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di geopolitica e finanza in un mondo in continuo cambiamento. Scritto da Umberto Zorzi

















































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Wednesday, March 27, 2013

Da domani le banche a Cipro riaprono...con un limite di 300 Euro al giorno...




Come ci informa il sempre ottimo Zerohedge domani a Cipro (Paese dell'Unione Europa, con l'Euro, un reddito simile a quello italiano ed un debito pubblico inferiore al nostro) le banche riapriranno dopo quasi due settimane e solo per alcune ore. Il governo ha inoltre deciso che da domani ed in futuro il limite di prelievo per conto sara' al massimo di 300 Euro al giorno. Inoltre tutte le somme sopra i 100.000 Euro depositate alla Laiki Bank (la seconda del Paese) sono state confiscati mentre quelli depositati alla Banca di Cipro (la piu' grande del Paese) saranno confiscati per almeno l'80% ed il restante 20% verra' restituito, se possibile, solo alla fine della liquidazione di Laiki Bank tra 5-7 anni. Quindi anche qui i conti sopra i 100.000 Euro sono evaporati. Molti giornali parlano di un taglio per i conti sopra i 100.000 euro di "solo" il 40%. niente di piu' falso, queste erano le piu' ottimistiche previsioni dei giorni scorsi ma dagli ultimi dati al massimo sara' restituito, tra qualche anno ed in forma di azioni o bond della banca, al massimo il 20%...il resto e' vaporizzato.
Come ci ricorda la BBC e' inoltre vietato portare all'estero piu' di 1.000 euro a persona e spendere piu' di 5.000 Euro all'estero con la Carta di debito o credito.
Ricordiamo inoltre che i conti piu' sostanzioni NON erano quelli dei russi che la settimana scorsa hanno prelevato tutti i loro averi attraverso le filiali inglesi ma i conti dei fondi pensione e delle aziende cipriote che ora non potranno piu' pagare ne' stipendi ne' fornitori.


Ovviamente anche i trasferimenti internazionali sono bloccati a tempo indeterminato con poche eccezioni decise dalla Banca Centrale.


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Mps: Da Bce Prestiti Netti Per 27,5 Mld

(ASCA) - Siena, 28 mar - Complessivamente Mps ha una esposizione debitoria netta verso la Bce pari a 27,5 miliardi, su una esposizione complessiva netta nella raccolta interbancaria pari a 33,8 miliardi. E' quanto emerge dalla presentazione dei risultati di bilancio 2012 di Mps.


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Monte dei Paschi di Siena: perdita colossale di 3,17 miliardi

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Monte dei Paschi di Siena: perdita colossale di 3,17 miliardi

BANCHE IN CRISI | La banca senese, la piu' a rischio del sistema italiano, annuncia un bilancio ben peggiore rispetto alle stime, effetto della contabilizzazione delle perdite sui prodotti strutturati di anni precedenti, su cui sta indagando la Procura di Siena. Il portafoglio titoli e derivati a fine 2012 ammonta a 38,4 miliardi.



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Banche italiane: guai in arrivo!










