un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo


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La casa editrice Chiarelettere pubblica un nuovo saggio sul Vaticano. A scriverlo, ancora una volta, il giornalista Gianluigi Nuzzi. Ed é subito clamoredi Giuseppe Fantasia – Un nuovo saggio che fa tremare di nuovo il Vaticano ed il suo Mondo nascosto che solo in pochi conoscono realmente. A scriverlo, ancora una volta, é il giornalista Gianluigi NUZZI, firma del quotidiano ‘Libero’ e volto del programma televisivo in onda la scorsa stagione su la7 ‘Gli intoccabili’, che dopo le inchieste Vaticano Spa (2009) e Metastasi (2010) sulla nuova ‘ndrangheta del Nord, torna a raccontare i segreti del Vaticano con il libro Sua Santità (edito, come gli altri, da CHIARELETTERE). Il saggio segue lo stesso binario del precedente, offre documenti ed inediti, svela congiure, accordi segreti e retoscena incredibili che accadono all’interno (e non solo) dei palazzi della Santa Sede. In VATICANO S.P.A. Nuzzi raccoglieva e spiegava le preziose ed inedite testimonianze del segretissimo archivio lasciato da monsignor Dardozzi, consigliere sella segreteria di Stato della Santa Sede, del quale egli richiese la pubblicazione dopo la sua morte. Parlava del “dopo Marcinkus”, l’arcivescovo statunitense, prelato dello I.O.R., coinvolto nello scandalo del crac dell’Ambrosiano di Roberto Calvi, oltre a mettere in evidenza lo stato d’ansia e lo scompiglio presente tra i membri della Santa Sede dopo gli scandali emersi a seguito del crac Ambrosiano, negli anni Novanta. Documenti, quelli ricavati dall’archivio Dardozzi, che raccontano le finanze nascoste del Vaticano. In SUA SANTITA’ (pagine 352, 16 euro) Nuzzi svela intrighi di potere, corruzione ed intrecci tra il Governo italiano e la Chiesa, attraverso carte segrete di Papa Benedetto XVI, inedite e private, rese pubbliche per la prima volta grazie a una fonte anonima interna al Vaticano. L’autore di quella fonte principale si firma come “Maria” e dice di aver voluto far conoscere le vicende più tormentate della Chiesa, “rendere pubblici certi segreti, piccole e grandi storie che non superano il portone di bronzo”. Centinaia di documenti (molti dei quali consultabili sul sito Gianluigi Nuzzi Blog ) che svelano la quotidiana precarietà della Chiesa, tra affari assai poco trasparenti e congiure di palazzo. Dalle lettere di Boffo – l’ex direttore bruciato da veline di palazzo – a quelle di Viganò – che dopo aver fatto risparmiare milioni al Vaticano, è costretto alle dimissioni – dalle donazioni private (ci sono anche quelle di Bruno Vespa) alle raccomandazioni a Gianni Letta, dal problema dell’Ici secondo i rapporti riservati del presidente dello Ior Gotti Tedeschi al caso Ruby e Berlusconi (“vittima di una magistratura politicizzata”). E, ancora, gli incredibili pedinamenti degli 007 vaticani in territorio italiano, le verità sui Legionari di Cristo e la pedofilia in una testimonianza mai resa pubblica, oltre al racconto/testimonianza di un incontro segreto tra Napolitano e il papa di cui nessuno è a conoscenza. Sia in questo libro che nel precedente, NUZZI non è mai contro la Chiesa. Lui fa semplicemente il suo dovere, che é quello di un uomo che fa correttamente il suo lavoro: il giornalista. E ogni giornalista ha il dovere deontologico di rendere pubbliche le notizie che trova, il dovere di cronaca. Racconta, quindi, i fatti con rigore e semplicità, in maniera imparziale e pacata. Se per caso il lettore (pardon, “i lettori”, visto che quelli dei suoi libri sono milioni in Italia e all’estero) si lascerà andare a commenti non certo positivi nei confronti delle Istituzioni e persone coinvolte, questo lo si dovrà soltanto alla bravura dell’autore nel raccontarli – vere e proprie storie che sembrano capitoli di un thriller – e, soprattutto, alla chiarezza della casa editrice CHIARELETTERE (il gioco di parole era d’obbligo) che pubblicando libri come questi cerca di dare dare fiato e coraggio “a tutti coloro che dentro la Chiesa non si riconoscono in un’istituzione tesa soprattutto a gestire beneficienze, affari e potere e si battono perché essa sia più vicina al cuore degli uomini e ritrovi l’abbraccio solidale di tutti i fedeli sparsi nel mondo”. Giuseppe Fantasia


