TUTTI SONO CAPACI DI ASCOLTARTI, MA "SENTIRTI" E' UN'ALTRA COSA.

Il titolare della Farnesina annuncia il pugno di ferro contro il rappresentante della Nord Corea a Roma.
Che però non c'è, perché dopo la morte del predecessore il sostituto non è stato accreditato dal Quirinale.

"Decisione forte", insiste il ministro.
 
L’incidente è accaduto in Sudafrica alla star del rugby, l’irlandese Scott Baldwin.
L’uomo ha infilato la mano nella gabbia, tentando di accarezzare il leone,
ma l’animale gli ha azzannato la mano. La scena è stata ripresa in diretta con un telefonino.
 
Oggi che il Movimento 5 stelle si prepara alla nuova campagna elettorale
è il neo-candidato premier Luigi Di Maio a rilanciare il messaggio:

“O si autoriformano oppure quando saremo al governo ci pensiamo noi”
 
“Aldo Baglio esci dal corpo del direttore generale di Confindustria!” urla l’esorcista che sente il top manager ripetere ossessivamente
“Non ci posso credere”
come lo spilungone del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo.

La dottoressa Marcella Panucci – vertice operativo dell’organizzazione delle grandi industrie italiane –
non è certo posseduta da demoniache entità, ma è certo che il sistema informatico dell’associazione che dirige è fuori controllo,
che almeno uno dei suoi collaboratori più preziosi è… imprudente, che sono spariti 500mila euro, soldino più soldino meno, che la curiosità si fa di ora in ora incontenibile.

La vicenda è talmente sconcertante (per chi legge) e dolorosa (per i protagonisti) da imporre la più assoluta delicatezza.

Quando si parla di truffe online si immaginano le vittime con un approccio quasi lombrosiano:
hanno la faccia di quelli destinati a farsi fregare, la loro età anagrafica le esclude dai nativi digitali,
la ridotta dimestichezza anche con il telecomando del televisore di casa è indizio di analogicità radicata,
spesso il livello di scolarizzazione non brilla per lauree e diplomi.

Nella mia carriera da cyber-sceriffo ho visti talmente tanti malcapitati da poter fare un casting hollywoodiano,
ma oggi mi trovo costretto a rivedere il “normotipo” del bidonato.

La scena del crimine non è un appartamento popolato da sprovveduti pensionati semianalfabeti
in grado di calamitare qualsivoglia frode nei propri confronti, ma gli eleganti uffici di Avenue de la Joyeuse Entrée 1 a Bruxelles
in cui ha sede la delegazione di Confindustria presso l’Unione Europea.

La casella di posta elettronica non è il solito indirizzo di free mail che il nonnetto inesperto si fa creare dal fulmineo nipotino,
ma quella corrispondente all’account [email protected] ed utilizzata dal direttore della delegazione Gianfranco Dell’Alba.

L’utente non è il bersaglio classico del tradizionale truffatore nigeriano.
Laurea in Scienze politiche, brillante funzionario della Comunità Europea e poi a Ginevra per le Nazioni Unite,
deputato per due tornate all’Europarlamento, poi trombato alla Camera nel 2001 e al Senato nel 2006,
capo di gabinetto di Emma Bonino nel 2008 al Ministero delle Politiche Europee,
dal 2 marzo 2009 uomo di Confindustria a Bruxelles fino alle 11.17 del 30 settembre 2017

Il messaggio – a quel che si dice estremamente laconico – invitava il destinatario ad eseguire subito un consistente bonifico
su un conto estero, avendo cura di non disturbare la mittente dichiaratamente impegnata al seguito del presidente Vincenzo Boccia.
A parafrasar Dante “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare”
e naturalmente un “fedele esecutore di ordini” – come si etichettano i militari ubbidienti – non avrebbe battuto ciglio.

Nessun dubbio sull’autenticità della comunicazione, nessuna esitazione sulla liceità di quanto veniva comandato,
nessuna necessità di verifica
: una condotta così risoluta e determinata lascia intendere o una subordinazione estrema
o una consolidata consuetudine a ricevere simili disposizioni ad agire.
Il dottor Dell’Alba, con la stessa leggerezza con cui si esegue una fotocopia o si spillano tre pagine,
avrebbe immediatamente proceduto a versare la somma indicata al numero Iban riportato nella mail.