Scritto il 28 marzo 2013 alle 17:49 da carloscalzotto@finanza





Che sta succedendo nelle banche italiane?
Scandali, crisi di singoli istituti, ipotesi di riforma del sistema finanziario, provvedimenti di Banca d’Italia.
Le banche di Cipro e i loro disastri finanziari sono sulle prime pagine dei giornali. Ma, nelle ultime settimane, c’è stato molto altro. Un hedge fund statunitense è costretto dalla SEC a pagare una multa di 600 milioni di euro per mettere a tacere un’accusa di insider trading. JP Morgan è stata accusata da una commissione del Senato statunitense di aver nascosto informazioni importanti sulle grandi perdite incorse
di recente dall’istituto sul mercato dei derivati, mentre la Standard Chartered è accusata di aver trafficato clandestinamente con l’Iran. Infine, per non dimenticare l’Europa, i giornali tedeschi danno la notizia che alcune banche del paese avrebbero frodato il fisco per diversi miliardi di euro.
La riforma del sistema finanziario, intanto, non riesce a decollare. Il comitato di Basilea che si occupa delle norme relative ai livelli di capitale e di liquidità ha pubblicato uno studio che mostra come le più grandi banche del mondo – che si erano a suo tempo opposte in modo virulento alle misure introdotte – abbiano fatto progressi nell’aumentare i livelli di capitale. Mancano ora soltanto 208 miliardi di euro di fondi freschi per raggiungere l’obiettivo finale, che è fissato per il 2019. Un traguardo facile da raggiungere, perfino troppo facile.
È uscito da poco un libro sul sistema bancario – A. Admati e M. Hellwig, The bankers’ new clothes: what is wrong with banking and what to do about it, Princeton University Press, Princeton, 2013 – che offre un’analisi completa delle cause della crisi finanziaria, mostra che tali cause non sono scomparse e sostiene che, quindi, le difficoltà ritorneranno. Le banche, affermano gli autori, presentano una fragilità finanziaria che non è contingente ma sistematica. Si tratta di istituzioni molto pericolose, il cui modello economico porta alla bancarotta e che dovrebbero essere protette da se stesse, aumentando fortemente i capitali propri.
Il libro mostra come l’opposizione delle banche all’aumento dei coefficienti di capitale abbia molte ragioni, tra le quali il fatto che esso porta a una diminuzione della redditività, che era cresciuta a suo tempo proprio perché gli istituti si assumevano rischi più elevati di prima sia sul fronte della gestione operativa, con la speculazione selvaggia sul mercato, che su quello della struttura di capitale, con un rapporto capitali propri/debiti che era sceso a livelli bassissimi. Tutto questo sapendo che, in caso di difficoltà, sarebbe poi corsi al socorso i pubblici poteri.
Di fronte a degli obiettivi fissati da Basilea di un 7,5% di mezzi propri sul totale delle attività per le banche ordinarie e del 9,5% per quelle portatrici di un rischio sistemico, i due autori sottolineano che tali livelli sono del tutto insufficienti e che dovrebbero essere invece portati al 20-30%.
Da questo punto di vista, qual è la situazione delle banche italiane? Subito dopo lo scoppio della crisi si pensava che le banche del nostro paese se la fossero cavata meglio di altre, e almeno in parte era vero; ma la ragione non stava nella superiore capacità dei nostri istituti di gestire le cose, ma nel fatto che erano di qualche anno in ritardo rispetto all’”innovazione finanziaria” delle loro omologhe europei e statunitensi e non avevano ancora avuto il tempo di assimilare le novità tossiche inventate altrove. Poi le cose sono cambiate.
Con l’avanzare della crisi, la crescita del sistema si è bloccata, i margini di redditività si sono assottigliati e i singoli istituti hanno rivisto le strategie, riducendo gli eccessi passati. Si è assistito così a riduzioni del personale e al taglio delle filiali, alla vendita di attività, riduzione della presenza estera, outsourcing.
Mentre si svolgevano tali operazioni, è venuta alla luce la crisi di diversi istituti, spesso coniugata con qualche scandalo. È questo il caso del Monte dei Paschi di Siena, della milanese BPM, che ha chiuso il conto economico del 2012 con una perdita di 430 milioni, della Carige, con un risultato negativo di 63 milioni di euro, della Banca delle Marche, con una perdita di 520 milioni, per citarne solo alcuni tra i più importanti. Intanto si parla delle difficoltà di molti altri istituti, grandi e piccoli.
Che cosa sta succedendo? Intanto c’è la forte crescita dei prestiti alla clientela che non vengono onorati alla scadenza; con l’aggravarsi della crisi tali difficoltà sono destinate ad aumentare. Le sofferenze lorde sono cresciute in un anno di quasi 20 miliardi di euro, e quelle al netto dei fondi di accantonamento sono passate da un’incidenza del 12,7% sui mezzi propri del gennaio 2012 al 16,8% del gennaio 2013. Accanto alla crisi – che è un fenomeno “oggettivo” – pesano scelte sbagliate: un’ingiustificata sovraesposizione di molti istituti verso alcuni settori, tipicamente l’immobiliare e verso alcuni clienti, in molti casi imprenditori “amici”. E poi vengono alla luce veri e propri episodi di corruzione.
Nel frattempo, il credito alle imprese e ai privati continua a ridursi. Nel gennaio e febbraio 2013 il precedente trend negativo è continuato indisturbato. Da un confronto con gli altri grandi paesi dell’Europa continentale risulta che la nostra situazione è peggiore di quella di Francia e Germania – paesi nei quali il livello del credito alle imprese continua a crescere, sia pure a tassi ridotti – e migliore soltanto di quella spagnola.
Su tali difficoltà si sono abbattuti i recenti, perentori, suggerimenti della Banca d’Italia, che ha indicato alle banche la necessità di aumentare gli accantonamenti al fondo svalutazione crediti, in particolare per quanto riguarda i crediti al settore immobiliare e l’esigenza di ridurre la distribuzione di dividendi. Via Nazionale ha, naturalmente, come punto di riferimento i coefficienti di Basilea sopra ricordati. Si tratta di indicazioni importanti e condivisibili, dettate dalla tangibile evidenza che molte banche nascondevano almeno una parte dei guai sotto il tappeto. Ma queste indicazioni hanno scatenato una furiosa e contraria campagna di stampa. Come al solito, le banche non hanno il coraggio di esporsi in prima persona e si rivolgono quindi a qualche giornale amico. source
Il risultato del diktat di Bankitalia è stato, tra l’altro, di evidenziare la grande debolezza di molti istituti che in passato sembravano registrare risultati molto positivi. Così, con le tante incertezze economiche e politiche che segnano in questo momento il caso italiano, le banche italiane oggi appaiono quelle più a buon mercato d’Europa. I titoli Unicredit e Intesa Sanpaolo – banche che pure sembrano essere in linea con i nuovi coefficienti di Basilea – vengono scambiati rispettivamente al 50% e al 60% al loro valore contabile tangibile, contro una media di 100% per il sistema bancario europeo. Persino gli istituti spagnoli ottengono quotazioni migliori.
Alle difficoltà oggettive si è unita ora la questione di Cipro con l’imposizione di una pesante tassa sui depositi. Molti hanno cominciato a pensare, non senza qualche fondamento, che prima o poi toccherà anche all’Italia e alla Spagna e nei prossimi mesi è possibile che si avvii una sotterranea corsa al ritiro di depositi dagli istituti del nostro paese. L’orizzonte si oscura ancora.
Siamo di fronte a un circolo vizioso tra difficoltà bancarie, riduzioni nei livelli del credito alla clientela, pessimo andamento dell’economia reale. Tale circolo vizioso potrebbe essere spezzato soltanto, da una parte, sul fronte dell’economia reale, con l’avvio di una politica di sviluppo del paese, dall’altra su quello finanziario, dall’avvio dell’Unione bancaria a livello europeo, che peraltro non appare di imminente costituzione, o da forti aumenti dei mezzi propri degli istituti, aumento che non si sa come innescare. Le fondazioni bancarie sono ormai allo stremo e non hanno molte risorse, i privati non hanno molta voglia di intervenire, affidarsi al capitale estero non appare per molti versi opportuno. Pensiamo da tempo che una possibile via di uscita, almeno parziale, potrebbe risiedere nella nazionalizzazione di qualche importante istituto di credito, una scelta che contribuirebbe a far ripartire il credito alle imprese. Occorre poi mobilitare una parte delle risorse della Cassa Depositi e Prestiti e di quelle dei fondi pensione, come proposto di recente. Senza un cambio di marcia sulla finanza, i tempi diventeranno ancora più bui.




