APPENDICE
Il "Monte Paschi di Siena" e il potere dell'Alta Finanza
Riporto un adattamento/riassuntivo di due articoli apparsi sul "il Giornale
" e su 'web', i quali (se le cose che raccontano corrispondono alla realtà
) mi sembrano "la prova del nove" di quanto su esposto. Li porgo al lettore perché possa constatare come Finanza, Massoneria, Comunismo, Banche, Giudaismo, Anglo/Americanismo, "Falsa Destra" siano
sostanzialmente la stessa cosa sotto aspetti accidentalmente diversi e come i Governi siano diretti dall'Alta Finanza: "
ipolitici sono camerieri al servizio dei banchieri
" (Ezra Pound).
*
PRIMO ARTICOLO
(Stefano Zurlo, Il Giornale, sabato, 2 febbraio 2013)
www.ilgiornale.it/news/interni/
Pierluigi Bersani nel 2004 chiese ad Antonio Fazio (ex Governatore di Banca d'Italia, rimpiazzato da Mario Draghi) di favorire l'operazione con Unipol e Bnl. L'allora governatore della Banca d'Italia fu interrogato dai magistrati a Milano su
Ricucci e Fiorani e disse: "Fassino e Bersani
vennero da me per la fusione".
Il 22 marzo 2006 Antonio Fazio, travolto dalla tempesta dei "furbetti del quartierino", viene chiamato in procura a Milano dal pm Francesco Greco. E parla di Ricucci, di Fiorani e di
Antonveneta, ma poi si concentra su un dettaglio illuminante: «le posso dire – spiega al pubblico ministero Greco – su
Banca Nazionale del Lavoro che sono venuti da me
Fassino ed altri a chiedere se si poteva fare una grande fusione Unipol-Bnl-Montepaschi
. Io li ho ascoltati».
Il dr. Greco non molla: "Quando?". "I primissimi mesi del 2005 o fine del 2004". Poi Fazio articola meglio i ricordi: "Erano
Fassino e Bersani".
Ma, sì, l'allora 'Segretario dei DS' Piero Fassino, oggi PD e sindaco di Torino, e l'allora '
Responsabile economico dei DS' Pier Luigi Bersani, oggi
PD e suo Segretario Nazionale, bussarono alla porta del
Governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio per proporre la creazione di un grande polo bancario in cui sarebbero confluiti
Bnl,
Unipol e Monte dei Paschi. Non se ne fece nulla, anche perche Fazio rispose con un secco no. Almeno in quella circostanza, salvo poi ammorbidire la sua posizione, il che non impedì che poi fosse fatto fuori lo stesso.
Come documenta persino un insospettabile Franco Bassanini che in un'intervista a
Panorama ha alzato il velo dell'ipocrisia, sempre a proposito della tentata scalata della finanza rossa alla
Bnl: "D'Alema e
Consorte fecero pressing su Monte Paschi di Siena perche si alleasse con
Unipol. Chi difese l'autonomia di 'MPS', come me ed Amato, venne emarginato".
*
SECONDO ARTICOLO
http://4realinf.wordpress.com/, 4 febbraio 2013
Nel 2008 la banca ebraico/americana Lehman Brothers dichiara fallimento per un debito di 613 miliardi di dollari. La 'Fed' ed il governo Usa, guidato da Barak Obama, non applicano il "
Chapter 11" per il salvataggio. Il panico invade tutto il mondo finanziario. In Italia le ripercussioni sino ad oggi non sono ancora terminate.
Nell'autunno del 2007 Monte Paschi di Siena ('MPS') emette una delibera ufficiale firmata Gabriello Mancini con la quale vengono "ingaggiati gli
advisor che dovranno gestire, controllare e riferire l'andamento degli investimenti finanziari e l'intera procedura relativa all'acquisizione della banca
Antonveneta".
Essi firmano l'accordo con tre società: J. P. Morgan, Credit Suisse e
Banca Leonardo. Costo delle competenze: 4.980.000.000 di euro.
