Tuor - Il maxipiano è necessario, ma non basta

Sharnin 2

Forumer storico
Il maxipiano è necessario, ma non basta
Alfonso Tuor

Il maxipiano da almeno 700 miliardi di dollari per salvare il settore finanziario è necessario, ma non sufficiente. In pratica, potrà dare un sospiro di sollievo ai mercati, ma non risolvere la crisi finanziaria. Di ciò stanno prendendo atto anche le borse, dove ieri è già svanita l’euforia di venerdì scorso, e soprattutto il mercato interbancario, monetario e dei capitali, dove tranne per le scadenze a brevissimo termine non vi è stato un significativo allentamento della tensione.
L’intento del piano elaborato dalle autorità americane è chiaro: fare acquistare a questo fondo statale le attività illiquide detenute dalle banche. Quindi non solo i titoli legati in qualche modo al mercato immobiliare, ma anche quelli in cui sono stati impacchettati i debiti delle carte di credito, i prestiti per gli acquisti delle automobili, i leasing e tutti quegli strumenti creati dalla nuova ingegneria finanziaria che non hanno più mercato. In pratica, una grande discarica in cui convogliare parte della carta straccia stampata da Wall Street negli ultimi anni. Trasferendo questi titoli «spazzatura» allo Stato, non si spera di ripulire i bilanci delle banche, poiché ci vorrebbero ben più di 700 miliardi di dollari, ma di ricreare un mercato di queste attività, ossia un prezzo che oggi non esiste. Ciò dovrebbe permettere, da un canto, di alleggerire le posizioni degli istituti sull’orlo del collasso e, dall’altro, di ridare tempo al sistema di smaltire le perdite.
Affinché questa operazione abbia qualche possibilità di successo, sono indispensabili alcuni ingredienti, che per il momento non si vedono in circolazione: la fiducia nel sistema bancario (che non esiste nemmeno tra le stesse banche, le quali non si prestano più soldi l’una con l’altra) e acquirenti degli strumenti tossici creati da Wall Street, causa principale della crisi attuale. È quindi prevedibile che questi siano solo i primi 700 miliardi di dollari spesi per salvare il sistema finanziario. La fattura per i contribuenti sarà ben più salata. Del resto questo piano è stato ideato e verrà gestito dal ministro Henry Paulson, che fino a due anni fa era il numero uno della banca d’investimento Goldman Sachs e quindi uno dei corresponsabili della crisi attuale. Il ruolo centrale di Henry Paulson, da un canto, deve dare fiducia, poiché conosce perfettamente i meccanismi della nuova ingegneria finanziaria, essendone stato uno dei massimi alfieri, dall’altro, deve preoccupare poiché l’intento è di salvare in primo luogo gli amici di Wall Street e anche il valore del suo pacchetto azionario nella Goldman Sachs. Non a caso Henry Paulson si sta opponendo fermamente alla proposta democratica di inserire nel pacchetto un limite alle remunerazioni plurimilionarie dei manager delle banche che verranno aiutate. Inoltre, alcuni dei giornali economici più importanti (come il Financial Times) sottolineano che sarebbe stato molto più efficace e meno dispendioso per lo Stato nazionalizzare gli istituti in difficoltà, come del resto è già stato fatto la settimana scorsa con la compagnia assicurativa AIG.
Ma c’è di più. Il modello seguito avrebbe qualche possibilità di successo se la crisi del mercato immobiliare fosse alla fine e se l’economia americana fosse in una fase di crescita. La realtà è un’altra: i prezzi degli immobili continuano a scendere e i pignoramenti di case a salire, così come il numero di case vuote. L’economia americana sta cadendo in una recessione che si prospetta molto severa. Dunque questi 700 miliardi di dollari non bastano. Nelle prossime settimane questa cifra aumenterà notevolmente.
Il Partito democratico condiziona l’approvazione del piano di Paulson al varo entro la fine del mese di un pacchetto di rilancio dell’economia, fatto di grandi investimenti pubblici, e all’approvazione di un prestito a tassi agevolati alle tre grandi case automobilistiche di Detroit, anch’esse in condizioni finanziarie molto precarie. I democratici vogliono anche dare ai giudici fallimentari poteri speciali per costringere a ridurre l’ammontare del capitale ricevuto in prestito dei mutui e/o i tassi ipotecari pagati dalle famiglie che posseggono una casa il cui valore di mercato è inferiore al mutuo contratto. Questa proposta è fermamente avversata sia da Paulson sia dalle banche. Dunque il Congresso approverà sicuramente entro la fine della settimana questo piano, che però molto probabilmente comporterà ulteriori spese per lo Stato.
La conseguenza è la prevista esplosione del debito pubblico americano fino a 11.300 miliardi di dollari, debito che è destinato a superare presto il 100% del Pil statunitense. Ciò non costituirebbe un problema eccessivamente grave, se gli americani avessero un risparmio interno sufficiente per finanziare questo debito. Ma questo crescente debito pubblico dovrà essere finanziato dagli stranieri, ossia da cinesi, giapponesi, arabi. Non è casuale che ieri mattina il presidente americano Georges Bush si sia intrattenuto al telefono per oltre un’ora con il presidente cinese Hu Jintao, il quale gli avrebbe assicurato il sostegno di Pechino. L’aiuto della Cina e degli altri paesi appare certo. È però chiaro che non verrà concesso senza contropartite anche di carattere politico. Meno certa è invece la reazione degli stessi investitori americani ed è dunque legittimo domandarsi fino a quando essi continueranno ad aver fiducia in un dollaro che tendenzialmente è destinato ad indebolirsi, che si regge grazie al sostegno dei paesi stranieri, e in primis della Cina, e che è diventato quasi il simbolo del declino americano.
In conclusione, il maxipiano elaborato dal ministro del tesoro americano, Henry Paulson, è indispensabile e ha già ottenuto un primo successo: ha evitato che si consumasse già durante questa fine settimana il collasso del sistema finanziario. Esso non è comunque sufficiente a superare la crisi. È dunque prevedibile che il conto finale sarà ben più salato dei 700 miliardi di dollari che il Congresso americano si appresta a stanziare.

