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Business news: Bers, nel 2021 in Turchia attesa crescita del 5,5 per cento
Ankara, 04 lug 02:00 - (Agenzia Nova)- Il prodotto interno lordo (Pil) della Turchia dovrebbe registrare nel 2021 una crescita del 5,5 per cento, per raggiungere successivamente il 4 per cento nel 2022. Lo afferma l'ultimo rapporto sulle Prospettive economiche regionali, pubblicato dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). La crescita positiva registrata dal prodotto interno lordo (Pil) della Turchia nel 2020, pari all’1,8 per cento, ha comportato “un costo” in termini di stabilità macroeconomica e finanziaria, ovvero l’esaurimento delle riserve estere nel tentativo di sostenere la lira turca, afferma il rapporto. Le riserve lorde del Paese attualmente ammontano a 88 miliardi di dollari Usa, mentre le riserve nette, esclusi gli swap, sono ritenute essere negative, a meno 45 miliardi di dollari. I dati devono essere considerati nel contesto di passività esterne, dovute nei prossimi 12 mesi, per circa 220 miliardi di dollari, incluso un deficit delle partite correnti pari a circa 36 miliardi di dollari. L’inflazione resta “ostinatamente alta”, quasi al 17 per cento nel maggio 2021, in parte a causa del deprezzamento della lira registrato nel 2020. Il riconoscimento di queste fragilità macroeconomiche ha determinato un cambiamento del team economico nel novembre 2020, inclusa la nomina di un nuovo governatore della Banca centrale (Naci Agbal), prosegue il rapporto: ciò ha determinato l’introduzione di una politica monetaria più ortodossa, inclusa una fornitura di liquidità a un tasso singolo di policy più trasparente, un miglioramento della comunicazione, e un aumento totale di 875 punti base dei tassi di riferimento. Ciò ha causato una significativa riduzione del premio per il rischio, la stabilizzazione della lira e un ritorno dei flussi di investimenti, ma il sentimento positivo associato alla “svolta ortodossa” è stato ribaltato con la sostituzione del governatore della Banca centrale – attualmente Sahap Kavcioglu – nel marzo 2021. Ad oggi i timori degli investitori di un ritorno a politiche non ortodosse non si sono ancora materializzati, sottolinea il rapporto: i tassi di policy sono invariati e il governatore ha promesso che la Banca centrale manterrà una politica severa finché l’inflazione non tornerà all’obiettivo del 5 per cento, previsto attualmente per il 2023. Tuttavia, con quattro diversi governatori della Banca centrale negli ultimi due anni la credibilità delle politiche monetarie è bassa, rileva la Bers, e la Turchia è vulnerabile ai cambiamenti del sentimento globale degli investitori. In termini di attività, il forte momento di crescita registrato nella seconda metà del 2020 è proseguito nel primo trimestre 2021, con una crescita su base annua del 7 per cento; altri indicatori suggeriscono tuttavia che la ripresa abbia cominciato a perdere ritmo nel secondo trimestre. Durante quest’anno e l’anno prossimo, la crescita sarà guidata dalle esportazioni, data la debolezza della domanda interna dovuta alla situazione finanziaria delle famiglie e l’impatto delle misure restrittive contro il Covid-19. Tra i rischi che gravano sulle stime, conclude il rapporto, figurano la possibilità di un ritorno rallentato del turismo, potenziali interruzioni del programma di vaccinazioni, il potenziale aumento dell’inflazione nelle “economie avanzate” e “sviluppi geopolitici avversi”. (Tua)
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Ankara, 04 lug 02:00 - (Agenzia Nova)- Il prodotto interno lordo (Pil) della Turchia dovrebbe registrare nel 2021 una crescita del 5,5 per cento, per raggiungere successivamente il 4 per cento nel 2022. Lo afferma l'ultimo rapporto sulle Prospettive economiche regionali, pubblicato dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). La crescita positiva registrata dal prodotto interno lordo (Pil) della Turchia nel 2020, pari all’1,8 per cento, ha comportato “un costo” in termini di stabilità macroeconomica e finanziaria, ovvero l’esaurimento delle riserve estere nel tentativo di sostenere la lira turca, afferma il rapporto. Le riserve lorde del Paese attualmente ammontano a 88 miliardi di dollari Usa, mentre le riserve nette, esclusi gli swap, sono ritenute essere negative, a meno 45 miliardi di dollari. I dati devono essere considerati nel contesto di passività esterne, dovute nei prossimi 12 mesi, per circa 220 miliardi di dollari, incluso un deficit delle partite correnti pari a circa 36 miliardi di dollari. L’inflazione resta “ostinatamente alta”, quasi al 17 per cento nel maggio 2021, in parte a causa del deprezzamento della lira registrato nel 2020. Il riconoscimento di queste fragilità macroeconomiche ha determinato un cambiamento del team economico nel novembre 2020, inclusa la nomina di un nuovo governatore della Banca centrale (Naci Agbal), prosegue il rapporto: ciò ha determinato l’introduzione di una politica monetaria più ortodossa, inclusa una fornitura di liquidità a un tasso singolo di policy più trasparente, un miglioramento della comunicazione, e un aumento totale di 875 punti base dei tassi di riferimento. Ciò ha causato una significativa riduzione del premio per il rischio, la stabilizzazione della lira e un ritorno dei flussi di investimenti, ma il sentimento positivo associato alla “svolta ortodossa” è stato ribaltato con la sostituzione del governatore della Banca centrale – attualmente Sahap Kavcioglu – nel marzo 2021. Ad oggi i timori degli investitori di un ritorno a politiche non ortodosse non si sono ancora materializzati, sottolinea il rapporto: i tassi di policy sono invariati e il governatore ha promesso che la Banca centrale manterrà una politica severa finché l’inflazione non tornerà all’obiettivo del 5 per cento, previsto attualmente per il 2023. Tuttavia, con quattro diversi governatori della Banca centrale negli ultimi due anni la credibilità delle politiche monetarie è bassa, rileva la Bers, e la Turchia è vulnerabile ai cambiamenti del sentimento globale degli investitori. In termini di attività, il forte momento di crescita registrato nella seconda metà del 2020 è proseguito nel primo trimestre 2021, con una crescita su base annua del 7 per cento; altri indicatori suggeriscono tuttavia che la ripresa abbia cominciato a perdere ritmo nel secondo trimestre. Durante quest’anno e l’anno prossimo, la crescita sarà guidata dalle esportazioni, data la debolezza della domanda interna dovuta alla situazione finanziaria delle famiglie e l’impatto delle misure restrittive contro il Covid-19. Tra i rischi che gravano sulle stime, conclude il rapporto, figurano la possibilità di un ritorno rallentato del turismo, potenziali interruzioni del programma di vaccinazioni, il potenziale aumento dell’inflazione nelle “economie avanzate” e “sviluppi geopolitici avversi”. (Tua)
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