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Sardegna, parla il presidente Cappellacci: "Zona franca? Lotteremo fino alla fine"
Lunedì, 18 marzo 2013 - 09:50:00

di Lorenzo Lamperti
@LorenzoLamperti

“I sardi ci devono credere, farò qualsiasi cosa è in mio potere per attuare la zona franca”. Ugo Cappellacci, presidente della Regione Sardegna, sceglieAffaritaliani.it per parlare del suo progetto: “Vogliamo diventare come Campione e Livigno. Solo così eviteremo lo spopolamento”. Le conseguenze? “Esenzione dai dazi doganali e da imposte come l’Iva”. Rischi di paradiso fiscale? “Questa è un’opportunità non un problema”. Poi svela gli altri suoi piani: “Battaglia contro il Patto di stabilità, restituzione dell’Imu e un’agenzia delle entrate sarda”. Con il rilancio di Sardex, la moneta complementare locale: “Non vogliamo più sottostare alla ghigliottina di Roma”.

Presidente Cappellacci, com’è nato il progetto di rendere la Sardegna zona franca?

Quello della zona franca è un tema antico. D’altra parte già lo Statuto Speciale della Regione Sardegna all’articolo 12 disciplina l’istituzione dei punti franchi. Il loro riconoscimento compenserebbe gli svantaggi naturali della Sardegna, primo fra tutti l’insularità. Con un approccio di tipo estensivo alla norma dei punti franchi noi crediamo di poter realizzare una zona franca integrale che comporti l’esenzione dai dazi doganali e da imposte quali l’Iva. Cose che già accade per altri territori italiani come Livigno e Campione. I presupposti ci sono.

Che cosa state facendo concretamente per il riconoscimento della zona franca?

Abbiamo chiesto all’Unione Europea di interessarsi al nostro caso. Proprio in questi giorni ci è arrivata la risposta della Commissione che ci dice che su questa partita sarà decisivo lo Stato italiano. Per questo ho scritto anche al presidente Mario Monti chiedendogli di dare la giusta attenzione al tema.

Monti le ha risposto?

Non ho avuto un riscontro di nessun tipo. A breve gli invierò un ulteriore sollecito.

Quali sono le prossime tappe?

Intanto bisogna chiarire un equivoco. Il 24 giugno 2013 è il termine nel quale entra in vigore il codice doganale europeo. Questo non significa che se non viene istituita la zona franca entro tale data non si possa farlo successivamente. Non esiste un percorso precostituito.

Ma le sembra che l’Europa sia ben disposta?

A livello europeo abbiamo ricevuto una risposta prettamente tecnica che non mi soddisfa per niente. Ho chiesto un incontro al commissario europeo competente, Semeta. Insisterò perché questo diventi un tema politico.

Quali sarebbero le conseguenze dell’entrata in vigore della zona franca?

Prima di tutto la possibilità per le imprese di poter operare in un regime franco doganale. Un aspetto che compenserebbe la nostra insularità, che impone alle imprese maggiori costi di trasporto e di energia. Le imprese sarde soffrono per una serie di divari che penalizzano il nostro sistema. Speravamo nella riforma in chiave federale dello Stato per avere una perequazione almeno in termini infrastrutturali. Una riforma che purtroppo non è arrivata. A questo punto lo strumento che ci è rimasto è quello dell’istituzione della zona franca.

In questo quadro che ruolo gioca la moneta sarda, la Sardex?

Sardex è una moneta complementare che opera in un circuito già testato. Avvierò un percorso per riconoscere ai giovani disoccupati un reddito di comunità di 500 euro al mese che sarà pagato appunto con la Sardex. I giovani disoccupati riceveranno una carta di credito e potranno accedere a servizi previsti sul circuito Sardex.

In questi giorni lei ha presentato la nuova giunta dopo il rimpasto e ha parlato di battaglia contro il Patto di stabilità. Ci spiega meglio?

Condividiamo le preoccupazioni manifestate dal collega del Veneto Zaia e invitiamo anche le altre Regioni, sia quelle speciali che le ordinarie, a fare come noi e ad adottare una legge regionale che alzi il livello del conflitto nei confronti di uno Stato ancora sordo alle istanze provenienti dai territori. Roma sta ingessando le amministrazioni pubbliche e non consente il pagamento alle imprese. Non possiamo più sottostare a questa ghigliottina.