    22/09/2008 18:55
 
Sharnin 2 ha scritto:
Il maxipiano è necessario, ma non basta
Alfonso Tuor

Il maxipiano da almeno 700 miliardi di dollari per salvare il settore finanziario è necessario, ma non sufficiente. In pratica, potrà dare un sospiro di sollievo ai mercati, ma non risolvere la crisi finanziaria. Di ciò stanno prendendo atto anche le borse, dove ieri è già svanita l’euforia di venerdì scorso, e soprattutto il mercato interbancario, monetario e dei capitali, dove tranne per le scadenze a brevissimo termine non vi è stato un significativo allentamento della tensione.
L’intento del piano elaborato dalle autorità americane è chiaro: fare acquistare a questo fondo statale le attività illiquide detenute dalle banche. Quindi non solo i titoli legati in qualche modo al mercato immobiliare, ma anche quelli in cui sono stati impacchettati i debiti delle carte di credito, i prestiti per gli acquisti delle automobili, i leasing e tutti quegli strumenti creati dalla nuova ingegneria finanziaria che non hanno più mercato. In pratica, una grande discarica in cui convogliare parte della carta straccia stampata da Wall Street negli ultimi anni. Trasferendo questi titoli «spazzatura» allo Stato, non si spera di ripulire i bilanci delle banche, poiché ci vorrebbero ben più di 700 miliardi di dollari, ma di ricreare un mercato di queste attività, ossia un prezzo che oggi non esiste. Ciò dovrebbe permettere, da un canto, di alleggerire le posizioni degli istituti sull’orlo del collasso e, dall’altro, di ridare tempo al sistema di smaltire le perdite.
Affinché questa operazione abbia qualche possibilità di successo, sono indispensabili alcuni ingredienti, che per il momento non si vedono in circolazione: la fiducia nel sistema bancario (che non esiste nemmeno tra le stesse banche, le quali non si prestano più soldi l’una con l’altra) e acquirenti degli strumenti tossici creati da Wall Street, causa principale della crisi attuale. È quindi prevedibile che questi siano solo i primi 700 miliardi di dollari spesi per salvare il sistema finanziario. La fattura per i contribuenti sarà ben più salata. Del resto questo piano è stato ideato e verrà gestito dal ministro Henry Paulson, che fino a due anni fa era il numero uno della banca d’investimento Goldman Sachs e quindi uno dei corresponsabili della crisi attuale. Il ruolo centrale di Henry Paulson, da un canto, deve dare fiducia, poiché conosce perfettamente i meccanismi della nuova ingegneria finanziaria, essendone stato uno dei massimi alfieri, dall’altro, deve preoccupare poiché l’intento è di salvare in primo luogo gli amici di Wall Street e anche il valore del suo pacchetto azionario nella Goldman Sachs. Non a caso Henry Paulson si sta opponendo fermamente alla proposta democratica di inserire nel pacchetto un limite alle remunerazioni plurimilionarie dei manager delle banche che verranno aiutate. Inoltre, alcuni dei giornali economici più importanti (come il Financial Times) sottolineano che sarebbe stato molto più efficace e meno dispendioso per lo Stato nazionalizzare gli istituti in difficoltà, come del resto è già stato fatto la settimana scorsa con la compagnia assicurativa AIG.
Ma c’è di più. Il modello seguito avrebbe qualche possibilità di successo se la crisi del mercato immobiliare fosse alla fine e se l’economia americana fosse in una fase di crescita. La realtà è un’altra: i prezzi degli immobili continuano a scendere e i pignoramenti di case a salire, così come il numero di case vuote. L’economia americana sta cadendo in una recessione che si prospetta molto severa. Dunque questi 700 miliardi di dollari non bastano. Nelle prossime settimane questa cifra aumenterà notevolmente.
Il Partito democratico condiziona l’approvazione del piano di Paulson al varo entro la fine del mese di un pacchetto di rilancio dell’economia, fatto di grandi investimenti pubblici, e all’approvazione di un prestito a tassi agevolati alle tre grandi case automobilistiche di Detroit, anch’esse in condizioni finanziarie molto precarie. I democratici vogliono anche dare ai giudici fallimentari poteri speciali per costringere a ridurre l’ammontare del capitale ricevuto in prestito dei mutui e/o i tassi ipotecari pagati dalle famiglie che posseggono una casa il cui valore di mercato è inferiore al mutuo contratto. Questa proposta è fermamente avversata sia da Paulson sia dalle banche. Dunque il Congresso approverà sicuramente entro la fine della settimana questo piano, che però molto probabilmente comporterà ulteriori spese per lo Stato.
La conseguenza è la prevista esplosione del debito pubblico americano fino a 11.300 miliardi di dollari, debito che è destinato a superare presto il 100% del Pil statunitense. Ciò non costituirebbe un problema eccessivamente grave, se gli americani avessero un risparmio interno sufficiente per finanziare questo debito. Ma questo crescente debito pubblico dovrà essere finanziato dagli stranieri, ossia da cinesi, giapponesi, arabi. Non è casuale che ieri mattina il presidente americano Georges Bush si sia intrattenuto al telefono per oltre un’ora con il presidente cinese Hu Jintao, il quale gli avrebbe assicurato il sostegno di Pechino. L’aiuto della Cina e degli altri paesi appare certo. È però chiaro che non verrà concesso senza contropartite anche di carattere politico. Meno certa è invece la reazione degli stessi investitori americani ed è dunque legittimo domandarsi fino a quando essi continueranno ad aver fiducia in un dollaro che tendenzialmente è destinato ad indebolirsi, che si regge grazie al sostegno dei paesi stranieri, e in primis della Cina, e che è diventato quasi il simbolo del declino americano.
In conclusione, il maxipiano elaborato dal ministro del tesoro americano, Henry Paulson, è indispensabile e ha già ottenuto un primo successo: ha evitato che si consumasse già durante questa fine settimana il collasso del sistema finanziario. Esso non è comunque sufficiente a superare la crisi. È dunque prevedibile che il conto finale sarà ben più salato dei 700 miliardi di dollari che il Congresso americano si appresta a stanziare.

