Obbligazioni valute high yield TURCHIA bond in usd e lira turca (17 lettori)

Giontra

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Partite correnti, il roso vola in.........

Venerdì, Febbraio 11, 2011
ISTANBIL - Virgilio TMNews
Galoppa il disavanzo delle partite correnti turco, che nel 2010 è aumentato del 247% rispetto al 2009, passando da 13.9 miliardi di dollari a 48.5 miliardi di dollari, mentre a dicembre il rosso si è attestato a 7.5 miliardi di dollari da 3.2 miliardi a dicembre 2009, con un aumento del 131.9%, il più alto dal 1984.
Lo ha reso noto questa mattina la <Merkez Bankasi>, la Banca Centrale turca.
Quest'anno il Governo stimava una crescita intorno al 3.5%, ritoccata successivamente al 5.4% e un disavanzo intorno a 39 miliardi di dollari. Con una crescita ormai attesa intorno all'otto per cento o oltre, l'economia turca si alimenta voracemente di beni importati, di petrolio e di materie prime dall'estero, mentre la domanda europea di beni prodotti in Turchia resta debole.
Proprio per limitare il boom del disavanzo, la Banca Centrale ha messo in atto una politica monetaria ardita, abbassando i tassi per indebolire la lira turca e inasprendo contemporaneamente requisiti di riserva delle banche per rallentare il credito. Quello sul disavanzo corrente "è un numero molto grande, ma è vecchio di quasi due mesi. Almeno la Banca centrale lo ha previsto e si è mossa di conseguenza" ha detto Ozan Gaziturk, economista di <Sekerbank> a Istanbul al quotidiano <Hurriyet>. "La banca da dicembre sta lavorando per ridurre il rosso delle partite correnti".
 

Giontra

Forumer storico
Calo della disoccupazione in Turchia, surplus del bilancio statale
Mercoledì 16 Febbraio 2011 18:26


Consistente calo del tasso di disoccupazione ad Ankara. Secondo i dati dell' Istituto nazionale di statistica, a novembre scorso l'indice si è attestato all'11%, contro il 13,5% dello stesso mese del 2009. La tendenza conferma la stabilità della crescita del paese, accompagnata dal buon andamento della finanza pubblica.
Il ministro delle Finanze, Mehmet'im'ek, ha annunciato la chiusura in attivo del bilancio statale a gennaio 2011, con un surplus di circa 630milioni di euro. In controtendenza rispetto a dodici mesi prima, quando il disavanzo era stato di quasi due miliardi di dollari. Il risultato è stato raggiunto grazie all'aumento del 20,4% delle entrate. Ieri invece la banca centrale ha stabilito di mantenere inalterato il tasso di interesse interbancario al 6,25%. La decisione è arrivata dopo due tagli consecutivi nel giro di due mesi, prima dei quali il tasso era al 7%.


 

Baro

Umile contadino
Buongiorno a tutti , qui non ho mai scritto ma seguo Gaudente sul thd della "carta igienica" greca . Ho in carico la Bei 2013 8% in rand sudafricani quasi alla pari : cosa mi suggerite sulla gestione della stessa ? Ciao e grazie.:up:
 

Giontra

Forumer storico
Niente di nuovo.
Se non per il punto di vista dell'FMI.
Va ricordato che tra la seconda metà del 2009 e i primi mesi del 2010,
la Turchia ha rifiutato a più riprese l'aiuto dell'FMI,
che a fronte dell'erogazione dei prestiti pretendeva di applicare
la solita cura, che è sempre la stessa ad ogni latitudine.
Di seguito Lituania ed Ungheria hanno fatto le medesime scelte.:)


