carpe diem
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Tratto da Icebergfinanza
NEI CIRCOLI DI WASHINGTON SI GIOCA UNA PARTITA INTERNAZIONALE
L’incontro dei due presidenti europei Barroso e Van Rompuy con Obama, Hillary Clinton e Timothy Geithner, non sembra aver prodotto grandi risultati.
L’Amministrazione americana continua a insistere per cambiare il ruolo della BCE dove Mario Draghi deve vedersela con i tedeschi prima di avere via libera per replicare, almeno in parte, il modello della Federal Reserve americana.In realtà dietro le parole ufficiali si capisce che Obama è in buona fede, ma è strabico. Vede la debolezza dell’euro come la possibile causa di un peggioramento del dollaro ma continua a ignorare o a far finta di non capire che la debolezza dell’euro non è la causa ma l’effetto del progressivo peggioramento della moneta americana. In realtà alle sue spalle continua l’offensiva dei signori del dollaro che combattono la moneta unica europea nella speranza di salvarsi per salvare i loro tesori e i loro interessi.Pur di raggiungere questo risultato e di portare avanti questa strategia, vorrebbero che oltre all’intervento micidiale della merchant bank e delle agenzie di rating contro i debiti sovrani dell’eurozona, si alzasse il tiro fino a convincere Obama a passare dalla guerra delle monete a una guerra vera e propria magari contro l’Iran.Non a caso i signori del dollaro hanno scelto come braccio armato della loro politica il Partito Repubblicano e fanno leva sugli ambienti che difendono con aggressività le ragioni di Israele nei confronti dell’Iran dove esistono enormi giacimenti di risorse che aiuterebbero gli interessi petroliferi delle compagnie e potrebbero alleviare di molto l’economia americana.Da qui le pressioni nei confronti di paesi come la Turchia per disinnescare la minaccia atomica di Teheran, e in questa luce vanno interpretate anche le difficoltà di scegliere come leader in Egitto un uomo come El Baradei, l’ex-direttore dell’Agenzia internazionale dell’Energia che non è mai riuscito a mettere sotto accusa Teheran.Nei circoli di Washington si gioca una partita internazionale che andrebbe spiegata anche alla luce di questo scenario dove i signori del dollaro, arroccati nelle loro roccaforti finanziarie, fanno circolare notizie su presunti interventi di salvataggio del Fondo Monetario Internazionale
NEI CIRCOLI DI WASHINGTON SI GIOCA UNA PARTITA INTERNAZIONALE
L’incontro dei due presidenti europei Barroso e Van Rompuy con Obama, Hillary Clinton e Timothy Geithner, non sembra aver prodotto grandi risultati.
L’Amministrazione americana continua a insistere per cambiare il ruolo della BCE dove Mario Draghi deve vedersela con i tedeschi prima di avere via libera per replicare, almeno in parte, il modello della Federal Reserve americana.In realtà dietro le parole ufficiali si capisce che Obama è in buona fede, ma è strabico. Vede la debolezza dell’euro come la possibile causa di un peggioramento del dollaro ma continua a ignorare o a far finta di non capire che la debolezza dell’euro non è la causa ma l’effetto del progressivo peggioramento della moneta americana. In realtà alle sue spalle continua l’offensiva dei signori del dollaro che combattono la moneta unica europea nella speranza di salvarsi per salvare i loro tesori e i loro interessi.Pur di raggiungere questo risultato e di portare avanti questa strategia, vorrebbero che oltre all’intervento micidiale della merchant bank e delle agenzie di rating contro i debiti sovrani dell’eurozona, si alzasse il tiro fino a convincere Obama a passare dalla guerra delle monete a una guerra vera e propria magari contro l’Iran.Non a caso i signori del dollaro hanno scelto come braccio armato della loro politica il Partito Repubblicano e fanno leva sugli ambienti che difendono con aggressività le ragioni di Israele nei confronti dell’Iran dove esistono enormi giacimenti di risorse che aiuterebbero gli interessi petroliferi delle compagnie e potrebbero alleviare di molto l’economia americana.Da qui le pressioni nei confronti di paesi come la Turchia per disinnescare la minaccia atomica di Teheran, e in questa luce vanno interpretate anche le difficoltà di scegliere come leader in Egitto un uomo come El Baradei, l’ex-direttore dell’Agenzia internazionale dell’Energia che non è mai riuscito a mettere sotto accusa Teheran.Nei circoli di Washington si gioca una partita internazionale che andrebbe spiegata anche alla luce di questo scenario dove i signori del dollaro, arroccati nelle loro roccaforti finanziarie, fanno circolare notizie su presunti interventi di salvataggio del Fondo Monetario Internazionale