Il quarto quinto di portafoglio è finalmente in euro e consta di Btp decennali. Sappiamo che c’è del rischio (volatilità, ristrutturazione, svalutazione), ma è difficile rinunciare al 7 per cento, ovvero, se tutto va bene, a bloccare 70 punti di cash flow in 10 anni quando il resto del mondo civile renderà poco più di zero. Non diciamo, attenzione, di tenere tutto in titoli di stato o, peggio, su conti bancari, ma fino a un quinto del portafoglio non si andrà in rovina e si sarà anche tassati di meno.
Nulla vieta, anzi, di diversificare questo 20 per cento. C’è una ventina di emissioni della Repubblica Italiana in dollari, sterline, yen e franchi svizzeri. Hanno tutte ottimi rendimenti. Si può anche uscire dall’Italia e tenere d’occhio altri governativi ad alto rendimento di Eurolandia, evitando la Grecia (ormai controllata dagli arbitraggisti), il Portogallo (che galleggia, ma è molto fragile) e la Spagna (che paga poco per il rischio che comporta).
Da il rosso e il nero