23 febb. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), la ripresa dell’economia turca è rimasta sostenuta per tutto il 2011: il tasso di crescita è stato pari all’8 per cento circa su base annua e il prodotto è tornato a un livello superiore a quello antecedente la crisi. Parallelamente, grazie a un calo dei prezzi dei beni alimentari, particolarmente volatili, anche l’inflazione si è mantenuta in linea con l’obiettivo fissato dalle autorità. Con particolare attenzione va invece seguito, secondo il Fondo Monetario, l’ingente afflusso nel Paese di capitali dall’estero. Per l’Istituzione internazionale varie ragioni concorrono a spiegare questo fenomeno: il differenziale dei tassi rispetto ad altri Paesi, la relativa robustezza dei bilanci degli operatori economici pubblici e privati, le forti prospettive di crescita di breve e medio periodo, la stabilità politica e una generale aspettativa di miglioramento del rating attribuito al Paese. Questi afflussi di capitali hanno messo in evidenza alcuni punti di debolezza dell’economia turca. Innanzitutto il deficit delle partite correnti, salito rapidamente oltre il 6% del Pil nel 2010, rivela che la domanda interna è ancora fortemente dipendente dalle importazioni e, in ultima analisi, sottolinea la scarsa competitività del paese a livello internazionale. Per altro verso, l’afflusso di capitali dall’estero, intermediato principalmente dal sistema bancario e legato soprattutto a investimenti di breve periodo, può esporre il paese ai rischi di instabilità derivanti da una improvvisa inversione del flusso. In questo quadro, prosegue il Fondo Monetario, le politiche di intervento messe in campo negli ultimi mesi dalle autorità turche hanno cercato di mitigare, in varia maniera, i rischi di carattere macroeconomico e macroprudenziale. La Banca Centrale turca si è adoperata per contrastare un eccessivo aumento della liquidità; in questa ottica, ha limitato i suoi interventi di acquisto di valute estere e ha innalzato il coefficiente di riserva obbligatoria. Seguendo un approccio meno convenzionale e traendo vantaggio dalla relativa stabilità dei prezzi, la Banca Centrale ha inoltre ampliato il corridoio di oscillazione dei tassi e ridotto il tasso d’interesse di riferimento, nel tentativo di limitare la componente di afflusso di capitali legata al differenziale dei tassi con l’estero. Parallelamente, sottolinea il Fmi, sono state adottate alcune misure volte a favorire la stabilità macroprudenziale, come la riduzione del rapporto fra mutuo e valore nelle compravendite immobiliari (loan to value ratio). Sul fronte della spesa pubblica, il saldo primario del settore pubblico non-finanziario ha più che centrato l’obiettivo fissato per il 2010, grazie al forte gettito fiscale derivante dall’espansione delle importazioni. Per il 2011, l’organizzazione intergovernativa si attende una conferma degli andamenti attualmente riscontrati: il livello di crescita dovrebbe rimanere sostenuto (attorno al 4.5% su base annua); il deficit delle partite correnti si manterrà probabilmente su livelli elevati, stimati intorno al 7%, e il tasso di inflazione dovrebbe oscillare attorno al 6.5%. In questo contesto, le osservazioni del Fondo Monetario Internazionale si concentrano soprattutto sulla necessità di individuare una combinazione di politiche che consenta, per un verso, di sostenere la crescita e quindi l’occupazione, ma anche di ridurre le vulnerabilità derivanti da una domanda interna troppo sostenuta e dalla potenziale volatilità dei flussi di capitale. Secondo le valutazioni dell’organizzazione internazionale occorrerebbe operare su più fronti. In particolare, misure restrittive a livello fiscale andrebbero coniugate con condizioni di liquidità più restrittive e con l’adozione di riforme strutturali capaci di favorire un recupero di competitività nel medio-lungo periodo. La politica fiscale annunciata dalle autorità per il 2011 è stata valutata dal Fmi tendenzialmente adeguata, anche se potrebbe essere opportuno promuovere un maggiore rigore, per ridurre anche la pressione sulla domanda interna e sul deficit delle partite correnti. Per quanto riguarda la politica monetaria, il Fondo Monetario ha ribadito la centralità dell’obiettivo della stabilità dei prezzi. Le misure volte a contenere l’espansione della liquidità già’ attuate (limitati interventi sui cambi e aumento della riserva obbligatoria) sono state giudicate positivamente dal Fondo. La decisione di abbassare i tassi potrebbe invece presentare dei rischi e la Banca Centrale turca deve essere pronta a intervenire, secondo l’organizzazione intergovernativa, alzando nuovamente i tassi qualora dovessero emergere pressioni inflazionistiche. Il Fondo Monetario ha inoltre accolto positivamente l’attenzione delle autorità turche verso il rischio sistemico del settore finanziario, anche se probabilmente saranno necessari interventi specifici in tal senso. Valutazioni positive sono state espresse infine dall’organizzazione rispetto al miglioramento degli standard contabili e al rafforzamento dei diritti degli azionisti contenuti nel nuovo Codice Commerciale, di recente emanazione.
 

