Legge di Stabilità, numeri della Renzi-Manovra tra spese e tagli
16/10/2014 13:09
Ufficialmente nessun aumento di tasse ed una guerra all’evasione fiscale che, se da un lato aumenterà i controlli stringenti sulle movimentazioni di denaro, dal canto opposto si impegnerà ad individuare e riportare in patria i capitali fuggitivi. I numeri della Legge Il nuovo capitolo della Legge di Stabilità firmata Matteo Renzi giunge sotto forma di manovra da 36 miliardi e finalizzata alla crescita, che sarà coperta dall’aumento del deficit pubblico (per 11 miliardi) , dalla spending review (per altri 15 miliardi), da un 3,8% derivante dalla lotta all’evasione fiscale ed da un 3,6% dato dalle rendite finanziarie. Nell’ambito della spending review, inoltre, 6 miliardi verranno presi direttamente dai “risparmi” statali, 4 miliardi dalle Regioni, 1,4 dai Comuni ed 1 dalle Province. In aggiunta a ciò, 1 miliardo arriverà dal settore del gioco d’azzardo (slot machine) e 600 milioni dalla tecnologia della banda larga.
Costituiranno invece voci di spesa i 9,5 miliardi di euro volti alla stabilizzazione del bonus mensile da 80 euro, 5 miliardi per il taglio dell’Irap ed 1,9 miliardi che saranno utilizzati per azzerare i primi tre anni di contributi per i neoassunti a tempo indeterminato. Inoltre, 800 milioni di euro andranno alla fascia di autonomi aventi reddito inferiore ai 15 mila euro.
Tfr: busta paga o previdenza? Tra le disposizioni che più hanno fatto parlare nel corso delle ultime settimane vi è la questione del Tfr in busta paga, che potrà essere versato assieme allo stipendio su richiesta del dipendente; questo, al fine di aumentare (assieme agli 80 euro di detrazione mensili) la propensione alla spesa dei lavoratori. Tale misura, dopo l’approvazione anche da parte del mondo bancario, sarà sostenuta con un fondo di garanzia da 100 milioni.
Spesa odierna contro assicurazione futura, verrebbe da pensare: nei piani di Renzi, tuttavia, la decisione è demandata al singolo, il quale alla usuale alternativa tra Tfr in azienda e versamento in un fondo previdenziale, ha ora l’alternativa del versamento diretto.
Rilevante è inoltre l’aggravio da 1,2 miliardi che subiranno fondi pensione e fondazioni, che andranno ad aggiungersi all’aumento già avvenuto nello scorso anno pari a 2,4 miliardi a carico di istituti previdenziali ed istituzioni bancarie. L’importante è essere “previdenti”, insomma.
Oltre al bonus da 80 euro (che, grazie al passaggio da versamento a detrazione, diventerà per lo Stato una minor entrata e non una minore uscita), saranno stanziati 500 milioni per il sostentamento delle famiglie con figli fino al terzo anno di età, con la discussione della proposta di esenzione dai ticket che sarà parte della riforma prevista per fine anno.
Irap in calo e stimolo all'indeterminato Tfr da un lato, Articolo 18 dall’altro e una terza bestia nera nel centro delle PMI italiane: se l’Irap è da sempre una delle maggiori imposte vessatorie del mondo d’impresa italiano, una riduzione del 10% nel 2014 (con la cancellazione della componente lavoro per 5 miliardi totali), accompagnata ad un piano di riforme (per ora solo discusse) volte al licenziamento non solo per giusta causa, vedono come ultimo fine l’incremento dell’occupazione e l’abolizione di contratti a brevissimo termine, penalizzanti soprattutto per le fasce più giovani della popolazione. Inoltre, saranno deliberati incentivi per le assunzioni (con il non pagamento dei contributi per il primo triennio, per un totale di 1,9 miliardi) ed un’anticipazione delle agevolazioni per i lavoratori con partita iva e reddito basso previste dal decreto sul riordino del regime dei minimi (che interessa un totale di circa 900mila rapporti).
Se l’esercito dei “co.co.” è dunque destinato a subire attacchi dall’esterno, dal canto opposto per il rilancio economico e la diminuzione della disoccupazione il primo step dovrà essere compiuto proprio dall’impresa, la quale dovrà trovare anzitutto condizioni più favorevoli alla produzione e alla prosecuzione aziendale nel Paese.
Evasione fiscale: una piaga senza cura (finora...) Se l’evasione fiscale è da sempre una delle maggiori piaghe che contraddistinguono la società italiana, la nuova manovra punterà alla riduzione di tale voce: 900 milioni di euro circa saranno ottenuti dall’utilizzo del reverse charge, il sistema di lotta all’evasione dell’Iva (che viene messa solo come figurativa nella transazione), mentre una modificazione dei controlli fiscali da parte dell’Agenzia dell’Entrate (la quale metterà a disposizione un nuovo flusso di dati per l’ottemperamento degli obblighi fiscali) renderà più palese la presenza di frodi e faciliterà l’auto correzione.
Sempre in ambito di Iva, verrà cancellato l’obbligo di dichiarazione unificata ed il nuovo termine massimo per la presentazione della dichiarazione sarà fissato a febbraio.
Spending review a metà, senza le vere spese statali In aggiunta a ciò, 300 milioni andranno a favore del comparto ricerca e sviluppo, per il credito d’imposta sugli investimenti nell’innovazione e a sostegno dei brevetti; 1,5 miliardi spetteranno ai nuovi ammortizzatori sociali, come previsto dal Jobs Act; 1 miliardo di euro circa andranno a beneficio dei precari, per la stabilizzazioni di questi e 150 milioni andranno inoltre a Roma Capitale e a Milano Expo.
Un progetto ampio, ambizioso e, almeno sulla carta, completo, rispetto al quale però ancora ci si pone una domanda: ma quella spending review inizialmente delineata e volta al vero contenimento delle spese statali, che fine ha fatto? Fonte: News
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