette (1998) hanno dimostrato che le donne tendono ad investire la maggioranza del loro patrimonio in asset dal rendimento poco
variabile.
Anche l'assunzione di rischi negli investimenti è influenzata dal genere. Olsen e Cox (2001) infatti hanno mostrato che l'assunzione di rischi è significativamente diversa tra investitori professionali di sesso maschile e femminile. Olsen (1997a) ha dimostrato che in generale gli investitori professionali sono più attenti ad indici di variabilità relativi ad un possibile andamento negativo piuttosto che ad indici relativi ad un possibile andamento positivo dei titoli. Olsen e Cox hanno invece sottolineato come questo atteggiamento sia più marcato tra le donne che tra gli uomini. Coerentemente, le donne tendono a giudicare come più rischiose le tipologie di investimento per le quali è maggiore la possibilità di un calo di rendimento, cioè di incorrere in una perdita; diversamente gli uomini giudicano più rischiose le tipologie di investimento per le quali l'oscillazione del valore è maggiore.
 
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Sono indietro nella lettura, ma mi sembra davvero interessante e mi unisco ai ringraziamenti. ;)

finalmente forse riesco a dare qualcosa al forum dopo aver preso tanto :D

come dicevo questa è per me un'opportunità per approfondire degli argomenti che non ho mai affrontato nel corso di laurea, quindi mi baso un pò su quanto mi ricordo e un pò su quanto trovo online (i vecchi libri di psicologia sono rimasti da mia madre a prendere polvere)..
a dir la verità online in italiano non è che ci sia granchè a parte l'articolo di questo borsista che ho trovato.. la maggior parte dei risultati che vengono fuori googlando sono pubblicità di gente che cerca di vendere seminari di trading in cui si parla chiaramente di kahnemann (senza nominarlo) e di qualche condimento di psicologia..:D
insomma ora la mia ricerca si fà + difficoltosa
 
ultima parte interessante dell'articolo di Rubaltelli

COMPORTAMENTI COLLETTIVI

L'influenza dei comportamenti e delle opinioni del gruppo sui comportamenti ed opinioni del singolo è molto forte, soprattutto quando la situazione decisionale è caratterizzata da incertezza (Ghosh e Ray, 1997). Questo tipo di comportamento viene paragonato a quello degli animali che si muovono in gregge e viene definito comportamento gregario (herding behavior; De Bondt e Forbes, 1999; Shiller, 2000). È stato dimostrato che questo tipo di comportamento è adottato con grande
facilità dagli individui quando sono posti di fronte ai giudizi o alle opinioni delle altre persone.
Quando un individuo adotta un comportamento di tipo gregario le sue azioni possono apparire razionali dal momento che utilizza delle nuove informazioni fornite da altre persone per modificare le sue scelte, tuttavia ciò che si produce in realtà è un comportamento di gruppo irrazionale.
Paradossalmente infatti il comportamento di gruppo può spingere le persone a imitarsi l'un l'altra accordando la preferenza ad una soluzione che non è la migliore in assoluto ma semplicemente quella scelta dalla maggioranza dei membri del gruppo. All'interno dei mercati finanziari il
comportamento di gruppo sarebbe innescato da un processo di cascata di informazioni, cioè da un processo guidato principalmente dal meccanismo del passaparola. Si parla di cascata di informazioni perché tramite il passaparola si mette in atto una trasmissione delle informazioni che assomiglia ad un flusso che si propaga fino a raggiungere la maggioranza degli investitori.
Partendo da queste considerazioni Shiller sostiene che il livello delle quotazioni di mercato non è il risultato delle valutazioni dei singoli relativamente all'autentico valore del mercato ma il risultato
del comportamento collettivo. Il comportamento di gruppo sarebbe prodotto dal fatto che le persone decidono di non perdere tempo ed energie per giudicare l'autentico valore del mercato rinunciando
così alla possibilità di produrre un impatto indipendente sul valore delle quotazioni di mercato. Ciò è in contraddizione con la teoria dell'utilità attesa la quale sostiene che il comportamento di un investitore è indipendente dalle scelte degli altri poiché è guidato dalla sua personale funzione di utilità. Anche secondo Shiller il ruolo principale nel produrre un comportamento di tipo gregario va attribuito al passaparola e alle altre modalità di comunicazione interpersonale piuttosto che ai mezzi
di comunicazione di massa. Infatti l'impatto dei mezzi di comunicazione di massa sul comportamento degli investitori sembra essere ancora limitato. ...
Grazie alla trasmissione delle informazioni per passaparola sembra possibile spiegare gran parte delle fluttuazioni di mercato che contraddistinguono le borse ogni giorno. La comunicazione per
passaparola non avviene necessariamente tramite comunicazione faccia a faccia. Infatti oltre alla comunicazione faccia a faccia o tramite il telefono negli ultimi decenni si è potuto assistere a molte evoluzioni tecnologiche che facilitano la comunicazione interpersonale come la posta elettronica, la
chat e i siti internet interattivi. Al riguardo Shiller ritiene che questi mezzi di comunicazione interpersonale potrebbero accentuare nel prossimo futuro l'impatto del passaparola sulle fluttuazioni dei mercati finanziari.
Il modo in cui la comunicazione interpersonale influenza l'andamento dei mercati viene studiato utilizzando gli stessi modelli che in epidemiologia sono utilizzati per studiare la diffusione delle malattie (modelli epidemici). I modelli epidemici sono modelli matematici che permettono di prevedere la rapidità con cui un virus si diffonde all'interno di una certa area. Per comprendere il funzionamento di questi modelli bisogna sempre tenere presenti due concetti chiave: il tasso di infezione ed il tasso di rimozione. Il primo concetto indica il tasso con cui un'idea si diffonde dai
"contagiati" agli altri, mentre il secondo indica la rapidità con cui chi sosteneva una certa opinione smette di farlo, diventando così "non contagioso". Se si tiene in considerazione questi due concetti
allora si può comprendere perché la fredda analisi tecnica degli esperti finanziari ha spesso un impatto ridotto sulle opinioni degli investitori, mentre la notizia di un balzo dei mercati ha un forte impatto sul loro andamento. L'analisi degli esperti è contraddistinta da un elevato tasso di
rimozione poiché è astratta e poco vivida, mentre una generica informazione relativa ad un balzo dei mercati ha un elevato tasso di infezione perché è più vivida ed emotivamente coinvolgente. In
passato questi modelli sono stati applicati dai sociologi alla trasmissione delle idee, tuttavia la loro applicazione alla comunicazione per passaparola non garantisce la stessa precisione che si può ottenere quando si studia la diffusione di una malattia. La ragione è dovuta al fatto che le comunicazioni umane sono soggette ad un tasso di modificazione (distorsione del contenuto originario) molto superiore rispetto ai virus. Proprio per questa ragione la trasmissione delle informazioni attraverso il passaparola non può giungere a "contagiare" un'intera nazione; la fedeltà
con cui il messaggio viene trasmesso diminuisce troppo rapidamente. Va però sottolineato che i moderni mezzi di comunicazione interpersonale come ad esempio la posta elettronica (e i forum aggiungo io) permettono una trasmissione perfettamente fedele dei messaggi.
Nonostante i limiti che contraddistinguono l'applicazione dei modelli epidemici alla comunicazione per passaparola l'opinione di Shiller è che essi possano essere molto utili per comprendere quali elementi incidono sulla variabilità dei prezzi nei mercati finanziari.
 
