Obbligazioni perpetue e subordinate Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle obbligazioni perpetue... - Cap. 3 (3 lettori)

fabriziof

Forumer storico
avrò mancato banco popolare ma volete mettere il gusto di fare soldi con i solabond alias solarworld?






typ3.chart
 

Vet

Forumer storico
Mica male questi paesi a TRIPLA A...con le pezze al culo.....


Anche la Scandinavia è al centro delle preoccupazioni degli istituti economici

internazionali, in primis del Fondo Monetario Internazionale. Nonostante si tratti di paesi con tripla A sui loro debiti sovrani e abbiano scampato la crisi finanziaria mondiale senza ripercussioni sui loro conti pubblici, lo stato di salute di queste economie sarebbe tutt’altro che positivo.
Ad allarmare non è certamente il livello del loro indebitamento: Danimarca, Svezia e Norvegia vantano mediamente un debito pubblico pari alla metà di quello dell’Eurozona (quest’ultimo vicino alla soglia del 95% del pil), così come dimostrano tassi di crescita del pil ben maggiori. La Danimarca dovrebbe crescere dell’1,7% quest’anno, la Svezia del 2,8% e la Norvegia del 3%. Numeri da fare invidia a un’Eurozona asfittica e a una UE alle prese con grosse difficoltà di rilancio. In Norvegia, poi, considerando il fondo sovrano da 820 miliardi di dollari, il paese non avrebbe debito pubblico netto.
Eppure, il Premio Nobel Paul Krugman lancia l’allarme e spiega: “il fatto che uno abbia superato la crisi non significa che stia bene”. Il problema degli scandinavi? Sono indebitati fino al collo. Parliamo ovviamente dell’economia privata, perché dei conti pubblici si è già detto.
Le famiglie danesi, ad esempio, vantano il triste record delle più indebitate del pianeta: devono restituire finanziamenti ai loro creditori per il 321% del loro reddito disponibile. Quelle svedesi sono prossime al 180% e le norvegesi vicine al 200%.
L’OCSE chiede da mesi che la politica di Copenaghen dia risposte a un problema che potrebbe innescare una crisi pericolosa nell’estremo Nord Europa. Lo stesso allarme è stato lanciato tempo fa dall’istituto di Washington. Già oggi, la crescita dell’economia danese è frenata dalla bassa domanda interna, visto che le famiglie devono stringere i cordoni delle borse per pagare i debiti.
Anche in questo caso, il debito privato a molto a che fare con la bolla del credito immobiliare. In Norvegia, i prezzi delle case sono raddoppiati in un decennio, mentre adesso iniziano a scendere. In Svezia, i prezzi degli appartamenti sono triplicati e quelli delle case raddoppiati. E questi ultimi continuano a salire, contrariamente a quelli in Danimarca, dove sono in calo dal 2008, dopo avere raggiunto il loro picco nel 2007.
A Copenaghen il problema si chiama, in particolare, “mutui only interest”. Sono particolari mutui sbarcati qui nel 2003 e recepiti dal mondo anglosassone, che consentono al mutuatario di pagare solo gli interessi per un periodo massimo di 10 anni, salvo successivamente iniziare a restituire anche la quota di capitale. Ebbene, l’impennata delle rate negli ultimi mesi, dovuto al fatto che sia arrivato il momento di pagare anche il capitale, potrebbe mettere sul lastrico 100 mila famiglie e provocare uno sconquasso del sistema bancario, similmente a quanto avvenne nel 2008 negli USA. E i casi più frequenti di default riguarderebbero capi-famiglia sotto i 35 anni di età.
Anche l’economia scandinava, quindi, paga dazio per anni di spericolatezza creditizia, alimentata da banche centrali compiacenti nel tenere bassi i tassi e nello stimolare l’indebitamento privato. Ma gli investitori si sono accorti del pericolo in arrivo e i credit default swaps sui debiti sono ai minimi, segnalando il rischio percepito dal mercato.
E se le banche centrali di Svezia e Norvegia hanno già iniziato un’opera di deleveraging, il banchiere centrale di Copenaghen, Lard Rhode, e il ministro delle Finanze, Bjarne Corydon, spiegano che l’eccessivo indebitamento delle famiglie danesi non sarebbe un problema, perché coperto dai risparmi pensionistici e dal patrimonio immobiliare.
Siamo ancora lontani forse persino dalla presa di coscienza del problema.



di Giuseppe Timponeca
 
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