Lei ha parlato anche di restituzione dell’Imu…

Restituiremo l’Imu attraverso un contributo alle famiglie più bisognose, cioè quelle che non hanno un reddito superiore a 20mila euro. Ma non è tutto: con l’agenzia delle entrate sarda diremo addio ai metodi di Equitalia.

Torniamo alla zona franca. La Sardegna non rischia di diventare un paradiso fiscale?

Al contrario, può diventare una straordinaria opportunità per noi ma anche per l’Europa. La Sardegna può diventare un ponte naturale tra l’Africa e il continente europeo. In una prospettiva futura la nostra economia può svolgere un ruolo di primo piano.

C’è chi sostiene che il progetto della zona franca sia motivato solo da motivi elettorali. Tra un anno in Sardegna si torna a votare per le regionali?

Qualunque iniziativa di tipo politico destinata a trovare soluzioni concrete e positive per il futuro dei cittadini comporta un ritorno in consensi elettorali. È un gioco naturale. Ma sarebbe il colmo se per evitare di raggiungere il consenso stessi fermo non facendo quello di cui la Sardegna ha bisogno.

La possibilità della zona franca ha scatenato molto interesse tra i cittadini sardi. Lei si sente di promettere che il progetto sarà davvero realizzato?

Non dipende solo da noi. Siamo consapevoli che si tratta di una battaglia dura e difficile ma ci stiamo mettendo tutta la determinazione necessaria e con una testardaggine tipicamente sarda siamo convinti di farcela.
 
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In famiglia si spara!


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18 marzo 2013 |
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Autore Nicoletta Forcheri | Stampa articolo
Dall’articolo di Jacques Sapir, economista francese, notizie di ultima ora sui postumi del vertice dell’Eurogruppo circa la situazione del ‘salvataggio’ banche a Cipro. Fonte: http://russeurope.hypotheses.org/1038 . Trad. a cura di N. Forcheri

“In tarda serata [17/3] si apprendeva che il governo cipriota tentava di rinegoziare l’accordo con Bruxelles davanti all’ampiezza delle proteste che aveva provocato mentre alcune fonti riferivano che in Germania ma anche alla BCE stavano prevedendo di applicare lo stesso metodo di confisca dei depositi in Italia e in Spagna. La prima ipotesi è sensata a condizione che non superi il 12% per le tranche dei depositi più elevati. Vista la struttura dei depositi nelle banche cipriote, è attualmente difficile dire se una soluzione in questo senso potrà essere trovata. La seconda idea è pura follia. Cominciare a parlare della possibilità di una confisca fiscale del 15% sui depositi in Italia è esattamente quello che ci vuole per provocare sin da domani una corsa massiccia agli sportelli nella penisola. Qualsiasi siano le smentite successive, c’è da temere che il male sia già fatto poiché l’informazione circola attualmente molto rapidamente sulle reti sociali, twitter e facebook. Abbiamo la prova dell’incoscienza dei burocrati di Berlino Francoforte e Bruxelles. Il regista Audiard faceva dire a uno dei suoi personaggi nel film cult In famiglia si spara “Che *******, ha osato!”.Ma a questo ritmo a Bruxelles, Francoforte e altrove troveremo presto la famiglia sparata!


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Lettera –
 
L’Irlanda si riprende parte della sua sovranità monetaria


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19 marzo 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
di Piero Valerio – Fonte: http://tempesta-perfetta.blogspot.it/2013/03/mentre-leurozona-e-nel-caos-lirlanda-si.html#more