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C'è da dire, tuttavia, che la banca, con i PROPRI soldi può fare quello che vuole... "Un momento", mi interromperai tu, "se i soldi li ho depositati IO sul MIO conto, allora sono MIEI"... e invece NO! Se vai a prendere l'art. 1834 del Codice Civile puoi leggere: "Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria, alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l’osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi. Salvo patto contrario, i versamenti e i prelevamenti si eseguono alla sede della banca presso la quale si e costituito il rapporto." (se non ci credi: Codice civile/Libro IV/Titolo III - Wikisource). Questa è un ulteriore conferma dell'ENORME potere che hanno i banchieri.
Se ti è sfuggito il trucco, tu per la legge sei un "depositante", il Codice Civile stesso ti definisce depositante, ma in realtà tu sei un "prestatore", sei un mutuante!
Altra osservazione... ma se la banca concede i tuoi soldi in prestito, e tu vai allo sportello a chiedere i tuoi 1.000€, come fa il banchiere a consegnarteli così prontamente? Il fulcro di tutto è proprio in quel 2% di fondo "di riserva". Infatti, le banche sanno che solo una minima percentuale del denaro depositato presso di loro viene effettivamente movimentato (tramite prelievi e bancomat), e questa percentuale è intorno all'1-2% di tutti i depositi, quindi la quota capitale di riserva è quella che serve per tutti i prelievi giornalieri (che spesso vengono controbilanciati dai depositi).
 