Nonostante la consistenza dell’importo, l’operazione avrebbe trovato istantanea esecuzione
senza che intervenissero il benché minimo riscontro o la più elementare validazione,
quasi determinate movimentazioni di denaro – magari persino senza comprovate identificazioni del beneficiario e puntuali individuazioni della causale –
rientrassero nella più ordinaria prassi delle attività di lobbying.

Peccato che non abbiano Iban solo i conti correnti, ma che tale codice sia abbinato anche a carte di credito
attivate a soggetti la cui identità dall’altra parte del pianeta nessuno si preoccupa di accertare.
Peccato che un istante dopo l’accredito della somma, il malloppo cominci a rimbalzare nei circuiti finanziari come una pallina in un flipper fino a sparire.

Quando la bizzarra circostanza emerge (non si sa come) i costruttori di recinti per bovini ormai lontani
avviano con celerità l’edificazione di staccionate, steccati e palizzate.
Scattano i controlli interni, le indagini in seno all’organizzazione, l’audit più aggressivo, la richiesta di intervento delle Forze dell’Ordine.
Inizia l’inutile inseguimento, inutile perché i responsabili – come in tutte le vicende di questo genere – sono già tutti fin troppo noti.

Il furbetto che ha gabbato il top manager non deve la sua fortuna al ridicolo ricorso alle preistoriche tecniche di “mail spoofing”
che gli hanno consentito di rubare l’identità della Panucci (o meglio di averne semplicemente preso il posto in questa patetica commedia)
e di inoltrare un messaggio apparentemente originato dal direttore generale.
La bravura sta solo nell’aver intuito di trovarsi di fronte una organizzazione totalmente impreparata e di averne riconosciuto il più incredibile punto debole.

L’elenco dei colpevoli – a diverso titolo e con differente grado di responsabilità – potrebbe coincidere con larga parte dell’elenco telefonico di viale dell’Astronomia a Roma. Tanto per cominciare non hanno funzionato (e forse non c’erano) le procedure per la gestione della posta elettronica, le dinamiche autorizzative per spese superiori ad una determinata soglia, i controlli di coerenza e congruità, le misure di sicurezza informatiche, i flussi di comunicazione e così via potenzialmente all’infinito. L’esame di coscienza dovrebbe innescare una sorta di abluzione collettiva nel Gange: gli uffici che hanno contribuito al verificarsi di questo increscioso episodio sono la quasi totalità. Dovranno dare spiegazioni su quel che è stato fatto (e soprattutto non è stato fatto o nemmeno ipotizzato) le aree ICT, risorse umane, amministrazione e finanza, affari legali, organizzazione, audit, sicurezza e non so quanti altri a seguire.

La stessa immediatezza che è stata applicata nella catartica rimozione del dottor Dell’Alba dalle pagine web
che ne segnalavano l’esistenza e il ruolo di spicco, dovrebbe caratterizzare una spontanea processione aziendale ad una novella Rupe Tarpea.

In alternativa dovrebbe essere intrapresa la ripida via della redenzione ma non può mancare la consapevolezza che c’è davvero molto da fare.
La brusca presa di coscienza dovrebbe indurre ad affrontare il problema della sicurezza con una ragionata severità anche in considerazione
(e per rispetto) degli associati che non avrebbero voluto vedere sgretolato il mito ciclopico di Confindustria.

Si cominci non immaginando un rocambolesco hacker che arriva da chissà dove,
ma pensando a chi sapeva della libertà di azione dell’alto funzionario.
Questa storia non parla della consueta pesca a strascico, ma di una fiocina ben mirata.

Un’ultima domanda. La più seria. Quante “Confindustria” caratterizzano l’orizzonte nazionale?
 
Ragazza mia ...si chiama crisi.
Però ci dicono che c'è la luce. Il tunnel è terminato.

La prima "cosa" o casa che vendi è quella di vacanza.
 
Ne conosco a iosa con il portafoglio pieno e la testa nelle nuvole........eufemismo da checca isterica.
Se avessero avuto dei genitori con le palle, mi sarebbe piaciuto vedere cosa avrebbero combinato. Senza il portafoglio.

Così, sempre nel capoluogo piemontese, spunta Viviana Ferrero, la consigliera comunale grillina
che ha sfilato al fianco dei centri sociali durante le manifestazioni violente andate in scena la settimana scorsa in occasione dei tre vertici del G7.

Pedigree da No-Tav, idee di estrema sinistra al limite dell'eversione ed estrazione salottiera da borghesia radical-chic.