Scelgono anche il delegato dell'intera operazione: Giovanni Monti, il figlio dell'attuale premier dimissionario
Mario Monti, in quanto 'Direttore responsabile' del marketing operativo europeo di
J. P. Morgan, colosso finanziario statunitense. Il tutto con beneplacito della direzione di
PD,
PDL, UDC.
Due mesi dopo, un'ulteriore delibera accredita a J. P. Morgan un successivo milione di euro secco extra, di cui non esiste fattura alcuna di riscossione essendo avvenuto su 'conto estero/estero'. Il presidente di 'MPS' è Muccari ed il vicepresidente che deve mettere la firma è
Francesco Caltagirone, suocero di Pier Ferdinando Casini.
Nel 2008 'MPS' eroga 222.000.400 euro (duecentoventidue milioni di euro) come "cifra da devolvere come investimento di beneficenza nel territorio".
A novembre di quell'anno, lo Stato provvede a fare un prestito voluto da
Giulio Tremonti di 2 miliardi di euro al fine (cosi è scritto) "di consentire all'istituto di rispettare i parametri e i dispositivi previsti dagli accordi europei".
Tale cifra viene investita nel seguente modo: 1 miliardo per acquistare 'bpt' italiani, 600 milioni in derivati scelti da J. P. Morgan (cioè
Giovanni Monti
jr.) e 400 milioni in "beneficenza", di cui si occupa la Banca Leonardo
che chiude una joint venture per "gestire il patrimonio nel territorio" con la
Banca Mediolanum di Silvio Berlusconi.
Nel 2010 Giulio Tremonti fa avere alla banca di Siena circa 25 miliardi di euro, con i quali 'MPS' fa lo stesso giochetto: acquista circa 15 miliardi di 'bpt' e così abbassa lo spread, ne investe 9 in speculazioni azzardate ed un altro miliardo, a pioggia, nel territorio, di cui si sa poco o nulla. Per celebrare la bontà dell'operazione viene chiamato come "consulente e
advisor d'aggiunta" l'on. Gianni Letta (PDL ed ex "gran consigliere" di Silvio Berlusconi) a nome di
Goldman Sachs (la banca ebraico/americana per la quale lavoravano Mario Monti e Mario Draghi) a fare in modo che venga varata una delibera nei primi mesi del 2011 nella quale si sostiene che "la fondazione per fare cassa e poter dunque sostenere l'onere dell'operazione di acquisizione di banche terze, delibera di cedere il pacchetto delle proprie azioni privilegiate nell'ordine di 370 milioni di euro al nuovo
advisor aggiunto Goldman Sachs, nella persona del suo consulente delegato rappresentante on.
Gianni Letta".
E così, si trovano insieme, nel 2011, la famiglia Monti, la famiglia Gianni Letta
, cugino di Enrico Letta PD, la federazione del PD sia di Siena città che di Siena provincia, la famiglia
Caltagirone imparentata con
Pier Ferdinando Casini, con il management direttivo.
Nel solo 2010 Giulio Tremonti fa avere alla banca senese circa 40 miliardi di euro che seguono il solito giro di sempre, creando un vorticoso anello virtuale di grande salute finanziaria delle banche italiane e di tenuta della nostra economia, perché si tratta, in pratica, dello Stato che si compra i titoli da solo fingendo che li stia comprando il mercato. Ma l'economia, prima o poi, vuol sapere i conti reali.
Nel giugno del 2011 cominciano i guai. J. P. Morgan, Goldman Sachs e
Credit Suisse si ritirano: "arrivederci e grazie, abbiamo fatto il nostro lavoro".
A 'MPS' si accorgono che dei 32 miliardi complessivi investiti in derivati
non soltanto non hanno guadagnato un bel niente, ma è tutto grasso che cola se riescono a recuperare sul mercato qualche miliardo. Devono quindi coprire il buco. Perché? Semplice: hanno messo in bilancio negli ultimi due anni le cifre dei guadagni sui derivati presentando il tutto come soldi acquisiti mentre, invece, erano virtuali. Quindi i bilanci erano truccati. Non si sa esattamente a quanto ammontino le perdite.
