Obbligazioni perpetue e subordinate Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle obbligazioni perpetue... - Cap. 2

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Chiusa ad ulteriori risposte.
lo hanno spazzolato via

sono arrivato tardi stamattina, non so se il denaro era ormai ridotto rispetto ai 4 milioni iniziali, ma ho visto passare un ordine unico da 980.000 a 92,80

vista la size del bid qualcuno ne ha approfittatto per alleggerire ( e qualcuno per comprare !!!)
 
lo hanno spazzolato via

sono arrivato tardi stamattina, non so se il denaro era ormai ridotto rispetto ai 4 milioni iniziali, ma ho visto passare un ordine unico da 980.000 a 92,80

vista la size del bid qualcuno ne ha approfittatto per alleggerire ( e qualcuno per comprare !!!)

Oggi non si è ripresentato (gli rimanevano ancora 3M e spicci). Comunque scambi molto consistenti sulla 2017 con quotazioni molto compresse...
 
oggi mr4milioni nn si è mai presentato in bid sulle ucg..

il titolo ha scambiato cmq parecchi milioni con consistenti dimensioni anche per singoli trade, sia nelle parti basse degli scambi, sia nelle parti alte..

ciao
Andrea
 
Molto interessante...

Negus tempo addietro ti chiesi cosa ne pensavi delle prossime due callabili Unicredit, alla luce di quanto affermato dai lead managers in sede di collocamento della recente emissione lt2 per istituzionali, hai qualche report/analisi degna di rilievo ?

In generale mi sembra che le banche sistemiche (tra cui Ing, Bnp e la nostra Uc) siano maggiormente attente a soddisfare sin da ora i requisiti di Basilea3 e pertanto siano più propense a richiamare strumenti (come le lt2 step-up con call in alcuni casi prima del 1.1.2013) non più eligibili nel capitale tier2 o eligibili parzialmente con ammortamento annuale (lt2 step up con call dal 1.1.2013).

Ci sono poi banche - anche non sistemiche - che recentemente hanno preferito strade più convenienti e sbrigative ;).

Ciao Londoner, scusa il ritardo con cui ti rispondo.

Personalmente credo che le possibilità di call siano tuttora molto alte, anche se la mossa di Intesa ha reso l'esito un po' meno scontato. Diciamo che prima le davo al 99%, ora "solo" al 90%.

La tua domanda, però, mi offre l'occasione per affrontare il problema da un punto di vista più generale.

Ultimamente ci siamo tutti impegnati, e giustamente, per capire quale impatto possano avere le novità regolamentari in cantiere sulle emissioni subordinate esistenti.

La mia impressione, però, è che affrontare il tema da un punto di vista esclusivamente tecnico-formale rischi di farci perdere di vista il vero obiettivo che queste importanti riforme si prefiggono.

La crisi che abbiamo attraversato ha dimostrato inequivocabilmente come la vecchia struttura dei requisiti di capitale abbia sostanzialmente fallito il suo vero obiettivo, che avrebbe dovuto essere quello di fornire gradualmente, risalendo la scala dei vari livelli di subordinazione, dei cuscinetti in grado di assorbire eventuali perdite per consentire la sopravvivenza delle istituzioni finanziarie senza dover fare ricorso al denaro pubblico (a spese dei contribuenti).

Tutto l'impianto di Basilea 3 è stato concepito principalmente per aumentare la quantità e migliorare la qualità (da questo punto di vista) della struttura del capitale delle banche, per evitare che in futuro crisi come quella che abbiamo attraversato si ripercuotano drammaticamente sui bilanci degli stati (come in molti paesi è successo).

Se da un lato, quindi, non c'è dubbio che negli intenti dei regolatori gli strumenti di capitale ibrido e subordinato debbano avere caratteristiche molto diverse da quelli esistenti, che alla prova dei fatti si sono dimostrati ben poco efficaci, dall'altro è altrettanto ovvio che c'è una forte spinta affinchè le banche si dotino di una maggiore quantità di capitale tout court, in particolare di quello di migliore qualità, ossia le azioni ordinarie e gli utili messi a riserva.