le persone hanno solo il possesso momentaneo dei soldi da quando li ricevono fino al momento in cui li versano in banca. se i soldi all'atto del versamento nn diventassero della banca ,tutti i contratti di mutuo sarebbero nulli per legge.
 
culla della democrazia moderna, nel Parlamento del Regno Unito, il 15 settembre 2010 è stato ufficialmente presentato a Londra un disegno di legge con un duplice obiettivo: in primo luogo, la tutela piena ed effettiva del diritto di proprietà del denaro depositato dai cittadini nei conti correnti presso le banche e, in secondo luogo, porre fine una volta per tutte con i cicli economici ricorrenti, i boom artificiali, le crisi bancarie e finanziarie e la recessione economica che stanno interessando le economie del cosiddetto mercato da almeno duecento anni.

Il progetto di legge, è in piena conformità con i principi generali del diritto di proprietà che sono essenziali per far funzionare un’economia di mercato vera, con la fine dei privilegi di cui godono oggi le banche private che operano sulla scorta di un coefficiente di riserva frazionaria in relazione ai depositi (ed equivalenti) che riceve. Si tratta, insomma, di ripristinare il coefficiente di cassa del 100 per cento per i soldi depositati a completamento della legge bancaria “Peel” del 1844, che diagnosticò correttamente il problema del sistema bancario a riserva frazionaria, dimenticandosi purtroppo dei depositi bancari con riferimento all’emissione di carta moneta.

Insomma, la legge Peel non è riuscita a conseguire il risultato che si proponeva, le banche hanno continuato ad espandere il credito artificialmente facendo leva sui loro depositi (con l’uso di strane scritture nei loro libri contabili) e generando bolle speculative che alla fine, quando il mercato scopre gli errori compiuti, portano inevitabilmente a gravi recessioni finanziarie e bancarie, nonché a profonde crisi economiche. (Chi ha interesse a esplorare tutti i dettagli analitici e storici può consultare il mio libro Denaro, Credito e Cicli economici, pubblicato in 4 edizioni in spagnolo e tradotto in tredici lingue.)

E’ “eccitante” che una manciata di parlamentari Tory, guidati da Douglas Carswell e Steven Baker abbiano compiuto questo passo. Se la loro legge avrà successo, passeranno ai posteri come William Wilberforce, che fu il padre dell’abolizione del commercio degli schiavi, e di altri grandi uomini importanti del Regno Unito, a cui il mondo e la libertà devono molto.

Jesus Huerta de Soto
altri articoli sull'argomento:
Reino Unido debate restaurar la reserva 100% en los
 
Riserva-frazionaria.jpg

Una banca non ha la libertà di erogare illimitate quantità di denaro. E’ tenuta infatti a conservare una certa quantità di contanti o di attività facilmente liquidabili. Tale quota è denominata riserva frazionaria.
Caratteristiche
Moltiplicatore monetario
In europa
L’espansione del credito
Caratteristiche

