un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo

In effetti sono sempre state le minoranze attive a far cambiare la Storia.
Nel nostro caso Storia è un parolone grosso; meglio, una storia squallida di
un Paese trascinato alla rovina nel corso di decenni da una casta di politicanti,
sempre gli stessi, dediti a farsi i loro sporchi interessi dietro una facciata
presunta ideologica.
 
deindustrializzazione italiana voluta da Francia e Germania”
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8 gennaio 2013 |
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Riceviamo e pubblichiamo.
I contrasti con Ciampi e Andreatta. La prevista esplosione del debito pubblico. La riduzione degli investimenti. La svendita degli anni ’90. Maastricht e la moneta unica. Lo spiraglio di Draghi e la sovranità da riconquistare. L’opinione dell’economista allievo di Federico Caffè.
Articolo di Pier Paolo Flammini | 9 ottobre 2012 | 12:49
L’euro, Nino Galloni e “le telefonate di Ciampi a Berlinguer e di Kohl ad Andreotti” (Riviera Oggi); Nino Galloni vi spiega tutto: la nascita dell’euro, la crisi, la nuova “resistenza” italiana. E tre soluzioni (Riviera Oggi, video); Galloni: come siamo arrivati a questo punto e come se ne può uscire (Economia Democratica); Il funzionario oscuro che faceva paura a Kohl e si oppose alla svendita italiana (video Byoblu.com)
Verità che non vengono dette. L’Italia è confinata tra i Piigs (maiali) d’Europa e il pessimismo dilagante, assieme alla corruzione e alla recessione economica, sembrano non lasciare spazio ad inversioni di tendenza.
Nino Galloni, economista, allievo del grande Federico Caffè, funzionario al Ministero del Bilancio, del Tesoro e delle Partecipazioni Statali negli anni ’80, ha vissuto gli ultimi tre decenni in modo spesso ostile rispetto ad alcune scelte che hanno indirizzato l’economia e la società italiana. La sua ricostruzione delle vicende di allora e di oggi e le soluzioni previste crediamo servano da riflessione e da base critica ai tanti politici ed editorialisti che, spesso, ignorano di quel che parlano e scrivono.
A partire dagli anni Novanta, il debito pubblico è diventato il paradigma sul quale basare la solidità di uno Stato, almeno in Europa. La vulgata popolare ritiene che il debito pubblico negli anni ’80 sia dovuto agli sprechi. Lei – e molti altri – sostengono che il raddoppio del debito pubblico negli anni ’80 sia dovuto invece al divorzio tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro.