    22/09/2008 18:55

grazie Sharnin 2 per la news molto condivisa... :)
 
``I am betting on the Congress doing the right thing for the American public and passing this bill,'' Buffett said on CNBC today.

Sept. 24 (Bloomberg) -- Billionaire investor Warren Buffett, calling the market turmoil ``an economic Pearl Harbor,'' said Treasury Secretary Henry Paulson's $700 billion proposal to prop up the U.S. financial system is ``absolutely necessary.''

``The market could not have taken another week'' like last week, Buffett told CNBC today, a day after saying his Berkshire Hathaway Inc. will buy a $5 billion stake in Goldman Sachs Group Inc. ``I think it was the last thing Hank Paulson wanted to do, but there's no Plan B for this.''

http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601087&sid=a8B.QQmw5A8M&refer=home

NEW YORK, 24 settembre (Reuters) - Stiamo attraversando una "Pearl Harbor economica", ma nel lungo termine l'economia Usa andrà bene.

E' l'opinione di Warren Buffett, che in un'intervista a Cnbc ha definito necessario il piano di salvataggio del mondo finanziario annunciato dal governo Usa e ha espresso parole di apprezzamento per il segretario del Tesoro, Henry Paulson, di cui si augura una riconferma con la nuova amministrazione.

Ieri tramite Berkshire Hathaway (BRKa.N) (BRKb.N) il magnate Usa ha stretto un accordo per investire 5 miliardi di dollari in Goldman Sachs (GS.N).

La scorsa settimana, ha continuato Buffett, i mercati sono stati sul punto di diventare "totalmente disfunzionali" e ha avvertito che la situazione resta "pericolosa". A suo giudizio, potrebbe crescere l'instabilità se ci fossero ancora delle incertezze su come verrà realizzato il piano anticrisi dopo venerdì. I mercati, ha sottolineato, "fanno cose molto stupide nel breve termine, ma si comportano in modo razionale nel lungo periodo".
Convinto che l'investimento in Goldman "abbia senso", Buffett ha detto di avere ipotizzato un'operazione simile già a marzo o aprile ma di aver rinunciato perchè non si fidava del valore del portafoglio della banca. Buffett ha anche detto che, se avesse la capacità finanziaria, comprerebbe molti titoli ormai sottovalutati.

http://www.reuters.com/article/foreignNews/idITLO19316720080924
 
il piano dovrebbe includere proibizioni su buoniscite d'oro

In perhaps his most pointed pitch to the C-Span audiences around the country, Paulson said: "This entire proposal is about benefiting the American people because today's fragile financial system puts their economic well being at risk." Without action, he added: "Americans' personal savings and the ability of consumers and business to finance spending, investment and job creation are threatened."

