il personaggio
Da Monghidoro
al bluff dell'eredita Borghese
La resistibile ascesa del «banchiere della terra»
E i legami nelle coop
La data che segna la svolta è il 28 febbraio 2006. «Perlier cambia pelle, dal fard al mattone» titola quel giorno l’agenzia economica Radiocor annunciando il passaggio della società di cosmesi sotto il controllo della holding lussemburghese Cem Lux di M. con tanto di aumento di capitale da 163 milioni di euro. La neonata società si chiamerà Uni Land.
È l’operazione che aprirà a M. le porte della Borsa. È il salto di qualità di questo self made man da Monghidoro la cui incredibile ascesa parte da lontano e si realizza anche grazie ad amicizie potenti nel mondo cooperativo e, soprattutto, agli innumerevoli trucchi, raggiri e alle spregiudicate operazioni finanziarie che oggi gli inquirenti gli addebitano. Nel 1986, nel paesino sull’Appennino bolognese nasce l’impresa edile di D. e A. M., padre e figlio. All’epoca A. ha solo 22 anni, si è diplomato alle Aldini Valeriani, studia ingegneria edile e ha già chiaro un sogno: costruire un impero. Costi quel che costi. Il piano machiavellico che lo porterà fino a Piazza Affari inizia qui, a 40 chilometri da Bologna. Venti anni dopo, M. avrà l’onore si sentirsi chiamare «ottavo re di Roma». L’operazione che gli procura questo appellativo è la millantata acquisizione di un immenso patrimonio immobiliare dei principi Borghese, più di 11 milioni di metri quadrati di terreni con 500 unità immobiliari al di là del Raccordo anulare di Roma. Quando, nel dicembre 2007, un trionfale comunicato stampa annuncia la firma del preliminare il titolo Uni Land balza alle stelle. Idem nel marzo 2008, con la notizia della firma del definitivo.
Oggi gli investigatori spiegano che la storia di Uni Land è zeppa di comunicati stampa di questo tipo, annunci di brillanti operazioni e acquisizioni milionarie che hanno fatto impennare il valore del titolo in Borsa. Quella degli eredi Borghese è sicuramente la più clamorosa di queste trovate pubblicitarie. Un genio, a suo modo, M.. Lo ammette anche il comandante provinciale della Guardia di Finanza Giancarlo Pezzuto che lo definisce «un autodidatta di altissimo profilo e di altissima competenza, con capacità fuori dall’ordinario». Le fondamenta per la costruzione dell’impero di carta l’ingegnere di Monghidoro le getta nel 1996 quando fonda in Lussemburgo la finanziaria Cem Lux. Da questo momento parte un valzer di acqusizioni di terreni poi sopravvalutati fino al 300% da periti compiacenti che lo porterà nell’arco di pochi anni a diventare il primo land banker italiano.
Nel 2006 l’approdo in Borsa e la nascita di Uni Land, nel cui consiglio di amministrazione siederanno personalità del calibro di Pier Luigi Stefanini, attuale presidente di Unipol. Amicizie di cui M. non faceva mistero, anzi. Stefanini, invece, dice di ricordare ben poco del suo breve periodo nel cda di Uni Land: «Non ho memoria storica di quella breve esperienza e comunque non mi accorsi di irregolarità», afferma. Il posto di Stefanini è stato preso da un altro nome noto del mondo delle cooperative, Paolo Bedeschi, socio fondatore della Coop Reno. Inoltre, Adriano Turrini, presidente del Consorzio Coop Costruzioni, è stato consigliere della controllata House Building fino al novembre 2010. La strada del banchiere della terra è ormai spianata. M. va avanti, incurante dei sospetti di osservatori attenti, degli esposti e di una salata sanzione della Consob del dicembre 2010. «Benvenuto in Uni Land spa, gruppo che opera attualmente con un portafoglio di circa 8.000.000 mq di terreni edificabili ed immobili con una superficie utile di circa 750.000 mq», accoglie oggi il navigatore il sito della società.
Amelia Esposito