“È vero che la giustificazione di questa scelta dell’allora Ministro del Tesoro Andreatta e del Presidente della Banca d’Italia Ciampi risiedeva nel tentativo di ridurre gli sprechi della classe politica di allora. All’epoca ero un giovane funzionario del Ministero del Bilancio e dissi naturalmente che quella scelta avrebbe portato all’esplosione del debito pubblico e alla crescita della disoccupazione giovanile anche oltre il 50%. Si perse la possibilità di emettere titoli di Stato a tassi prestabiliti, perché da quel momento i tassi li ha determinati il mercato, il che equivale a dire un ristretto gruppo di banche in via di privatizzazione che si ponevano in una condizione di ricatto verso il pubblico. Come ho dimostrato nei miei libri, passammo da tassi di interessi reali negativi (ovvero quelli nominali erano inferiori al tasso di inflazione) a tassi reali, tra il 1982 e il 1983, del 6-7%. Questo comportò delle conseguenze disastrose sul debito pubblico: non avvenne alcuna riduzione della spesa pubblica, ma ovviamente un peggioramento. Non potendo tagliare stipendi e spesa corrente, il pagamento degli interessi avvenne riducendo gli investimenti in ricerca, infrastrutture. Ecco che l’Italia iniziò ad accumulare ritardo rispetto agli altri paesi”.
Ha senso rapportare un dato flusso come il Prodotto Interno Lordo con un dato “stock” come il Debito Pubblico? Eppure tutte le politiche economiche e fiscali degli ultimi 20 anni si basano su questo “chimerico” rapporto.
“Il debito è uno stock, il Pil un flusso: alla prima lezione di economia si impara a non confondere queste due grandezze. A noi interessa, piuttosto, un altro dato flusso, la spesa per interessi sul debito. In Giappone c’è un grandissimo debito pubblico eppure gli interessi sono all’1%; in Italia invece si pagano alti interessi, nonostante abbiamo l’avanzo primario (differenza tra entrate e uscite dello Stato al netto degli interessi passivi, ndr) più grande di tutto l’Occidente. Gli stolti si rallegrano di questo dato, perché credono sia un bene che lo Stato incassi più di quanto spenda: questo invece è l’esatto motivo per cui l’Italia è in recessione più che negli altri paesi, perché i cittadini e le imprese pagano più di quel che ricevono, e si impoveriscono”.
Il divorzio Banca d’Italia/Tesoro seguì di un paio d’anni la costituzione del Serpente Monetario Europeo. Da una parte si impedì allo Stato di finanziare a costo zero la propria spesa pubblica, dall’altra gli si impose di difendere un cambio di valuta fisso o quasi. Ci sono relazioni tra questi due eventi, poi culminati in Maastricht e nell’euro?
“Sicuramente entrambe le misure sono collegate, e rientrano in un contesto storico occidentale in cui si voleva rendere responsabili gli Stati rispetto alla propria bilancia dei pagamenti. Fino agli anni Settanta, ad un aumento della spesa pubblica si verificava un incremento della forza lavoro ma poi, a causa del cambiamento delle attitudini di consumo, ad un aumento della spesa pubblica corrispose un aumento delle importazioni di beni esteri (anche perché non vi era più il sistema regolatorio di Bretton Woods). Si creavano così disavanzi commerciali con la conseguenza di un aumento dei tassi di interesse, per attrarre capitali che bilanciassero il disavanzo. Le due scelte (divorzio e Sme) furono il preludio al Trattato di Maastricht, all’euro e alla perdita di sovranità”.
Lei afferma che questa crisi non è ciclica, ma sistemica: si tratterebbe della fine del sistema nato negli anni ’80, ovvero della globalizzazione incentrata sulle esportazioni, perché non sostenibile nel lungo periodo. Secondo lei si dovrebbe andare verso un sistema di tipo protezionistico?
“Non credo nel protezionismo, ma bisogna raggiungere un sistema in cui si cerca di sviluppare la domanda interna con un import/export più moderato. La bilancia commerciale deve tornare ad essere più equilibrata perché non è matematicamente possibile che tutti gli Stati del mondo siano in surplus commerciale. Questo è stato uno degli effetti perversi di questa globalizzazione in cui vincono i più furbi, ovvero chi pratica prezzi più bassi soprattutto nel settore del lavoro. Sarà molto interessante sapere quale sarà la decisione di politica economica del Partito Comunista Cinese, che potrebbe proprio riconvertire l’economia cinese verso l’interno anziché l’estero”.