Giontra

Forumer storico
Turchia/ Accordo con Fmi potrebbe slittare all'autunno -
C'è chi pensa che Erdogan stia prendendo tempo

Istanbul, 26 mag. (Apcom-Nuova Europa) - Rischia d'allontanarsi ulteriormente nel tempo l'accordo della Turchia con il Fondo monetario internazionale (Fmi) per un prestito anti-crisi. Lo sostiene oggi il quotidiano Referans, scrivendo che l'autunno potrebbe essere un periodo chiave per le relazioni fra le due parti. A fine aprile l'allora ministro dell'Economia Mehmet Simsek aveva detto di essere ottimista e di trovare realistica la chiusura dell'accordo per fine maggio. Citando fonti vicine al governo e al mondo economico Referans ha scritto che la firma prima dell'autunno è improbabile. Secondo il quotidiano il governo starebbe aspettando di vedere l'autunno per capire se ci sono i margini di una ripresa economica per il Paese. Per altri il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan starebbe solamente prendendo tempo per mediare su tutte le questioni ancora aperte, soprattutto quelle relative alle riforme in campo fiscale, che poi sono state il vero motivo del rallentamento delle trattative. A inizio maggio proprio il Fmi ha previsto per il 2009 un calo del Pil turco del 5,1%. L'economia turca dall'inizio del 2009 ha riportato considerevoli segni di flessione. La disoccupazione è salita al 15,5%, entro il 2010 potrebbe toccare il 18%. Nel 2008 il pil ha perso il 6,2%, nel 2009 secondo l'Istituto di statistica turco perderà un ulteriore 3%. Le esportazioni hanno fatto registrare una flessione del 30% con punte del 60% in settori vitali per l'economia nazionale come quello automobilistico. I colloqui sono stati fermi da gennaio a maggio quando Simsek si è recato a Washington. Fino poco tempo fa il nodo principale sembrava essere la forma del prestito. Il governo Erdogan infatti puntava a un "precautionary stand-by", con l'emissione di fondi su richiesta, in caso di estrema emergenza. Il Fmi, invece, come parte del mondo economico turco, preferiva una versione standard del prestito, con emissione di fondi condizionata a riforme e vincoli economici più stringenti. Adesso anche l'esecutivo sarebbe orientato a uno stand-by di tre anni, almeno secondo i quotidiani economici del Paese.
C'è chi pensa che la Turchia dovrebbe firmare al più presto. In aprile Deloitte ha pubblicato un report intitolato "Perché aspettare per il Fmi", in cui puntava l'accento sul fatto che l'accordo con il fondo potrebbe essere l'occasione per una rapida ripresa dell'economia turca. Huseyin Gurer, dirigente di Deloitte Turchia, aveva dichiarato: "In questo contesto deve essere instaurato un trend che possa portare la Turchia a una crescita positiva. Perché questo avvenga bisogna assolutamente firmare l'accordo con il Fondo monetario internazionale senza ulteriori posticipi". A metà giugno è prevista una visita della delegazione del fondo in Turchia. Intanto fonti dal ministero dell'economia dicono che il nuovo responsabile del dicastero, Ali Babacan, non abbia ancora preso in mano la pratica. In questo momento l'unica a rimanere ottimista è Moody's. Kristin Lindow, analista per Moody's Turchia, ha detto al quotidiano Zaman che, anche se l'accordo con il Fmi non dovesse essere chiuso, il rating del paese non cambierebbe e che i risultati dell'economia turca fino a questo momento sono troppo pochi per poter prevedere un esito positivo o negativo nell'economia nazionale. Certo, anche secondo l'agenzia la Turchia farebbe meglio a concludere un accordo che potrebbe dare via libera a un nuovo programma economico e a quelle riforme che il governo ha promesso di attuare da tempo. Il Fondo monetario internazionale dovrebbe erogare dai 20 ai 30 miliardi di dollari. La Turchia nel maggio 2008 ha portato a conclusione con successo un altro accordo da 10 miliardi di euro.
index.asp

