Cipro è salva, le banche no | Phastidio.net
Contrariamente allo sdegno pressoché unanime con cui gli editorialisti italiani hanno accolto il salvataggio, l’intervento taglia alla radice il circolo vizioso tra debito sovrano e debito bancario, e lo fa proprio nel paese dell’Eurozona in cui il gigantismo delle banche appariva potenzialmente letale. Un salvataggio basato esclusivamente su denaro del fondo salva stati ESM, oltre ad essere enorme (perché pari al Pil cipriota) e politicamente indigesto per tutti i paesi creditori dell’Eurozona, avrebbe portato il rapporto debito-Pil di Nicosia con un tratto di penna a oltre il 150 per cento. Un simile valore, in un paese privato della propria maggior fonte di sostentamento (il settore bancario), sarebbe presto risultato insostenibile ed avrebbe fatalmente condotto ad una ristrutturazione, cioè ad una sua cancellazione, totale o parziale. Poiché il fondo ESM è garantito solidalmente da tutti i paesi dell’Eurozona, questo avrebbe comportato una perdita anche per i conti italiani, sino a 3,5 miliardi di euro. Cioè a circa un’Imu prima casa, la nuova unità di misura della politica italiana.
Riguardo la spalmatura dell’onere tra le varie classi di investitori, il nuovo accordo appare certamente più razionale e sensato del precedente, visto che gli azionisti delle banche coinvolte saranno spazzati via, ma con essi anche gli obbligazionisti, senior e subordinati, mentre i depositanti non assicurati, quelli oltre i 100.000 euro, subiranno decurtazioni stimate fino al 30 per cento, e riceveranno in cambio azioni delle banche salvate. Certamente più equa è anche la decisione di colpire i grandi depositanti delle banche in dissesto: noi italiani siamo rimasti scioccati ed indignati da questa vicenda perché siamo convinti che si tratti di un modo brutale per “mettere le mani in tasca” ai depositanti, ma scordiamo che i depositanti hanno beneficiato per anni di rendimenti molto elevati sui depositi detenuti presso le banche cipriote, e che non esistono pasti gratis. A maggior rendimento corrisponde maggiore rischio, è la dura legge degli investimenti, troppo spesso dimenticata negli ultimi anni. Con questo salvataggio si colpiscono singole istituzioni insolventi, non il sistema nella sua interezza. Sembra un sofisma, non lo è.