But it was Paulson's comments about limiting the pay of executives that signaled the biggest shift in the White House position and the increasing urgency that the administration has placed in winning congressional approval as quickly as possible.

"The American people are angry about executive compensation, and rightly so," he said. "No one understands pay for failure."

Officials said that the legislation would almost certainly include a ban on so-called golden parachutes, the generous severance packages that many executives receive on their way out the door, for firms that seek government help. The measure also is likely to include a mechanism for firms to recover any bonus or incentive pay that is based on corporate earnings or other results that later turn out to have been overstated.

http://www.iht.com/articles/2008/09/25/business/25bush2.php?page=2

http://www.investmentnews.com/apps/pbcs.dll/article?AID=/20080924/REG/809249968
 
U.S. Stocks Rise on Speculation Congress Is Near Bailout Plan

By Elizabeth Stanton
Sept. 26 (Bloomberg) -- U.S. stocks climbed as speculation Congress will agree on a $700 billion bank bailout spurred a last-hour rally in financial shares, paring losses in the worst week for the Standard & Poor's 500 Index since May.

The S&P 500 increased 3.93, or 0.3 percent, to 1,213.11. The Dow Jones Industrial Average jumped 118.2, or 1.1 percent, to 11,140.26. The Nasdaq Composite Index dropped 3.23, or 0.2 percent, to 2,183.34.

The S&P 500 pared its weekly decline to 3.3 percent and the Dow trimmed its loss for the week to 2.2 percent. Stocks climbed for the first time in four days yesterday as speculation grew that Congress would reach agreement on the bank bailout plan, before negotiations stalled last night after the close of trading.

Losses Reversed

Benchmark indexes crept higher from their morning lows as lawmakers expressed optimism that a bailout would be passed. President George W. Bush predicted Congress will resolve any disagreement and Democratic and Republican leaders vowed to keep the House and Senate in session until a deal has been reached.

Financial companies in the S&P 500 rose 3.1 percent after falling by about the same amount. Wells Fargo, the biggest bank on the U.S. West Coast, climbed $3.19 to $37.31.

JPMorgan gained the most in the Dow average, advancing 10 percent to $47.88. Bank of America Corp. increased 6.8 percent to $36.70.

``I don't think you can overstate the importance of getting the deal done, and the market really wants to see this happen,'' said Jeffrey Kleintop, chief market strategist at LPL Financial in Boston, which oversees $273 billion.

The S&P 500 has lost as much as 26 percent from its October record after global banks racked up more than $557 billion in credit losses and writedowns stemming from the collapse of the subprime mortgage market. WaMu is the latest casualty of the crisis that drove Lehman Brothers Holdings Inc. and IndyMac Bancorp out of business and led to the emergency takeovers of Merrill Lynch & Co. and Bear Stearns Cos.

Marc Faber, managing director of Marc Faber Ltd. in Hong Kong, told Bloomberg Television the U.S. government's rescue package may require as much as $5 trillion, seven times the amount Paulson has requested.

`Perfect Solution' Difficult

The Financial Select Sector SPDR Fund, an exchange traded fund of financial stocks known by its XLF ticker symbol, advanced 54 cents to $20.36 after earlier falling as much as 5.3 percent. The ETF is still down 37 percent in the past year.

Republicans splintered late yesterday over the proposed $700 billion rescue of the U.S. financial system, threatening an agreement hours after a bipartisan group of negotiators and the White House said one was near.

``It's difficult to get a perfect solution here,'' said Richard Weiss, who helps oversee more than $53 billion as chief investment officer for City National Bank in Beverly Hills, California. ``The moral hazard is out there as a potential concern, but what choice was there at this point? This is not about rescuing a few companies or a few highly paid executives. This was about shoring up the U.S. and global financial system.''

http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601087&sid=aT3TjVolhGKU&refer=home

.
 
Sept. 29 (Bloomberg) -- The financial-rescue plan intended to restore confidence in the U.S. banking system collapsed in partisan wrangling as the House of Representatives voted down the proposal backed by the Bush administration and congressional leaders of both parties.
Markets plunged as the House rejected, by a vote of 228 to 205, the $700 billion measure to authorize the biggest government intervention in the markets since the Great Depression. The Dow Jones Industrial Average fell 778 points, or 6.98 percent to 10,365, the biggest point drop ever. The Standard & Poor's 500 Index fell 8.4 percent, the most since Oct. 26, 1987.
The defeat of the legislation set off a scramble among the plan's backers for additional support before another vote. House Majority Leader Steny Hoyer said the House may take up the measure again as early as this week, possibly after Senate action.
``The Republicans killed this,'' said House Financial Services Committee Chairman Barney Frank, a Massachusetts Democrat. Republicans blamed Democratic House Speaker Nancy Pelosi of California.
Democrats voted 140 to 95 in favor of the legislation, while just 65 Republicans backed the bill and 133 opposed it.
...
Barack Obama, the Democratic presidential candidate, called for calm after the House vote and said a rescue package would eventually pass.
``It's important for the American public and for the markets to stay calm because things are never smooth in Congress,'' Obama said at a rally in Westminster, Colorado. ``There are going to be some bumps and trials and tribulations and ups and downs before we get this rescue package done.''
Douglas Holtz-Eakin, Republican nominee John McCain's senior policy adviser, also blamed Pelosi for the defeat.
``Just before the vote, when the outcome was still in doubt, Speaker Pelosi gave a strongly worded partisan speech and poisoned the outcome,'' Holtz-Eakin said in a statement.