CHI E’ L’AUTORE? Gianluigi Nuzzi è nato a Milano nel 1969. Ha prima collaborato al “Corriere della Sera”, poi come inviato speciale al settimanale “Panorama” e a “Libero”. Dal 1994 segue le più rilevanti inchieste giudiziarie con implicazioni politiche e finanziarie. È ideatore e conduttore del programma televisivo “Gli Intoccabili” (in onda su La 7) dedicato all’approfondimento dei più importanti temi di attualità. Ha pubblicato il best seller sullo scandalo Ior e la tangente Enimont Vaticano S.p.A. (Chiarelettere 2009, tradotto in moltissimi paesi) e Metastasi (con Claudio Antonelli, Chiarelettere 2010) sulla nuova ‘ndrangheta del Nord.
- See more at: Le carte segrete di SUA SANTITA': il racconto di Nuzzi
 
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Sangue italiano: per l'euro, ci hanno rubato 600 miliardi

In media, fin dal lontano 1992, spariscono dalla circolazione circa 30 miliardi di euro all'anno, necessari a sostenere gli impegni di Maastricht. Sono andati alle banche, straniere e italiane. Una voragine: negli ultimi vent'anni, gli italiani hanno versato 620 miliardi di tasse superiori all'ammontare della spesa dello Stato. Ovvero: 620 miliardi di "avanzo primario", il saldo attivo benedetto da tutti gli economisti mainstream e dai loro politici di riferimento, i gestori della crisi e i becchini della catastrofe nazionale che si va spalancando giorno per giorno, davanti ai nostri occhi: paura, disoccupazione, precarietà, aziende che chiudono, licenziamenti, servizi vitali tagliati. L'obiettivo di tanto sadismo? Entrare nei parametri di Maastricht e stare dentro l'Eurozona. Ma, nonostante l'immane sforzo, il debito pubblico non ha fatto che crescere, passando da 958 milioni a 2 miliardi di euro. (continua…)



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L'ITALIA HA VERSATO OLTRE 40 MILIARDI DI AIUTI

- Paolo Cardenà - Nel giorno in cui la Banca d'Italia ci informa che il debito pubblico ha superato un nuovo record superando i 2022 miliardi di euro, vi propongo un semplice grafico, quasi banale, molto intuibile, tratto dal Supplemento al Bollettino Statistico della Banca d'Italia pubblicato oggi. Prima però, un piccolo inciso. I politici, [...]


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Don Curzio Nitoglia sul Signoraggio "chi vuole riformare il sistema bancario muore"

IL "SIGNORAGGIO BANCARIO"

Dall'Economia all'Affaristica


*
MAURICE ALLAIS (premio Nobel per l'economia) 1988:«l'attuale coniazione di denaro "creato dal nulla" dal sistema bancario è identica allo stampar moneta da parte dei falsari, i risultati sono gli stessi. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto».
*
La definizione di "Signoraggio bancario"[1] ha origini antiche e medioevali, quando esisteva soltanto il semplice "Signoraggio". Infatti in quei tempi, quando era ancora in vigore il baratto per i piccoli scambi[2] (per esempio un cavallo in cambio di una mucca), chi possedeva del metallo prezioso (oro, argento e rame), per attribuirgli un valore ufficiale spendibile come moneta al fine di acquistare merce in Paesi lontani (ad esempio un chilo d'oro dall'Italia per una stiva ripiena di seta della Cina), poteva portarlo presso la corte del Signore o Principe dove veniva impressa l'effige del Sovrano in cambio di una percentuale minima sul valore della moneta, che era il risultato del metallo prezioso in cui era stata impressa l'immagine del Signore o Principe[3].
La differenza è che allora chi coniava moneta lo facevo su oro, argento o rame ed il beneficiario era il Signore o il Capo dello Stato, oggi chi produce moneta (le Banche) lo fa con fogli di carta filigranata a cui non corrisponde alcun controvalore effettivo e reale, ma che hanno un puro valore legale dato loro dalle Banche con l'assenso dei Governi ed i beneficiari sono le Banche stesse. In definitiva le Banche "creano" denaro dalla carta, oltretutto senza alcun costo di produzione essendo il 98% della massa monetaria circolante di tipo scritturale (vale a dire virtuale come assegni, bancomat, carta di credito etc.)[4].
Da qui la definizione di "Signoraggio" a cui in tempi recenti è stato ag...