Onestamente non sempre le decisioni provvisoriamente adottate sembrano rispondere in modo coerente ad entrambi questi due obiettivi, tant'è che spesso sull'implementazione materiale delle regole, e soprattutto sul regime transitorio da applicare ai vecchi strumenti, abbiamo letto opinioni contrastanti da parte dei diversi commentatori (che quasi tutti premettevano: se abbiamo capito bene :lol:), un po' come è successo su queste pagine (ma spesso ad un livello ben inferiore :D).

Ad esempio io non ho mai creduto veramente all'ipotesi che i vecchi tier 1 potessero diventare nuovi tier 2 Basel-compliant, per il semplice motivo che questa confusione di/tra strumenti diversi avrebbe finito per aumentare la confusione (e l'incertezza) così disincentivando numerosi potenziali investitori.

Allo stesso modo non ho mai capito l'insistenza nel voler considerare le step-up non compliant (così incentivandone l'acquisto): il paradosso è che oggi sono più ricercate emissioni con cedole più basse (spesso nella zona euribor + 1,50% post call, e quindi meno costose per l'emittente) rispetto ad altre che magari hanno cedola del 6% che rimane invariata.

Non parliamo poi della distinzione fra emissioni retail e per istituzionali (a cui non ho mai creduto). Forse che i retail riescono ad assorbire meglio le perdite? Meno male che anche recentemente ci sono stati emittenti che hanno messo in discussione questa teoria.

Mi rendo conto che la carne al fuoco è tanta (e dovremmo tutti rifletterci sopra) ma devo stringere perchè la cena è quasi pronta (gnocchi di zucca col ragù :sbava:).

Concludendo:

a) stanno per entrare in vigore (:-?) nuove regole che richiederanno alle banche di rafforzarsi significativamente e di aumentare il capitale proprio (e questa è una buona notizia);

b) le banche dovranno quindi emettere nuovi strumenti, in sostituzione di quelli vecchi che non fungono più allo scopo (e anche questa mi sembra una buona notizia);

c) per poterlo fare sarà assolutamente necessario ricostruire un rapporto di fiducia con i potenziali investitori, mantenendo un buon track record in termini di reputazione, cosa che a mio parere Intesa non ha compreso bene (e non solo lei, basti pensare a Deutsche Bank, ma alla lunga la pagheranno cara).

Spero di averti risposto (anche se di fretta).
 
Ciao Londoner, scusa il ritardo con cui ti rispondo.

Personalmente credo che le possibilità di call siano tuttora molto alte, anche se la mossa di Intesa ha reso l'esito un po' meno scontato. Diciamo che prima le davo al 99%, ora "solo" al 90%.

La tua domanda, però, mi offre l'occasione per affrontare il problema da un punto di vista più generale.

Ultimamente ci siamo tutti impegnati, e giustamente, per capire quale impatto possano avere le novità regolamentari in cantiere sulle emissioni subordinate esistenti.

La mia impressione, però, è che affrontare il tema da un punto di vista esclusivamente tecnico-formale rischi di farci perdere di vista il vero obiettivo che queste importanti riforme si prefiggono.

La crisi che abbiamo attraversato ha dimostrato inequivocabilmente come la vecchia struttura dei requisiti di capitale abbia sostanzialmente fallito il suo vero obiettivo, che avrebbe dovuto essere quello di fornire gradualmente, risalendo la scala dei vari livelli di subordinazione, dei cuscinetti in grado di assorbire eventuali perdite per consentire la sopravvivenza delle istituzioni finanziarie senza dover fare ricorso al denaro pubblico (a spese dei contribuenti).

Tutto l'impianto di Basilea 3 è stato concepito principalmente per aumentare la quantità e migliorare la qualità (da questo punto di vista) della struttura del capitale delle banche, per evitare che in futuro crisi come quella che abbiamo attraversato si ripercuotano drammaticamente sui bilanci degli stati (come in molti paesi è successo).

Se da un lato, quindi, non c'è dubbio che negli intenti dei regolatori gli strumenti di capitale ibrido e subordinato debbano avere caratteristiche molto diverse da quelli esistenti, che alla prova dei fatti si sono dimostrati ben poco efficaci, dall'altro è altrettanto ovvio che c'è una forte spinta affinchè le banche si dotino di una maggiore quantità di capitale tout court, in particolare di quello di migliore qualità, ossia le azioni ordinarie e gli utili messi a riserva.