La Ferrero, detta «ViviRosso», non soltanto per il colore dei capelli,
è stata pizzicata in un filmato mentre partecipava al corteo degli antagonisti
che poi hanno attaccato la polizia e provocato disordini a Torino.
Creando non pochi imbarazzi nei vertici del M5s.

E se Di Maio subito si è affrettato a gettare acqua sul fuoco, lei è abituata a usare la benzina.

Il 30 settembre la consigliera dal suo profilo Facebook minimizzava:
«La città di Torino chiude il G7 con quattro bidoni rotti e tanti consiglieri vicini a chi manifestava pacificamente il dissenso»

Stando a sentire alcuni attivisti del giro grillino torinese, in città abita in un superattico con vista su Via Po,
una delle strade più eleganti e costose del centro.
Viviana Ferrero ha sposato un imprenditore edile e lei stessa proviene da una famiglia di imprenditori.

A giugno scorso, dopo altre marachelle degli estremisti, la grillina li difendeva così:
«È superficiale chiedere la chiusura dei centri sociali. Essi fanno parte della città quanto ne fanno parte gli ospedali».

Gli endorsement sui social network, durante i giorni caldi del G7, avevano questo tono:
«Io stimo chi ha ancora il coraggio di protestare».
Mentre il 26 settembre la Ferrero si scagliava contro «il neoliberismo che si legittima con la crisi».


Ma ragazza mia, devolvi quanto in tuo possesso per liberci dal neoliberismo. Fallo su. Fallo.
 
Dimenticavo. Sempre più si cerca di limitare la libertà di pensiero. Restrizione alla libera scelta di pensare fuori dal coro.
Il social impera. Gli piacerebbe pigiargi in un recinto, come bestie, farci entrare il toro ed assuefarci al loro pensiero.
....sarà dura. Mannaggia fa testo. Checca fa testo. Clandestino fa testo. E vai con la indignazione dei social e linciaccio morale.
Via l'omofobo. Via il reazionario.
vorrei capire perchè - reazionario - deve essere così esplicitato :

agg. e s. m. (f. -a) [der. di reazione, sul modello del fr. réactionnaire, che a sua volta è stato modellato su révolutionnaire]. –
Nel linguaggio politico (con senso per lo più polemico), che è incline alla reazione, che appoggia o guida un movimento di reazione politica;
termine riferito inizialmente agli oppositori della rivoluzione francese,
poi genericamente a chi si oppone a ogni riforma e innovazione, mostrandosi tendenzialmente ostile al progresso:
programma, manifesto, discorso r.; partito r.; deputato reazionario. Come sost.: è un giornale di reazionarî; un r. intransigente, fanatico.

C'è un antitesi fra come viene interpretato nella versione originale :
che è incline alla reazione, che appoggia o guida un movimento di reazione politica
e la generica interpretazione odierna :
chi si oppone a ogni riforma e innovazione, mostrandosi tendenzialmente ostile al progresso

l'esatto contrario.
Bhe ragazzi. Io sono reazionario. A prescindere.
 
Ieri sera in televisione ho sentito un "signore" dare della ignorante ad una donna.
Più volte. Con isterismo. Con stizza. Con malvagità.
Mannaggia la miseria mi son detto. Alla faccia della tutela del gentil sesso.

Stamane mi sarei aspettato di leggere l'indignazione dei social.
L'omofobo che attacca una donna. In diretta Tv. Davanti a milioni di persone.

Solo per aver detto che se uno sconosciuto, un drogato, un gay mi chiede di fare
un tiro della sigaretta, poi gliela lascio, per paura di prendere qualche malattia.

E cosa ha detto di male. Di così "ignorante" come il "signore" l'ha definita.
Una normale, comune, formalità igienica.
Quante volte i nostri genitori ci hanno detto di non bere dal bicchiere dove ha bevuto un'altra persona.
Di non prendere una forchetta od un coltello usato da altri. Normale. Igiene.

Igiene. E pulizia.....che forse manca a quel "signore". Isterico. Come una checca.

Oh non indignatevi. Significato :
tipico del gergo gay, indica (ma senza significato spregiativo) un omosessuale,
ed è alla base di numerose espressioni composte
(tra le più note: checca fatua, fracica, isterica, manifesta, marcia, onnivora, pazza, persa, sfatta o sfranta, storica, velata)
o ancora di termini composti (come chierichecca)
 

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