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Pubblicato daMaurizio Barbero *****************
 
“Signoraggio bancario”, dall’Economia all’Affaristica

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"Signoraggio bancario", dall'Economia all'Affaristica

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MAURICE ALLAIS (premio Nobel per l'economia) 1988:«l'attuale coniazione di denaro "creato dal nulla" dal sistema bancario è identica allo stampar moneta da parte dei falsari, i risultati sono gli stessi. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto
».

*

La definizione di "Signoraggio bancario"[1] ha origini antiche e medioevali, quando esisteva soltanto il semplice "Signoraggio". Infatti in quei tempi, quando era ancora in vigore il baratto per i piccoli scambi[2]
(per esempio un cavallo in cambio di una mucca), chi possedeva del metallo prezioso (oro, argento e rame), per attribuirgli un valore ufficiale spendibile come moneta al fine di acquistare merce in Paesi lontani (ad esempio un chilo d'oro dall'Italia per una stiva ripiena di seta della Cina), poteva portarlo presso la corte del Signore o Principe dove veniva impressa l'effige del Sovrano in cambio di una percentuale minima sul valore della moneta, che era il risultato del metallo prezioso in cui era stata impressa l'immagine del Signore o Principe[3].

La differenza è che allora chi coniava moneta lo facevo su oro, argento o rame ed il beneficiario era il Signore o il Capo dello Stato, oggi chi produce moneta (le Banche) lo fa con fogli di carta filigranata a cui non corrisponde alcun controvalore effettivo e reale, ma che hanno un puro valore legale dato loro dalle Banche con l'assenso dei Governi ed i beneficiari sono le Banche stesse. In definitiva le Banche "creano" denaro dalla carta, oltretutto senza alcun costo di produzione essendo il 98% della massa monetaria circolante di tipo scritturale (vale a dire virtuale come assegni, bancomat, carta di credito etc.)

[4].

Da qui la definizione di "Signoraggio" a cui in tempi recenti è stato aggiunto il termine "

bancario" per indicare che il beneficiario di questa concessione non è più il Principe antico medioevale, ma le moderne banche. Ora all'origine del debito pubblico di una Nazione o di uno Stato

[5] vi è proprio il "Signoraggio bancario", che è sostanzialmente diverso dal "Signoraggio" antico

[6] e medievale.

Per esempio, la "Banca d'Italia" ufficialmente o apparentemente sembra

essere la Banca dello Stato Italiano, ma in realtà appartiene ad un consorzio di "

Banche ufficialmente private". Lo Stato è presente nella "Banca d'Italia" solo attraverso l'"INPS" ("Istituto Nazionale Previdenza Sociale", ente pubblico che amministra il 'Fondo Pensioni per i lavoratori dipendenti', fondato nel 1933) e l'"INAIL" ('Istituto Nazionale Assicurazioni contro Infortuni sul Lavoro', fondato nel 1933) con il 5, 6%; questo per giustificare la definizione di 'Ente di

Diritto Pubblico' data alla "Banca d'Italia", che in realtà è un 'Ente di

Diritto Privato' al 94, 4%

.

La "Banca d'Italia" – ora filiale della "Banca Centrale Europea", anch'essa privata

- ha solo due funzioni:

1°) controlla l'operato delle altre "Banche ufficialmente private" (in pratica le Banche controllano se stesse);



2°) concede alle varie "Banche private" il diritto di stampare banconote.