La riserva frazionaria è calcolata in percentuale rispetto ai depositi bancari, ed è composta da:
una riserva obbligatoria: è un accantonamento di depositi che la singola banca è tenuta a conservare; in tal modo la Banca centrale riesce a garantire che tutti gli istituti siano coperti rispetto alla loro esposizione debitoria in sede di Camera di Compensazione interbancaria. Se la quantità minima della riserva viene aumentata, si tratta di una particolare esigenza di politica monetaria, guidata da governi e banche centrali. Si ricordi che tale riserva è dunque un accantonamento contabile e finanziario, effettivamente versato nelle banche, che non può essere utilizzato come garanzia per i correntisti in caso di credit crunch o corsa agli sportelli.
una riserva a garanzia dei conti correnti: è questo il fondo interbancario, un accantonamento contabile, tenuto a garanzia dei correntisti.
Riserva legale e statuaria: questa riserva rappresenta la quantità di depositi che la banca singola decide autonomamente di accantonare, entro un limite stabilito dalla legge.
La riserva delle banche risponde ad una esigenza sentita anche nel passato; i gioiellieri di un tempo capirono subito che di tutto l’oro ricevuto essi potevano conservare in cassaforte solo una esigua parte: erano più numerosi i nuovi depositi di metallo, piuttosto che i prelievi d’oro. Allora decisero di conservare una riserva d’oro, ma di utilizzare in attività redditizie la restante quantità.
Ecco allora che anche oggi viene avvertita tale esigenza di garantire un minimo livello di liquidità. E’ importante ricordare di come siano il governo e le banche centrali ad imporre i limiti della riserva frazionaria, per poter contenere lo stock di debito del sistema o al contrario per incentivare una politica monetaria di espansione. Una precisazione merita la riserva obbligatoria, che la legge ha stabilito essere il 2%, da versare presso la Banca d’Italia. Anch’essa è ovviamente gestita da banche centrali o governi, al contrario della riserva libera che, come visto, è determinata dalla singola banca, per motivi di cautela.
Moltiplicatore monetario

Vediamo che cosa accade all’interno del sistema bancario quando si effettua un nuovo deposito. E’ bene ricordare che si sta parlando di sistema bancario e dunque non si analizzano le attività proprie di una singola banca, ma il loro complesso. Dopo un nuovo deposito, è possibile concedere un prestito aggiuntivo, che sarà pari alla somma del deposito, decurtato di ogni forma di riserva. La persona che ha ottenuto il prestito, prima o poi, si inserirà nuovamente all’interno del sistema bancario, depositando presso un’altra banca. Questa si comporterà come il primo istituto di credito,e si instaurerà una catena che durerà fino all’assenza di nuovi depositi e prestiti. Ogni nuovo deposito genererà un nuovo prestito, che potrà divenire un ulteriore deposito e così via. Ovviamente va tenuta in considerazione la riserva, ovvero quella parte di denaro che esce da questa catena: risulta evidente che ogni prestito successivo risulterà quindi inferiore al precedente, così come accade per ogni deposito. Questo meccanismo è stato ben spiegato dal Nobel Paul Samuelson.
Analizzando la totalità dei prestiti che vengono concessi, a fronte di un nuovo deposito, e considerando tutti i depositi conseguenti, noteremo che le due quantità (la totalità di prestiti e di depositi) sono multipli del deposito iniziale. Sarà il solo deposito iniziale dunque a garantire, in termini di liquidità, la somma totale dei depositi. E’ questo il meccanismo del moltiplicatore monetario, un meccanismo che agisce, è bene ricordarlo, a livello di sistema bancario e non di singola banca. E’ d’obbligo comunque ricordare che è possibile depositare il prestito sulla medesima banca che ha provveduto alla sua erogazione.
Cerchiamo di capire meglio: un sistema bancario, considerata la riserva al 2%, può arrivare a prestare 50 volte tanto, e di conseguenza vedere il numero dei suoi depositi aumentare.
Isolata dal sistema bancario, una banca singola non potrebbe mai arrivare a prestare una quantità 50 volte superiore a quella raccolta,ma l'intero sistema. Vediamo perché. Tale banca eroga il prestito, che il cliente poi deposita in altre sedi. L’istituto di credito considerato contrarrà debiti nei confronti degli altri, debito che dovrebbe essere saldato attingendo alla moneta depositata alla Banca Centrale. In sintesi, a fronte di un deposito che vale 100, una banca singola non potrebbe prestare fino a 50 volte tanto (5000), perché sarebbe questa la cifra da versare alle altre banche, partendo da una somma ricevuta pari a 100. Ecco dunque svelarsi il vantaggio di essere all’interno di un sistema bancario. I clienti delle altre banche infatti potrebbero tranquillamente effettuare pagamenti a clienti della banca che ha erogato il prestito. Si instaura quindi una sorta di bilanciamento che regge l’intero sistema. In Camera di Compensazione vengono saldati debiti e crediti, attingendo se necessario ai depositi disponibili.
In Europa