quindi per riorganizzare le idee

ECONOMIA COGNITIVA da wiki
L'economia cognitiva è una nuova branca dell'economia, che si è sviluppata in ambito accademico dopo l'attribuzione del premio Nobel per l'economia a Vernon Smith e a Kahneman nel 2003.
Alla base dell'economia cognitiva è il superamento del principio cardine dell'economia neoclassica, la razionalità degli agenti economici, nonché una critica della lontananza tra il mondo empirico e i modelli teorici proposti dall'economia neoclassica.
Alla luce di diversi risultati ottenuti nell'ambito della psicologia cognitiva infatti, l'approccio classico della teoria dell'utilità attesa à la Von Neumann-Morgenstern non descriverebbe accuratamente il comportamento degli operatori economici (intendendo il termine nella sua accezione più ampia: consumatori, risparmiatori, lavoratori, ricercatori, professionisti, imprenditori). Ad esempio, la teoria classica dell'utilità attesa di norma ipotizza che, se si possiede una maggiore quantità di un bene si provi una maggiore soddisfazione (appunto, utilità; tale ipotesi di regolarità va sotto il nome di ipotesi di non sazietà locale). Kahneman osserva invece che il livello di soddisfazione o insoddisfazione raggiunto dall'operatore economico non dipende dalla quantità assoluta del bene posseduto, ma spesso piuttosto dalla differenza tra una condizione iniziale e una finale. Le violazioni delle ipotesi di razionalità osservate da Kahneman non sono episodiche, ma sistematiche. Questo incide in maniera rilevante sulla definizione del problema del comportamento economico e, di conseguenza, impone innovazioni teoriche profonde alla posizione tradizionale della teoria.
Ciò non significa necessariamente che le persone agiscano in maniera irrazionale; due importanti qualificazioni sono necessarie al riguardo. In primo luogo, il concetto di razionalità nella teoria economica non è immediatamente riconducibile all'accezione comune del termine, ma consiste in una serie di ipotesi di regolarità delle preferenze degli agenti economici, finalizzate a consentirne la rappresentazione tramite funzioni matematiche dette funzioni di utilità. In secondo luogo, l'alternativa al concetto di razionalità dell'economia neoclassica non è unica: se il lavoro di economisti quali Vernon Smith e Daniel Kahneman ha attirato l'attenzione degli economisti verso i risultati della psicologia cognitiva, esistono approcci differenti, ad esempio quello della razionalità limitata ipotizzata da Herbert Simon.
 
devo approfondire

grazie gino mi raccomando non abbandonare il thread:up:

cercherò di mantenerlo vivo :) anche perchè fin'ora + che altro ci siamo fermati alla teoria di kahnemann ma non è che sia l'unica, poi bisognerebbe cercare di dividere il discorso tra la popolazione generale (con quindi poca conoscenza) e gli investitori abituali e i professionali.
cmq la teoria di kahnemann è molto interessante per spiegare come a volte il mercato non sia razionale e si basi su schemi diciamo così semplicistici (mi viene in mente a giugno scorso le fiat a 100 sul tlx e a 70 OTC): compro quello che conosco, in primis
cmq per una settimana ancora sono abbastanza libero e cercherò di darmi da fare, poi saluto tutti e vado in vacanza :ciapet:
 

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