Lo Stato non stampa moneta, le Banche sì. Poi la Banca centrale cede

allo Stato la moneta stampata (ad esempio 4 milioni di euro) in cambio di

"titoli di debito pubblico", che sono una sorta di "cambiali" (corrispondenti, legalmente ma non realmente, ai 4 milioni di euro dell'esempio su riportato). Dunque lo Stato

emette "titoli di debito pubblico" ("Bot, Cct, Ctz" …) e

li dà concretamente alle Banche ufficialmente private, le quali li rimettono sul mercato finanziario internazionale – all'asta – per i risparmiatori che vogliano comprarli, promettendo

un certo 'interesse' dopo un certo lasso di tempo pattuito

(ad esempio il 2% annuo se tutto procede regolarmente). Quindi se il cliente compra dalla sua Banca privata 'titoli di Stato' per 100 mila euro, dopo un anno dovrebbe ricevere il 2% sui 100 mila euro esborsati, cioè 2 mila euro l'anno d'interessi.

Praticamente l'entità del debito pubblico, da cui deriva la politica finanziaria di una Nazione, non la decidono i Governi degli Stati, bensì i mercati finanziari, ossia circa una decina di Banche e Società finanziarie private, vale a dire l'Alta Finanza.

Allo Stato rimane solo la proprietà delle monete metalliche (a partire da 1 centesimo sino a 2 euro) coniate dalla Zecca, che valgono però solo il 2% della massa monetaria circolante.

La "Banca d'Italia", quindi, è simile ad una buona tipografia: essa stampa una banconota, ad esempio da 500 euro, il cui costo di produzione è di circa 30 centesimi di euro tra filigrana e inchiostro e la cede alla Stato, non al costo di produzione (30 centesimi), ma al valore della banconota stessa: 500 euro. Gli immensi introiti che la "Banca d'Italia" incamera stampando cartamoneta in teoria li dovrebbe consegnare alla Stato italiano nella misura oscillante tra il 70 e il 90%, ma, in realtà, rimangono a Bankitalia in quanto le banconote emesse sono

iscritte a bilancio al passivo

, ossia le banconote emesse dalla Banca centrale sono iscritte come se fossero sue, mentre sono dello Stato e la Banca le ha solo stampate, per cui i "

bankster" non versano allo Stato italiano neppure un centesimo.

Inoltre il pezzo di carta dai 500 ai 5 euro non è venduto dalle "Banche ufficialmente private

" allo Stato, seppur ad un prezzo assurdo (dai 500 ai 5 euro, invece di 30 centesimi di euro), bensì viene

dato in affitto e senza possibilità di riscatto

. Lo Stato per tutta la sua durata pagherà alle "Banche private" l'affitto e gli interessi su dei pezzi di cartamoneta che in teoria gli appartengono, ma che non può neppure riscattare dopo aver pagato abbondantemente l'affitto di essi.

Riassumendo: la nostra banconota da 500 euro (lo stesso vale per qualunque taglio di moneta cartacea, dai 5 sino ai 500 euro) alla "Banca Centrale Europea" è costata circa 30 centesimi di euro, mentre al popolo italiano quel pezzetto di carta colorata da 30 centesimi in filigrana, senza quasi alcun valore reale, costa ossia ha un valore legale di 5 o 500 euro più gli interessi perenni.

Questa è l'origine del debito pubblico (vera "catastrofe" finanziaria) sulla quale è vietato fare ricerche, studi e dibattiti, del debito pubblico dell'Italia, ricavata da dati "ISTAT", ("Istituto di Statistica", eretto nel 1926) parte da 668 mila euro circa nel 1990 per arrivare ad 1 milione e 700 mila euro nel 2008; nel 2012 il Governo Monti ha superato i 2 miliardi di euro.

Ora, come abbiamo visto, il debito pubblico è costituito dagli interessi dovuti all'affitto esoso ed usuraio di semplice carta da parte delle Banche allo Stato italiano in cambio di milioni di euro. Quindi, se lo Stato si riappropriasse del diritto di stampare moneta, l'Italia non avrebbe più debiti

[7].

Nazioni come l'Italia e la Germania, che a partire dal 1929 e all'inizio degli anni Trenta hanno visto prima implodere la loro economia e poi rinascere da quando si sono riappropriate della sovranità monetaria nazionalizzando o ponendo sotto il controllo statale le rispettive Banche Centrali Italiana o Tedesca, hanno dovuto subire la guerra cruenta, non solo finanziaria, da parte delle potenze liberal-supercapitalistiche (Usa, Gran Bretagna e Urss) ansiose di porre fine a questi pericolosi precedenti di Stato veramente sociale.