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Che l’eurozona sia nel caos ormai è un dato di fatto. La mancanza di un governo centrale capace di prendere decisioni univoche e chiare (e magari anche razionali e comprensibili, che non guasta) si sta facendo sentire proprio adesso che bisogna fare delle scelte e nessuno sa bene chi sia autorizzato a farle. In mezzo a questo putiferio istituzionale l’Irlanda nel silenzio più assoluto dei media (perché parlare di cose importanti, ci sono tante belle scemenze di cui parlare? Gli occhi di Berlusconi, le lacrime di Bersani, le bacchettate di Grillo, l’elezione del papa, insomma per i cialtroni dell’informazione c’è solo l’imbarazzo della scelta), la piccola Irlanda ha fatto una mossa che potrebbe mettere presto in crisi il colosso d’argilla europeo e nessuno sembra avere la capacità di cambiare gli eventi. La Commissione Europea scarica il compito alla BCE e la BCE, a sua volta, per bocca del suo governatore Mario Draghi, passa la patata bollente al Consiglio Direttivo, che a quanto pare sul caso specifico dell’Irlanda dovrà pronunciarsi entro la fine dell’anno. In questo contesto di confusione assoluta, il governo irlandese guidato dal primo ministro Enda Kenny (foto a sinistra) pare sia l’unica istituzione ad avere le idee chiare e abbia deciso di continuare ad andare avanti per la sua strada, in attesa che qualcuno si decida a pronunciarsi chiaramente sul da farsi. ”Il risultato odierno è un passo storico sulla strada per la ripresa economica” ha detto trionfante al Parlamento di Dublino Kenny qualche giorno fa “Questa manovra assicura la futura sostenibilità finanziaria dello stato“.


Ma cosa ha fatto di così rivoluzionario ed epocale Kenny? Si tratta di un’ennesima bufala o fregatura per i cittadini, oppure questa decisione aiuterà concretamente la ripresa di uno stato a pezzi? Andiamo con ordine perché la posizione attuale dell’Irlanda è molto delicata. Malgrado tutti i plausi pervenuti da ogni parte, da Bruxelles e Berlino in particolare, per il rigore teutonico con cui l’Irlanda ha seguito il suo programma di austerità, fatto principalmente di licenziamenti nel settore pubblico e tasse, la situazione del paese è ancora drammatica, con l’economia che ristagna e la disoccupazione che si attesta intorno al 14%. Senza considerare tutti i massicci movimenti migratori dei giovani ragazzi irlandesi verso l’Australia, soprattutto. Una catastrofe sociale che come i meglio informati sanno non è dovuta affatto all’eccesso di debito pubblico, agli sprechi o alla corruzione della classe politica, ma alle sciagurate gestioni fallimentari di un ristretto manipolo di banchieri privati, appoggiati e spalleggiati ovviamente dai politici locali, che nel giro di pochi anni sono riusciti a sommergere di debiti l’intero paese. Chi ancora ha dei dubbi su come si sia sviluppata e quale sia la vera origine della crisi finanziaria che attanaglia oggi l’eurozona, dovrebbe studiare meglio il caso dell’Irlanda che è sicuramente il più emblematico di tutti. E con qualche piccola variante, dovuta alla minore o maggiore compartecipazione del settore pubblico, applicarlo poi agli altri paesi PIIGS. Italia compresa.
 
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Perché Mai Dovreste Possedere Oro?

La Corea del Sud si è unita a Russia e Kazakhstan nell'aumentare i propri possedimenti di oro. Bloomberg riferisce che a Febbraio la Banca di Corea ha aggiunto 20 tonnellate alle sue riserve auree, aumentandole da 24 tonnellate fino a 104.4 tonnellate. I possedimenti totali sono aumentati di $1.03 miliardi alla fine dell'ultimo mese raggiungendo la cifra complessiva di $4.79 miliardi, equivalenti all'1.5% dei possedimenti totali esteri. Russia e Kazakhstan hanno aumentato le loro riserve per il quarto mese consecutivo ed il World Gold Council si aspetta che le banche centrali rimangano degli acquirenti forti quest'anno, dopo che nel 2012 hanno comprato tanto metallo giallo quanto ne avevano comprato in cinque decenni. Le banche centrali hanno aumentato i loro acquisti d'oro del 17% lo scorso anno (534.6 tonnellate), secondo il World Gold Council di Londra. La Russia ha aumentato i suoi pessdimenti da 12.2 tonnellate a 970 tonnellate dopo aver guadagnato un 8.5% nel 2012, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale. L'accumulo del Kazakhstan è salito da 1.5 tonnellate a 116.8 tonnellate, a seguito dell'espansione dello scorso anno del 41%.
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di Bill Bonner
 

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