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Schiavi dello Stato – seconda parte
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In secondo luogo, il sistema si regge su un'ulteriore declinazione del concetto di illusione.
Un concetto che venne elaborato, più di un secolo fa (nel 1903, per la precisione), da un grande economista italiano: quell'Amilcare Puviani, il quale per primo parlò della "
illusione finanziaria", quale fenomeno di
<<rappresentazione erronea delle ricchezze pagate o da pagarsi a titolo d'imposta o di certe modalità del loro impiego>>. Una rappresentazione che determina una serie di distorsioni percettive e di asimmetrie informative, a loro modo determinanti per la tenuta del sistema: perché concorrono parallelamente sia a favorire la stabilizzazione e la crescita incontrollata degli impulsi al
tax spending, sia ad alimentare il circuito vizioso del ricorso
ad infinitum all'interventismo pubblico.
Da una parte, infatti, il
tax payer, in qualità di pagatore ignorante ed inconsapevole, non è assolutamente in grado, se non per via di percezioni superficiali e sottostimate, di stabilire "chi paga che cosa". Ovvero, a fronte della complessità e della nebulosità dei mezzi, degli strumenti e dei meccanismi impiegati, gli è pressoché impossibile muoversi nel dedalo infernale di un impianto normativo e regolamentare, volutamente reso e mantenuto inestricabile ed incomprensibile, per determinare oggettivamente: l'entità del prelievo cui si è andati incontro ("a quanto ammontano le tasse"); le modalità di esazione e i criteri di imputazione con cui si è integrato il prelievo ("quali sono e come vengono riscosse le tasse"); la destinazione e la finalità dello stesso ("a chi vanno e a cosa servono le tasse"); la correlazione sussistente tra l'entità del prelievo e l'entità di quanto ricevuto in contropartita ("cosa ho effettivamente ottenuto in cambio delle tasse corrisposte").
D'altro canto, lo stesso produttore sarà indotto ad attivare delle dissociazioni comportamentali schizofreniche e ad operare in base a percezioni autoreferenziali e distorte, in funzione della sua propensione a ricercare, di volta in volta, ed in base alla posizione che egli immagina di occupare in relazione ad una determinata politica, quelle utilità e quei vantaggi attesi, che si reputa possano essere estratti dalle pieghe di un provvedimento e/o di una manovra. Sbagliando clamorosamente, proprio perché trattasi di un processo per nulla evidente e del tutto ingestibile, egli punta al conseguimento della miglior combinazione possibile di misure ipotizzabili, suggestionandosi di poter gu...
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