Inoltre le banconote emesse dalla privata "Banca Centrale Europea", come del resto i dollari stampati dalla privata "

Federal Reserve Bank" americana, sono soltanto dei semplici pezzi di carta, privi di valore intrinseco, anche perché dal 1971 l'America ha abolito l'obbligo della corrispondenza in oro per ogni banconota emessa.

Nell'Antichità e nel Medioevo il valore effettivo della moneta era contenuto nella moneta stessa (oro, argento e rame più l'effige del Signore). Successivamente, a partire dall'

Epoca moderna e dalla Rivoluzione inglese del 1688

, a Londra (esattamente nel 1694), inizia a perfezionarsi lo strapotere della moneta cartacea con la nascita della privata "

Bank of England"[8], la prima Banca autorizzata dal Governo a battere moneta da prestare ad interesse al Governo stesso. Infine soprattutto nel

XIX secolo, con la Rivoluzione industriale, vi fu l'avvento e il sopravvento

finale della moneta cartacea, nella quale tuttavia era ancora mantenuto, per ogni banconota stampata, il corrispondente valore in oro custodito nei sotterranei delle Banche centrali, ma nel

XX secolo

anche questo valore corrispondente in riserva aurea della cartamoneta è stato abolito e si assiste alla vittoria

terminale della carta sull'oro e di "Giuda e dell'Oro" sul ferro, sul suolo e sul sangue

[9].

Nel 1944 i "grandi" della terra (Roosevelt, Churchill e Stalin) ed i Ministri delle finanze delle future potenze vincitrici della seconda guerra mondiale decisero, nell'ambito della conferenza di

Bretton Woods (Usa) le politiche da seguire in materia di ricostruzione, finanza ed economia per le transazioni internazionali e specificatamente che il dollaro fosse l'unica moneta utilizzabile per i pagamenti fra Paesi aventi valute diverse; il valore del dollaro fu a sua volta ancorato a quello dell'oro (sistema aureo). Siccome a

Fort Knox di oro ve n'era rimasto ben poco Nixon il 15 agosto del 1971 a

Camp David annunciò di sospendere la convertibilità del dollaro in oro. Da allora le Banche centrali continuano, come se nulla fosse, a stampare moneta anche se prive di controvalore aureo reale e provviste unicamente di valore legale, conferitale dalle Banche stesse, i nuovi Dei della Modernità in adorazione del "dio" "Quat-Trino". Infatti nelle nuove banconote non compare più la scritta "

Pagabile a vista al portatore"

, proprio perché non si attinge più alla riserva aurea per coniare moneta, e di conseguenza essa non può essere convertita in oro o in valore reale. In definitiva le Banche centrali emettono "legalmente" assegni a vuoto, cioè titoli privi di copertura, che però noi accettiamo come buoni, ma se noi emettessimo assegni a vuoto o scoperti alle Banche, essi sarebbero illegali e noi finiremmo in galera ed espropriati di ogni bene reale in nostro possesso. Si ripete l'aneddoto del piccolo pirata che pescava nel mare sulla sua modesta barca, che s'imbatté in Alessandro Magno, il quale gli chiese cosa stesse facendo; al che il piccolo "brigante" rispose all'Imperatore: "io faccio in piccolo senza la tua autorizzazione ciò che tu fai in grande con l'autorizzazione che viene da te stesso". Siccome Alessandro non era un "

bankster" ma un "guerriero", pur avendo molti difetti lo lasciò andar libero, poiché anche lui sapeva che le cose stavano proprio come le aveva dipinte il "pirata".

Attenzione! Chi affronta il tema del Signoraggio e vuole riformare il sistema bancario muore. Si pensi a ciò che è accaduto ai quattro Presidenti degli Usa: Abramo Lincoln († 1865), James Garfield († 1881), William McKinley († 1901) e John Fitzgerald Kennedy († 1963), che, tutti – durante il loro mandato presidenziale – si proponevano di cambiare il sistema monetario americano estromettendo la Banca Centrale, la privata "

Federal Reserve Bank", dall'esclusiva emissione monetaria. I primi tre avevano cominciato a pensarlo, Kennedy lo stava mettendo in atto. Tutti e quattro furono assassinati.

Cinque mesi dopo l'uccisione di Kennedy finì l'emissione della moneta di Stato, che lui aveva autorizzato poco prima di morire, e le "banconote Kennedy" vennero ritirate.

