Nel 1968 ero uno studente di matematica. Il mio sogno era quello di laurearmi in matematica. Nello stesso anno vinsi un concorso a base di test psicologici come operatore meccanografico per il centro di calcolo della facoltà Guido Castelnuovo di Roma. La mia gioia come quella dei miei genitori era indescrivibile, perchè potevo lavorare e mantenermi agli studi: mio padre faceva il calzolaio e doveva pensare anche a mio fratello. L'ultimo giorno di prova, il 90° giorno, mi chiamò la direttrice per dirmi che ero licenziato. Era visibilmente imbarazzata perchè non avevo fatto nulla per spingerla in quella decisione. Qualche tempo dopo, da indagini svolte, emerse che il mio licenziamento era necessario per lasciare il posto a uno fortemente raccomandato. Io sono 52 anni che sono incazzato, perchè questa grande ingiustizia mi ha lasciato il segno e stravolto la mia esistenza. Ma non mi sono mai arreso, ora, a distanza di tempo, posso dire di essermi realizzato ma solo grazie a me stesso e a nessun altro e soprattutto, non come dipendente.