La de-industrializzazione italiana e la crisi attuale si spiegano soltanto con le questioni monetarie e le politiche economiche pubbliche, o vi è anche – come sostengono i neoliberisti – un ritardo nell’innovazione dell’imprenditoria italiana?
“Non è che gli imprenditori italiani all’improvviso abbiano smesso di saper fare il proprio mestiere. Ci sono delle cause che hanno provocato il ritardo di una parte dell’imprenditoria italiana, e non viceversa come qualcuno sostiene. Nell’ordine: 1) l’accordo per l’unificazione monetaria voluto da Francia e Germania al tempo di Maastricht mirava alla de-industrializzazione dell’Italia; 2) la svendita del patrimonio pubblico e delle partecipazioni statali avvenuta negli anni ’90 ha provocato un indebolimento della struttura economica nazionale, a beneficio del lucro di qualcuno; 3) un sistema bancario che non funziona più come in precedenza e non sostiene le imprese, e per questo occorre ripristinare la Glass-Stegall per evitare che banche siano attratte dalla speculazione finanziaria anziché dall’economia reale; 4) la perdita della sovranità monetaria ha colpito la capacità dello Stato di creare infrastrutture senza dipendere esclusivamente dai privati; 5) e quindi lo Stato ha cessato di essere un elemento “amico” delle imprese, il che sarebbe la sua funzione basilare nel sistema economico”.
Possiamo dire alle famiglie che i tagli alla scuola, alla sanità, le tasse, l’Imu, insomma tutta “l’austerità” deriva non da scelte obbligate, ma da scelte consapevoli delle élite franco-tedesche in particolare, ma anche italiane?
“Credo sia una approssimazione rischiosa. I tagli e le tasse sono una scelta deliberata del governo attuale il quale crede erroneamente che vi possa essere una ripresa dell’economia con tagli alla spesa pubblica e quindi incidendo sui redditi delle famiglie. Ovviamente queste scelte conducono ad una recessione”.
Lei sostiene che occorre uscire dall’euro il prima possibile? O si rischia anche di innescare politiche nazionalistiche? Molti temono che l’uscita dall’euro significhi una austerità ancor maggiore, ma senza solidarietà extra-nazionale.
“L’euro può anche essere trasformato in una vera moneta sovrana. Se ad esempio si ritiene che gli Stati debbano essere in pareggio di bilancio, la Banca Centrale Europea potrebbe spendere tranquillamente a deficit per coprire le spese necessarie agli investimenti pubblici produttivi. Naturalmente dovrebbe essere una moneta sovrana, non ancorata al debito pubblico in questo caso europeo, perché altrimenti si riprodurrebbero gli stessi problemi che abbiamo attualmente a livello nazionale”.
La Banca Centrale Europea ha per obiettivo il contenimento l’inflazione. Ma è possibile che rifinanziando la spesa pubblica, si crei iper-inflazione? O è un falso mito?
“Occorre dire che la Bce aveva un solo obiettivo, ovvero la lotta all’inflazione. Draghi ha dimostrato che si possono fare politiche diverse, anche se per ora solo a favore delle banche. C’è stata l’apertura alla possibilità che la Bce acquisti titoli di Stato, e quindi questa mossa andrà sfruttata politicamente affinché si possa passare a degli investimenti pubblici che aiutino le imprese. Queste operazioni della Bce possono causare iperinflazione se vengono attuate a favore della finanza speculativa, come con i derivati, che rischiano di creare masse monetarie enormi senza ricadute sulla produzione reale. Se invece sono impiegate per la spesa pubblica e gli investimenti non vi è alcun rischio perché l’immissione di denaro sarebbe immediatamente mitigata da un aumento della domanda e della produzione”.
Lei era un funzionario statale al tempo della Prima Repubblica. Quello che afferma, però, sembra eretico se confrontato con la discussione sulla stampa nazionale e nella politica dove vige il pensiero unico neoliberista. Come è stato possibile tutto ciò?
“Le mie posizioni erano molto note già negli anni ’80, avevo un piccolo ruolo nella Democrazia Cristiana ma anche altri partiti mi vedevano come un punto di riferimento per le mie visioni economiche alternative. Ricordo bene come Mario Schimberni, socialista, mi chiese un approfondimento riguardante le mie tesi monetarie, valutandole come alternative a quelle di Ciampi e Andreatta, ma poi il mio lavoro fu fatto marcire in un cassetto nonostante seppi poi che piacquero all’allora vicepresidente di Bankitalia, Antonio Fazio. Ma lo seppi solo nel 1990, quando Fazio si congratulò con me per la mia nomina di direttore al Ministero del Lavoro”.