Anche l'Italia tentò, negli anni Settanta del XIX secolo, di riappropriarsi della sovranità monetaria emettendo direttamente banconote senza passare per la Banca d'Italia; ne è prova l'emissione delle 500 lire di carta che si affiancarono alle 500 lire d'argento. Anche in questo caso la banconota di Stato ebbe vita breve; cessò infatti subito dopo l'uccisione di Aldo Moro nel 1978.

Con la futura prossima scomparsa della moneta fisica, seppur cartacea, soppiantata dalla moneta virtuale elettronica (voluta in Italia da Monti e Draghi) la nostra dipendenza dal sistema bancario-finanziario sarà totale, come totale sarà il potere delle Banche: "sopra la Banca la Patria campa, sotto la Banca la Patria crepa".

Non a torto Léon Degrelle chiamava i banchieri "bankster" ed Ezra Pound ha scritto: "

i politici sono camerieri al servizio dei banchieri".
 
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APPENDICE

Il "Monte Paschi di Siena" e il potere dell'Alta Finanza

Riporto un adattamento/riassuntivo di due articoli apparsi sul "il Giornale

" e su 'web', i quali (se le cose che raccontano corrispondono alla realtà

) mi sembrano "la prova del nove" di quanto su esposto. Li porgo al lettore perché possa constatare come Finanza, Massoneria, Comunismo, Banche, Giudaismo, Anglo/Americanismo, "Falsa Destra" siano

sostanzialmente la stessa cosa sotto aspetti accidentalmente diversi e come i Governi siano diretti dall'Alta Finanza: "

ipolitici sono camerieri al servizio dei banchieri

" (Ezra Pound).

*

PRIMO ARTICOLO

(Stefano Zurlo, Il Giornale, sabato, 2 febbraio 2013)

www.ilgiornale.it/news/interni/

Pierluigi Bersani nel 2004 chiese ad Antonio Fazio (ex Governatore di Banca d'Italia, rimpiazzato da Mario Draghi) di favorire l'operazione con Unipol e Bnl. L'allora governatore della Banca d'Italia fu interrogato dai magistrati a Milano su

Ricucci e Fiorani e disse: "Fassino e Bersani

vennero da me per la fusione".

Il 22 marzo 2006 Antonio Fazio, travolto dalla tempesta dei "furbetti del quartierino", viene chiamato in procura a Milano dal pm Francesco Greco. E parla di Ricucci, di Fiorani e di

Antonveneta, ma poi si concentra su un dettaglio illuminante: «le posso dire – spiega al pubblico ministero Greco – su

Banca Nazionale del Lavoro che sono venuti da me

Fassino ed altri a chiedere se si poteva fare una grande fusione Unipol-Bnl-Montepaschi

. Io li ho ascoltati».

Il dr. Greco non molla: "Quando?". "I primissimi mesi del 2005 o fine del 2004". Poi Fazio articola meglio i ricordi: "Erano

Fassino e Bersani".

Ma, sì, l'allora 'Segretario dei DS' Piero Fassino, oggi PD e sindaco di Torino, e l'allora '

Responsabile economico dei DS' Pier Luigi Bersani, oggi

PD e suo Segretario Nazionale, bussarono alla porta del

Governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio per proporre la creazione di un grande polo bancario in cui sarebbero confluiti

Bnl,

Unipol e Monte dei Paschi. Non se ne fece nulla, anche perche Fazio rispose con un secco no. Almeno in quella circostanza, salvo poi ammorbidire la sua posizione, il che non impedì che poi fosse fatto fuori lo stesso.

Come documenta persino un insospettabile Franco Bassanini che in un'intervista a

Panorama ha alzato il velo dell'ipocrisia, sempre a proposito della tentata scalata della finanza rossa alla

Bnl: "D'Alema e

Consorte fecero pressing su Monte Paschi di Siena perche si alleasse con

Unipol. Chi difese l'autonomia di 'MPS', come me ed Amato, venne emarginato".

*

SECONDO ARTICOLO

http://4realinf.wordpress.com/, 4 febbraio 2013

Nel 2008 la banca ebraico/americana Lehman Brothers dichiara fallimento per un debito di 613 miliardi di dollari. La 'Fed' ed il governo Usa, guidato da Barak Obama, non applicano il "

Chapter 11" per il salvataggio. Il panico invade tutto il mondo finanziario. In Italia le ripercussioni sino ad oggi non sono ancora terminate.