[FONT=Trebuchet MS, Arial] Turchia e FMI, la situazione[/FONT]

[FONT=Trebuchet MS, Arial]Giovedì, giugno 04 Kristin Lindow, analista di Moody´s Turchia, ha affermato che un eventuale accordo col Fondo Monetario Internazionale non influenzerà il rating del credito turco, aggiungendo che saranno necessarie misure finalizzate a rispondere all´attuale fase di incertezza.

La Lindow afferma che le attuali incertezze dei mercati nei confronti della Turchia sono proprio legate alla possibilità di conclusione di un accordo col Fondo, una mossa che da tempo è attesa da molti investitori. Il Governo turco è da tempo impegnato in negoziati col Fondo per la conclusione di un nuovo accordo di finanziamento, che dovrebbe ammontare a circa 45 miliardi di dollari, giudicato cruciale per stimolare la fiducia degli investitori in una fase di recessione economica. Le due parti non sono finora riuscite a raggiungere un accordo per sostituire il precedente finanziamento, scaduto nel maggio 2008, del valore di 10 milioni di dollari. In particolare, le due parti sarebbero in disaccordo sulla spesa dei comuni. Scadenze elettorali e rimpasti di Governo hanno ritardato ulteriormente i negoziati. Una missione del Fondo è attesa nelle prossime settimane in Turchia per dare nuovo slancio ai negoziati.
Secondo le agenzie di rating, un mancato accordo col Fondo renderebbe necessario per la Turchia un nuovo programma a medio termine, che richiederà finanziamenti esteri compresi tra i 20 e i 30 miliardi di dollari. La ripresa economica dipende fortemente dall´andamento della domanda domestica, e ciò potrà avvenire grazie a misure di finanza pubblica.
Sia il Ministro dell´Economia che il Governatore della Banca Centrale hanno comunque affermato la necessità di prevedere un piano alternativo nel caso di definitivo fallimento dei negoziati col Fondo. Il mondo imprenditoriale giudica tuttavia tale accordo imprescindibile per poter mettere al riparo l´economia turca, che nel corso del 2009 potrebbe subire una contrazione del 5 per cento.
[/FONT]

La Turchia potrebbe non avere bisogno di un prestito dal Fmi - 08/09/2009
A dichiararlo è stato il governatore della banca centrale Durmus Yilmaz...
La Turchia potrebbe non avere più bisogno dei nuovi capitali del Fondo monetario internazionale. A dichiararlo è stato il governatore della banca centrale Durmus Yilmaz, che ha spiegato come attraverso la «disciplina fiscale» il Paese potrebbe essere in grado di cavarsela da solo. L’intervento del Fmi si è reso meno essenziale dopo il miglioramento dei conti pubblici turchi, con in particolare il deficit corrente che è diminuito sensibilmente, ha spiegato Yilmaz in un’intervista rilasciata a Londra. Si tratta di una buona notizia per il governo di Istanbul, che per oltre un anno ha portato avanti i negoziati con l’istituto internazionale per ottenere un prestito d’emergenza compreso tra 20 e 40 miliardi di dollari, necessario per superare la fase di crisi. Non si tratta, tuttavia, di lavoro perso. Il Fmi, infatti, ha sempre subordinato la concessione dei capitali ad un importante contenimento della spesa pubblica e ad una stabilità nel bilancio statale turco. Uno sforzo che Ankara ha dunque effettuato, e che ha spinto i principali indici borsistici del Paese ad un rialzo del 68% nel corso del 2009. «Alle volte uno stimolo esterno a far bene è necessario», ha commentato Yilmaz.
La questione relativa al prestito del Fondo monetario internazionale sarà comunque risolta probabilmente al meeting annuale di Istanbul, previsto per la prima metà di ottobre, secondo quanto riferito dallo stesso primo ministro Recep Erdogan.