Il suo intervento al Summit Mmt di Rimini, lo scorso febbraio, fu molto apprezzato. Ritiene che le ricette degli economisti americani della Mmt possano aiutare l’Italia e il Sud Europa?
“Le loro proposte conducono a soluzioni molto utili e praticabili. Occorre stare attenti a non ripetere gli errori del keynesismo classico, quando si rischiò di dare incentivo alle importazioni; inoltre bisognerebbe approfondire le tematiche relative ai rapporti di lavoro. C’è poi un rischio, sottolineato da Lidia Undiemi, ovvero il pericolo che tutto venga ricondotto alla monetarizzazione degli squilibri finanziari come unica causa del malessere dell’economia e della società, senza poi incidere sulle cause strutturali di queste derive”.
Nino Galloni:
Così come Berlusconi si dimise senza un voto di sfiducia del Parlamento, ugualmente Monti si è dimesso senza un voto di sfiducia del Parlamento.
Napolitano annunciò la data delle elezioni anticipate quando il Parlamento non era ancora dissolto e il governo era ancora in carica.
Il fatto che le scelte politiche cruciali avvengano senza tener conto del Parlamento che dovrebbe esprimere la sovranità popolare, conferma che siamo già in un contesto estraneo alla democrazia sostanziale.
L’insieme delle istituzioni non sono più rappresentative della volontà popolare. Il Parlamento è formato da deputati e senatori designati, non essendoci più il voto di preferenza, ciò che fa venir meno il fulcro della democrazia sostanziale, ovvero il rapporto fiduciario tra l’elettore e l’eletto. Il capo dello Stato è designato da un Parlamento di designati. E il capo del governo è stato calato dall’alto dai poteri finanziari globalizzati.
Quando il 16 novembre 2011 Monti giurò sulla Costituzione di «esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione», giurò il falso.
Quel giorno Monti era ancora consulente internazionale della Goldman Sachs, la più grande e potente banca d’affari al mondo; membro del Consiglio Direttivo del «club Bilderberg», il salotto più esclusivo dei potenti della finanza e dell’economia nel mondo; presidente del gruppo europeo della «Commissione Trilaterale»; membro del «Comitato consultivo di alto livello per l’Europa» di Moody’s, una delle tre maggiori agenzie di rating al mondo. Soltanto 9 giorni dopo, il 24 novembre, con un dispaccio dell’Ansa delle 11.36 dal titolo «Monti lascia la Bocconi e altri incarichi», abbiamo appreso che «Monti ha lasciato poi tutti gli incarichi che ha come consulente Goldman Sachs, presidente europeo della Trilaterale e nel comitato direttivo Bildelberg».
Ebbene è del tutto evidente che l’interesse nazionale dell’Italia non coincide, all’opposto confligge, con quello delle istituzioni finanziarie globalizzate che hanno creato il cancro dei titoli derivati tossici, che ammontano a 787mila miliardi di dollari pari a 12 volte il Pil mondiale, il cui interesse è di riciclare questo denaro virtuale mettendo le mani sull’economia reale e sulle imprese che producono beni e servizi. E se la mafia, per riciclare il denaro sporco frutto di attività illecite, le basta avere a disposizione singoli politici, dirigenti pubblici e imprenditori, la speculazione finanziaria globalizzata per riciclare un ammontare stratosferico di titoli spazzatura deve controllare direttamente i governi degli Stati.
Il fatto che Monti sia espressione di queste istituzioni finanziarie è stato da lui stesso ammesso. Il fatto che queste istituzioni siano responsabili della speculazione finanziaria è assodato. È un dato di fatto che il primo anno del governo Monti corrisponde alla perpetrazione del crimine dell’uccisione della democrazia sostanziale.
Così come stiamo assistendo alla perpetrazione del crimine della spogliazione totale della sovranità dell’Italia vincolando qualsiasi governo a sottomettersi alle imposizioni del Trattato europeo di stabilità finanziaria. La conseguenza è che si sta perpetrando il terzo crimine della trasformazione di uno Stato ricco in una popolazione povera e di imprese creditrici in imprenditori falliti.
Sono questi gli ingredienti manifesti e indubbi della congiura ai danni dell’Italia e degli italiani.
Lo “stato” parassitario non promette nulla di buono!
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4 Commenti a “Nino Galloni: “La deindustrializzazione italiana voluta da Francia e Germania””
 