Nell'autunno del 2007 Monte Paschi di Siena ('MPS') emette una delibera ufficiale firmata Gabriello Mancini con la quale vengono "ingaggiati gli

advisor che dovranno gestire, controllare e riferire l'andamento degli investimenti finanziari e l'intera procedura relativa all'acquisizione della banca

Antonveneta".

Essi firmano l'accordo con tre società: J. P. Morgan, Credit Suisse e

Banca Leonardo. Costo delle competenze: 4.980.000.000 di euro.

Scelgono anche il delegato dell'intera operazione: Giovanni Monti, il figlio dell'attuale premier dimissionario

Mario Monti, in quanto 'Direttore responsabile' del marketing operativo europeo di

J. P. Morgan, colosso finanziario statunitense. Il tutto con beneplacito della direzione di

PD,

PDL, UDC.

Due mesi dopo, un'ulteriore delibera accredita a J. P. Morgan un successivo milione di euro secco extra, di cui non esiste fattura alcuna di riscossione essendo avvenuto su 'conto estero/estero'. Il presidente di 'MPS' è Muccari ed il vicepresidente che deve mettere la firma è

Francesco Caltagirone, suocero di Pier Ferdinando Casini.

Nel 2008 'MPS' eroga 222.000.400 euro (duecentoventidue milioni di euro) come "cifra da devolvere come investimento di beneficenza nel territorio".

A novembre di quell'anno, lo Stato provvede a fare un prestito voluto da

Giulio Tremonti di 2 miliardi di euro al fine (cosi è scritto) "di consentire all'istituto di rispettare i parametri e i dispositivi previsti dagli accordi europei".

Tale cifra viene investita nel seguente modo: 1 miliardo per acquistare 'bpt' italiani, 600 milioni in derivati scelti da J. P. Morgan (cioè

Giovanni Monti

jr.) e 400 milioni in "beneficenza", di cui si occupa la Banca Leonardo

che chiude una joint venture per "gestire il patrimonio nel territorio" con la

Banca Mediolanum di Silvio Berlusconi.

Nel 2010 Giulio Tremonti fa avere alla banca di Siena circa 25 miliardi di euro, con i quali 'MPS' fa lo stesso giochetto: acquista circa 15 miliardi di 'bpt' e così abbassa lo spread, ne investe 9 in speculazioni azzardate ed un altro miliardo, a pioggia, nel territorio, di cui si sa poco o nulla. Per celebrare la bontà dell'operazione viene chiamato come "consulente e

advisor d'aggiunta" l'on. Gianni Letta (PDL ed ex "gran consigliere" di Silvio Berlusconi) a nome di

Goldman Sachs (la banca ebraico/americana per la quale lavoravano Mario Monti e Mario Draghi) a fare in modo che venga varata una delibera nei primi mesi del 2011 nella quale si sostiene che "la fondazione per fare cassa e poter dunque sostenere l'onere dell'operazione di acquisizione di banche terze, delibera di cedere il pacchetto delle proprie azioni privilegiate nell'ordine di 370 milioni di euro al nuovo

advisor aggiunto Goldman Sachs, nella persona del suo consulente delegato rappresentante on.

Gianni Letta".

E così, si trovano insieme, nel 2011, la famiglia Monti, la famiglia Gianni Letta

, cugino di Enrico Letta PD, la federazione del PD sia di Siena città che di Siena provincia, la famiglia

Caltagirone imparentata con

Pier Ferdinando Casini, con il management direttivo.

Nel solo 2010 Giulio Tremonti fa avere alla banca senese circa 40 miliardi di euro che seguono il solito giro di sempre, creando un vorticoso anello virtuale di grande salute finanziaria delle banche italiane e di tenuta della nostra economia, perché si tratta, in pratica, dello Stato che si compra i titoli da solo fingendo che li stia comprando il mercato. Ma l'economia, prima o poi, vuol sapere i conti reali.

Nel giugno del 2011 cominciano i guai. J. P. Morgan, Goldman Sachs e

Credit Suisse si ritirano: "arrivederci e grazie, abbiamo fatto il nostro lavoro".