Onestamente non sempre le decisioni provvisoriamente adottate sembrano rispondere in modo coerente ad entrambi questi due obiettivi, tant'è che spesso sull'implementazione materiale delle regole, e soprattutto sul regime transitorio da applicare ai vecchi strumenti, abbiamo letto opinioni contrastanti da parte dei diversi commentatori (che quasi tutti premettevano: se abbiamo capito bene :lol:), un po' come è successo su queste pagine (ma spesso ad un livello ben inferiore :D).

Ad esempio io non ho mai creduto veramente all'ipotesi che i vecchi tier 1 potessero diventare nuovi tier 2 Basel-compliant, per il semplice motivo che questa confusione di/tra strumenti diversi avrebbe finito per aumentare la confusione (e l'incertezza) così disincentivando numerosi potenziali investitori.

Allo stesso modo non ho mai capito l'insistenza nel voler considerare le step-up non compliant (così incentivandone l'acquisto): il paradosso è che oggi sono più ricercate emissioni con cedole più basse (spesso nella zona euribor + 1,50% post call, e quindi meno costose per l'emittente) rispetto ad altre che magari hanno cedola del 6% che rimane invariata.

Non parliamo poi della distinzione fra emissioni retail e per istituzionali (a cui non ho mai creduto). Forse che i retail riescono ad assorbire meglio le perdite? Meno male che anche recentemente ci sono stati emittenti che hanno messo in discussione questa teoria.

Mi rendo conto che la carne al fuoco è tanta (e dovremmo tutti rifletterci sopra) ma devo stringere perchè la cena è quasi pronta (gnocchi di zucca col ragù :sbava:).

Concludendo:

a) stanno per entrare in vigore (:-?) nuove regole che richiederanno alle banche di rafforzarsi significativamente e di aumentare il capitale proprio (e questa è una buona notizia);

b) le banche dovranno quindi emettere nuovi strumenti, in sostituzione di quelli vecchi che non fungono più allo scopo (e anche questa mi sembra una buona notizia);

c) per poterlo fare sarà assolutamente necessario ricostruire un rapporto di fiducia con i potenziali investitori, mantenendo un buon track record in termini di reputazione, cosa che a mio parere Intesa non ha compreso bene (e non solo lei, basti pensare a Deutsche Bank, ma alla lunga la pagheranno cara).

Spero di averti risposto (anche se di fretta).

Caro Negusneg, non hai bisogno di scuse, ne è valsa la pena attendere la tua risposta a quel mio messaggio.:up:
Un post da incorniciare: ho messo in grassetto ed ho sottolineato gli aspetti della tua analisi che ritengo maggiormente significativi, fra tutti il collegamento(friendship) con il mercato in un momento in cui la struttura del capitale necessità un progressivo rafforzamento attraverso nuove emissioni di debito computabile a Tier2. Mi sembra che la via intrapresa da Unicredit (con le due emissioni del bond lt2 10y e del bond lt2 7y sulla rete) ricomprenda pienamente l'a-b-c del tuo intervento.
Ho ben poco da aggiungere a tanta radicata eloquenza e profonda cultura finanziaria.
:)
 
venduto quasi a malincuore un lotto di bbva 291 in sterle (in previsione di spese extra perpetue)

eseguito a 91,50


ciao cara. è stato bello. ma mi tengo le vostre sorelline :D

Per me hai fatto bene. Io avevo quelle in euro. Vendute tempo fa sui 90. Impressione e che ormai si siano fermate. Inoltre in futuro non è detto non ci possano essere sorprese per bbva. Francamente al momento mi sembrano ben prezzate. Certo se parte un altra gamba rialzista potrebbero fare ancora qualche cosa. Ma personalmente il rischio non vale la candela su questi prezzi. Per me BBva sono da vendere il problema e che cosa comprare dopo. Ma su questi prezzi il downside e ampio e upside limitato. Non ci scordiamo poi che BBva non calla più se non per convenienza economica.
 
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