voterete un governo solo virtuale. Se non capite questo siete finiti.
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8 gennaio 2013 |
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Articolo di Paolo Barnard | Link

Da oltre dieci anni pubblico le prove della progressiva perdita di qualsiasi sovranità politica e costituzionale degli Stati occidentali (WTO, GATS, ecc.). Oggi, nel caso dell’Eurozona, quella perdita è totale. Ciò significa che nessuno degli uomini o delle donne che oggi si azzuffano nelle liste elettorali, premier o parlamentari, vi potrà governare nei prossimi 5 anni.
Essi eseguiranno solo ordini impartiti da tecnocrati europei, dai Trattati europei, e dai mercati finanziari, fine (le prove qui sotto). Fra Vendola e Monti lo spazio di manovra è non più dello 0,1%, se consideriamo le politiche nazionali che contano. Grillo ancora meno, perché il suo team è talmente scadente che neppure riuscirebbe a capire come si paga uno stipendio di un bidello, meno che meno cosa siano le Collective Action Clauses sui titoli del Tesoro o il Correcting Macroeconomic Imbalances.
Inutile votare sti politici, inutile leggerne i programmi, guardare i dibattiti tv. Essi sono figure virtuali, impotenti al 99,9%, sono morti viventi.
So che questa nozione sembra una boutade di un fesso, tanto è scioccante. Ma così è. Il mio lavoro ha portato prove autorevoli con documenti e testimonianze in numero talmente ampio che è impossibile persino riassumerle qui. Voglio solo ricordare i seguenti punti:
A) La Costituzione italiana non ha più valore sovrano, essendo stata sottomessa alla legge europea fin dal 1991. (Chapter National constitutions and the Lisbon Treaty: conflicts are resolved by the EU Court, 344 TFEU – obligation of loyalty, 4.3 TEU, 24.3 TEU – In Opinion 1/91 of the European Court of Justice, the European treaties are described as ‘the Constitutional Charter of a Community of Law, a new legal order for the sake of which the States have limited their sovereign rights”).
B) La legge europea, redatta unicamente dalla Commissione Europea di tecnocrati che nessuno elegge, ha supremazia su ogni legge nazionale italiana. Ne consegue che il Parlamento nazionale è esautorato nella sovranità. Il ruolo subordinato dei Parlamenti nazionali nella nuova Europa significa che “essi dovranno fare gli interessi dell’Unione prima che i propri”, come sancito dai Trattati. (Art. 8c, TEU – The European Council of 21-23 June 2007 in Brussels: Presidency Conclusions, General Observations, point 3, page 16)
C) Il governo italiano non ha più alcuna sovranità nelle politiche economiche, di bilancio e sociali. Questo significa aver perso il 99,9% del potere di un governo. Ciò accade a causa dei Trattati europei che l’Italia ha firmato e ratificato in legge nazionale, e che da oggi costringono il governo e il Parlamento alle seguenti misure:
Una spesa pubblica insignificante non oltre il 3% del PIL, che dovrà scendere allo 0,5% del PIL.
Il pareggio di bilancio va inserito nella Costituzione (sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 3/1 a – 3/2). Significa che il governo deve spendere 100 e tassarci 100, lasciando a noi cittadini e imprese esattamente 0 denaro. Unica nostra alternativa è erodere i risparmi o indebitarci con le banche. Questo è precisamente l’impoverimento automatico che oggi chiamiamo ‘la crisi’. L’Italia ha ubbidito e ha messo in Costituzione il pareggio di bilancio, ma ora sapete che non è stata affatto una scelta parlamentare per il bene del Paese, ma una costrizione esterna dettata dalla minaccia di sanzioni europee (leggi sotto)