Come funziona in Europa? E’ bene precisare che in Europa non è prevista riserva frazionaria in determinate circostanze: per i depositi con durata superiore a due anni, per depositi per cui è previsto un rimborso con preavviso superiore a due anni, pronti contro termine, ed infine in titoli di debito emessi con durata superiore a due anni. Per le altre situazioni è invece obbligatorio che le banche possiedano una contropartita in contante di ogni passività per un valore compreso tra lo 0 e il 2%, come stabilito dall’articolo 4 del regolamento 1745/2003 della BCE. Nel 1988 la Bank of International Settlements (BIS) ha approvato il regolamento di Basilea 1 per il quale la riserva frazionaria è pari al 2%.
Come può comportarsi una banca che non ha più riserve sufficienti? Essa deve necessariamente reintegrarle e può fare questo in diversi modi: o ritirando dei prestiti, oppure rallentando l’emissione di quelli nuovi. E’ infatti importantissimo per la sopravvivenza della banca stessa possedere dei contanti liquidi per i prelievi dei correntisti. Si ricordi comunque che annualmente è prevista un’immissione di nuove banconote, a seconda di alcuni parametri, tra i quali spicca la crescita economica dei singoli stati.
La politica monetaria viene trasmessa principalmente dalla Banca Centrale alle altre banche tramite la riserva frazionaria, che risulta essere dunque il principale strumento di trasmissione. Essa viene aggiornata in alcuni periodi, in seguito alla valutazione del capitale prestato. Si può porre la garanzia dopo aver effettuato la Stanza di Compensazione con le altre banche appartenenti al sistema.
L’espansione del credito

Tramite i meccanismi del prestito, del deposito e della riserva frazionaria – che è dunque un moltiplicatore – la banca è in grado di espandere il credito, di aumentare la circolazione del denaro, in quantità superiore rispetto ai depositi che ha. Questa maggiore circolazione consente ed agevola l’utilizzo della moneta per finanziare gli investimenti, ma non sono presenti solamente aspetti positivi. Una delle critiche più diffuse, in relazione a questo sistema, verte sullo squilibrio che si genera tra circolazione monetaria e ricchezza reale, con conseguente inflazione e diminuzione della domanda. Gli economisti di scuola marxista precisano inoltre che questo sistema sicuramente espande il credito ed agevola economie capitalistiche, ma nel contempo è destinato a condurre verso crisi di sovrapproduzione, o comunque verso crisi economiche in cui sarà impossibile per le imprese coprire i loro debiti.
Anche la scuola monetaristica austriaca , e in particolare Von Mises, ha analizzato tale sistema, sottolineando come l’aumento dei prezzi sia causato da un aumento di moneta circolante, non accompagnato da una corrispondente crescita reale della ricchezza. Ad un valore di moneta circolante corrisponde infatti solo una piccola parte di beni esistenti, tangibili, mentre per il resto esso è ricollegabile solo ad altro debito. Si pensi ad esempio al credito al consumo: per concedere la carta di debito, la banca non richiede alcuna garanzia materiale e reale.
Analizziamo meglio ora l’aumento dei prezzi, meccanismo legato, come visto, alla riserva frazionaria: esso avviene quando lo stock di debito dello Stato, delle famiglie e delle imprese cresce più velocemente rispetto al PIL. Tanto più la barriera della riserva obbligatoria si abbassa, tanto è maggiore l’indebitamento. E’ bene ricordare che la domanda di prestiti non è determinata dalla riserva obbligatoria.
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visto che la riserva e' stata abbassata all 1%, fate i conti,se parte la run bank. o accendono le stampanti, o chi prima arriva meglio alloggia,il resto cucu'.si va a fallimento(liquidazione coatta amm. e riparto) di soldi elettronici
 

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