A proposito del prestito FMI,
l'evoluzione del sentiment. :)
 

IlPorcospino

Forumer storico
Turkey Stocks, Bonds Fall as Trade Gap Widens More Than Forecast
By Steve Bryant - Feb 28, 2011 5:36 PM
Turkish stocks declined and yields rallied to an eight-month high after a January trade deficit that was almost double the market forecast for the gap drove concern inflation could accelerate.
The ISE National 100 Index of stocks reversed early gains and closed 0.1 percent lower at 61,282.87 at 5:30 p.m. in Istanbul. Bonds fell, sending the yield on two-year bonds 15 basis points higher to 8.78 percent, the highest since June 2010 according to the RBS Istanbul Benchmark Bond Index. The lira weakened 0.2 percent to 1.6014 per dollar.
The trade gap in January was $7.3 billion, 89 percent more than the same month in 2010 and bigger than the median estimate of $4.1 billion in a Bloomberg survey of six analysts. The gap suggests Central bank Governor Durmus Yilmaz’s efforts to restrain domestic demand aren’t yet working.
“So far the new policy seems ineffective,” Hakan Aklar, chief economist for AK Investment, said in an e-mailed report. “Moreover, rising energy prices are compounding the risks on the trade deficit and inflation.”
Surging oil prices driven by Middle East unrest have created a “brand new scenario” that’s likely to change Turkey’s inflation forecasts, Yilmaz said Feb. 25. He said the bank’s forecast of 5.9 percent year-end inflation is likely to be revised when the bank updates policy on April 28. Turkey imports about 93 percent of its oil.
Crude oil for April delivery declined 21 cents, or 0.2 percent, to $97.67 a barrel at 11:23 a.m. on the New York Mercantile Exchange. The central bank’s inflation forecasts are based on oil at $95 a barrel.
 

IlPorcospino

Forumer storico
Turkey Bonds Drop, Yields Surge to Eight-Month High on Strong Growth Data
By Steve Bryant - Mar 1, 2011 11:15 AM
Turkish bonds fell for a second day, sending yields to their highest in eight months as trade and manufacturing data suggest central bank efforts to curb economic growth are failing.
Yields on benchmark two-year lira bonds rose 8 basis points to 8.86 percent at 11:56 a.m. in Istanbul. That was the highest level since June 24. The lira weakened 0.5 percent to 1.6062 per dollar. The main ISE National 100 stock index gained 0.3 percent to 61,077.16.
Domestic demand in Turkey, which policy makers have tried to stem by increasing bank reserve requirements, drove the HSBC purchasing managers’ index, which measures manufacturing optimism, to 58.5 in February, the highest since the gauge began in 2005, Markit Economics said today. The January trade deficit widened to $7.3 billion, exceeding the $4.1 billion median analyst estimate, and according to estimates from institutions including the International Monetary fund, Turkey’s economy probably grew 8 percent in 2010.
“The trade deficit has ruined the market,” said Selim Gulkan, a fixed-income trader at Turk Ekonomi Bankasi AS in Istanbul. “The central bank’s main issue is reducing the current-account deficit and people are now pricing in more hawkish actions.”
In January, Turkey’s central bank unexpectedly lowered its benchmark interest rate to an all-time low in a strategy aimed at curbing inflows of so-called hot money and weakening the lira, making imported goods less attractive and exporters more competitive. Central bank Governor Durmus Yilmaz has said measures taken by the policy maker to curb lending and rein in demand will take effect in the first quarter of this year.

‘More Orthodox’
The central bank “may need to fall back on more orthodox policy responses” like raising interest rates, according to RBS analysts including Tim Ash in a note dated yesterday. The central bank’s “unorthodox measures” won’t be repeated, and the first rate increases may come “soon after the June parliamentary elections, if not sooner,” Ash said.
The current-account deficit was $7.5 billion in December, the biggest in a central bank data series that goes back to 1984. The government is aiming for a current-account gap of $42.2 billion, or 5.4 percent of estimated gross domestic product, this year.
 

batti38

Nuovo forumer
Ciao a tutti.

Ho in carico una BEI ZC 2015 in TRY con cambio a 1.96. Sono intenzionato a comprare ancora, visto il cambio 2.22, ma sono indeciso sul tempismo.

Secondo voi è il momento giusto, oppure arriverà a 2.30?
 

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