a proposito di banco....
quest articolo molto interessante:
Nel rapporto sui conti degli istituti europei punti di forza e di debolezza.
Il vantaggio competitivo delle banche americane e Le banche italiane? Efficienti e solide, anzi no.
I numeri Abi Roma.
Più stabili ma meno profittevoli.
Più tradizionali eppure meno dotate patrimonialmente.
Più avverse al rischio per più efficienti.
Le banche italiane continuano a sorprendere: sono tra quelle che non hanno avuto bisogno di aiuti pubblici, a parte i tre istituti che hanno comprato i Tremonti Bond, ma sono anche quelle che nel periodo di risalita dei mercati e del punto di svolta della recessione hanno guadagnato meno. Le peculiarità e le contraddizioni si rintracciano nelle pieghe del Rapporto 2009 sul settore bancario , che prolunga l'analisi fino ai primi tre mesi dell'anno.
L'opinione dei banchieri italiani, come si evince dal Rapporto elaborato dall'Abi, è chiara: la crisi ha provocato effetti negativi nel 2009 che si protrarranno nel 2010 sugli istituti nostrani, che per rimangono solidi anche rispetto agli altri paesi europei.
Gli istituti italiani restano incentrati su un modello di banca che vede la raccolta diretta dal retail sfiorare il 70 per cento delle fonti di finanziamento e gli impieghi costituire oltre il 60 per cento dell'attivo. Numeri che per celano un effetto visibile nei primi tre mesi dell'anno: il modello molto credito-poca finanza e trading non ha consentito al sistema di sfruttare il recupero dei mercati come in altri paesi, in primis Gran Bretagna e Francia.
Alcune cifre dello stesso rapporto Abi sono indicative.
I proventi operativi netti in Italia non hanno registrato incrementi, rispetto a una media europea del 12,8 per cento che tiene conto di crescite come quella delle banche tedesche (più 31,9 per cento) e degli istituti francesi (più 24,5 per cento).
La redditività ha avuto un impatto sugli utili netti: in Italia c'è stata una flessione del 27 per cento, rispetto ad aumenti del 15,6 per cento in Francia, dell'11,8 in Inghilterra e del 5,1 per cento in Germania.
Gli istituti italiani sono in controtendenza anche su altri due parametri: il costo del rischio e l'efficienza.
Il primo è salito del 10 per cento, mentre è diminuito in Inghilterra (meno 19 per cento), Germania (meno 29 per cento) e Francia (meno trenta per cento).
Questo perché in Italia ci sono stati meno accantonamenti per svalutazioni di attività finanziarie.
Un'altra sorpresa deriva da un indice di efficienza, quello dei costi operativi.
In Italia nel primo trimestre dell'anno le banche li hanno ridotti dello 0,5 per cento, mentre in Europa c'è stato un aumento medio dell'8 per cento, con punte del 13 e del 15 rispettivamente in Francia e Germania.
La sorpresa in verità non è del tutto tale visto che il rapporto tra costi e ricavi è stato sempre al di sotto della media europea.
C'è per un altro fattore che non induce il sistema ad adagiarsi, come si rileva dallo stesso rapporto dell'associazione bancaria.
Gli indici patrimoniali delle principali banche nostrane sono più bassi della media europea, anzi sono i più bassi in assoluto se si considerano solo Germania, Francia, Olanda, Inghilterra e Spagna.
Il Tier si è sì salito dal 6,7 per cento del 2008 all'8,6 per cento dello scorso anno, ma è il livello meno alto.
In altre parole ci pu comportare per gli istituti italiani la necessità di rafforzare il capitale.
Uno scenario legato anche alle nuove regole in fieri di Basilea 3 che tendono a delineare questa prospettiva che per , per i banchieri italiani, è indifferenziata, ossia non discrimina tra gli istituti che fanno trading e quelli più dediti al credito tradizionale.
Ma le banche nostrane, ha detto il direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini, stanno già irrobustendo il patrimonio, che per qualità e quantità è adeguato e sufficiente a garantire la solidità del sistema .
Sabatini ha poi stigmatizzato lo svantaggio competitivo di quelle banche, americane e inglesi, che grazie agli aiuti di stato hanno da un lato rafforzato il capitale e poi puntato sul trading, guadagnandoci.
Un confronto è emblematico, ha fatto notare Sabatini:
l'utile netto delle grandi banche commerciali italiane è diminuito del 25 per cento nel 2009, mentre l'utile netto delle sei grandi banche d'affari americane è salito di 5,5 volte.