House Minority Whip Roy Blunt said the drop in the markets would pressure Congress to return to the issue.
``The reality of the impact this can have on the markets will have a big impact in getting people back to wanting to work together and get this problem solved,'' Blunt, a Missouri Republican, said at a press conference after the failed vote.

http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601087&sid=aJY4KBvL.dRE&refer=home
 
Sept. 30 (Bloomberg) -- President George W. Bush and Senate leaders vowed today to revive a $700 billion financial rescue plan amid evidence voters and lawmakers regretted yesterday's U.S. House vote to kill the bailout.
Senate Republican leader Mitch McConnell of Kentucky predicted lawmakers would wrap up work on the plan by the end of this week. A plunge in U.S. markets, partially erased today, makes it clear Congress must act, he said.
``I think the message from the markets yesterday was clear,'' McConnell said.
The House voted down the package 228-205, with 40 percent of Democrats and two-thirds of Republicans against it. It would take a shift of 12 votes to approve the legislation.
The plan would give the Treasury Department broad power to buy up troubled assets, chiefly mortgage-backed securities, that are saddling investors and financial institutions. Lawmakers said today they may revise the measure to give expanded authority to the Federal Deposit Insurance Corp., possibly raising the size of bank accounts it guarantees from $100,000 to $250,000.
Republican presidential nominee John McCain and his Democratic opponent Barack Obama today endorsed that idea.
A Rebuke to Leaders
Yesterday's House vote, a rebuke to Bush and leaders of both parties in Congress, triggered angry recriminations and the biggest one-day point drop in the history of the Dow Jones Industrial Average.
Stocks rose today, suggesting investor optimism that Congress would revive the rescue package. The Dow Jones Industrial Average rose 342 points, or 3.3 percent, at 2 p.m. in New York.
Voters flooded Capitol Hill offices today, decrying the defeat of the rescue package, a House Republican leadership aide said. Prior to yesterday's tally, lawmakers said sentiment was running about 100-1 against the plan.
Bush promised today that the House vote wouldn't be the final word. ``I realize this is a difficult vote for members of Congress,'' he said today at the White House. ``But the reality is that we're in an urgent situation and the consequences will grow worse every day.''
Senate Majority Leader Harry Reid, a Nevada Democrat, agreed. ``This continues to be our number one goal,'' he said.
White House Contact
Reid said he is in contact with White House Chief of Staff Josh Bolten to come up with a solution. Also, Reid said Obama informed him he talked to Bush about the plan.
``We're working together to try to resolve this important issue,'' Reid said.
Senate Banking Committee Chairman Christopher Dodd, a Connecticut Democrat, said some House members who voted down the plan are now having ``second thoughts'' and `want ``another shot at this.''
There are no votes scheduled today in the House or Senate in observance of the Jewish New Year Rosh Hashanah.

http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601110&refer=&sid=aBxL0PhSCAkM

House Members Receive Angry Calls on Vote, Aide Says (Update1)

By James Rowley
Sept. 30 (Bloomberg) -- Voters flooded Capitol Hill offices today with complaints about the U.S. House's defeat of the $700 billion financial-rescue plan, a House Republican leadership aide said.
The tenor of the calls is a reversal from an earlier outpouring of voter opposition to the bailout legislation, the aide said.
Congressional leaders are discussing adding new provisions as sweeteners to entice more Republicans and Democrats to support the rescue plan after its 228-205 defeat yesterday in the House, the aide said.
House Republicans are proposing altering the measure by expanding the role of the Federal Deposit Insurance Corp. Under the plan, the FDIC would inject capital into the credit markets by assisting banks with troubled assets, the aide said. Another provision being floated would extend unemployment insurance, according to the aide. ...

http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601110&sid=a_YZtegX5A9k
 
Il parere di Keith Wade, capo Economista di Schroders

Il piano rappresenta una pre-condizione necessaria per la ripresa dell’economia.

A cura di R. Gialanella
Il parere di Keith Wade, Chief Economist di Schroders

Il presidente Bush cercherà nei prossimi giorni di convincere il Congresso e l’opinione pubblica statunitense sull’opportunità di approvare il TARP. A vostro avviso, quanto è efficace il piano messo a punto dalle autorità Usa?

