Banco Popolare in sicurezza per patrimonio e liquidità
VERSO L'ASSEMBLEA. Incontro a Grezzana della settimana della Finanza dell'Economia e Lavoro. Sabato i soci a Lodi. Sui conti 2012 pesano svalutazioni e Agos Ducato, ma le risorse ci sono. Preoccupa la situazione del Paese. Presto saranno assunti in banca 150 giovani
Occupazione, investimenti e infrastrutture. È la ricetta proposta dai vertici di Banco Popolare per ridare al Paese la forza per tornare a crescere. E il questo quadro l'insituto di credito farà la sua parte, per quanto possibile, finanziando il territorio e anche con l'assunzione di 150 ragazzi e ragazze.
Il presidente Carlo Fratta Pasini e l'amministratore delegato Pier Francesco Saviotti sono intervenuti martedì sera alle Cantine Bertani a Grezzana al primo incontro della Settimana veronese della Finanza, dell'Economia e del Lavoro promossa dalla rivista Pantheon, diretta da Matteo Scolari, in collaborazione con Apindustria, Innoval e Compagnia delle Opere del Veneto.
Un incontro che precede di qualche giorno l'assemblea di sabato a Lodi per l'approvazione dei bilancio; per il secondo anno prevista la possibilità di partecipazione a distanza in tre sale predisposte a Lucca, Novara e, nel Veronese, a Isola della Scala al Palariso. Circa 9.000 i soci della nostra provincia che hanno ritirato il tagliando per la partecipazione.
Centrale negli interventi di Fratta Pasini e di Saviotti, che hanno risposto alle domande di Lucio Bussi, responsabile della redazione Economia/Interni Esteri dell'Arena, nei loro interventi, la volontà di tornare alla normalità dopo un 2012 non facile.
I numeri dei primi due mesi del 2013 parlano del resto di moderato ottimismo; in più, ad aiutare la banca c'è un livello di liquidità più che buono.
I CONTI 2012. Saviotti, intervenendo sulle motivazioni che hanno portato al rosso di 945 milioni del bilancio 2012, ha spiegato che «la perdita trova origine dalle rettifiche sui crediti deteriorati, come richiesto da Bankitalia, ma soprattutto dall'andamento di Agos Ducato, la joint venture per il credito al consumo con i francesi del Crédit Agricole, con il Banco al 39%. Premetto che la nostra partecipazione in questa società è di minoranza: non abbiamo poteri esecutivi. Tutto parte dai rilievi della Banca d'Italia e dalle necessità di aggiornare gli accantonamenti che hanno pesato sui nostri conti per oltre mezzo miliardo. Anche nel 2013 abbiamo previsto un impatto negativo a carico del Banco per 65 milioni, ma se non interverranno fattori straordinari Agos Ducato non dovrebbe rappresentare più un problema».
ITALEASE. Saviotti ha poi fatto luce su un altro nervo scoperto del Banco, il capitolo Banca Italease. «Italease è oggi in liquidazione. Nel 2008 avevamo 13 miliardi di leasing con 4,8 di incagli. Ora gli impieghi sono scesi a 7,6 miliardi con incagli per 2,8. Sono cifre che si ammortizzano fisiologicamente: ogni anno i leasing calano di 5-600 milioni all'anno e da tre anni non crescono i crediti deteriorati. Italease non ci porterà nel baratro, ma ci costerà pur sempre un'ottantina di milioni all'anno. È comunque un brutto capitolo destinato a chiudersi». Fratta Pasini ha escluso nuovi interventi sulla governance. «Il nuovo modello di banca territoriale con cda unico ha già portato notevoli risparmi, soprattutto sul fronte fiscale. I margini per un'ulteriore razionalizzazione societaria sono modesti, con il Creberg e Banca Aletti che rimarranno spa controllate».
LIQUIDITÀ. Per Saviotti, che ha stimato in circa 2 miliardi gli impieghi destinati nel 2012 al territorio veronese (contro gli 1,5 del 2011), negli ultimi anni il Banco ha indubbiamente rafforzato il capitale raggiungendo buoni livelli di liquidità. «Nel 2009 avevamo un indice Core Tier 1 del 5%; oggi siamo al 10,1%, ben al di sopra del 9% richiesto dall'Eba». L'ad del Banco esclude quindi interventi di rafforzamento del capitale e ha sottolineato il profilo di elevata liquidità del banco. «Il nostro patrimonio è adeguato e abbiamo a disposizione quasi 14,5 miliardi di attivi stanziabili. Solo intesa San Paolo è ai nostri livelli, tanto che il Banco presta oggi liquidità a breve ad altre banche. E teniamo conto del bond in scadenza nel 2014, utilizzabile in caso di estremo bisogno. Non siamo tuttavia intenzionati alla sua conversione in equity. Siamo pur sempre al secondo posto tra le banche italiane per gli stock di crediti dubbi, ma solo perché parte di questi deriva da Italease, quindi ad una società estranea alla banca. Senza questi, i crediti dubbi sarebbero pari al 13% del totale contro il12,9% della media italiana». Sempre per Saviotti, una delle vie d'uscita sta nel forte rilancio delle infrastrutture quindi dell'occupazione che ciò genererebbe, quindi nel circolo virtuoso sull'economia che ne deriverebbe.