Il governo dovrà sottomettere la legge di bilancio alla Commissione Europea prima che al Parlamento, e solo dopo l’approvazione di Bruxelles potrà interpellare i deputati.
Se il governo sgarra, potrà essere multato di miliardi di euro e scatta una procedura chiamata Preventing Macroeconomic Imbalances. Concede alla Commissione e al Consiglio Europeo poteri di intervenire sulle politiche italiane del lavoro, sulla tassazione, sullo Stato Sociale, sui servizi essenziali e sui redditi per imporre tagli e maggiori tasse. Imporre, non suggerire.
La competitività italiana sarà giudicata dai poteri europei superiori a governo e Parlamento in rapporto al contenimento degli stipendi e all’aumento della produttività. Gli stipendi pubblici devono essere tenuti sotto controllo per non danneggiare la competitività. La sostenibilità del debito nazionale viene giudicata a seconda della presunta generosità di spesa nella Sanità, Stato Sociale, e ammortizzatori sociali. Le pensioni e gli esborsi sociali devono essere riformati “allineando il sistema pensionistico alla situazione demografica nazionale, per esempio allineando l’età pensionistica con l’aspettativa di vita”.
L’Italia, Stato della zona Euro, dovrà chiedere l’approvazione alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo prima di emettere i propri titoli di Stato. Anche qui la funzione primaria di autonomia di spesa dello Stato sovrano è cancellata (sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 6).
Se l’Italia dovrà chiedere un aiuto finanziario al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) sarà obbligata a sottoscrivere, in accordo con la Commissione Europea, col FMI e con la BCE, un Memorandum dove si vincola a obbedire a tutto ciò che il MES e FMI gli imporranno, a tutti i Trattati, a tutte le condizioni del prestito, persino a critiche e suggerimenti dei sopraccitati. Il Parlamento italiano non ha alcuna voce in capitolo neppure qui.
(Fonti: The Stability and Growth Pact, The European Semester, Preventing Macroeconomic Imbalances, The Europact, The Fiscal Compact, The European Stability Mechanism(MES)).
Infine, il governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha il potere sancito dallo statuto BCE di ricattare qualsiasi banca italiana attraverso i poteri della Struttura di Controllo del Rischio (Risk Contol Framework), e anche qui il governo italiano è impotente. E, come sapete, l’Italia, che ha perduto con l’Eurozona la sua moneta sovrana, dipende dai mercati di capitali internazionali per ricevere ogni centesimo di euro che spende per la vita dello Stato, per cui è da essi ricattabile al 100%, cioè il governo, il Parlamento, i cittadini, la Costituzione sono alla mercé dei mercati, interamente.
Bene. Ho finito. Voterete dei morti, impotenti, inutili, senza alcun reale potere. Dobbiamo urlare alla politica che noi sappiamo tutto questo, e che loro devono promettere all’elettorato di portarci fuori da questo orrore europeo con un voto di orgoglio e di salvezza nazionale.
“E il poveretto non se n’era accorto, andava combattendo ma era morto”.
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Kyle Bass. La crisi economica della Zona euro porterà la terza guerra mondiale