L’ipotetica approvazione del piano di salvataggio (denominato Troubled Asset Relief Plan o TARP) non si tradurrà nell’archiviazione di potenziali casi di bancarotta, dato che le perdite sono ormai cristallizzate. Data la scala del problema, potremmo aver bisogno di una seconda manovra e di ulteriori sostegni a favore del mercato, in attesa che le banche restituiscano equilibrio ai rispettivi bilanci e possano tornare ad erogare prestiti. E non va dimenticato che il TARP affronta il problema dal lato dell’offerta, mentre la ripresa definitiva necessita anche di una crescita della domanda di credito. La caduta del prezzo degli immobili e la crescita della disoccupazione fanno ipotizzare che i nuclei familiari non siano pronti ad alimentare tale domanda nel momento in cui il credit crunch si allenterà. Dunque, l’attenzione delle autorità dovrebbe tener conto degli effetti imputabili alla caduta della domanda, cercando di sostenerla con tagli del costo del denaro e del carico fiscale.

Che tipo di tagli vi aspettate dalle principali banche centrali?

Ci aspettiamo che la Fed tagli i tassi di interesse alla fine dello 0,5% entro la fine di ottobre, seguita dalla BCE che dovrebbe operare un primo taglio tra gennaio e marzo del prossimo anno. Ci aspettiamo inoltre che la Bank of England opti per una riduzione del costo del denaro dello 0,25% a novembre.

Qual è il prezzo ottimale per assorbire gli illiquidi Mortgage Backed Securities?

Ci sono pochi dubbi- a nostro avviso- che l’eliminazione degli assets tossici dai bilanci delle banche aiuterà a rimettere in moto i meccanismi del credito. Il piano rappresenta una pre-condizione necessaria per la ripresa dell’economia. Una fase di importanza basilare sarà la determinazione del prezzo ipotetico dato agli illiquidi Mortgage Backed Securities. Se il prezzo dovesse essere troppo basso, il settore bancario subirebbe ulteriori cadute. se viceversa dovesse essere troppo alto verrebbe interpretato come un intervento da ‘socialismo per i ricchi’. Paulson e Bernanke stanno esercitando pressioni affinché l’operazione venga definita secondo un modello ‘hold to maturity’ value e non a prezzi di mercato. Il fatto è che si tratta di titoli talmente indesiderati dal mercato che un eventuale assorbimento a prezzi di mercato significherebbe scontare un ulteriore ridimensionamento del mercato immobiliare (già incluso nel prezzo). Gli attuali prezzi sono frutto di un mercato per nulla funzionale, in cui l’estrema avversione al rischio ha tenuto lontano tutti i compratori. I prezzi non riflettono la realtà, ma nessuno è disposto a cercare di trarre vantaggio dalla situazione. In siffatto contesto, si delinea un’opportunità per lo Stato, che potrebbe trarre vantaggio da una normalizzazione del mercato. La soluzione del problema risiede nel bilanciamento del moral hazard con il rischio di un default sistemico, cercando di conciliare le esigenze delle banche con qualche meccanismo che consenta ai cittadini di condividere i benefici derivanti dal salvataggio.


http://www.fondionline.it/indicecms.php?idpagina=art&idart=18494
 
È ormai già troppo tardi

(siccome dopo l'aggiornamento non riesco più ad aprire nuovi topic, in attesa di risoluzione del problema, posto qui i nuovi articoli)

