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Forumer storico
Sono passati quasi otto anni dall’omelia di inizio pontificato di Benedetto XVI, ma le mura del Torrione Niccolò V, sede dello Ior, l’Istituto per le opere di religione, rimangono impenetrabili. Spesso chi vuole nascondere dei capitali sceglie di depositarli nei forzieri della banca vaticana. Fino a un paio di anni fa, racconta un testimone oculare a Linkiesta, i funzionari dello Ior adducevano ogni scusa possibile (la stampante che non funziona, la linea telefonica in riparazione) per non fornire alle autorità italiane i dati sui movimenti sospetti. Né la gendarmeria vaticana è stata particolarmente attenta a richiedere la dichiarazione doganale di esportazione di denaro all’estero per importi superiori a 10mila euro, in alcuni casi compilata in matita.
L’uscita forzata del banchiere piacentino – «Tutto è cominciato quando ho chiesto di avere notizie sui conti che non erano intestati ai prelati» ha scritto Gotti Tedeschi nel suo memoriale – va letta anche alla luce della ridefinizione degli equilibri all’interno della Curia romana, in seguito allo scandalo Vatileaks, che portò all’arresto dell’ex maggiordomo Paolo Gabriele, poi grazia
L’uscita forzata del banchiere piacentino – «Tutto è cominciato quando ho chiesto di avere notizie sui conti che non erano intestati ai prelati» ha scritto Gotti Tedeschi nel suo memoriale – va letta anche alla luce della ridefinizione degli equilibri all’interno della Curia romana, in seguito allo scandalo Vatileaks, che portò all’arresto dell’ex maggiordomo Paolo Gabriele, poi grazia