A 'MPS' si accorgono che dei 32 miliardi complessivi investiti in derivati

non soltanto non hanno guadagnato un bel niente, ma è tutto grasso che cola se riescono a recuperare sul mercato qualche miliardo. Devono quindi coprire il buco. Perché? Semplice: hanno messo in bilancio negli ultimi due anni le cifre dei guadagni sui derivati presentando il tutto come soldi acquisiti mentre, invece, erano virtuali. Quindi i bilanci erano truccati. Non si sa esattamente a quanto ammontino le perdite.

Lo Stato, però, in quel giugno del 2011 non ha davvero più soldi da dare a 'MPS', perché solo nel 2010

Giulio Tremonti ha fatto avere complessivamente al sistema bancario italiano 89 miliardi di euro, di cui circa 20 miliardi passati alle fondazioni (vicine alla

Lega Nord) di Banca Carige, Banco di Desio e Brianza, Banco di Brescia, Banco Popolare di Valtellina, Banca di Sondrio

(per questo la Lega Nord ha voluto Tremonti nella propria lista), che si comportano come 'MPS'.

Ma a giugno del 2011 sono finiti i soldi. Il management di 'MPS' è disperato: non c'è più lo Stato a tirar fuori la grana, come si fa?

Ci penso io, dice Mario Draghi (Governatore della 'Banca Centrale Europea

', ex Governatore della 'Banca d'Italia' e prima ancora ex collaboratore della Banca '

Goldman Sachs'), "conosco gente in Europa". E così il 10 giugno del 2011 fa avere subito 350 milioni da 12 banche europee, altri 400 milioni dallo stesso consorzio e successivi 2 miliardi da un pool di altre 19 banche europee, ma 'MPS' è ormai un colabrodo, perché i soldi servono soltanto a pagare gli interessi composti sui derivati. Il management, infatti, ha venduto carta straccia a valore 10 ai clienti che si sono assicurati: quella carta, a giugno del 2011, vale solo 2; quindi adesso 'MPS' deve pagare anche l'assicurazione. E così entra in campo lo spread.

'MPS' si rivolge quindi al mercato, che gli sbatte la porta in faccia, e si trova davanti a tre alternative:

a) fallire;

b) vendere titoli tossici che nessuno vuole;

c) vendere i 'bpt' italiani di cui ha almeno 80 miliardi con scadenza a 25 e 10 anni. Sceglie l'opzione 'C'. Gli viene imposta da tutta la classe politica. E così, l'intera classe politica italiana (con l'aggiunta della famiglia Monti) dà il via all'operazione.

Ma il mercato è implacabile. E quelli di Goldman Sachs e di J. P. Morgan

conoscono i conti veri di 'MPS' (li hanno gestiti loro) e così spargono la voce che la banca è disperata perché "tecnicamente" è già fallita e consigliano ai clienti di acquistare a peso morto 'bpt' italiani, scommettendo sull'innalzamento alle stelle dello spread italiano, puntando all'implosione del sistema economico italiano.

Il bello è che a questo giro perverso partecipa addirittura 'MPS', che si lancia nel luglio del 2011 in una gigantesca operazione finanziaria puntando tutto sui debiti delle banche italiane, e le altre banche italiane la seguono. Da qui, finalmente, si è riusciti a conoscere la verità.

La truffa dello spread iniziata nel giugno del 2011 non era una truffa: era reale. E non fu un attacco della speculazione internazionale, bensì un attacco suicida delle banche italiane guidato da 'MPS', che, per coprire le proprie perdite, vendeva sul mercato secondario miliardi e miliardi di 'bpt' italiani come se fossero carta straccia, diminuendo il nostro potere d'acquisto, aumentando il disavanzo pubblico e rendendosi responsabili, nonché protagonisti, dell'ultima mazzata inferta alla "Repubblica Italiana".

Possiamo dire che nessuno sapeva? Che i politici e gli amministratori di regione, provincia e comune di Siena non sapevano?

"Come Dovevasi Dimostrare".

~

d. Curzio Nitoglia

Fonte > http://doncurzionitoglia.net/2013/03/16/273/



[1]S. Riolfo Marengo – C. D'Adda (diretta da), Enciclopedia dell'Economia,

Milano, Garzanti, 1991. Su questo sito si possono leggere i miei articoli su "

L'Usura" e su "Vera Economia
 

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