Lo Stato, però, in quel giugno del 2011 non ha davvero più soldi da dare a 'MPS', perché solo nel 2010
Giulio Tremonti ha fatto avere complessivamente al sistema bancario italiano 89 miliardi di euro, di cui circa 20 miliardi passati alle fondazioni (vicine alla
Lega Nord) di Banca Carige, Banco di Desio e Brianza, Banco di Brescia, Banco Popolare di Valtellina, Banca di Sondrio
(per questo la Lega Nord ha voluto Tremonti nella propria lista), che si comportano come 'MPS'.
Ma a giugno del 2011 sono finiti i soldi. Il management di 'MPS' è disperato: non c'è più lo Stato a tirar fuori la grana, come si fa?
Ci penso io, dice Mario Draghi (Governatore della 'Banca Centrale Europea
', ex Governatore della 'Banca d'Italia' e prima ancora ex collaboratore della Banca '
Goldman Sachs'), "conosco gente in Europa". E così il 10 giugno del 2011 fa avere subito 350 milioni da 12 banche europee, altri 400 milioni dallo stesso consorzio e successivi 2 miliardi da un pool di altre 19 banche europee, ma 'MPS' è ormai un colabrodo, perché i soldi servono soltanto a pagare gli interessi composti sui derivati. Il management, infatti, ha venduto carta straccia a valore 10 ai clienti che si sono assicurati: quella carta, a giugno del 2011, vale solo 2; quindi adesso 'MPS' deve pagare anche l'assicurazione. E così entra in campo lo spread.
'MPS' si rivolge quindi al mercato, che gli sbatte la porta in faccia, e si trova davanti a tre alternative:
a) fallire;
b) vendere titoli tossici che nessuno vuole;
c) vendere i 'bpt' italiani di cui ha almeno 80 miliardi con scadenza a 25 e 10 anni. Sceglie l'opzione 'C'. Gli viene imposta da tutta la classe politica. E così, l'intera classe politica italiana (con l'aggiunta della famiglia Monti) dà il via all'operazione.
Ma il mercato è implacabile. E quelli di Goldman Sachs e di J. P. Morgan
conoscono i conti veri di 'MPS' (li hanno gestiti loro) e così spargono la voce che la banca è disperata perché "tecnicamente" è già fallita e consigliano ai clienti di acquistare a peso morto 'bpt' italiani, scommettendo sull'innalzamento alle stelle dello spread italiano, puntando all'implosione del sistema economico italiano.
Il bello è che a questo giro perverso partecipa addirittura 'MPS', che si lancia nel luglio del 2011 in una gigantesca operazione finanziaria puntando tutto sui debiti delle banche italiane, e le altre banche italiane la seguono. Da qui, finalmente, si è riusciti a conoscere la verità.
La truffa dello spread iniziata nel giugno del 2011 non era una truffa: era reale. E non fu un attacco della speculazione internazionale, bensì un attacco suicida delle banche italiane guidato da 'MPS', che, per coprire le proprie perdite, vendeva sul mercato secondario miliardi e miliardi di 'bpt' italiani come se fossero carta straccia, diminuendo il nostro potere d'acquisto, aumentando il disavanzo pubblico e rendendosi responsabili, nonché protagonisti, dell'ultima mazzata inferta alla "Repubblica Italiana".
Possiamo dire che nessuno sapeva? Che i politici e gli amministratori di regione, provincia e comune di Siena non sapevano?
"Come Dovevasi Dimostrare".
~
d. Curzio Nitoglia
Fonte > http://doncurzionitoglia.net/2013/03/16/273/
[1]S. Riolfo Marengo – C. D'Adda (diretta da), Enciclopedia dell'Economia,
Milano, Garzanti, 1991. Su questo sito si possono leggere i miei articoli su "
L'Usura" e su "Vera Economia