questo DATO CONCRETO può bastare?
17 giugno 2013
Turchia, il Governo minaccia il ricorso all'esercito: 400 arresti
di Vittorio Da Rold con un'analisi di Alberto Negri
Non accenna a diminuire la tensione in Turchia. Il vicepremier turco Bulent Arinc, uomo solitamente prudente e attento alle parole, ha affermato in televisive, che il Governo farà ricorso all'esercito contro i manifestanti se la polizia non dovesse bastare. «Abbiamo la polizia. Se non basta, la gendarmeria. E se anche questa non basta, l'esercito», ha detto Arinc, secondo quanto riportato da Hurriyet online. Un brutto segnale di come la vicenda stia rischiando di sfuggire di mano alla dirigenza del paese che invece di calmare gli animi continua a soffiare sul fuoco.
Non solo. Il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, ha affermato di non riconoscere le «decisioni del Parlamento Ue» che giovedì scorso aveva condannato l'uso eccessivo della
forza da parte della polizia turca per domare le proteste anti-governative.
L'Europarlamento con una risoluzione aveva messo in guardia il governo turco dall'adottare «misure dure» contro i manifestanti e lo aveva esortato a tenere un atteggiamento conciliante per «evitare un aggravamento della situazione». Una posizione singolare visto che la Turchia è un paese che ha chiesto ufficialmente l'ingresso in Europa.
Intanto Istanbul è sotto assedio dalla notte di domenica dopo il discorso del premier turco Erdogan che ha detto che Gezi Park doveva essere" spazzata via". Un discorso dai toni duri che ha fatto alzare il livello dello scontro con il resto del paese, quello che non si riconosce nell'Akp, il partitto filo-islamico al governo, ma che vuole laicità e rispetto dei diritti umani e dei principi democratici.
Il premier turco davanti a una folla di sostenitori di oltre un milione di persone a Istanbul ha di nuovo parlato di complotto internzionale contro il suo governo da parte di lobby finanziarie, del capo dell'opposizione, della stampa estera, e annunciato ritorsioni contro chi ha simpatizzato con i manifestanti. Insomma avanti con la prova di forza.
Ma la tensione improvvisamente si è alzata quando alcuni sostenitori del premier turco Recep Tayyip Erdogan hanno attaccato domenica notte una sede del principale partito di opposizione, il Chp, a Istanbul. Lo ha riferito il quotidiano Hurriyet.
Due deputate del Chp si trovavano nel palazzo al momento del tentativo di irruzione. Circa 35 persone armate di bastoni e inneggianti a Erdogan hanno cercato di entrare negli uffici del Chp. Ma la resistenza di numerosi giovani manifestanti che si erano rifugiati nel palazzo per sfuggire alla polizia li ha fermati, riferisce sempre il quotidiano Hurriyet.
Il disco verde all'uso della forza da parte della polizia da parte di Erdogan ha fatto scattare il piano di dura repressione della protesta. Un attacco feroce, che ha fatto 800 feriti, fra cui bambini colpiti da proiettili di gomma, decine di persone bruciate dagli agenti urticanti messi dalla polizia nell'acqua degli idranti - come denunciato dalle foto degli attivisti nelle quali si vedono chiaramente i poliziotti caricare la sostanza Jenix nei blindati - o soffocate dalle nuvole di gas lacrimogeni. Mentre le forze antisommossa arrestavano i medici che avevano curato i manifestanti feriti, picchiavano un deputato di opposizione, avvocati e giornalisti.
La politica di Erdogan sta dividendo il paese al punto che il capo dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu è intervenuto pesantemente di fronte alla feroce repressione in corso delle manifestazioni di Istanbul.
Kilicdaroglu ha affermato, riferisce Halk tv, che «nemmeno Hitler aveva immaginato di trasforma un'intera città in una grande camera a gas». La polizia turca ha usato oggi enormi quantità di gas lacrimogeni contro i manifestanti a Istanbul.
Mentre il bilancio degli arresti sale a quota 441, il Paese si prepara allo paralisi generale. Le due maggiori confederazioni sindacali, la Kesk e la Disk, hanno convocato una una giornata di sciopero nazionale per protestare contro l'irruenza repressiva delle forze dell'ordine. "La nostra richiesta è che la violenza della polizia cessi immediatamente", ha detto alla France presse il portavoce di KESK, Baki Cinar. I sindacati parlano a nome di centinania di migliaia di iscritti, e lo sciopero si riverbererà su scuole, ospedali e uffici pubblici in tutta la Turchia. Il ministro degli Interni Muammer Guler ha definito «illegale» l'iniziativa, e annuncia il pollice di ferro sui manifestanti . «C'è la volontà di far scender la gente in piazzo con iniziative illegali, come un'astensione dal lavoro e uno sciopero - ha detto Guler ai giornalisti -. Ma le forze dell'ordine non lo permetteranno».
Tra i feriti degli scontri, anche un fotografo italiano: Deniele Stefanini. Stefanini, 28 anni, ha passato la notte all'ospedale di Haseky ad Aksaray. Al momento della dimissione, è scattato lo stato di fermo: il fotografo è in questura a Istanbul, in attesa di essere ascoltato dalle autorità turche. La Farnesina è ottimista sul suo rilasciando, aggiungendo che il 28enne è assistito - già da ieri sera - da due funzionari del Consolato italiano di Istanbul, tra cui un interprete, in accordo con l'ambasciata di Italia ad Ankara e l'Unità di crisi del ministero degli Esteri.
17 giugno 2013