È ormai già troppo tardi
Alfonso Tuor

È ormai già troppo tardi. Anche la bocciatura inaspettata del maxipiano da 700 miliardi di dollari, che è anche un clamoroso schiaffo al presidente Bush da parte del Congresso, dimostra che pure il sistema politico è «impazzito» e non è in grado di evitare il tracollo del sistema finanziario. Questo verdetto era già stato pronunciato dal vero barometro di questa crisi, ossia dal mercato interbancario e da quello monetario, dove i tassi erano ulteriormente saliti già in giornata, nonostante la «certezza» che il Congresso avrebbe dato il via libera al «Troubled Asset Relief Program (TARP)» proposto dall’amministrazione Bush. Questo giudizio è stato inoltre confermato dalla mole degli interventi delle banche centrali chiamate a sostituirsi a mercati non più disposti a dare un soldo alle banche. Così ieri la Federal Reserve ha dovuto iniettare 620 miliardi di dollari e la Banca centrale europea 240 miliardi di dollari. Sono cifre enormi, che mettono a dura prova anche i bilanci delle stesse banche centrali.
La crisi sta precipitando sia negli Stati Uniti sia in Europa. I governi di Olanda, Belgio e Lussemburgo hanno dovuto parzialmente nazionalizzare il gruppo bancario-assicurativo Fortis, per evitarne il fallimento. Il governo tedesco e alcune banche germaniche sono dovuti intervenire per salvare la banca Hypo Real Estate; il governo inglese ha dovuto nazionalizzare la banca Bradford & Bingley, di cui continuerà a detenere il portafoglio crediti, mentre il resto delle attività è stato venduto alla spagnola Santander. Negli Stati Uniti lo Stato federale si è assunto parte delle sofferenze del colosso bancario Wachovia, che poi è stato inglobato da Citigroup.
Insomma le banche continuano a cadere come birilli, poiché non vi è alcun segnale di riapertura dei mercati interbancario e monetario, da cui traggono la linfa per poter vivere. L’impressionante accelerazione del collasso è stata determinata dal clamoroso errore storico di lasciar fallire la Lehman Brothers, senza capire le ripercussioni sistemiche di quella bancarotta. Da allora, più esattamente dallo scorso 14 settembre (due settimane fa), la crisi è diventata ingestibile, poiché la sfiducia nei confronti del sistema bancario si è via via trasformata in panico. In queste condizioni il maxipiano di Henry Paulson, che mirava a ricostruire la fiducia degli investitori, era già stato superato dai fatti e risultava quindi inutile.
Ora si tratta di limitare i danni di questo collasso del sistema bancario e del clima di crisi politica creato dal voto di sfifucia nei confronti dell’amministrazione espresso dal Congresso. Bisogna innanzitutto impedire con tutti i mezzi che questa crisi sfoci in una nuova Grande Depressione. Quindi, occorre nazionalizzare le banche sull’orlo della bancarotta, come si è già cominciato a fare in Europa, sperando che grazie alla garanzia dello Stato i risparmiatori e gli investitori riprendano a finanziare il sistema bancario, risolvendo l’attuale crisi di liquidità. Ciò non basterà, poiché le banche non sono solo a corto di soldi, ma anche e soprattutto di capitale. Quindi, occorrerà ricapitalizzarle, affinché abbiano la possibilità di continuare a finanziare il sistema economico e affinché non avvenga una terribile stretta creditizia, che bloccherebbe le economie europea ed americana, la cui crescita sta già frenando in modo rapido e brusco.
Bisogna inoltre sperare che l’inevitabile aumento del debito pubblico americano non si traduca in una crisi del dollaro. Infatti, a differenza del Giappone e dell’Europa, il debito statale statunitense è finanziato con capitali stranieri, e in particolare dalle banche centrali dei paesi asiatici ed arabi. Nel 2007 il 57% delle obbligazioni emesse dal Tesoro era sottoscritto da stranieri, così come un quinto delle obbligazioni emesse da Fannie Mae e Freddie Mac e un quinto delle obbligazioni emesse dalle società americane. Alcuni segnali fanno sospettare che qualcosa si stia incrinando anche in questo ambito. Infatti, oggi sul mercato assicurare un’obbligazione dello Stato americano costa più che assicurare un’obbligazione di Mac Donald’s. Il rischio per il dollaro non è costituito da uno sciopero degli investimenti degli Stati asiatici ed arabi, che sarebbe contro i loro stessi interessi, ma da una fuga degli americani dal dollaro. Una caduta verticale del dollaro renderebbe questa crisi assolutamente ingovernabile.
Tutto ciò comunque non basta. L’effetto combinato della recessione, che si prospetta severa, e della distruzione di ricchezza provocata dal crollo del sistema bancario, dalla caduta dei valori immobiliari e di quelli azionari portano dritti dritti ad una severa deflazione. Per evitare di cadere in una spirale deflazionistica, è necessario varare pacchetti di rilancio economico basati su grandi investimenti pubblici. Questa svolta non può comunque attuarla un’amministrazione Bush pubblicamente sconfessata in primo luogo dagli stessi deputati repubblicani.
Tutte queste misure hanno carattere d’urgenza e possono raggiungere unicamente l’obiettivo di evitare il peggio. Occorre contemporaneamente ricominciare a costruire il futuro sulle macerie del tracollo del sistema finanziario. Ciò significa indire una conferenza internazionale, sullo stile di quella tenuta a Bretton Woods nel 1944, per creare il quadro istituzionale di un nuovo sistema finanziario, monetario e commerciale che ci permetta di imboccare di nuovo un periodo di crescita e di prosperità. In tal caso, questa crisi si rivelerà utile, poiché almeno sarebbe servita a spazzar via le politiche che ci hanno portato al disastro attuale.

29/09/2008 23:26
 
Intervista ad Alfonso Tuor

30/09/2008 - 14:49

CRISI FINANZIARIA
Piano di salvataggio, Tuor: “Piano salva-caimani, tardivo e ricattatorio”

FRANCOFORTE – La bocciatura del Congresso americano (228 voti contri e 205 a favore) del pacchetto di salvataggio da 700 miliardi di dollari messo a punto dal segretario al Tesoro Henry Paulson e dal presidente George Bush, ha fatto crollare il Dow Jones che ieri ha conosciuto il ribasso più ampio dall’ottobre del 1987. Il settore finanziario è quello più in difficoltà, in quanto sofferente di una mancata fiducia che mette in serio pericolo tutto il sistema.

Oggi i listini delle borse europee, dopo un avvio in calo sulla scia di Wall Street (-8,7%), stanno tenendo bene, grazie alla scommessa del via libera al piano di salvataggio Paulson. In evidenza i titoli bancari che con Dexia addirittura sospesa per eccesso di rialzo e Fortis, guidano la riscossa. Una riscossa consistente in una volatilità che denota un nervosismo palpabile, in attesa del discorso di Bush.