Kyle Bass, fondatore del gruppo statunitense Hayman Capital Management, ritiene che uno scenario da terza guerra mondiale attenda la Zona euro in piena crisi economica : "Non so dire bene chi combatterà chi, ma sono sicuro che nei prossimi anni assisteremo allo scoppio di rivoluzioni e guerre, e non certo piccole."

Bass si è espresso in conferenza stampa lunedì 7 gennaio. A differenza del presidente della Commissione europea, Barroso, che considera terminata la crisi economica nella Zona euro, Bass sostiene che la crisi perdura, che la recessione causata dallo scoppio della crisi del debito finirà male e che nella sua forma e nelle sue condizioni attuali la Zona euro non può continuare a esistere.

Le sue dichiarazioni sono state riportate dall'agenzia di stampa Reuters.

A detta di Bass, i paesi in difficoltà della Zona euro finiranno in default : la Grecia, dove il governo di Atene e le autorità europee non agiscono per sbloccare una fase critica che dura dal 2009; la Spagna, dove la disoccupazione ha raggiunto il 25%, coinvolgendo un quarto della popolazione abile al lavoro. Senza dimenticare il Portogallo, in recessione per il terzo anno consecutivo.

L'articolo Kyle Bass. La crisi economica della Zona euro porterà la terza guerra mondiale sembra essere il primo su Ticinolive.


 
AAA-Cerchiamo persone che come noi amano la Libertà….

..pensi di poter essere dei nostri?



7000 Firme per Contante Libero (in meno di 5 giorni). Mi spiace NON BASTA.



8 gennaio 2013Di FunnyKing








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Sono passati 4 giorni e 13 ore (mentre scrivo) dal BIG Bang che ha visto il lancio dell'Iniziativa Contante Libero ecco il resoconto dei risultati:

Firme: 7.026

Blog Aderenti : 72

Iscrisioni alla Pagina Facebook : 882 (iscrivetevi qui)

Follower su Twitter : 178 (seguiteci qui)

Non basta!

Un successo, ma non basta, il nostro obbiettivo è fare entrare in termini onesti e corretti la battaglia per la circolazione e l'uso del denaro contante nel dibattito politico prima delle elezioni.

Abbiamo bisogno di almeno 20.000 firmatari nel più breve lasso di tempo possibile,entro due settimane al massimo.

Vi chiedo ancora una volta, se non lo aveste già fatto di diffondere la conoscenza di questa iniziativa ai vostri amici, attraverso le vostre mailing list, piccole o grandi che siano. Ogni firma conta.

Se volete potete mandare questa mail:

______________

E' in corso L'evento web più grande d'Italia con il supporto contemporaneo di 72 blog, più di 7000 persone hanno già firmato per "Contante Libero".

Un'iniziativa volta ad impedire alle banche e al governo di controllare la nostra vita ed espropriare la nostra ricchezza. Il primo passo è la raccolta di firme in favore dell'uso e della circolazione del denaro contante, altro arriverà in seguito.

Per saperne di più, vai su


Inviato da iPad

Pubblicato daMaurizio Barbero *****************
 
con il nuovo redditometro saranno in tanti a piangere dimmi chi è quello che ha messo via gli scontrini di 3 anni io poi che la carta di credito non la uso mai faranno soldi a palate questo è regime bello e buono dal 1 gennaio sto merttendo via tutti gli scontrini LORO MAGNANO E NOI LO PRENDIAMO NEL PULI

...non ho capito :wall: ...devremo dimostrare come spendiamo i ns soldi :-?
 
Ciao A.

Sono convinto che stiamo vivendo una svolta epocale.
Può darsi che l' attuale andazzo duri ancora 1,2, 4 anni ma poi
ci sarà l' esplosione liberatrice.
Non lo dico io ma la Storia.

...mah ...temo che diventerà più difficile e presto impossibile


...tra le varie cose mi chiedo ...abbiamo fatto referendum per delle quazzate incredibili ...un referendum per abbrogare il porcellum :-?
 
Europa: entro due anni "evento stile Lehman"

di: WSI Pubblicato il 08 gennaio 2013| Ora 07:52




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Parla il guru: situazione migliorata? Niente di tutto questo. C'è un paese che ultimamente è rimasto in sordina, ma i cui problemi sono ben lungi dall'essere risolti. Tanto che il destino sarà o il bailout o la ristrutturazione del debito. Con pesanti ripercussioni sulla Bce e le banche.
 

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