Caso MPS insegna
purtroppo è la realtà italiana
siamo destinati a fare gli emigranti se vogliamo lavorare onestamente con profitto
oppure legarci a qualche centro di potere per lavorare in Italia
ho preferito la prima
sul discorso banche non ne prendo le difese..assolutamente no.. intendo solo che in un paese come il nostro ove alberga quel sentimento simil mafioso ditte sane ce n'è veramente poche...parlo delle medie e grandi aziende
le piccole imprese non sono mai state minimamente prese in considerazione....grave errore
ma tantè
via la politica dalle banche e dalle fondazioni e allora forse l'<Italia ripartirà
Io sono fiero di essere un emigrante, altri non hanno più nemmeno la faccia per vergognarsi, in compenso li fanno anche ministri. Ti/vi ricorda qualcosa questo?
domenica 5 maggio 2013
Arbitrarietà del credito: al sig. Zaleski 7 miliardi...
Banche pronte a dare ancora un anno di tempo al debitore vip Zaleski
Da Intesa, Unicredit, Mps e le altre è in arrivo la terza proroga al finanziere fanco-polacco che deve al sistema creditizio 2,25 miliardi di euro, 1,3 dei quali al solo istituto presieduto da Giovanni Bazoli
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 febbraio 2013
La stretta del credito non è uguale per tutti. Ne sa qualcosa il finanziere franco-polacco Romain Zaleski in procinto di ottenere dalle banche creditrici della sua Carlo Tassara la terza proroga dell’accordo sulla moratoria del debito (in gergo standstill) firmato nel 2008. L’orientamento, hanno riferito oggi all’Ansa fonti bancarie, sarebbe maturato dopo la richiesta di Pietro Modiano, presidente della holding ed ex direttore generale di Intesa Sanpaolo, di posticipare dalla fine del 2013 alla fine del 2014 il termine entro cui liquidare gli attivi.
Il punto è che la Tassara deve restituire alle banche italiane 2,25 miliardi di euro. La holding avrebbe dovuto chiudere il 2012 con un debito ridotto a 1,25 miliardi di euro ma le cose non sono andate come l’ex vice di Corrado Passera e i suoi creditori avrebbero voluto quando, un anno e mezzo fa, hanno allungato i termini dello standstill, l’accordo che congela le scadenze per il rimborso del debito, degli interessi e pone a carico delle banche il rischio di perdite nel caso in cui la liquidazione degli asset non dovesse bastare a rimborsare i debiti.
Principale creditore della Carlo Tassara è Intesa Sanpaolo, interessata non solo al rientro degli1,3 miliardi di euro che Zaleski ancora le deve ma anche ad evitare la liquidazione affrettata della quota dell’1,7% che la holding detiene nell’istituto presieduto da Giovanni Bazoli cui Zaleski è molto vicino. Il pool dei creditori, secondo i dati aggiornati del Messaggero, è composto da Unicredit (520 milioni), Mps (210 milioni), Ubi (155 milioni) e da Bpm, Banco Popolare e Carige con esposizioni più contenute.
Il portafoglio delle partecipazioni in società quotate della Tassara, oltre all’1,7% di Intesa include l’1,42% di Ubi Banca, il 2,5% di A2A, l’1,73% di Cattolica, lo 0,25% della Bpm, l’1,14% di Mps, lo 0,68% di Generali, l’1,17% di Mediobanca, il 19% di Mittel. Le partecipazioni estere sono invece rappresentate dal 12,8% del gruppo minerario francese Eramet, dal 35% della banca polacca Alior Bank e dal 7% di Comilog una miniera di manganese in Gabon.
Proprio per evitare ulteriori proroghe e chiudere la liquidazione, le banche creditrici avevano imposto alla Tassara, nel maggio del 2011, l’adozione di una procedura di vendita automaticadegli asset, in caso di debito superiore agli 1,25 miliardi a fine 2012. La vendita forzata, da affidare a banche d’affari esterne, avrebbe dovuto riguardare prima le partecipazioni non quotate e poi quelle quotate. Alla base della richiesta di Modiano, che le banche sono orientate ad accogliere, ci sono probabilmente le speranze di una ripresa dei mercati, dopo i segnali positivi che si sono visti tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013. L’obiettivo è ridurre al minimo i circa 500 milioni di euro di perdite potenziali che
quel che resta del portafoglio di Zaleski, costruito consette miliardi di prestiti bancari negli anni ruggenti della Borsa, ancora esprime.
Pubblicato da Un po' di verità... a 18:52
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