Alfonso Tuor, giornalista economico di punta del Corriere del Ticino, è scettico sull’efficacia di un piano di salvataggio che arriva troppo tardi, ma che però è indispensabile, in una situazione che, se non presa di petto, potrebbe portare a una grande depressione. “Ne pagheremmo tutti”.

Tuor, il piano di salvataggio è uno stop temporaneo o è a rischio? Cosa succederà ora?
“Sembra che il piano venga riproposto e il senato lo approvi con alcune modifiche alla camera dei rappresentanti. Piano di salvataggio o no, ormai è troppo tardi”.

Troppo tardi?
“Le banche stanno conoscendo una situazione difficilissima in cui sono emersi due problemi: il primo, quello più urgente, è il problema della mancanza di liquidità, il secondo invece riguarda il problema dei capitali a disposizioni delle banche per ossequiare e rispondere alle leggi bancarie”.

Partiamo dal primo problema: alle banche manca liquidità. Come mai?
“Alle banche manca liquidità perché non hanno più fiducia l’una nell’altra. Sfiducia più che fondata dato che stanno fallendo in molte. E mancando questa fiducia, viene a mancare la linfa del sistema finanziario che sono il mercato interbancario e il mercato monetario. Questi mercati si sono praticamente chiusi, le banche non hanno più liquidità e le Banche Centrali europee stanno iniettando centinaia di miliardi di dollari e di euro, sostituendosi a un mercato che non c’è più”.

E per quanto riguarda il capitale a disposizione delle banche?
“I capitali a disposizione assicurano la solvibilità delle banche. Ma molte di queste si sono viste erodere la solvibilità necessaria a causa delle perdite, altrettanto miliardarie, che il sistema bancario nel corso degli ultimi mesi ha dovuto incassare”.

Il piano di salvataggio servirà?
Nutro forti dubbi, dopo quello che è successo in questi giorni, una ratifica del piano Paulson non produrrebbe effetti significativi. La crisi si è così progredita che non c’è altra via che la nazionalizzazione sul modello dei governi del Benelux, che hanno nazionalizzato la Fortis e di quello inglese.

Quale il vantaggio di questa soluzione?
La nazionalizzazione dà la certezza al risparmiatore che la banca non fallisca. E soltanto a quel punto l’investitore sarà disposto di nuovo a prestare denaro alla banca”.

I democratici hanno voluto bocciare il piano per farla pagare ai banchieri, mentre i repubblicani perché lo considerano "socialista". Lei che ne pensa?
"Questo è un piano di salvataggio dei caimani: si usano 700 miliardi di dollari per salvare della gente che è la diretta responsabile della crisi e che ha stipendi che superano i 100 milioni di dollari. Ma il primo responsabile di tutto è lo stesso ministro del Tesoro Henry Paulson: fino a un paio di anni fa egli era capo della Goldman Sachs, la maggiore responsabile di questa crisi. Ha preparato un piano per salvare i suoi amici di Wall Street e probabilmente anche per il suo tornaconto”.

Un piano da bocciare?
"Questo piano è un ricatto. Senza questo piano, il crollo del sistema finanziario rischia di portarci alla grande depressione. Se non ci fosse questo rischio, che è concreto, sarei fortemente contrario a qualsiasi piano di aiuto a questa gente. Il problema è che se non ci sarà un intervento di questa portata, lo scotto lo pagheranno tutti".

Ora tutti si chiedono: come si tradurrà la crisi nell'economia reale?
"La crisi economica è alle porte. Anche in Svizzera. E se non si affronta di petto la situazione potremmo vivere una lunga recessione alla giapponese con una disoccupazione europea al 15-20% e in Svizzera al 7-8%".

Gli economisti però dicono che i cicli economici negativi sono sempre più brevi…
"Queste sono le frottole che raccontano i liberisti. Come hanno dimostrato i grandi economisti, l'economia ha sempre un punto di equilibrio. Ma il problema è: che tipo di equilibrio? Anche con una disoccupazione al 20% l’economia può trovare il suo punto di equilibrio”.

La BNS comunque rassicura e dice che non ci sarà bisogno di interventi statali.
"Ma cosa vuole che dica scusi? Non può dire che questo. Anche il Tesoro americano diceva fino a un giorno prima della crisi che l'economia americana era solida. Una BNS o una commissione federale delle banche non può dire che ci sono dei problemi all'UBS e al CS, perché se lo dice, questi problemi si avverano nel giro di due secondi. Il fatto più preoccupante è che la BNS senta il bisogno di rassicurare".

I risparmiatori svizzeri, possono stare tranquilli?
“Assolutamente no. Sono in molti che, senza neppure saperlo, hanno investito tramite una banca svizzera assolutamente sicura, in strumenti finanziari della Lehman Brothers, fallita due settimane fa e che stanno già perdendo soldi”.

p.d'a.

http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/...icolo=419623&idsezione=8&idsito=41&idtipo=214
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto