Un Paese sceglie un governo non un'agenda, è mosso dai (suoi) bisogni e dalle emozioni. Vuole scegliere chi ai suoi occhi appare dotato delle tensioni ideali (giuste) e delle capacità esecutive (necessarie) per dare risposte ai (suoi) bisogni che in questo momento passano, prevalentemente, attraverso la soluzione dei problemi dell'economia.
È bene ricordarlo oggi ed è bene, soprattutto, che lo faccia un giornale come Il Sole 24 Ore che conosce il linguaggio dei numeri e vive di contenuti. Lunedì scorso ci siamo presentati in edicola con la nostra agenda (dieci idee per il Paese) e oggi mettiamo a confronto, con il consueto metodo analitico, le indicazioni dell'agenda Monti e dei programmi già delineati di Pd e Pdl su quei singoli punti da noi ritenuti strategici.
Rileviamo che su bonus ricerca e semplificazioni, a titolo di esempio, sono tutti d'accordo, ma nessuno (dico nessuno) dei tre principali gruppi che si propongono oggi di tornare a guidare il Paese ha dimostrato di avere prima di oggi - nella stagione unitaria di quest'anno che precede le nuove consultazioni - la forza politica, la tensione ideale e le capacità esecutive per passare dalle parole ai fatti su quegli stessi punti.
A un giornale spetta di dire quali sono le sue priorità ed è apprezzabile lo sforzo (serio) di entrare nel merito da parte di soggetti vecchi e nuovi della politica. Ne daremo conto, passo dopo passo, segnalando incongruenze e ambiguità.
Nessuno si illuda, però, che la Nuova Ricostruzione del Paese possa prescindere dalla Politica con la P maiuscola e, cioè, da un disegno fatto di visione che possa contare su uomini capaci di sporcarsi le mani e di unire, in un solo afflato, il respiro ideale e quello esecutivo. Gli elettori (non altri) dovranno riconoscerli nell'urna e, solo così, il Paese potrà (davvero) rialzare la testa.